La terziarizzazione e, piu’ in generale, l’espansione dei cosiddetti settori basati sulla conoscenza hanno profondamente modificato la composizione del prodotto interno.
L’incidenza dei beni materiali (auto, elettrodomestici, alimenti, abbigliamento e cosi’ via) e’ diminuita, mentre e’ aumentata quella dei beni immateriali (istruzione, cultura e intrattenimento, servizi alle imprese e alle famiglie).
Questa dinamica e’ stata accompagnata da una trasformazione culturale che ha progressivamente accresciuto il valore «posizionale» dei beni e servizi consumati.
Il valore di un bene dipende, in ultima analisi, dalla soddisfazione che le persone traggono dal suo consumo. La soddisfazione puo’ essere assoluta – compro un’auto sportiva perche’ mi piace la guida veloce – oppure relativa – compro quell’auto perche’ e’ «distintiva», conferisce visibilita’, prestigio, e cosi’ via.
Man mano che i consumi si affrancano dalla soddisfazione dei bisogni primari, l’aspetto sociale del consumo diventa piu’ saliente: la soddisfazione dipende non solo dalla fruizione personale, ma
anche dal contesto della fruizione, il quale a sua volta dipende dal numero dei fruitori
Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml