Europa/Gallino

Luciano Gallino – L’attacco allo stato sociale. Lo smantellamento del welfare nell’Unione Europea- Einaudi (2013)

L’Unione Europea e’ un progetto politico, economico, sociale, culturale che presenta elementi unici al mondo.
Uno di questi elementi, forse quello che potrebbe avere la maggior forza unificante per i cittadini Ue, e’ a mio avviso il modello sociale che si ritrova nella Ue e, in tutto il mondo, solamente in essa […]
L’espressione modello sociale europeo suona un po’ astratta, ma e’ ricca di significati concreti. Essa designa un’invenzione politica senza precedenti, forse la piu’ importante del xx secolo.
Essa significa che la societa’ intera si assume la responsabilita’ di produrre sicurezza economica e sociale per ciascun singolo individuo, quale che sia la sua posizione sociale e i mezzi che possiede.
Produrre sicurezza economica richiede la costruzione di sistemi di protezione sociale avendo in vista una serie di eventi che possono sconvolgere in qualsiasi momento la vita di ciascuno.
Sono la malattia, l’incidente, la disoccupazione, la poverta’, la vecchiaia […]
Sin dagli anni Novanta del secolo scorso si parlava di almeno tre modelli differenti: il tipo socialdemocratico o nordico o scandinavo; il tipo liberale o anglosassone; il tipo socialconservatore o continentale.
Piu’ tardi i modelli individuati diventarono almeno quattro, con l’aggiunta ai precedenti del tipo mediterraneo […]
Appare pertanto arduo comprendere come si possa individuare nella eccessiva generosita’ dello stato sociale il fattore che rende non solo indispensabile, ma altresi’ urgente, una sua marcata riduzione, a causa del peso insostenibile che e'[…] giunto a far gravare sui bilanci pubblici.
Una lettura piu’ realistica della crisi porterebbe piuttosto a dire che, essendo i bilanci pubblici stremati dal menzionato sostegno al sistema finanziario, in presenza di una crisi che appare tutt’altro che risolta, gli stati sono costretti,volenti o nolenti, a ridurre la spesa della voce piu’ importante del
loro bilancio – la spesa sociale.

Info:
https://www.amazon.it/Lattacco-allo-stato-sociale-smantellamento-ebook/product-reviews/B00BUE9NRG

Economia di mercato/Bauman

Zigmunt Bauman – Lavoro, consumismo e nuove poverta’ – Citta’ Aperta (2004)

Il welfare state e’ «uno strumento di repressione o un sistema per garantire l’emancipazione dal bisogno e mitigare i rigori dell’economia di mercato? Favorisce l’accumulazione del capitale e dei profitti o e’ un salario sociale da difendere e da aumentare come la busta paga? E’ una frode del capitalismo o una vittoria della classe operaia?» […]
La risposta piu’ ragionevole e’ che il welfare state e’ stato tutte queste cose e molte altre ancora.
La sua nascita e’ il prodotto di una combinazione di vari fattori quali: le pressioni derivanti da un’economia capitalistica in crisi, incapace di assicurare la propria sopravvivenza senza un aiuto politico; le spinte delle organizzazioni sindacali incapaci anch’esse di affrontare senza un analogo sostegno gli effetti dirompenti delle oscillazioni dei «cicli economici»; la necessita’ di riaffermare e difendere il principio della diseguaglianza sociale mitigandone le conseguenze piu’ inique e inaccettabili; il tentativo di far accettare questo principio emarginando coloro che rifiutavano di continuare ad avallarlo; e l’urgente necessita’ di contrastare con un intervento pubblico gli effetti devastanti di un’economia politicamente incontrollata […]
Pur se frutto di una combinazione di circostanze, il successo politico iniziale del welfare state sarebbe stato inconcepibile all’interno di una societa’ capitalistica se non ne avesse favorito lo sviluppo grazie ai servizi sociali che forniva.
Fra le sue molte altre funzioni, svolse infatti anche quella, essenziale, di garantire una continua «offerta di lavoro»: fornendo un’istruzione di buon livello, un’adeguata assistenza sanitaria e una sana alimentazione ai figli di genitori poveri, assicuro’ alle industrie un flusso costante di manodopera impiegabile, cosa che nessuna azienda da sola o insieme ad altre sarebbe stata in grado di procurarsi […]
Il welfare state creo’ un esercito industriale di riserva ben addestrato e pronto all’uso quando serviva.
Ma l’eventualita’ che gli imprenditori abbiano di nuovo bisogno dei servizi di questi disoccupati che vivono di assistenza pubblica, appare oggi sempre piu’ remota.
La manodopera eccedente rischia di non essere piu’, impiegabile, non tanto perche’ poco qualificata, bensi’ per l’assenza di domanda […]
Fin quando lo sviluppo di un’industria redditizia dipendeva dall’ampia disponibilita’ di forza lavoro, gli imprenditori erano ben lieti di trasferire all’erario i costi della formazione e dell’addestramento di un esercito di riserva.
Ma oggi non e’ piu’ cosi’. I profitti delle imprese derivano in gran parte da investimenti «strutturali» (pari a circa l‘80 per cento dei costi globali) che non comprendono l’assunzione
di un maggior numero di dipendenti.
Il reclutamento di manodopera si trasforma sempre piu’ da un vantaggio in una perdita. E i manager, soprattutto quelli di piu’ alto livello delle maggiori imprese, vengono riccamente ricompensati quando riescono a ridurre il personale […]
Gli interessi prioritari degli azionisti trovano del resto il sostegno dei mercati finanziari.

Info:
http://www.inattuale.paolocalabro.info/2009/04/z-bauman-lavoro-consumismo-nuove.html
https://sociologia.tesionline.it/sociologia/libro.jsp?id=1714

Economia di mercato/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Oggi, la maggior parte dei politici, giornalisti e banchieri mainstream insistono che non c’e’ alternativa al dogma del libero mercato, del libero commercio, della libera scelta, della libera concorrenza e della libera comunita’ […]
Il repertorio delle politiche neoliberiste e’ ben noto: privatizzazione o mercatizzazione di servizi pubblici come l’energia, l’acqua, i treni, la salute, l’educazione, le strade, le prigioni; rimozione o riduzione della regolamentazione statale di settori economici vitali come il commercio, la concorrenza industriale, i servizi finanziari, le comunicazioni, l’energia, la salute, l’ambiente; riduzione delle tasse, soprattutto per i grandi affari, e tolleranza per le scappatoie fiscali; contrazione del sostegno sociale e stringenti strumenti di verifica per i gruppi che ancora avrebbero titolo all’aiuto pubblico, come disoccupati, disabili, senza dimora, genitori single.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Idetita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Sebbene l’opposizione alla globalizzazione provenga  da ogni angolo dello spettro politico, la sua leadership e’ fermamente nelle mani della destra tradizionalista e nazionalista.
Questo e’ interessante. La globalizzazione economica e’ principalmente un progetto del neoliberismo, che per diversi decenni e’ stata l’ideologia dominante della destra moderna. Significa questo che la politica e’ diventata uno scontro tra fazioni interne alla destra e che la sinistra non ha più nulla da dire? O che le differenze tra sinistra e destra perdono di valore nella lotta sulla globalizzazione? […]
Le tesi della sinistra contro la globalizzazione sono abbastanza comprensibili nei loro termini. Sono, a grandi linee, le seguenti: 1. La globalizzazione permette al capitalismo di distruggere i meccanismi di governo capaci di contenere quegli eccessi che causano poverta’ e disuguaglianza e portano a trascurare i bisogni collettivi.
2. Il livello piu’ alto di governance sul quale la democrazia ha potuto insediarsi e’ lo Stato-nazione. Dunque, non appena un fenomeno supera quel livello, esce dal raggio d’azione della democrazia e cade sotto il solo controllo delle elites capitaliste che dominano lo spazio transnazionale.
3. Lo Stato-nazione non e’ solo un livello della democrazia in senso formale, ma e’ anche un’entita’ con cui la maggior parte dei lavoratori si identificano e alla quale sono disposti ad affidarsi […]
4. Il welfare state, in particolare, e’ stato una costruzione nazionale che attingeva alla solidarieta’ che unisce fra loro i membri di una nazione, membri cioe’ di una comunita’ condivisa […]
5. E’ interessante, in effetti, notare che le forme piu’ forti di welfare state si sono sviluppate nei paesi nordici in una fase in cui erano fortemente omogenei sul piano etnico e culturale, e che la loro disgregazione negli ultimi anni e’ stata associata all’arrivo di un largo numero di immigranti e richiedenti asilo, per lo piu’ da culture islamiche […] Sembra esserci una relazione inversa tra un forte Stato sociale e un multiculturalismo liberale; e se cosi’ e’, la sinistra farebbe bene ad abbandonare quest’ultimo il più rapidamente possibile […] Dato che la globalizzazione e il multiculturalismo sono nocivi per un progetto socialdemocratico, e’ necessaria una svolta che preveda tutela economica e controlli sui movimenti di capitale, nonche’ severe restrizioni all’immigrazione. Per i paesi europei cio’ rappresenta un grosso freno, se non la rinuncia completa, al processo d’integrazione europea – che soprattutto in anni recenti ha significato integrazione in termini neoliberali.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Stato/Fazi

Thomas Fazi – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il ruolo delle politiche anticicliche e’ quello di fare in modo che il livello dell’investimento sia sempre tale da garantire la piena occupazione.
Ma l’investimento non e’ solo domanda. Esso ha anche un’altra caratteristica: modificare l’offerta […]
Si tratta di fare delle scelte che varranno nel lungo periodo. Scelte che diventano quindi strategiche, perche’ influenzano radicalmente il futuro, e che richiedono una capacita’ di programmazione e di previsione e un’attenzione particolare all’interesse collettivo.
I liberisti sostengono che lo Stato non puo’ e non deve fare queste scelte perche’ non sa cosa la gente vuole oggi o vorra’ tra vent’anni.
L’informazione, spiegano, e’ disseminata nella societa’. Ma la verita’ e’ che non lo sanno neppure i privati e che neppure la concorrenza e la selezione nel mercato sono in grado di far “emergere” le scelte migliori. Al contrario, il fatto stesso che il capitalismo sia cosi’ instabile dimostra la sua incapacita’ di prevedere il futuro e allocare efficacemente le risorse […] Paradossalmente, e’ proprio lo Stato che puo’ valutare i migliori investimenti nel lungo periodo, quelli che piu’ di altri accresceranno la ricchezza nazionale, perche’ non e’ interessato al profitto nel breve. Certo, nessuno sostiene che questo accada sempre […]
E allora la mano invisibile del mercato – che, come dice Joseph Stiglitz, e’ invisibile perche’ non esiste – deve essere sostituita dalla mano visibile dello Stato […]
Quali sono, dunque, le attivita’ che lo Stato dovrebbe controllare, in vista dell’interesse generale?
Non e’ possibile rispondere una volta per tutte, prescindendo dalla situazione concreta. Cosa debba fare il pubblico e cosa il privato e’ in larga parte una scelta che dipende dal contesto economico, politico, sociale, dal grado di sviluppo del paese, dalla sua cultura, dalla sua storia, dalle sue dimensioni, dalle sue vocazioni naturali, dalla sua cultura imprenditoriale, dalla competizione internazionale e da tanti altri fattori.
La suddivisione tra «agenda» e «non agenda», per usare un’espressione utilizzata da Keynes, non e’ data una volta per sempre e non e’ sempre la stessa ovunque […]
Qui cercheremo di elencare, sulla base dell’esperienza di alcuni paesi, un insieme di attivita’ che piu’ di altre si prestano a essere condotte dallo Stato. Non sempre e’ necessario o auspicabile che lo Stato possieda tutte le imprese che svolgono una certa attivita’; il piu’ delle volte e’ sufficiente che controlli quella preminente sul mercato, in modo da influenzarlo nella direzione voluta. Inoltre, ce lo confermano gli esempi che faremo, le imprese pubbliche funzionano meglio se agiscono come “corpi autonomi all’interno dello Stato”, evitando di rincorrere il sentimento politico del momento o peggio trasformandosi in puri serbatoi di clientela per l’uomo politico di turno […]
Il modello che sembra avere piu’ successo e’ quello in cui lo Stato si occupa di alcune attivita’, in particolare quelle che costituiscono una precondizione della mercazione e dei settori di volta in volta strategici, dettando inoltre con la sua politica economica il quadro generale, mentre lascia ai privati i “dettagli” delle scelte, unendo cosi’ i vantaggi della pianificazione centralizzata a quelli dell’economia decentralizzata, cioe’ del mercato […]
Un’altra attivita’ che non puo’ essere lasciata totalmente al mercato perche’ estremamente influenzata dall’incertezza e’ senz’altro il credito. Le banche pubbliche hanno avuto e hanno ancora, dove presenti, un ruolo centrale nello sviluppo di un paese (e va detto: nel bene e nel male, quando sono gestite in modo inadeguato) […]
L’istruzione e la sanita’ possono essere viste come beni “di base” senza i quali e’ difficile immaginare un futuro di ricchezza per qualsiasi paese. Il welfare state, l’istruzione pubblica e tendenzialmente gratuita, le cure per tutti, non sono solo doverosa solidarieta’ e redistribuzione del reddito.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Lavoro/Fazi

Thomas Fazi – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il rallentamento della crescita della produttivita’ in Italia e’ associato all’aumento dei contratti temporanei, oltre che all’invecchiamento della classe manageriale.
Secondo gli autori l’abbondanza di lavoro deregolato e a basso costo ha permesso alle imprese italiane di posticipare le innovazioni che tendono a risparmiare lavoro […]
L’Europa, con le riforme del mercato del lavoro, ha si’ recuperato in termini di occupazione, ma ha perso in termini di produttivita’, sostituendo il lavoro al capitale.
Questo processo e’ stato particolarmente evidente dopo le riforme introdotte dal cosiddetto “pacchetto Treu” (1997), che ha profondamente deregolamentato il mercato del lavoro italiano, peraltro senza introdurre alcuna previsione di welfare, in barba alla retorica sulla flexsecurity e all’idea di “proteggere il lavoratore, non il posto di lavoro”.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Stato/Bauman

Zigmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

A differenza, anzi in netto contrasto con la filosofia che e’ alla base dell’attuale versione del Welfare State, la filosofia su cui si fonda il reddito universale di base promette e promuove non l’esclusione ma l’inclusione, non la frammentazione dei legami di solidarieta’ e la divisione sociale ma la solidarieta’ sociale e l’integrazione della societa’.
Sulla base di queste considerazioni e’ giustificato vedere nel reddito di base uno straordinario progresso sociale e morale che nessun’altra ricetta contro la disuguaglianza sembra in grado di offrire.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346

Populismo/Müller

Jan-Werner Müller – Cos’e’ il populismo? – Universita’ Bocconi (2017)

Per quale motivo l’Europa e’ diventata particolarmente vulnerabile ai protagonisti populisti all’incirca dalla meta’ degli anni Settanta e in particolare negli ultimi tempi?
Alcune risposte possono essere ovvie: un taglio delle spese per lo stato sociale, l’immigrazione e, soprattutto negli ultimi anni, l’Eurocrisi […]
Almeno per quanto riguarda l’attuale ondata di populismo in Europa, direi che e’ il particolare approccio adottato per affrontare l’Eurocrisi – in breve, la tecnocrazia – a essere fondamentale per comprendere la recente diffusione del populismo.

Info:
https://giornatedilettura.wordpress.com/2018/04/12/che-cose-il-populismo-la-risposta-di-jan-werner-muller-recensione-di-vittorio-panicara/
https://www.anobii.com/books/Cos%27%C3%A8_il_populismo/9788883502620/016bf048de71cc1e17

Stato/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

Il welfare state diventa poco a poco residuale, destinato al povero bisognoso piuttosto che parte dei diritti universali della cittadinanza; i sindacati vengono relegati ai margini della societa’; torna in auge il ruolo dello Stato come poliziotto e carceriere; cresce il divario tra ricchi e poveri; la tassazione serve meno alla redistribuzione del reddito; i politici rispondono in prima istanza alle esigenze di un pugno di imprenditori ai quali si consente di tradurre i propri interessi particolari in linee di condotta politica generali; i poveri smettono progressivamente di interessarsi al processo in qualsiasi forma e non vanno neppure a votare.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728

Stato/Bauman

Zygmunt Bauman – Capitalismo parassitario – Laterza (2009)

La sostanza del capitalismo, ricordava Habermas, e’ l’incontro tra capitale e lavoro. Lo scopo di questo incontro e’ una transazione commerciale: il capitale acquista il lavoro.
Per la riuscita di questa transazione vanno soddisfatte due condizioni: il capitale dev’essere in grado di comprare e il lavoro dev’essere «vendibile », cioe’ sufficientemente attraente per il capitale da essere comprato.
Il compito principale (la «legittimazione«) dello Stato capitalista e’ provvedere a che entrambe le condizioni siano soddisfatte.
Lo Stato deve fare dunque due cose. Primo, sovvenzionare il capitale nel caso quest’ultimo rimanga a corto del denaro necessario per acquistare la forza produttiva del lavoro. E secondo, garantire che valga la pena acquistare il lavoro, cioe’ che la manodopera sia in grado di sopportare le fatiche del lavoro di fabbrica, e dunque che sia forte e in buona salute, non malnutrita, e debitamente istruita alle competenze e alle abitudini comportamentali indispensabili per le occupazioni industriali (spese, tutte queste, che gli aspiranti datori di lavoro capitalistici difficilmente potrebbero permettersi: se dovessero sostenerle loro, il costo dell’assunzione di manodopera diventerebbe esorbitante) […] Ma quello che stava avvenendo in realta’ era una transizione dalla societa’ «solida» dei produttori alla societa’ «liquida» dei consumatori. La fonte primaria di accumulazione capitalistica si trasferiva dall’industria al mercato dei consumi. Per mantenere in vita il capitalismo non era piu’ necessario «rimercificare» il capitale e il lavoro per rendere possibile la transazione di compravendita del lavoro: adesso servivano sovvenzioni statali per consentire al capitale di vendere merci e ai consumatori di comprarle.
Il credito era il congegno magico per assolvere (si sperava) a questo doppio compito: e ora possiamo dire che nella fase liquida della modernita’ lo Stato e’ «capitalista » nella misura in cui garantisce la disponibilita’ continua di credito e la capacita’ continua dei consumatori di ottenerlo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Capitalismo_parassitario/9788842090984/01abb5bcf2e0394500
http://www.quilibri.eu/ledera-infestante-del-capitalismo-moderno-la-lucida-analisi-di-zygmunt-bauman/