Il futuro delle economie avanzate non avrebbe avuto il colore di milioni di “tute blu” impiegate nella produzione di merci in serie, ma quello di migliaia di “colletti bianchi”, knowledge workers specializzati nel progettare e promuovere linee di prodotto mirate a precisi segmenti di consumatori.
In virtu’ di questa transizione le aziende avrebbero dovuto rinunciare al controllo dell’intero processo produttivo per concentrarsi solo sulle fasi in cui potevano garantire una maggiore efficienza rispetto alla concorrenza, delegando invece all’esterno tutti quei processi in cui non avevano particolari vantaggi rispetto ad aziende specializzate […]
Superati i modelli di produzione di massa, le vocazioni degli occidentali si sono indirizzate verso il progettare e promuovere oggetti, disegnare e comunicare cose.
Le economie avanzate hanno cosi’ sigillato la transizione verso un modello di societa’ “post industriale”, un termine coniato proprio nel 1973, anno zero della trasformazione. Negli ultimi decenni del Novecento ha di conseguenza cominciato a crescere l’importanza di settori come la comunicazione e il marketing e sono diventati sempre piu’ pervasivi termini come brand, identity, value proposition.
Un’enfasi su identita’ e specificita’ dei consumi, valori e differenze che ha un che di schizofrenico dal momento che spesso l’“identita’” dei suddetti brand viene concretamente manufatta negli stessi contesti white label in cui si produce quella dei loro concorrenti.
Marchi che si contendono atleti e celebrita’ a suon di contratti milionari e di narrazioni contrapposte sono in realta’ prodotti spesso nelle stesse fabbriche della Cina meridionale, del Messico o del sud-est asiatico […]
La stessa parola brand, marchio, e’ rivelatrice: quando le aziende smettono di “fare” concretamente oggetti, l’atto di “marchiarli” diviene il loro principale strumento di “produzione” di valore. Un gesto che opera un’apposizione, un transfer quasi alchemico, di valore intangibile. E’ anche a causa di questo processo – legato alla possibilita’ di investire sempre piu’ risorse nella progettazione e nella comunicazione di prodotti – se alcuni brand sono divenuti forze culturali in grado di manipolare estetiche, narrazioni, stili di vita al fine di “plasmare” e fidelizzare profondamente i propri clienti.
E’ sempre grazie a questo processo se, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una proliferazione di offerta senza precedenti e, piu’ in generale, a una crescente differenziazione dei prodotti disponibili sul mercato.
Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-signora-delle-merci-di-cesare-alemanni/
https://www.iltascabile.com/societa/logistica-signora-delle-merci/
https://www.lastampa.it/tuttolibri/2023/06/03/recensione/la_logistica_fa_girare_il_mondo_intero_se_funziona_non_la_vedi-12835932/
https://www.rivistastudio.com/i-libri-del-mese-67/
https://www.geopolitica.info/la-signora-delle-merci/