Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Universita’ Bocconi (2019)

La realta’ che l’Occidente deve affrontare e’ che la principale sfida strategica che attende gli Stati Uniti non e’ la stessa che attende l’Europa.
Per gli Stati Uniti la sfida e’ la Cina. Per l’Europa e’ il mondo islamico sulla porta di casa. I fatti sono fatti.
Eppure, ogni anno, quando i massimi strateghi dell’Occidente convergono in febbraio alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, nessuno degli esperti occidentali riesce a riconoscere la cosa piu’ ovvia e importante: gli interessi americani ed europei sono ormai divergenti.
L’elezione di Trump ha messo questa divergenza allo scoperto. Questo potrebbe finire per diventare uno dei maggiori contributi di Trump alla storia mondiale […]
Se fossero piu’ strategicamente accorti nel difendere i propri interessi rispettivi, sia gli Stati Uniti sia l’Europa ne avrebbero un beneficio.
Per l’Europa, e’ chiaro che la principale minaccia non sta venendo dalla Russia. A differenza della Guerra Fredda, nessun carro armato russo minaccia l’Europa occidentale. Quindi, l’Europa dovrebbe fare pace con Putin.
Ne’ l’Europa e’ minacciata dai missili balistici intercontinentali cinesi. Lo sviluppo economico della Cina e’ favorevole agli interessi europei. Perché?
La principale minaccia per l’Europa e’ costituita dagli effetti esterni dell’instabilita’ del mondo islamico. Finche’ nel Nord Africa e nel Medio Oriente saranno presenti stati in gravi difficolta’, ci saranno dei migranti che cercano di arrivare in Europa, infiammando i partiti populisti.
Tuttavia, se l’Europa aiuta il Nord Africa a replicare i successi ottenuti nello sviluppo economico da Paesi come la Malaysia e l’Indonesia, avra’ costruito un argine contro flussi di immigrazione ingestibili. In breve, e’ nell’interesse strategico dell’Europa importare in Nord Africa le esperienze di successo economico dell’Asia orientale. Dunque, l’Europa dovrebbe lavorare con la Cina, non contro la Cina, per la crescita dell’Africa settentrionale […]
Gli europei dovrebbero sentire un’estrema urgenza di trattare con il Nord Africa, perche’, dietro il Nord Africa, e’ in arrivo un’esplosione demografica ancora piu’ grande. Nel 2100 la popolazione dell’Africa raggiungera’ quella dell’Asia. Allora in Africa ci saranno 4,5 miliardi di abitanti.
Come affrontera’ questa esplosione demografica una popolazione sempre piu’ anziana di 450 milioni di europei? L’Europa deve aprire gli occhi e concentrarsi sulla propria sfida esistenziale.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Geoeconomia/Severino

Il tramonto della politica – Emanuele Severino – Rizzoli (2017)

In Africa sono in gioco, oltre a quelli europei, gli interessi degli Stati Uniti e della Cina, ma anche, sebbene in minor misura o in modo piu’ indiretto, della Russia, che peraltro e’ piu’ che mai presente nel contiguo scacchiere del Medio Oriente.
Per quanto possa sembrare strano a chi non ha occhi che per i «problemi concreti e immediati», si puo’ dire comunque che sara’ probabilmente la Cina a decidere l’esito dell’immigrazione africana in Europa.
La crescita continua degli investimenti cinesi in Africa porta gli analisti ad affermare che la Cina sta diventando il maggior partner commerciale di quel continente.
Non solo. Gli investimenti cinesi hanno di mira, oltre alle risorse naturali di cui l’Africa e’ ricca, e di cui la Cina ha grande bisogno, un imponente programma di interventi sanitari, educativi, culturali, edilizi.
Tempo fa si e’ venuto a sapere che in Africa la Cina sta costruendo, addirittura, degli insediamenti urbani, che pero’ rimangono disabitati per il prezzo delle abitazioni, inaccessibile agli africani (il che doveva peraltro esser noto agli imprenditori cinesi gia’ prima dell’apertura dei cantieri).
Si e’ cercato di interpretare il senso di questo atteggiamento e la risposta che sta accreditandosi e’ che la Cina cerca spazi per il miliardo e trecento milioni dei propri abitanti.

Info:
https://www.researchgate.net/publication/362871888_Bruno_Cortesi_-_Emanuele_Severino_-_Il_tramonto_della_politica_-_recensione
https://emanueleseverino.com/2017/05/03/emanuele-severino-il-tramonto-della-politica-considerazioni-sul-futuro-del-mondo-rizzoli-2017-p-284/

Geoeconomia/Chomsky

Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2021)

Esiste un’ampia letteratura nel campo delle scienze politiche in cui vengono fatti raffronti tra le opinioni degli elettori e le politiche portate avanti dai loro rappresentanti.
Da queste ricerche emerge che i cittadini sono sostanzialmente privati dei loro diritti, perche’ i rappresentanti eletti non si curano dei loro interessi; si preoccupano solo di quell’un per cento dei voti rappresentato dai ricchi e potenti.
Il brillante lavoro di Thomas Ferguson, per esempio, ha dimostrato che le elezioni statunitensi sono un sistema di compravendita in base al quale e’ sempre possibile prevedere chi vincera’ le presidenziali o le elezioni per il Congresso: basta esaminare chi finanzia le campagne elettorali.
Ma questa e’ solo parte della verita’. Non dobbiamo dimenticare infatti i lobbisti che di fatto scrivono le bozze di legge e fanno pressioni perche’ siano approvate.
Nel complesso va cosi’: la concentrazione di capitale, le multinazionali e i super ricchi interferiscono in maniera soffocante nelle elezioni. Ovvio, dunque, che i principi fondamentali della democrazia ne escano indeboliti.

 

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2018)

Gli economisti europei hanno gia’ ampiamente illustrato gli effetti controproducenti dell’incapacita’ europea di adottare misure anticrisi coordinate.
Sono note le radici storiche di queste differenze tra Europa e Stati Uniti.
Secoli di conflitti fecero prevalere in Europa un sistema di Stati-nazione; poi l’esperienza della Seconda guerra mondiale convinse gli europei a rinunciare allo sport prediletto di massacrarsi a vicenda (anche perche’ la prossima volta potrebbe essere l’ultima). Oggi sussiste quella che i politologi amano chiamare «una pace democratica», anche se non e’ chiaro quanto c’entri davvero la democrazia.
Gli Stati Uniti, invece, sono uno Stato colonialista-insediativo: dopo aver massacrato la popolazione indigena ne confino’ i sopravvissuti nelle «riserve», per poi conquistare la meta’ del Messico ed espandersi ancora piu’ in la’.
Molto piu’ che in Europa, l’eterogeneita’ interna fu distrutta. La Guerra civile consolido’ l’autorita’ centrale e anche l’uniformita’ in altri ambiti: lingua nazionale; modelli culturali; imponenti progetti statal-industriali d’ingegneria sociale come la suburbanizzazione della societa’; sovvenzioni esorbitanti dello Stato centrale all’industria avanzata mediante ricerca e sviluppo, appalti e altri stratagemmi.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/19738-sandro-moiso-pandemia-economia-e-crimini-della-guerra-sociale.html
https://pinobertelli.it/ottimismo-malgrado-tutto-capitalismo-impero-e-cambiamento-sociale/
https://www.ilroma.net/opinione/restare-ottimisti-nonostante-tutto

Geoeconomia/Stiglitz

Joseph Stiglitz – Un’economia per l’uomo – Castelvecchi (2016)

Per quanto riguarda invece i diritti economici, diciamo che questa crisi economica globale ha sicuramente un bel marchio Made in USA.
Non abbiamo semplicemente esportato la politica di deregolamentazione che ha reso possibile la diffusione della crisi nel mondo, abbiamo anche esportato molti dei nostri prestiti tossici.
Definire un prestito “tossico” suggerisce che sia ad alto rischio, ma quei prestiti erano estremamente piu’ pericolosi, erano un deliberato sfruttamento da parte del settore bancario e della comunita’ finanziaria degli americani piu’ poveri, gli afroamericani.
Negli ultimi anni si e’ discusso molto della scoperta che ci siano soldi in fondo alla piramide; cio’ che la comunita’ finanziaria americana ha cercato di fare e’ non far rimanere quei soldi in fondo alla piramide, ma farli arrivare alla sommita’ e dobbiamo dire che sono stati piuttosto bravi a muovere i soldi dal basso verso l’alto. Se guardate i gravi danni che sono stati arrecati al ceto medio e agli stipendi piu’ bassi nelle comunita’ americane di Baltimora e Cleveland capirete la dimensione morale di cio’ che il mercato finanziario americano ha fatto. Non e’ stata soltanto la rovina dell’economia americana e non ha soltanto rovinato l’economia globale: quei prestiti subprime in se’ erano immorali ad ogni livello.
Poi pero’ li abbiamo esportati, abbiamo persuaso altri ad accettarli, per questo credo che la parola “tossici” sia ancora troppo lieve per descriverli; l’amministrazione ora li chiama “eredita’ patrimoniali”. Hanno subito un’evoluzione in termini di descrizione: prima erano tossici, poi sono diventati titoli problematici, ed ora eredita’ patrimoniali, e credo che nessuno di questi appellativi faccia giustizia all’obbrobrio che in realta’ hanno rappresentato.

Info:
https://www.avantionline.it/joseph-stiglitz-leconomia-e-un-mezzo-verso-un-fine-non-un-fine-in-se/

Capitalismo/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

L’entrata a gamba tesa contro i provider cinesi viene motivata solitamente col fatto che lo Stato cinese, tramite l’accesso alla nostra sfera privata, arriverebbe a incidere sulla nostra economia e in ultima analisi perfino sull’ambito politico. Non fa una piega.
Ugualmente, pero’, la stessa identica motivazione si puo’ addurre se non vogliamo lasciare il controllo della nostra economia e della nostra comunicazione digitale nelle mani delle multinazionali digitali statunitensi, sulla cui stretta cooperazione con lo Stato americano e i suoi servizi segreti non esiste sicuramente piu’ alcun dubbio almeno dal 2013, quando l’insider Edward Snowden rese di dominio pubblico tutto cio’ che sapeva[…]
Del resto, anche gli americani che ficcano il naso nei dati non sono geni che lavorano da soli in un garage, come amiamo sentirci dire, ma al pari dei provider cinesi devono la loro esistenza a sovvenzioni statali miliardarie.
Il Pentagono aveva intuito per tempo l’importanza militare e geostrategica delle tecnologie digitali e quindi vi aveva investito molti soldi. Anche i servizi segreti vi avevano fiutato, gia’ negli anni Novanta, una nuova miniera d’oro per le informazioni che valeva assolutamente la pena sfruttare […]
Ovviamente, da quell’epoca i cinque piu’ grandi gruppi del settore digitale si sono emancipati dai foraggiamenti statali. Ma cio’ di cui hanno bisogno come l’aria e’ che il sistema politico tolleri il loro modello di business, che nel suo accesso disinvolto alla sfera privata dei cittadini va contro le piu’ elementari liberta’ fondamentali e contraddice chiaramente anche la Costituzione statunitense. Facendo partecipare lo Stato americano con i suoi servizi a cio’ che vengono a sapere attraverso le attivita’ di sorveglianza, si comprano il benestare dei politici, svincolandosi al contempo da qualsiasi regolamentazione giuridica […]
Da quando fu varato il Cloud Act, nel marzo del 2018, le autorita’ statunitensi che sono interessate a tutti i dati su persone e imprese, sia nel territorio nazionale sia all’estero, possono pretenderne dai fornitori di cloud americani la pubblicazione anche in maniera del tutto ufficiale. I diretti interessati non ne sanno nulla.
Dunque non dovrebbe preoccuparci il fatto che i dati su tutti i dettagli della nostra vita privata e della nostra economia sono su server di aziende private, anziche’ nei dossier di uno Stato totalitario. Basta soltanto il fatto che siano raccolti e archiviati a spalancare tutte le porte a un loro uso deviato e distorto […]
Gli orologi da fitness, ad esempio, potrebbero funzionare per noi esattamente con lo stesso valore d’uso se fossero acquistati insieme a un software da installare su un apparecchio di nostra scelta capace di analizzare i dati dell’orologio senza collegarsi a internet. Purtroppo non esiste nulla del genere, in quanto non tornerebbe utile per chi vuole ficcare il naso nei dati. E guardarci dentro non interessa soltanto a chi vende quell’apparecchio, ma come sempre anche a Google, Apple o Microsoft, che con la massima naturalezza accedono a tutti i dati e archiviano tutto ciò che gira sui loro sistemi operativi.
Ogni passo ulteriore della digitalizzazione, dunque, nelle attuali condizioni ci rende un po’ piu’ trasparenti, finche’ prima o poi perderemo l’ultimo angolino della nostra privacy e intimita’.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Europa/Chomsky

Noam Chomsky – Poteri illegittimi. Clima, guerra, nucleare: affronta le sfide del nostro tempo – Ponte alle grazie (2023)

Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale e durante tutta la Guerra fredda, e’ rimasto vivo il dibattito su quale ruolo debba avere l’Europa nell’ordine internazionale.
Fondamentalmente sussistono due visioni.
Una e’ quella atlantista basata sulla NATO, in cui l’Europa e’ subordinata agli Stati Uniti.
L’altra possibilita’ e’ quella proposta da De Gaulle, da Billy Brandt, Olof Palme e altri statisti, secondo la quale l’Europa deve diventare una terza forza indipendente sulla scena internazionale con accordi di qualche tipo con il suo partner naturale, la Russia, perche’ e’ evidente che la Russia sia un partner naturale.
La Russia ha enormi risorse minerali e di altro tipo, e anche se non ha una grande economia – si dice sia piu’ o meno paragonabile a quella del Messico – l’Europa ha bisogno di quelle risorse e puo’ garantire investimenti adeguati: quella che viene definita talvolta dagli economisti un’«unione voluta dal destino» […]
Con il crollo dell’Unione Sovietica (1990-91), Michail Gorbacev propose una «casa comune europea», come la defini’ lui, che si estendesse da Lisbona a Vladivostok senza alleanze militari e senza vinti ne’ vincitori, ma tutti uniti nel costruire un futuro di socialdemocrazia.
Bush padre era moderatamente d’accordo con questa linea.
Ma poi arrivo’ Bill Clinton e getto’ tutto all’aria. Immediatamente, nel 1994, comincio’ a espandere i confini della NATO, rompendo cosi’ l’accordo tra Bush e Gorbacev, sostenuto dalla Germania, sul fatto che non ci dovesse essere un allargamento dell’Alleanza. Clinton infranse quel patto e comincio’ a espandere la NATO ancora piu’ a est, fino ai confini russi […]
L’Europa, dunque, puo’ scegliere di rimanere al rimorchio di Washington e seguire la posizione americana ufficiale di continuare a sostenere la guerra al fine di «indebolire la Russia», indipendentemente dagli effetti che questo puo’ avere sugli ucraini e sugli altri, cosi’ come di allinearsi alla guerra statunitense contro la Cina per bloccarne lo sviluppo. Oppure puo’ imboccare la strada indicata da De Gaulle e da Gorbacev verso un’Europa indipendente e che trova una sorta di accomodamento a est, con la Russia, la Cina, l’Eurasia centrale. Un’area che sempre piu’ viene integrata nel sistema di sviluppo che ha come epicentro la Cina.
E’ questa la scelta che devono fare gli europei […]
Adesso che l’Europa, quantomeno per il momento, si e’ completamente subordinata agli Stati Uniti – in parte come risultato dell’invasione di Putin, in parte per propria scelta – e che la NATO si e’ trasformata in una forza di aggressione guidata dagli USA il cui raggio d’azione si estende in tutto il mondo, compreso l’Indo-Pacifico (di cui oggi gli europei, per loro scelta, sono partner minoritari), la situazione e’ molto pericolosa.

Info:
https://sbilanciamoci.info/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra/
https://ilmanifesto.it/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra
https://www.larivistadeilibri.it/noam-chomsky/

 

Geoeconomia/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

Negli ultimi decenni, inoltre, e’ cresciuta l’interdipendenza che lega a doppio filo Cina e Stati Uniti.
L’ascesa della Cina ha creato opportunita’ di profitto storiche per le imprese americane, prima come fonte di manodopera a basso costo, poi come gigantesco mercato di consumo per i prodotti «made in USA».
A fine 2019 circa 70.000 aziende americane facevano affari in Cina per svariate centinaia di miliardi di dollari. I cinesi, a loro volta, hanno beneficiato della stabilita’ creata dal sistema internazionale a guida statunitense per far crescere la loro economia ed espandere la loro influenza all’estero.
La Cina e’ stata un prestatore di vitale importanza per il governo statunitense attraverso l’acquisto di titoli del Tesoro americano.
Non c’e’ simbolo piu’ eloquente dell’interdipendenza USA-Cina delle filiere produttive che collegano le due economie.
Eppure l’apprensione degli Stati Uniti, suscitata dall’imponenza del successo cinese e poi trasformatasi in paura, ha portato le autorita’ americane a sfidare i metodi impiegati dalla Cina per assicurarsi quel successo duraturo.
Le lamentele statunitensi in ambito commerciale sono sostanzialmente tre: il governo cinese non intende aprire ulteriormente i propri mercati alle aziende estere, sovvenziona massicciamente le imprese cinesi conferendo loro un vantaggio iniquo sui concorrenti stranieri e si accaparra la proprieta’ intellettuale delle imprese straniere, costringendole a condividerla in cambio dell’accesso ai consumatori cinesi o, semplicemente, rubandogliela.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/

Green New Deal/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

A due anni di distanza dalla peggiore crisi sanitaria globale dell’ultimo secolo, il mondo fatica ancora a rimettersi in sesto, eppure il nostro futuro comincia a diventare meno sfocato.
Partiamo da due dati di fatto.
Il primo e’ che la politica interna degli Stati Uniti, a tutt’oggi l’unica superpotenza mondiale, ha smesso di funzionare.
Il secondo e’ che il rapporto tra Stati Uniti e Cina, che contera’ piu’ di qualsiasi altro per il futuro collettivo del pianeta, sta procedendo nella direzione sbagliata.
Queste due realta’ rendono difficile rispondere tempestivamente alle crisi globali.
Oggi siamo alle prese con tre di queste crisi.
Il mondo sta ancora lottando per lasciarsi alle spalle gli effetti economici, politici e sociali del Covid-19, ed e’ praticamente certo che verremo colpiti da altri virus letali.
Il cambiamento climatico stravolgera’ le vite di miliardi di persone e minaccera’ la sostenibilita’ della vita sul pianeta.
Il piu’ grande pericolo che incombe sul nostro futuro collettivo proverra’ dall’impatto imperscrutabile che le nuove tecnologie avranno sui modi in cui viviamo, pensiamo e interagiamo gli uni con gli altri.
Queste tecnologie decideranno il futuro della nostra specie.
La deriva della politica americana e l’esacerbarsi della rivalita’ USA-Cina mettono a repentaglio la nostra capacita’ di costruire quella fiducia internazionale senza la quale non potremo affrontare le grandi crisi dei nostri tempi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Il Novecento e’ stato il secolo del petrolio e del dollaro: entrambi hanno segnato il predominio degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
Il loro ruolo nel mondo ha corrisposto l’uno alla capacità delle multinazionali statunitensi di controllare la filiera petrolifera, per lo piu’ sostenute dal governo; l’altro alla guida valutaria americana, fondata a Bretton Woods nel 1944 intorno a regole globali costruite sulla centralita’ del dollaro. Entrambi sono stati alimentati da hard power (la forza militare) e soft power (l’egemonia del modello americano) degli Stati Uniti […]
Dopo i conflitti degli ultimi decenni, il petrolio ha iniziato a perdere terreno, via via affiancato dalle nuove fonti rese disponibili dall’innovazione tecnologica, efficienti, meno inquinanti ed economicamente convenienti; quanto al dollaro, si e’ iniziata a ridurre lentamente la sua centralita’ indiscussa e univoca a partire dalle transazioni commerciali, tra le quali i flussi di petrodollari avevano giocato un ruolo essenziale.
La grande crisi del nuovo millennio (2008-2009) con epicentro nei flussi finanziari in dollari, l’emergere di contrasti gestiti dalla presidenza americana in modo non cooperativo con potenze rivali – la Cina, fra tutte, che si pone al centro di un nuovo asse di sviluppo alternativo – e da ultimo ma di rilievo la riduzione del soft power statunitense fanno intravedere la possibilita’ di un futuro multipolare, rispecchiato anche nelle valute e nelle nuove risorse utilizzate

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/