Lavoro/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo – Laterza (2020)

Il salvataggio dell’industria automobilistica operato dal presidente Barack Obama siglando la trattativa con l’allora amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha portato dopo dieci anni esatti a questa conclusione: cinquecentomila lavoratori in sciopero (ottobre 2019) hanno denunciato salari risibili a fronte del proprio impegno ad accettare politiche di austerita’ per salvare i posti di lavoro e l’industria automobilistica americana.
Dieci anni che hanno visto crescere i profitti della multinazionale General Motors del 30% e i salari dei metalmeccanici del 4%; che hanno visto indebolirsi l’organizzazione sindacale perche’ le aziende dell’auto rimpiazzano sistematicamente i lavoratori sindacalizzati con gli stranieri o i cittadini piu’ bisognosi.
La distanza tra le parti e’ incolmabile: chi tiene in mano il gioco fa e viola promesse a suo piacimento (lo si e’ visto bene con la vicenda dell’Ilva, gestita dalla multinazionale ArcelorMittal) perche’ non teme il conflitto.
E mentre la distanza aumenta, diminuisce la percezione della rappresentativita’ del sistema politico.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/24/i-pochi-contro-i-molti/
https://www.economiaitaliana.it/it/articolo.php/Pochi-contro-molti-alle-radici-del-conflitto-del-Ventunesimo-secolo-?LT=CULT&ID=41094

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Il populismo […] quando riesce a governare, puo’ inaugurare forme di radicale maggioritarismo che tollerano a fatica la divisione dei poteri, l’indipendenza del potere giudiziario, lo statuto dei diritti fondamentali, condizioni normative sbrigativamente declassate a ostacoli liberali alla democrazia.
Quando puo’, il populismo si fa forza costituente e modifica la costituzione del paese con il proposito di annullare la distanza tra sovranita’ e governo, tra Popolo e popolo.
Per questa ragione, una volta al potere puo’ tendere pericolosamente l’arco della democrazia costituzionale verso un mutamento di regime, autoritario o 
anche dittatoriale: sennonche’, a quel punto il populismo diventa anacronistico, sepolto insieme alla democrazia.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

 

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Il populismo e’ una rivolta contro la struttura pluralista delle relazioni partitiche non nel nome di una «democrazia senza partiti», ma nel nome del governo di una «parte» che merita un superiore riconoscimento perche’ e’ oggettivamente quella
«buona».
I populisti sostengono di essere dei semplici e oggettivi rappresentanti dei bisogni del popolo qui ed ora, al contrario dei partiti politici che proiettano i loro programmi e le loro soluzioni in un futuro piu’ o meno distante […]
Il populismo coltiva l’ambizione epistemica di dare risposta ai problemi oggettivi che istintivamente i cittadini avvertono ed esprimono, senza orpelli ideologici; chiama in causa «dati» e questioni tangibili, non interpretazioni «predigerite» fatte dai politici.
La sfiducia negli «intellettuali» e negli «esperti» dell’establishment, combinata con la convinzione che vi siano una bonta’ e una saggezza ancestrale nel popolo, e’ un tonico per il populismo.
Queste idee sono andate a braccetto con il populismo fin da quando esso ha fatto la sua apparizione sulla scena politica delle democrazie, negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento.
La rivoluzione tecnologica ha conferito a questo mito antico la certezza della sua realizzazione.
Alcuni esempi vicini a noi possono aiutare a comprendere la specificita’ di questo fenomeno.
Beppe Grillo comincio’ la sua carriera politica piu’ di dieci anni fa con una retorica corrosiva contro la democrazia dei partiti e nel nome di un governo dei molti e per i molti; secondo tale retorica gli esperti avrebbero potuto fare meglio dei politici nel promuovere l’interesse generale che il popolo chiedeva e voleva. Il controllo sui pochi – affermava Grillo – avrebbe potuto essere esercitato piu’ facilmente qualora la politica non fosse stata indiretta e partitica e avesse potuto rendere il governo del tutto trasparente agli occhi dei cittadini.

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

I populisti affermano che la democrazia costituzionale non e’ riuscita a mantenere la promessa che tutti i cittadini potessero godere di egual potere politico; una volta al potere, essi lavorano incessantemente per dimostrare che il capo di governo e’ un’incarnazione del popolo e che e’ giusto che si ponga contro e al di sopra di tutti, cosi’ da riparare alle manchevolezze della democrazia costituzionale.
I populisti ritengono che, poiche’ il capo e il popolo si sono fusi, il ruolo della deliberazione e della mediazione possa essere drasticamente ridotto e la volonta’ del popolo possa esprimersi in modo piu’ vigoroso, piu’ decisionista […]
Il populismo […] si mostra intollerante nei confronti delle liberta’ civili, nella misura in cui: 1) attribuisce esclusivamente alla maggioranza il compito di risolvere i conflitti sociali; 2) tende a dissolvere la mediazione delle istituzioni sottomettendo queste ultime direttamente alla volonta’ della maggioranza di governo e del suo capo; e 3) costruisce una rappresentanza del popolo che, se da una parte include la larga maggioranza, d’altra parte esclude a priori la restante parte […]
I populisti cercano di costruire una forma di rappresentanza che faccia piazza pulita del governo dei partiti e del meccanismo che genera le elite politiche, impone compromessi e mediazioni e alimenta un pluralismo che frammenta il popolo.
Se il principio che presiede alla democrazia rappresentativa e’ la liberta’ politica – e quindi la possibilita’ del dissenso, del pluralismo e del compromesso – quello che presiede al populismo e’ l’unita’ della collettivita’ che sostiene il leader nelle sue decisioni. Alla luce di cio’, possiamo comprendere come il populismo al potere sia una forma di governo rappresentativo fondato sulla relazione diretta tra il capo e il popolo «vero»: quella parte che il capo chiama a raccolta e porta al potere e che le elezioni rivelano senza davvero creare, perche’ il popolo «vero» c’e’ gia’, anche se nessun partito dell’establishment lo vede e lo rappresenta.

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la demcrazia – Il Mulino (2020)

Il fascismo al potere non si accontenta di apportare qualche emendamento alla costituzione e di esercitare la sua maggioranza come se fosse il popolo.
Il fascismo e’ un regime a se’ fondato sulla paura, sulla soppressione dell’opposizione politica e civile e sull’uso arbitrario della forza pubblica; vuole plasmare la societa’ e la vita civile secondo i suoi principi e non esita a far uso della violenza […]
Il fascismo e’ tirannia e il suo governo e’ una dittatura.
Il fascismo al potere e’ radicalmente antidemocratico, non solo a parole, ma anche de jure.
Non gli basta schiacciare l’opposizione con la propaganda martellante e quotidiana: usa il potere dello stato e la repressione violenta per ridurre l’opposizione al silenzio.
Vuole consenso, ma non rischia il dissenso: cosi’ abolisce le elezioni e reprime la liberta’ di espressione e di associazione, che sono i pilastri della politica democratica.
Mentre il populismo e’ ambiguo, il fascismo non lo e’ e, come la democrazia, si regge su un nucleo di idee inequivocabili che lo rendono immediatamente riconoscibile […]
In conclusione, il fascismo distrugge la democrazia dopo essersi servito degli strumenti di quest’ultima per rafforzarsi.
Il populismo sfigura la democrazia trasformandola senza distruggerla […]
Propongo di situare il successo del populismo odierno nel contesto della transizione dalla «democrazia dei partiti» alla «democrazia dell’audience» (o «democrazia del pubblico»).
La disintegrazione dei legami di fedelta’ e appartenenza ai partiti e’ andata a vantaggio di una politica di personalizzazione o di candidati che corteggiano il pubblico direttamente.

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Populismo/ Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Il termine «populismo» e’ ambiguo e difficile da definire in modo chiaro e incontrovertibile.
Cio’ dipende dal fatto che non e’ un’ideologia o uno specifico regime politico, ma piuttosto un processo rappresentativo, attraverso il quale viene costruito un soggetto collettivo con l’ambizione di conquistare il potere.
Una cosa certa e’ che, sebbene sia «un modo di fare politica che puo’ assumere varie forme, in relazione alle epoche e ai luoghi», il populismo e’ incompatibile con regimi politici non democratici, perche’ fa leva sul consenso volontario dei cittadini e dichiara di contestare lo status quo in nome del popolo […]
Secondo l’Oxford English Dictionary, la politica populista si propone di rappresentare le opinioni e i desideri della gente comune, «la quale ritiene che le proprie preoccupazioni siano ignorate dalle elite costituite».
Due sono gli attori in campo: la gente comune e le elite costituite (che d’ora in poi chiameremo establishment).
Cio’ che li definisce e li mette in relazione e’ il sentimento della prima nei confronti delle seconde – un sentimento che un leader rappresentativo intercetta, narra ed esalta.
Il populismo definisce il popolo per esclusione: l’establishment e’ l’esternalita’ grazie alla quale e contro la quale concepisce se’ stesso.
La dinamica del populismo e’ una costruzione discorsiva: prevede un portavoce o un leader rappresentativo che interpreti le rivendicazioni dei gruppi sociali insoddisfatti e le unifichi in una narrativa ideologica e, soprattutto, nella sua persona.
Ecco perche’, come ha scritto Ernesto Laclau, tutti i governi populisti hanno il nome del loro leader. Il risultato e’ un tipo di movimento che, alla richiesta di spiegare cio’ che lo legittima a presentarsi come la voce del popolo, risponde nominando i nemici del popolo.

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Abbiamo bisogno di comprendere il populismo al contempo come un movimento di opinione e contestazione e come un sistema di governo […]
E’ impreciso considerare il populismo alla stregua dei «movimenti popolari» o di protesta. Di per se’ i movimenti popolari possono fare uso di una retorica populista, ma non avere o non implicare un progetto di potere populista.
Esempi recenti di questa retorica sono i movimenti popolari di contestazione e di protesta che ricorrono al dualismo che contrappone «noi, il popolo» a «voi, l’establishment» – come i Girotondi in Italia nel 2002, Occupy Wall Street negli Stati Uniti nel 2011 e gli Indignados in Spagna nello stesso anno; in tempi ancora più recenti, i giletgialli francesi, la cui protesta, pur essendosi tradotta in manifestazioni anche violente di dissenso, non si e’ coagulata in una proposta politica che trovasse rappresentanza nelle istituzioni.
Senza una narrativa unificante, l’aspirazione a conquistare dei seggi in parlamento o al Congresso e un vertice dirigente che rivendichi di essere la «vera» espressione del popolo nella sua totalita’, i movimenti popolari rimangono cio’ che sono sempre stati: una sacrosanta espressione democratica di critica e contestazione.
Diverso e’ il caso dei tentativi populisti di conquistare le istituzioni rappresentative e la maggioranza di governo per poter modellare la societa’ sulla loro rappresentazione ideologica di popolo.
Esempi di questo tipo di attitudine sono le maggioranze populiste che si sono affermate in Ungheria (2012), Polonia (2014), StatiUniti (2016), Austria (2017) e Italia (2018).

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Nella sua configurazione moderna, la categoria di popolo ha tre significati principali: a) persona ficta, ovvero la collettività sovrana che agisce come singola entita’ (il Popolo) e nel cui nome vengono fatte e applicate le leggi; b) il corpo sociale che storicamente vive in un determinato territorio ed e’ talora identificato con la nazione; c) la collettivita’ politica che agisce politicamente attraverso movimenti di opinione, partiti e rappresentanti.
Nel primo caso il popolo e’ cio’ che autorizza formalmente e legittima l’ordine giuridico e istituzionale dello stato («il Popolo sovrano»). In questo caso, il popolo comprende ciascuno e tutti indistintamente, e’ assolutamente inclusivo, ed e’ sinonimo di imparzialita’ della legge; e’ una finzione giuridica e politica fondamentale, norma generativa della legittimita’ della decisione politica […]
Nel secondo caso il popolo e’ una categoria sociologica, che gli studiosi, i politici e i cittadini spesso considerano alla stregua di un’entita’ organica, dotata di una soggettivita’ morale e di un valore etico.
Questa interpretazione e’ stata (ed e’) utilizzata da ideologie nazionaliste e sovraniste per giustificare la difesa degli interessi del popolo da e contro nemici esterni e/o interni (una dinamica che si ripresenta oggi in relazione, per esempio, all’ostilita’ nei confronti degli immigrati e del mercato globale delle merci e, come nel caso del vecchio continente, dell’Unione Europea).
Nel terzo caso il popolo e’ un soggetto collettivo retorico costruito dal discorso politico e in nome del quale si svolge la competizione tra partiti e/o movimenti.
In questo ambito puo’ prendere corpo l’interpretazione secondo la quale gli interessi della maggioranza dovrebbero avere la priorita’ su quelli dell’opposizione e su quelli delle minoranze in generale.
La nozione di popolo propria del populismo ricade nella seconda e soprattutto nella terza accezione; essa fa riferimento al popolo «vero», l’unico popolo del quale la politica democratica dovrebbe occuparsi e preoccuparsi. Peraltro, la sua richiesta di legittimita’ politica si fonda sulla pretesa di essere l’espressione piu’ inclusiva della volonta’ della gente comune (in opposizione agli interessi dei pochi o dell’establishment).

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino ´2020`

Vi sono innegabili ragioni sociali, economiche e culturali che permettono di comprendere i motivi del successo del populismo nelle democrazie odierne.
Si potrebbe dire che questo successo equivale a un’ammissione di fallimento delle democrazie dei partiti nel mantenere le promesse fatte nelle loro costituzioni.
Tra le promesse non mantenute, due in particolare portano acqua al mulino dei populisti: la crescita della diseguaglianza sociale ed economica, per cui una larga parte della popolazione ha poca o nessuna speranza di ambire a una vita sociale e politica dignitosa o migliore; e la crescita di un’oligarchia nazionale e globale sempre più rapace.
Questi due fattori sono correlati; sono una violazione della promessa di uguaglianza e impongono alla democrazia costituzionale un’urgente autoriflessione critica sul perche’ «non e’ riuscita a sconfiggere del tutto il potere oligarchico».
Il dualismo tra «i pochi» e «i molti» e l’ideologia antisistema che alimentano il populismo scaturiscono da queste promesse non mantenute.

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Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

«Il populismo puo’ essere pensato come una politica per la gente ordinaria fatta da un leader straordinario che costruisce profili ordinari». Questo e’ esattamente il capopopolo di cui un movimento populista ha bisogno per diventare governo […]
I leader populisti non hanno bisogno di essere precisi nei loro programmi e nemmeno sovrumani. E’ importante che usino un linguaggio ordinario di condanna, dichiarando che i nemici del popolo sono corrotti e che il leader populista e’ determinato a portare il vero popolo al potere, a lavare l’onta della casta.
Questo e’ quello che fanno tutti i leader populisti, sebbene le loro caratteristiche sociali siano diverse […]
Tutti i leader populisti mettono in scena una performance rappresentativa che permette loro di essere visti e accettati
dal loro popolo come l’incarnazione di quello stesso popolo.
Questo e’ cio’ che distingue la loro leadership dalla rappresentanza come mandato […]
Le analogie con il fascismo e le differenze rispetto al fascismo diventano evidenti. Come il fascismo, il populismo diventa davvero influente quando passa da movimento di opposizione a forza di governo, ma a differenza del fascismo, questa transizione non si traduce in un cambio di regime, sebbene il mutamento istituzionale possa indebolire il potere legislativo e ad accrescere quello esecutivo. Come il fascismo, il populismo aspira a una forte coesione sociale e politica, ma, a differenza del fascismo, il leader che incarna questa coesione non si situa al di sopra della legge.
Il confine sfuocato tra il populismo e il fascismo e’ rintracciabile solo nel legame simbiotico tra leader e audience, ma anche nella forma assunta dal partito. Questa forma e’ forse uno degli aspetti piu’ intriganti del populismo e che lo rende eccentrico rispetto alla democrazia dei partiti in un modo che e’ al contempo simile e distante dal fascismo.
La modalita’ autoritaria del populismo si manifesta nella struttura leggera e movimentista del partito, la quale […] consente un facile allineamento della volonta’ tra chi governa e chi e’ governato […]
Due casi di rappresentanza diretta che hanno per protagonisti movimenti antipartito, i casi forse piu’ spettacolari o originali del nostro tempo:il Movimento Cinque Stelle (o M5S) e Podemos. Non mi propongo di condurre uno studio esaustivo di questi due movimenti, ma di illustrare, attraverso di essi, il processo di iperleaderismo innescato mediante dispositivi digitali da due movimenti nati all’insegna dell’orizzontalismo e della rappresentanza diretta.
Il M5S e Podemos, come altri movimenti simili sorti negli ultimi due decenni in Europa e nelle Americhe, si sono serviti sin dai loro esordi degli «strumenti partecipativi» offerti dal web – «applicazioni decisionali on-line che facilitano la partecipazione dei membri a varie discussioni, deliberazioni ed elezioni digitali» – e sono caratterizzati da una concezione e da una pratica flessibile di appartenenza che sfuma i confini del «partito» e unifica i cittadini attraverso una serie di strategie plebiscitarie imperniate sulla figura del leader e attraverso una retorica «reattiva» o opposizionale […]
I due movimenti sono molto diversi, non solo nei programmi, ma anche nei metodi e negli esiti. Entrambi inoltre stanno subendo un mutamento che probabilmente li portera’ a diventare sempre piu’ dei partiti che non dei semplici movimenti, quali erano quando si sono costituiti e quali aspiravano a rimanere.
Il M5S e’ riconducibile alla tradizione antipartitista del qualunquismo, radicata nella democrazia italiana sin dal suo esordio nel 1945 e riemersa con forza in concomitanza con Tangentopoli (ricordiamo che Forza Italia nacque come club antipartitico) […]
Podemos, al contrario, si riconosce in una forma leninista di volontarismo movimentista, che si fonda sull’opposizione del 99% dei cittadini all’1% e implica una concezione radicale del popolo come antiestablishment e della politica per il popolo non establishment.
Podemos e’ collocato decisamente a sinistra dello spettro ideologico e sembra non disdegnare di diventare un partito a tutti gli effetti; il suo antipartitismo delle origini e’
stato essenzialmente una critica alla reticenza e al centrismo del tradizionale partito socialista spagnolo (PSOE). Il M5S invece non ha mai affermato di essere o voler essere un movimento di sinistra (e probabilmente si esaurira’ senza diventare un partito); si e’ fin dalle origini presentato come espressivo dei cittadini comuni, allineato con i sentimenti e le rivendicazioni generiche di contestazione dell’establishment e della sua politica corrotta. Aspira ad essere molto piu’ inclusivo e generalista di un partito tradizionale ed e’ favorevole a politiche sociali basate sull’assistenza piu’ che sulla ridistribuzione, non avendo una cultura politica ascrivibile al riformismo socialista; possiamo collocare il M5S all’interno della galassia del centrismo, limitrofo piu’ al popolarismo democratico cristiano che al welfarismo di sinistra.
Podemos, invece, ha immediatamente dichiarato di patrocinare il superamento delle divisioni tradizionali tra vecchia destra e vecchia sinistra, nel nome di una politica piu’ progressista rispetto a quella della sinistra tradizionale, benche’ non classista, ma inclusiva e popolare.

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