Lavoro/De Biase

Luca De Biase – Il lavoro del futuro – Codice (2018)

Si delineano alcune evidenze:
1. C’è un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Ma se chi non innova perde occupazione, chi innova puo’ crearne.
2. Per ora, l’intelligenza artificiale non riduce il lavoro, anzi ne crea. Ma alcune tecnologie eliminano posti in fretta e creano occupazione lentamente.
3. La lentezza e’ dovuta al fatto che per usare bene il digitale occorre una cultura nuova.
4. Per adattare il modo di pensare alla grande trasformazione non occorre tanto “flessibilita’”, quanto “strategia” progettuale.
5. Un’azienda che coinvolge i collaboratori nel progetto di migliorare la produttivita’ e creare prodotti straordinari puo’ crescere, automatizzare la produzione e aumentare l’occupazione.
6. Le aziende innovative tendono sempre meno a comprare il tempo delle persone e sempre piu’ a comprare la loro capacita’ di realizzare progetti.
7. Esiste una tendenza alla polarizzazione: da una parte, persone con elevate conoscenze e ottimi risultati economici; dall’altra, lavoratori con capacita’ e reddito limitati.
8. Mentre le grandi aziende tendono a espellere manodopera alle dirette dipendenze, possono candidarsi come abilitatori di ecosistemi capaci di sviluppare piu’ posti di lavoro.
9. Due scenari si consolidano: a) le piattaforme parcellizzano il lavoro in microattivita’ sottopagate e b) servono alla cooperazione necessaria per generare beni comuni.
10. Occorre una formazione che specializzi e nello stesso tempo apra la mente alla consapevolezza del cambiamento.
11. L’ambito nel quale si progettano e realizzano le soluzioni piu’ concrete e’ quello territoriale. Con la partecipazione di imprese, universita’, enti locali.
12. Per affrontare il futuro occorre saper cambiare, mantenendo pero’ una direzione di fondo: ci si prepara ibridando i saperi e assorbendo in profondita’ le materie fondamentali.
13. Anche i direttori delle risorse umane si modernizzano, e lo fanno guardando al lungo termine: come si investe nelle macchine, si deve investire nelle persone.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/lavoro-del-futuro-luca-de-biase/
https://opentalk.iit.it/rubrica-book-review-il-lavoro-del-futuro/

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il secolo asiatico? – Fazi (2019)

Un nuovo strato di “asiaticita’” si sta insinuando nell’identita’ e nella vita quotidiana delle persone. In giro per il mondo, cresce il numero di studenti che imparano il cinese e il giapponese, cosi’ come quello degli imprenditori che avviano attivita’ nelle metropoli asiatiche, dei viaggiatori che affollano le spiagge asiatiche, dall’Oman alle Filippine, dei matrimoni misti con cittadini indiani e thailandesi, di giovani che si convertono all’islam, di cinema che proiettano produzioni di Bollywood e cosi’ via.
Il modo asiatico di fare le cose si sta diffondendo.
I governi occidentali stanno assumendo una guida piu’ decisa nelle priorita’ economiche e stanno imparando a controbilanciare la democrazia con la tecnocrazia.
Oggi in Occidente non si parla piu’ solo di diritti ma anche di responsabilita’. Ufficiali, uomini d’affari, accademici e studenti occidentali vengono in Asia per osservare come costruire imponenti infrastrutture di livello mondiale e citta’ futuristiche per studiare come i governi usano la modellistica e la statistica per allineare le imprese e le universita’ e per esaminare politiche sociali che promuovono la solidarieta’ nazionale. Per molti versi, non sono piu’ “loro” che aspirano a essere come “noi”, ma noi che aspiriamo a essere come loro […]
Alcuni aspetti dell’occidentalizzazione globale rimarranno centrali, in particolare la lingua inglese, il capitalismo e il perseguimento dell’eccellenza scientifica e dell’innovazione tecnologica. Altri aspetti, invece, svaniranno, come il fascino per la democrazia all’americana e l’iperconsumismo.
La domanda non e’ quale ordine prevarra’, ma in che modo l’Asia plasmera’ un nuovo ordine globale di cui faremo tutti parte.
Questa e’ solo la fase iniziale di un processo che vedra’ l’Asia penetrare tutte le altre civilta’ come ha fatto l’Occidente nel corso dei secoli. Esattamente come sarebbe stato impossibile prevedere l’impatto delle esplorazioni commerciali europee in Asia e nelle Americhe o la partecipazione degli Stati Uniti alla prima guerra mondiale, l’esito di questo processo e’ incerto L’asianizzazione e’ un’arma a doppio taglio, come lo sono state l’europeizzazione e l’americanizzazione del mondo.

Info:
https://www.iltascabile.com/societa/secolo-asiatico/
http://www.mangialibri.com/libri/il-secolo-asiatico

Lavoro/Castronovo

Valerio Castronovo – Le rivoluzioni del capitalismo – Laterza (2007)

[È] innegabile che l’automazione, man mano che ai reparti d’officina s’e’ estesa agli uffici, abbia finito – combinandosi con altri fattori interni ed esterni alle imprese – per spezzare il circolo virtuoso fra crescita economica e aumento dei posti di lavoro, che da due secoli, dalla prima rivoluzione industriale, era una sorta di equazione che si riproduceva costantemente nei periodi di alta congiuntura.
Gia’ da due decenni l’elevazione degli indici di produttivita’ non ha dato piu’ luogo come in passato a un aumento proporzionale dell’occupazione nell’industria manifatturiera. Da quando il sistema informatico a rete ha sostituito quello a catena, agevolando l’adozione di tecnologie  risparmiatrici di lavoro, si e’ reso inutile l’impiego di tante braccia […] Naturalmente non in tutti i settori di attivita’ il saldo occupazionale risulta negativo.
Giacche’ le innovazioni, se hanno distrutto posti di lavoro nelle aziende che fabbricano manufatti, ne hanno invece creato di nuovi nelle imprese che progettano e producono attrezzature o beni e servizi destinati a rimpiazzare quelli obsoleti.
D’altra parte, se l’occupazione e’ andata riducendosi in termini quantitativi, essa e’ migliorata invece sotto il profilo qualitativo in quanto l’introduzione delle tecnologie elettroniche e dell’automazione ricorsiva hanno eliminato i carichi e i ritmi piu’ spossanti della precedente organizzazione del lavoro.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_rivoluzioni_del_capitalismo/9788842047797/01e9a8dbdfb75d1edf

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Lo stato innovatore – Laterza (2014)

Solo dopo che lo Stato aveva ultimato il complicato lavoro preparatorio, il genio e l’«avventatezza » di Steve Jobs sono riusciti a produrre profitti e successi in gran quantita’ solo perche’ la Apple ha potuto cavalcare l’onda di imponenti investimenti pubblici nelle tecnologie «rivoluzionarie » che sono alla base dell’iPhone e dell’iPad: internet, il Gps, gli schermi tattili e le tecnologie di comunicazione.
Senza queste tecnologie finanziate dallo Stato, Jobs e la sua «avventatezza» non avrebbero avuto nessuna onda da cavalcare […]
Insomma, «perseguire quello che amate» senza perdere l’«avventatezza» e’ molto piu’ facile se vivete in un paese in cui lo Stato si fa carico dello sviluppo delle tecnologie piu’ rischiose, effettua gli ingenti e audaci investimenti iniziali e poi sostiene queste tecnologie fino alla fase in cui gli operatori privati sono in grado di «entrare in gioco e spassarsela».
E con buona pace dei profeti del «libero mercato», che continuano a mettere in guardia dal pericolo che sia lo Stato a decidere chi vince e chi perde, possiamo dire che sono state le politiche del governo americano a gettare le basi per gli strumenti che hanno consentito alla Apple di diventare protagonista in uno dei settori high-tech piu’ dinamici del XXI secolo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Lo_Stato_innovatore/9788858113332/01b596b6e85e38699c
https://www.pandorarivista.it/articoli/lo-stato-innovatore-di-mariana-mazzucato/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/lo-stato-innovatore/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858113332