Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, Emran Feroz – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

Gli Stati Uniti investono nel campo militare quanto le altre sette potenze messe insieme.
L’incremento della spesa militare voluto da Trump e’ pari a circa l’80% del bilancio complessivo delle forze armate russe.
Dal punto di vista tecnologico l’America e’ molto piu’ avanzata di qualsiasi altro Stato. Forze statunitensi sono presenti nel 70% dei paesi mondiali e gli Stati Uniti mantengono oltre ottocento basi militari all’estero.
Come veniamo a sapere da una ricerca allarmante pubblicata di recente, alcuni esperti militari che studiano il programma di ammodernamento nucleare sono giunti alla conclusione che le «rivoluzionarie nuove tecnologie» hanno triplicato la potenza letale complessiva degli attuali sistemi di difesa missilistici statunitensi.
Cio’ significa che questi armamenti fanno esattamente cio’ che ci si aspetta da loro, e da uno Stato dotato di armi nucleari: combattere e vincere una guerra atomica disarmando i nemici con un primo attacco a sorpresa.

Info:
https://www.ponteallegrazie.it/libro/lotta-o-declino-noam-chomsky-9788833313702.html

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Gli USA non permetteranno mai l’esistenza di una vera Europa unita, come del resto non possono permettere che l’UE si unisca alla Russia poiche’ questo rappresenterebbe un grave danno geopolitico ed economico.
Tuttavia, bisognera’ aspettare l’evolversi degli eventi: l’Europa e’ sempre stata alleata della Casa Bianca e un’Europa debole non farebbe comodo agli Stati Uniti, che si ritroverebbero a far fronte a nuove sfide.
In un mondo globalizzato, dove le minacce alla pace e alla sicurezza internazionale vanno combattute costituendo un fronte compatto, ovverosia a livello multilaterale, gli Stati Uniti sanno che gli alleati sono importanti e vanno rispettati.
Dal canto suo, l’Europa e’ consapevole che, se preso individualmente, nessuno dei suoi Stati membri ha un peso sufficiente nella comunita’ internazionale e che se i Paesi europei vogliono far valere i propri interessi – necessita’ basilare in ogni strategia – devono restare uniti. Anzi esserlo sempre di piu’.
O almeno in teoria dovrebbe essere cosi’, anche se si sente spesso parlare di un’«Europa a due velocita’»

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – Rizzoli (2020)

Gli Stati Uniti detengono quasi il 70 per cento del mercato mondiale cinematografico e il restante 30 va spartito tra l’Unione Europea (26,2 per cento) e il resto del mondo (3,8).
Un’industria che e’ padrona del mercato mondiale e che spende miliardi di dollari all’anno nella produzione dei suoi film non esporta soltanto storie. Dietro la fiction, dotata di un indiscutibile potere di richiamo, si nascondono valori come il modello americano di giustizia, istruzione, governo e consumo. In sintesi, lo stile americano e la sua visione manichea del mondo: chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
Nei film sulla Guerra fredda, i «cattivi» erano i sovietici, i comunisti. In quelli ambientati ai giorni nostri i cattivi sono i terroristi. Dietro la produzione cinematografica statunitense c’è anche il Pentagono.
[Nel] dopo la guerra, nel 1949, il Pentagono elaboro’ un manuale di cooperazione tra l’industria del divertimento e le forze armate statunitensi.
Stando agli accordi, se la produzione possiede i requisiti adeguati, avra’ accesso alle basi militari dell’esercito, e anche alla consulenza e alle risorse (carri armati, elicotteri, sottomarini, portaerei o qualsiasi veicolo o arma militare; persino veri soldati nel ruolo di comparse […]
Questo rappresenta un enorme risparmio per le case produttrici. Basta soddisfare i requisiti, come il fatto che la sceneggiatura contribuisca a presentare un’immagine positiva delle forze armate, sostenendo cosi’ i «programmi di reclutamento e arruolamento» di personale, e che sia in linea con la politica del governo statunitense

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

 

Capitalismo/ D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

E’ importante notare che “dominio” e “potere” sono due concetti diversi: di “dominio” esiste il verbo “dominare” con un participio passivo “dominati”, mentre il verbo “potere” ha significati diversi dal sostantivo “il potere”: il verbo significa o essere in grado, essere capaci (konnen in tedesco o to can in inglese), o avere il permesso, essere lecito (durfen in tedesco, o may in inglese), ma non significa mai “esercitare il potere”.
E soprattutto non c’e’ un complemento oggetto del potere, un “potuto”, come invece c’è un “dominato”. Ecco perche’ mentre tutti i domini implicano un potere, non tutti i poteri implicano un dominio: un vigile che mi appioppa una multa esercita un potere su di me ma non ha alcun dominio […]
Visto che i dominanti hanno tanto imparato dai dominati, e’ forse giunto il momento che noi dominati impariamo da loro. Per come hanno condotto la loro vittoriosa controrivoluzione, ci hanno mostrato con chiarezza i terreni dello scontro, che abbiamo via via incontrati: l’ideologia, il fisco, la giustizia, l’istruzione, il debito […]
Ci hanno fatto capire il ruolo decisivo dell’ideologia, ci hanno insegnato che il primo obiettivo e’ restituire allo scontro ideologico la dignita’, la centralita’ che sembra aver perso nel senso comune dei dominati: perche’ “le idee sono armi – le sole armi con cui altre idee possono essere combattute” […]
Il primo passo per rilegittimare i conflitti, le “insurrezioni”, (“tumulti”, li avrebbe chiamati Machiavelli) e’ la lotta contro l’eufemismo. L’eufemismo non e’ solo ipocrisia. E’ tecnologia di potere, tecnica di comando. E’ una forma di denegazione, quel discorso che “puo’ dire quel che dice solo in una forma che tende a mostrare che non lo dice”.
Nello stesso modo, vi sono registri di dominio in cui il potere puo’ essere esercitato solo secondo una modalita’ che tende a mostrare che non viene esercitato […]
Uno splendido esempio di neolingua parlata e’ la parola “riforma”.[…]
Il volgo invece, appena sente parlare di riforma delle pensioni, capisce che da vecchio restera’ in mutande; riforma del welfare significa abolizione progressiva delle protezioni sociali; riforma della sanita’ significa che moriremo senza essere curati […]
Il capolavoro di eufemismo si manifesta nell’esercizio dell’impero da parte degli Stati Uniti: anzi eufemismo e’ la forma di impero che hanno imposto al mondo. Intanto perche’ e’ un impero che rifiuta di esser chiamato cosi’ […]
Addirittura, l’impero si cela ai propri cittadini: “la maggior parte degli americani non riconosce – o non vuole riconoscere – che gli Stati Uniti d’America dominano il mondo per mezzo della forza militare. A causa del riserbo governativo, essi perlopiu’ ignorano il fatto che il loro paese presidia militarmente il globo. Non capiscono che la vasta rete di basi militari americane sparse in tutti i continenti, Antartide esclusa, costituisce di fatto una nuova forma d’impero”.
Se non capiscono, un motivo c’e’: un tempo, quando uno stato manteneva basi militari in altri paesi, si diceva che li “occupava”; oggi li “difende” (l’evoluzione in senso eufemistico era gia’ stata avviata dagli imperi quando “proteggevano” le colonie, che chiamavano appunto “protettorati”). E i paesi “difesi” dagli Stati Uniti sono ben 80, presidiati da circa 800 basi. Gli stati difesi, protetti, accuditi, rimboccati, non sono “sudditi” come nei vecchi imperi, ma “alleati” […]
Una volta i popoli soggetti pagavano tributi all’impero, ora gli “prestano” soldi che non si vedranno mai restituire, comprando i loro buoni del Tesoro (federal bonds).
Non sto dicendo che l’impero Usa e’ pessimo. Anzi, nella storia altri imperi sono stati piu’ sanguinosi, piu’ oppressivi, piu’ brutali, addirittura piu’ miopi e approssimativi di quello americano (sempre relativamente parlando). Dico che e’ semplicemente un impero, e che quando ragioniamo sulle relazioni di dominio nel nostro pianeta, sia sul dominio che e’ esercitato su ognuna delle nostre persone, non dovremmo rimuovere il fatto di essere sudditi di un impero

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Geoeconomia/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Leregole per il futuro dell’unione- il Saggiatore (2020)

Con l’ascesa, nel 2012, del presidente Xi Jinping e, ancor piu’ con l’eliminazione, nel 2018, del limite massimo di durata del mandato, sono cambiate due cose: si e’ infranta la speranza che la Cina diventasse rapidamente, se non una democrazia liberale, almeno un po’ piu’ liberale; seconda cosa, la Cina fino allora concentratasi soprattutto sulla crescita economica, ha cominciato ad agire in modo da riconquistare il posto che le spetta sulla scena globale, come mostra per esempio l’iniziativa della Nuova via della seta (One Belt, One Road).
Queste novita’ hanno gettato nuova luce sul drastico trasferimento di potere geopolitico in corso.
All’inizio della trasformazione economica della Cina, i suoi livelli di reddito erano talmente bassi che nessuno a occidente riusciva a immaginare che cio’ potesse tradursi in una minaccia economica o strategica. Ma le cose sono cambiate, e in alcune aree d’importanza cruciale, come l’intelligenza artificiale o la guerra informatica, la Cina e’ ormai all’avanguardia.
Il sistema cinese di capitalismo di Stato ha buone possibilita’ di assicurare nei prossimi anni all’economia del paese una crescita nettamente superiore a quella degli Stati Uniti e dell’Unione europea, e di ridurre il divario di tecnologia e conoscenza rispetto all’occidente

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Geoeconomia/Fazi

Thomas Fazi – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Come dimostrato dai documenti dell’intelligence USA portati alla luce dal ricercatore della Georgetown University Joshua Paul, nei primi anni del dopoguerra gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo di primo piano nella promozione dell’unificazione europea, considerata un baluardo contro l’Unione Sovietica.
Risale al 1948, infatti, la creazione del Comitato americano per l’Europa unita (ACUE), presieduto da William J. Donovan (poi tra i creatori della CIA) e Allen Dulles (poi direttore dell’agenzia di intelligence statunitense), con il compito di sostenere e indirizzare la campagna per l’integrazione politica europea in chiave anticomunista.
Le origini dell’Unione europea – rintracciabili nella creazione del Consiglio d’Europa (1949), dell’Unione europea dei pagamenti (UEP; 1950), della Comunita’ europea del carbone e dell’acciaio (CECA; 1951), della Comunita’ economica europea (CEE; 1957), della Politica agricola comune (PAC; 1962) e dell’unione doganale (1968) – vanno dunque analizzate anche, seppure non esclusivamente, in quest’ottica

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

La vocazione egemonica tanto dell’America di Trump che della Cina di Xi Jinping, sommandosi al ritorno della Russia a un rango di potenza globale, minacciavano di marginalizzare l’Europa.
Ma sembrava, a giudicare dal fatto che non s’era compiuto alcun progresso verso il completamento dell’unione bancaria e il mercato unico dei capitali, che l’Unione Europea non avesse ancora acquisito piena consapevolezza del rischio che correva di essere relegata a un ruolo secondario.
Come se i singoli Stati della Ue non si trovassero a navigare a bordo di una stessa barca, continuavano infatti a procedere con l’occhio attento per lo piu’, se non unicamente, ai loro specifici interessi.
Una volta posta faticosamente una toppa, per non affondare, alle falle provocate dallo sconquasso finanziario del 2008, essi erano tornati in pratica alle vecchie abitudini e ai soliti rituali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Immerwahr

Daniel Immerwahr – L’impero nascosto. Breve storia degli Stati Uniti d’America – Einaudi (2020)

Milioni di persone concorderebbero nel dire che gli Stati Uniti, almeno per alcuni versi, sono un impero.
La questione e’ stata posta innumerevoli volte. L’espropriazione dei nativi americani, molti dei quali sono stati relegati nelle riserve, e’ stata un atto imperialista piuttosto evidente. Poi, negli anni quaranta dell’Ottocento, gli Stati Uniti combatterono una guerra con il Messico e ne conquistarono un terzo del territorio. Cinquant’anni piu’ tardi, combatterono contro la Spagna e ne rivendicarono la maggior parte dei territori oltremare.
Un impero, pero’, non consiste soltanto in conquiste territoriali.
Come potremmo chiamare la subordinazione degli afroamericani? […]
Oppure, cosa dire della diffusione del potere economico degli Usa all’estero? Gli Stati Uniti non avranno conquistato fisicamente l’Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, ma cio’ non ha impedito ai francesi di lamentarsi della «cocacolonizzazione».
I detrattori si sono sentiti inondati dal commercio Usa. Oggi che gli affari del mondo si contano in dollari e ci sono McDonald’s in piu’ di cento paesi, capiamo che forse avevano ragione.
Poi ci sono gli interventi militari.
Gli anni seguiti alla Seconda guerra mondiale hanno portato i militari statunitensi in un paese dopo l’altro. Le grandi guerre sono note: Corea, Vietnam, Iraq, Afghanistan.
Ma c’è stato anche un flusso costante di scontri minori. Dal 1945, le forze armate statunitensi sono state schierate all’estero per conflitti o potenziali conflitti 211 volte in 67 paesi.
Chiamatelo mantenimento della pace, se volete, o chiamatelo imperialismo. Ma chiaramente non stiamo parlando di un paese che ha tenuto le mani a posto. […]
[Le] tecnologie allontanarono gli Stati Uniti dall’usuale modello di impero formale. Rimpiazzarono la colonizzazione con la globalizzazione.
Globalizzazione e’ una parola alla moda, ed e’ facile discuterne in termini vaghi, parlare di come tecnologie sempre piu’ sofisticate uniscano un mondo eterogeneo. Ma quelle nuove tecnologie non sono saltate fuori dal nulla. Molte furono sviluppate dai militari statunitensi in un breve periodo di tempo, durante gli anni Quaranta del Novecento, con l’obiettivo di dare agli Stati Uniti una nuova relazione con il territorio.
In modo spettacolare, e nel giro di pochi anni, l’esercito costrui’ una rete logistica mondiale sconvolgente per la sua scarsa dipendenza dalle colonie.
Fu sconvolgente anche perche’ accentro’ il commercio, i trasporti e la comunicazione mondiale in un unico paese, gli Stati Uniti.

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/stati-uniti-limpero-nascosto
https://www.globalist.it/dolce-vita/2020/08/07/l-impero-mascherato-da-repubblica-gli-stati-uniti-d-america-un-libro-svela-una-verita-sempre-nascosta-2062872.html
http://materialismostorico.blogspot.com/2020/03/tradotta-la-storia-degli-usa-di.html

Geoeconomia/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Un punto che non e’ chiaro e’ se una politica keynesiana di spesa in deficit potrebbe far ripartire la macchina o se la macchina, per ragioni strutturali (demografia, innovazione tecnologica, erosione del lavoro quindi dei redditi, globalizzazione, livelli gia’ raggiunti e non ulteriormente incrementabili di ultra-consumo) e’ giunta a un plateau e li’ si fermera’, a meno di non organizzare una bella distruzione generalizzata che chiami nuova costruzione, e quindi nuova dinamica […]
Sperando vivamente che a nessuno venga davvero in mente per il bene del “capitalismo” di organizzare una distruzione creatrice, cioe’ una bella guerra mondiale, ogni Stato si agita per competere meglio e di piu’ in questa nuova, problematica, geografia della scarsa crescita.
Ma questa pressione alla competizione in un ambiente molto denso e al limite delle capacita’ di carico ambientale planetario assume le forme di una “rissa in ascensore”[…]
Si tratta della lotta per l’egemonia tra il modello anglo-americano del libero mercato, animato dall’imprenditoria e della finanza privata, e il suo storico rivale, non piu’ il mercato chiuso a conduzione statale, ma un ibrido tra il primo e il secondo.
Il modello cinese e’ di questo tipo, perlopiu’ in linea con una tendenza generale asiatica, visto che e’ piu’ o meno lo stesso di Singapore, Taiwan, e per molti versi, anche della Corea del Sud e del Giappone.
Recentemente, pare che anche la Russia si sia convertita a questo modello sviluppista e che, addirittura, Trump l’abbia riproposto come modello di politica economica per gli USA.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Geoeconomia/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Dalla fine del XIX secolo, si sono registrati tre tipi di ordine.
Il primo fu quello dell’Impero Britannico che giunse a controllare direttamente un quarto della superficie globale e un quinto della sua popolazione che complessivamente era meno di 1,5 miliardi di individui.
Dopo le due guerre mondiali, si e’ formato un ordine bipolare centrato su Stati Uniti e Unione Sovietica con una popolazione che nel 1950 superava di poco i 2,5 miliardi.
Dopo il 1989-1991, gli Stati Uniti sono rimasti l’unico polo dominante e intanto il sistema-mondo e’ esploso fino ai 6 miliardi a cavallo tra il XX e il XXI secolo. L’ordine statunitense ha quindi vissuto una breve fase monopolare, simile a quella dell’Impero Britannico.
La situazione attuale, e quella verso la quale andremo sempre piu’ incontro, si presenta come un sistema sempre piu’ esteso che si divide naturalmente in piu’ poli prefigurando un tipo di ordine nuovo – l’ordine multipolare – che alcuni temono sara’ un disordine […]
All’interno del nuovo ribollire di multipolarita’, sta emergendo un contendente credibile alla posizione di leadership solitaria degli USA: la Cina. Ma la Cina non si propone come un alter ego dell’URSS, non si propone cioe’ come un secondo polo col quale spartirsi il mondo, ne’ tantomeno come un candidato a sostituire gli USA secondo lo schema basato sul centro di gravita’ del sistema capitalistico: “il secolo britannico”, “il secolo americano”, “il secolo cinese”. […] ma piuttosto proporsi come capofila del nuovo ordine multipolare, promotore di un asse infrastrutturale che prefigurerebbe una grande innovazione geopolitica a lungo temuta da tutte le potenze insulari (UK, USA, Giappone), il “sistema euro-asiatico”.
Tre entita’ principali coprono le parti del continente eurasiatico, Europa a ovest, Russia al centro, Cina a est. Se queste forze e le loro aree satellite si saldassero in un unico sistema di scambi e relazioni multidimensionali, con il 70% della popolazione mondiale sarebbe il sistema centrale del nuovo ordine mondiale.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump