Societa’/Mason

Paul Mason – l futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale – il Saggiatore (2019)

Perche’, a livello collettivo, stiamo investendo un’enorme quantita’ di concentrazione, emozione ed energia mentale negli zombie? Cosa stiamo cercando di dire a noi stessi e su noi stessi?
Le culture umane hanno sempre costruito miti e leggende su esseri non morti o semiumani, di solito come metafora di qualche bisogno umano profondamente sentito, ma lo zombie rappresenta un caso a se’. Gli zombie non sono vampiri: la relazione tra il vampiro e la sua vittima e’ una metafora dell’attrazione sessuale illecita; e poi con un vampiro si puo’ ragionare.
Gli zombie non sono fantasmi: la metafora che aleggia dietro alle storie di fantasmi e’ il lutto, e i fantasmi non possono ucciderti.
Gli zombie non sono licantropi: il lupo mannaro e’ una metafora della malattia mentale o della violenza sociopatica; e diventare lupo mannaro e’ una cosa temporanea, mentre quando diventi uno zombie e’ irreversibile.
Rispetto ai mostri tradizionali del folclore occidentale, lo zombie ha un superpotere che lo colloca in una categoria a se’: si autoriproduce. Un singolo lupo mannaro non puo’ decimare Londra, un singolo vampiro non puo’ spopolare la Transilvania. Un singolo zombie, invece, attraverso un processo esponenziale di uccisioni o contagi, puo’ far fuori un’intera societa’.
E allora qual e’ la paura reale, profonda su cui fa leva la metafora degli zombie?
La risposta piu’ plausibile e’ la paura di essere sul punto di perdere cio’ che ci rende umani, la nostra razionalita’, la nostra capacita’ di discernere la verita’ dalla menzogna, la nostra capacita’ di vedere altri esseri umani come membri della nostra stessa specie, con i nostri stessi diritti. La nostra capacita’ di agire. La nostra liberta’.