Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Uno degli errori di fondo commessi dall’Unione europea al momento dell’introduzione del mercato unico, che ha liberalizzato la migrazione delle persone e la mobilita’ dei capitali, e’ stato l’insufficiente attenzione dedicata all’armonizzazione fiscale.
Sul piano teorico, l’idea alla base del mercato unico era che avrebbe consentito alle imprese di spostarsi dove i costi erano minori e da li’ spedire le proprie merci verso tutta Europa: cio’ avrebbe provocato un aumento della domanda di lavoro nei paesi a bassi salari, accelerando cosi’ la convergenza delle economie in Europa.
Le imposte possono pero’ distorcere questo processo apparentemente armonico. Per le imprese cio’ che conta sono i rendimenti al netto delle imposte: percio’ esse sono sensibili – oltre che ai salari, all’efficienza del lavoro, al contesto economico generale, ai costi di trasporto e agli altri fattori di produzione – anche alle imposte da pagare. E nel brevissimo termine l’unica variabile che i paesi possono modificare, per attrarre le imprese, e’ proprio l’aliquota sul reddito d’impresa […]
Le prove di questa gara fiscale al ribasso sono davanti ai nostri occhi.
Tra il 1995 e il 2018 l’aliquota media sul reddito delle societa’ in Europa e’ scesa dal 35 al 22 per cento. Ed e’ prevedibile che la discesa prosegua, visto che Francia, Grecia, Olanda e Svezia hanno gia’ annunciato ulteriori riduzioni delle aliquote.
Riducendo le aliquote, un paese punta a guadagnare posti di lavoro e gettito fiscale, sperando che l’incremento della base imponibile compensi ampiamente la perdita di gettito immediata dovuta alla riduzione di aliquote.
Tuttavia, questi guadagni avvengono in gran parte a scapito di altri paesi, soprattutto altri membri dell’Unione europea.
Naturalmente, questa strategia di rob-thy-neighbour [rapina il tuo vicino] e’ del tutto incompatibile con lo spirito di solidarieta’ europeo.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie diseguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Il fatto che le classi popolari e medie versino tasse di entita’ significativa ovviamente non costituisce di per se’ un problema.
Se si intende finanziare un livello elevato di spesa sociale e d’investimenti nel settore dell’istruzione, e’ inevitabile che tutti vengano coinvolti. Tuttavia, per far si’ che le imposte siano ben accette e’ indispensabile che il sistema fiscale sia trasparente ed equo. Quando le classi popolari e medie hanno l’impressione di essere maggiormente tassate rispetto alle classi piu’ ricche, vi e’ il rischio che il consenso all’imposizione tributaria e il contratto sociale su cui si fondano le societa’ socialdemocratiche inizino a sgretolarsi. Per questo, l’incapacita’ da queste ultime dimostrata di superare lo Stato nazionale e di promuovere forme transnazionali di giustizia fiscale ne costituisce il principale fattore di fragilita’ […]
Si possono distinguere tre grandi categorie di imposta progressiva: sul reddito, sulle successioni e quella annuale sulla proprieta’.
Queste tre tipologie hanno ciascuna la propria giustificazione e vanno intese come complementari le une alle altre.
In linea di principio, l’imposta progressiva sul reddito grava sull’insieme dei redditi percepiti nel corso di un dato anno, qualunque sia la loro fonte – redditi da lavoro (salari, pensioni, redditi da lavoro autonomo ecc.) o redditi da capitale (dividendi, interessi, affitti, profitti ecc.) –, in modo da permettere a ognuno di contribuire alla spesa pubblica in funzione delle sue capacita’.
L’imposta sulle successioni – che generalmente comprende anche le donazioni – si applica al momento delle trasmissioni patrimoniali, permettendo di ridurre la perpetuazione intergenerazionale dei beni e la concentrazione dei patrimoni.
L’imposta annuale sulla proprieta’ – detta anche imposta sulla ricchezza, o imposta sul capitale, o imposta sul patrimonio – viene riscossa ogni anno sulla base del totale dei beni posseduti, un dato che puo’ considerarsi un indice di capacita’ contributiva piu’ rivelatore e duraturo (e in certa misura meno facilmente manipolabile) rispetto al reddito annuale […]
A partire dagli anni ottanta e novanta del secolo scorso, l’aumento del debito pubblico e’ l’esito (in parte) di una strategia deliberata, volta a ridurre il peso dello Stato. L’esempio tipico e’ dato dalla strategia di bilancio seguita da Reagan negli anni ottanta: si sceglie di ridurre fortemente le imposte sui redditi piu’ elevati, con un aumento del deficit e la conseguente diminuzione della spesa sociale.
In molti casi, la riduzione delle imposte ai contribuenti piu’ ricchi e’ stata poi finanziata con la privatizzazione di beni pubblici, il che in sostanza corrisponde a un trasferimento “gratuito” dei titoli di proprieta’ (ovvero, si abbassano le tasse per 10 miliardi di dollari ai piu’ ricchi, che utilizzano poi questi 10 miliardi per acquistare i beni in questione). Questa strategia e’ proseguita, negli Stati Uniti e in Europa, fino a oggi e risulta strettamente legata alla traiettoria di aumento delle disuguaglianze e di concentrazione crescente della proprieta’ privata.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Almeno quattro importanti ragioni per la tassazione.
La prima: […] le tasse consentono allo Stato di rifornirsi di cio’ di cui ha bisogno senza l’uso esplicito della forza. Se il governo britannico smettesse di richiedere alla popolazione di pagare i propri obblighi fiscali utilizzando le sterline britanniche, comprometterebbe ben presto le proprie capacità di approvvigionarsi di lavoro. Meno persone avrebbero bisogno di
guadagnare sterline e, di conseguenza, lo Stato si troverebbe in difficolta’ nel trovare insegnanti, infermieri e cosi’ via disposti a lavorare e produrre beni e servizi in cambio della sua valuta […]
Seconda importante ragione d’essere della tassazione:
l’inflazione […] Se lo Stato desidera aumentare la spesa in sanita’ e in istruzione, potrebbe aver bisogno di rimuovere dall’economia una parte della nostra capacita’ di spesa al fine di evitare che i suoi esborsi piu’ generosi spingano al rialzo i prezzi.
[Un] terzo: le tasse sono uno strumento governativo importante per modificare la distribuzione della ricchezza e del reddito[…]
Circa la meta’ di tutto il reddito aggiuntivo generato ogni anno va all’1 per cento piu’ ricco della societa’, mentre tre sole famiglie detengono piu’ ricchezza dell’intera meta’ piu’ povera della popolazione americana. Concentrazioni cosi’ estreme di patrimonio e di reddito danno origine a problemi sociali ed economici. Per prima cosa, diventa molto complicato mantenere un’economia forte quando la maggior parte dei redditi va a finire nelle tasche della fetta piu’ piccola di popolazione piu’ ricca che risparmia gran parte del proprio reddito senza immetterlo nuovamente nell’economia […] Percio’, cosi’ come i tagli delle tasse possono essere utilizzati per esacerbare le disuguaglianze, il governo potrebbe esercitare la sua autorita’ fiscale per invertire queste pericolose tendenze. Aumentare i controlli, rendere piu’ difficile l’elusione colmando le lacune del sistema impositivo, aumentare le aliquote e stabilire nuove forme di tassazione sono tutte leve importanti per consentire al governo di raggiungere una distribuzione
piu’ sostenibile di reddito e ricchezza […]
Infine, i governi possono impiegare le tasse per incoraggiare o scoraggiare certi comportamenti. Al fine di migliorare la salute pubblica, combattere il cambiamento climatico o disincentivare la speculazione nei mercati finanziari, i governi potrebbero imporre rispettivamente una tassa sulle sigarette, sul carbonio o sulle transazioni finanziarie. Gli economisti fanno spesso riferimento a queste imposte come a “tasse sui vizi“ in quanto vengono utilizzate per dissuadere le persone dall’intraprendere attivita’ dannose […]
Viceversa, le tasse possono essere utilizzate anche per incentivare determinati comportamenti. Ad esempio, il governo puo’ prevedere alcuni sgravi fiscali per incoraggiare le persone a comprare elettrodomestici a risparmio energetico o veicoli elettrici.
Per tutte queste ragioni, le tasse sono un indispensabile strumento politico che non puo’ essere abbandonato semplicemente perche’ lo Stato puo’ fabbricare la propria moneta.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La teoria monetaria moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

Secondo la visione convenzionale, al centro dell’universo monetario si trova il contribuente, in ragione della credenza per la quale lo Stato, di per se’, non possiede denaro.
Ne consegue che gli unici soldi disponibili per finanziare lo Stato devono provenire in ultima istanza dalle persone comuni come noi.
La MMT  [Modern Monetary Theory] cambia radicalmente questa nostra comune rappresentazione riconoscendo il fatto che non e’ il contribuente a finanziare le spese dello Stato bensi’ l’istituto di emissione monetaria, cioe’ il governo centrale stesso; e che l’idea per la quale sono le tasse a finanziare le spese dello Stato e’ pura e semplice fantasia […]
Solo perche’ non esistono vincoli finanziari al bilancio dello Stato non significa che non vi siano limiti reali a cio’ che il governo puo’ (e dovrebbe) fare. Ogni economia ha i propri limiti di velocita’ interni, regolati dalla disponibilita’ delle sue risorse produttive reali: lo stato della tecnologia e la quantita’ e qualita’ delle sue terre, dei suoi lavoratori, delle sue fabbriche, dei suoi macchinari e delle altre risorse materiali.
Se lo Stato spende troppo in un’economia che sta gia’ correndo a piena velocita’, l’inflazione comincera’ ad accelerare.
Dei limiti quindi esistono. Questi, pero’, non stanno nella possibilita’ del nostro governo di spendere soldi o nel deficit, ma nelle pressioni inflazionistiche e nelle risorse presenti all’interno dell’economia reale.
La MMT distingue dunque nettamente i limiti reali dai vincoli immaginari e autoimposti.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Europa/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Come spiegare questo forte divario che separa le classi popolari (nel senso piu’ ampio) dal progetto di costruzione europea?
Mi sembra che la spiegazione piu’ plausibile risieda nella percezione (in gran parte giustificata) che il grande mercato unico europeo avvantaggi soprattutto gli attori economici piu’ potenti e i gruppi sociali piu’ favoriti.
Di fatto, e’ poco contestabile che la concorrenza fiscale induca i paesi europei a modificare il proprio sistema di tassazione a vantaggio degli operatori piu’ dinamici, a scapito dei piu’ umili. L’idea che i gruppi sociali piu’ modesti sarebbero per natura irrazionalmente nazionalisti (o addirittura razzisti) – ipotesi molto comoda, che permette alle elite “progressiste” di giustificare la propria missione civilizzatrice – non regge a un’analisi approfondita […]
Fino a quando l’Unione Europea non sara’ al servizio di una politica chiara e tangibile di giustizia sociale e fiscale (per esempio, con un’imposta europea sui redditi e sui patrimoni piu’ elevati), non si vede quale altro fattore potrebbe riuscire a ricomporre il profondo divario che si e’ venuto a creare tra classi popolari e progetto di costruzione europea […]
Gli sviluppi osservati in questi ultimi anni non fanno che accrescere il divario tra l’UE e le classi popolari.
In Francia, chi e’ arrivato al potere con le elezioni del 2017 dice di essere a favore dell’Europa, mettendo ancora una volta, e in modo particolarmente grossolano la costruzione europea al servizio di una politica a favore delle classi agiate. Le due principali misure fiscali votate nell’autunno 2017 [imposta sul patrimonio immobiliare e l’introduzione di un’aliquota d’imposta proporzionale sui redditi da capitale …] sono state adottate in larga misura in nome della “concorrenza europea”. Provvedimenti che sono stati giustificati anche in ossequio all’ideologia dei “primi della cordata” (secondo la definizione data da Macron), per cui l’intera popolazione trarrebbe beneficio dagli sgravi fiscali accordati ai piu’ ricchi (considerati, in questo caso, i piu’ meritevoli e i piu’ utili). Una prospettiva che ricorda la teoria del trickle-down (“gocciolamento”) propagandata da Ronald Reagan negli anni ottanta del secolo scorso, o quella dei job creators sviluppata da Donald Trump e dai repubblicani statunitensi negli anni dieci del Duemila.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Europa/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Nonostante i suoi successi, in questo inizio di XXI secolo la costruzione europea accusa numerosi limiti che potrebbero provocare un rigetto popolare generalizzato, come dimostra il referendum sulla Brexit del 2016.
Nel corso degli ultimi decenni, e’ andato affermandosi il sentimento diffuso secondo il quale “l’Europa” (parola che e’ arrivata a designare l’istituzione europea con sede a Bruxelles) agirebbe a scapito delle classi popolari e medie, operando soprattutto a vantaggio dei ceti privilegiati e delle grandi imprese. Questo “euro- scetticismo” si e’ nutrito anche dell’avversione ai nuovi fenomeni migratori, nonche’ di un generale senso di declassamento […]
Resta pur sempre il fatto che i governi europei non sono stati in grado di far fronte all’aumento delle disuguaglianze e al calo della crescita iniziato nel decennio 1980-1990. Questo clamoroso fallimento si spiega, da un lato, con il fatto che l’Europa si sia fondata quasi esclusivamente su un modello di sviluppo basato sulla concorrenza tra i territori e tra le persone, a tutto vantaggio dei gruppi dotati di maggiore mobilita’ (o percepiti come tali); dall’altro, con l’incapacita’ degli Stati
membri di adottare la benche’ minima forma di tassazione o di politica sociale comune. Incapacita’ a sua volta derivante dall’aver scelto il principio dell’unanimita’ per ogni decisione in materia fiscale […]
La regola dell’unanimita’ e la concorrenza fiscale tra gli Stati europei hanno portato a una dinamica di dumping fiscale accelerato nel periodo 1990-2020, specie per quanto riguarda la tassazione sugli utili delle societa’. L’aliquota relativa, che negli anni ottanta del secolo scorso era intorno al 45-50% nella maggior parte dei paesi europei, e’ andata via via riducendosi fino a toccare, nel 2018, un tasso medio di appena il 22%.
Tutto questo in uno scenario in cui il tasso globale dei prelievi obbligatori e’ rimasto stabile; inoltre, non vi e’ alcuna garanzia che la riduzione tendenziale della tassazione sui profitti delle imprese sia giunta al termine (le aliquote potrebbero scendere fino allo 0%, o assumere addirittura la forma opposta, quella di sovvenzioni finalizzate ad attrarre investimenti, come del resto e’ gia’ avvenuto in diverse occasioni).

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Stato/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

[Le tasse] sono importanti da altri punti di vista. Come osserva il Rapporto mondiale sulla disuguaglianza, «la traiettoria della disuguaglianza di reddito osservata negli Stati Uniti» e’ parzialmente spiegata da un «sistema fiscale diventato sempre meno progressivo».
Le tasse possono quindi essere utilizzate per tenere a freno le accumulazioni astronomiche di ricchezza.
Si tratta di un elemento cruciale proprio perche’ i ricchi utilizzano il loro denaro per acquisire potere e influenza sul processo politico: hanno manipolato il sistema fiscale a loro favore; hanno riscritto le leggi sul lavoro, gli accordi commerciali, le regole che disciplinano i brevetti e i diritti d’autore, e molto altro; hanno riformato la politica pubblica per servire i loro interessi economici.
Questo e’ il motivo per cui cosi’ tante delle nostre aziende pagano enormi somme di denaro agli azionisti e ai vertici aziendali, somme piu’ piccole alla classe superiore ben istruita e una miseria a tutti gli altri […]
E’ per questo che il nostro Stato sociale, il sistema sanitario e il sistema pensionistico sono tutti allo sfascio, e che non facciamo nulla per risolvere la crisi climatica.
I profitti e il potere che le elite ricche possono acquisire nel non affrontare questi problemi sono maggiori dei profitti e del potere che trarrebbero nell’affrontarli.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo Spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Secondo l’OCSE, dagli anni Ottanta la diseguaglianza economica e’ cresciuta del 33% in Italia (il dato piu’ alto fra i paesi OCSE).
Al punto che nel 2016 i sette paperoni nazionali hanno una ricchezza pari ai 20 milioni piu’ poveri, il famigerato 1% detiene il 25% del reddito nazionale e il 20% delle persone piu’ ricche possiede piu’ di quanto detenuto dal 67% della popolazione […]
Il problema e’, senz’altro, globale. Alcune delle misure necessarie – come la chiusura dei paradisi fiscali, dato che il 50% delle aziende italiane quotate in borsa ha una presenza in un paradiso offshore – possono essere portate avanti principalmente a livello europeo. Ma molte altre possono e devono essere messe in campo a livello nazionale. Non e’ un intervento divino che ha reso l’Italia il paese piu’ iniquo fra le democrazie dell’Europa occidentale, con la piu’ grande forbice di ricchezza fra chi ha troppo e chi troppo poco. Ma chiare scelte politiche: la detassazione delle grandi eredità – laddove, come ha dimostrato Piketty, i grandi patrimoni si trasferiscono non per merito ma per eredita’; la detassazione della prima casa anche per i piu’ abbienti; un sistema fiscale iniquo che schiaccia lavoratori, autonomi e partite IVA ma che abbassa la tassazione sui profitti d’impresa e inventa condoni fiscali sempre piu’ improbabili; e poi l’assenza di una vera tassazione patrimoniale, di natura fortemente progressiva e non punitiva, capace di mettere in circolazione la ricchezza accumulata nelle mani di pochissimi e tenuta ferma a moltiplicarsi attraverso investimenti finanziari improduttivi […]
Oltre all’economia la grande ricchezza puo’ bloccare la democrazia. Lungi dall’essere solo un problema economico e sociale, questo e’ infatti un problema politico di primo piano. Chi accumula una posizione economica dominante acquisisce di fatto anche un potere decisionale che mina alla radice l’autonomia dei singoli cittadini, permettendo quelle forme di cattura della democrazia nazionale da parte delle grandi oligarchie di potere che sequestrano la sovranita’ popolare e snaturano il senso stesso della rappresentanza politica.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

 

Finanziarizzazione/Formenti

Carlo Formenti – Utopie letali – Jaca Book (2013)

Analizzando le politiche economiche condotte da tutti i governi occidentali negli ultimi decenni, se ne ricava un’impressione di incredibile uniformita’, a partire dai continui sgravi fiscali per i ricchi, motivati dal fatto che, in questo modo, si sarebbero promossi gli investimenti e, di conseguenza, sarebbero aumentati i livelli di occupazione e i redditi […]
I capitali «liberati» dagli sgravi fiscali [pero’] non venivano reinvestiti in attivita’ produttive ma alimentavano solo le speculazioni finanziarie.
Passiamo a un secondo Leitmotiv delle politiche liberiste, vale a dire le massicce privatizzazioni di beni comuni e servizi pubblici: restituire la produzione di servizi sociali al mercato, si sostiene, significa sottoporli alle leggi della concorrenza, contribuendo a migliorarne la qualita’ e ridurne i costi, ma soprattutto significa ridurre la spesa pubblica combattendo sprechi e inefficienze.
La realta’ ha al contrario dimostrato che a migliorare sono solo i profitti privati, mentre i costi aumentano e la qualita’ dei servizi peggiora.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-prefazione-a-utopie-letali-di-carlo-formenti/
http://www.inchiestaonline.it/libri-e-librerie/valerio-romitelli-le-utopie-letali-che-si-aggirano-per-il-mondo-secondo-carlo-formenti/
http://www.inchiestaonline.it/libri-e-librerie/valerio-romitelli-le-utopie-letali-che-si-aggirano-per-il-mondo-secondo-carlo-formenti/

Capitalismo/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishnent e populismo – Laterza (2017)

0,005%. E’ questa la tassazione a cui sono stati soggetti buona parte dei profitti europei di Apple grazie a un accordo con il fisco irlandese. E non si tratta di un’eccezione.
In Europa si e’ generata una competizione al ribasso tra paesi che spinge i governi ad abbassare la tassazione per le grandi imprese in modo da ‘scipparle’ al vicino.
Alcuni, come il Lussemburgo, l’Olanda, l’Irlanda, il Regno Unito e Cipro, corteggiano esplicitamente l’elusione fiscale pur di attirare le multinazionali – e, non a caso, vengono considerati paradisi fiscali da molte ONG internazionali.
Di fatto, il sistema europeo legittima un doppio regime fiscale riservando alle multinazionali un trattamento di favore.
Danneggiando fortemente, allo stesso tempo, le capacita’ fiscali di tutti gli Stati europei. Anche l’Italia non e’ immune da questo fenomeno, tutt’altro […]
Ma come funziona tutto questo e chi lo consente?
Le procedure sono varie, ma le piu’ comuni hanno dei nomi evocativi: Double Irish e Dutch Sanwich. Nomi che rimandano ai responsabili di tutto questo: i governi nazionali.
Il Double Irish e’ usato da molte aziende oltre che dalla Apple, e fra queste Google, Pfizer, Adobe, Johnson & Johnson e Yahoo!. Si tratta – va ricordato, anche perche’ e’ precisamente questo il problema – di una procedura assolutamente legale.
Innanzitutto, bisogna registrare due compagnie separate in Irlanda. La prima servira’ a raccogliere tutti i profitti dalle vendite europee; la seconda sara’ invece titolare dei brevetti relativi ai prodotti venduti. La prima fara’ transitare la maggior parte dei profitti alla seconda, sotto forma di royalties, cioe’ di diritti per l’utilizzo del brevetto. La seconda compagnia, infatti, potra’ evitare qualsivoglia imposizione fiscale grazie a una legge speciale che stabilisce gli introiti da royalties per le aziende multinazionali con sede in Irlanda.
Cosa accade con tutto questo denaro? Riportarlo negli Stati Uniti significherebbe pagare la corporate tax americana – che, anche se molto bassa, e’ pur sempre piu’ di zero. Meglio trasferirli, invece, la’ dove e’ pari a zero: le Bermuda […]
Il Parlamento e la Commissione europea sono, va detto, ben consapevoli delle ingiustizie che questo sistema produce. Da molti anni stanno spingendo per una maggiore armonizzazione fiscale e per normative piu’ rigide contro l’evasione fiscale a livello comunitario: non sarebbe infatti cosi’ difficile attaccare alla radice il problema. Ma fino ad oggi non e’ stato concordato nulla se non riforme di facciata. […]
E’ lampante la responsabilita’ e la connivenza di una classe politica che silenziosa, gettando il sasso e nascondendo la mano, catturata da interessi oligarchici e attraversata da una tragica mediocrita’, persegue politiche controproducenti e contrarie agli interessi di una maggioranza.
Risultato? Calo drastico del gettito fiscale, aumento delle diseguaglianze e distorsione del mercato.