Economia di mercato/Palermo

l mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

Il valore d’uso di un bene deriva dalle particolari proprieta’ del bene le quali rendono possibili determinati usi del bene stesso.
L’acqua ha un valore d’uso perche’ disseta, la pasta perche’ sfama, il computer perche’ aiuta nella scrittura di un libro. Il valore di scambio (il prezzo) esprime invece un rapporto tra merci: sul mercato 10 litri d’acqua si scambiano con un chilo di pasta e 1000 chili di pasta si scambiano con un computer.
Il valore d’uso e’ ovviamente un presupposto essenziale del valore di scambio: un bene che non abbia alcun valore d’uso non ricevera’ mai una valutazione sul mercato semplicemente perche’ nessuno e’ disposto a cedere alcunche’ in cambio per averlo.
Tuttavia, una volta appurato che i beni che si scambiano sul mercato hanno necessariamente un valore d’uso, l’importanza relativa dei loro diversi usi non e’ sufficiente a determinare i loro valori di scambio […]
Il valore di scambio, non il valore d’uso, e’ il vero motore delle economie di mercato. A parita’ di sforzo nella produzione, se si produce il bene X inluogo del bene Y non e’ perche’ X e’ più importante di Y dal punto di vista degli usi che se ne vogliono fare, ma perche’ esso ha un valore maggiore sul mercato, che permette di ottenere maggiori quantità di altri beni in cambio.
In un sistema pianificato invece la produzione e’ guidata direttamente dalla valutazione che la societa’ esprime in merito agli usi dei diversi beni e servizi.
Il vero problema, allora, e’ quello di garantire che la societa’ possa esprimere la propria valutazione in modo democratico, stabilendo collegialmente le proprie priorita’ e definendo coscientemente dei criteri di razionalita’ economica che vadano a sostituire i criteri di (ir)razionalita’ del mercato sintetizzati nel sistema dei prezzi […]
La cultura del mercato, con la sua pretesa (e in- fondata) neutralita’, e’ oggi l’ostacolo piu’ grande che si incontra quando si tenti di ragionare apertamente sugli altri mondi possibili. Continuamente, anche in molti ambienti critici, riemerge la convinzione che il mercato possa essere cavalcato, governato, indirizzato, e questo non come male minore rispetto al liberismo piu’ spinto, ma come soluzione ai problemi di un mondo in cui ogni cosa si trasforma in merce (da scambiarsi appunto sul mercato).
Quando un oggetto o un aspetto della nostra vita (il lavoro, la salute, l’istruzione, l’ambiente, lo sport, il sesso, l’arte, la cultura, la ricerca scientifica) diventa merce, esso viene assoggettato alle leggi impersonali del mercato e la collettivita’ perde il proprio diritto di determinare i valori guida piu’ opportuni per regolare la sua produzione e la sua distribuzione in base ai bisogni della popolazione, perche’ l’unico valore che conta nel mercato e’ il profitto.