Stato/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Secondo la teoria, lo stato neoliberista dovrebbe favorire in modo precipuo il diritto individuale alla proprieta’ privata, il primato della legalita’, l’istituzione di mercati in grado di funzionare liberamente e il libero scambio […]
Il rispetto dei contratti e i diritti individuali alla liberta’ d’azione, di espressione e di scelta devono essere protetti.
Lo stato deve dunque utilizzare il suo monopolio degli strumenti di coercizione violenta per tutelare queste liberta’ a tutti i costi. Per estensione, la liberta’ delle imprese commerciali e delle grandi aziende (che dal punto di vista legale sono considerate come individui) di operare all’interno della struttura istituzionale di liberi mercati e libero scambio e’ considerata un bene fondamentale.
L’impresa privata e l’iniziativa imprenditoriale sono ritenute fondamentali per l’innovazione e la creazione di ricchezza.
I diritti di proprieta’ intellettuale sono tutelati (per esempio tramite brevetti) in modo da incoraggiare i cambiamenti tecnologici.
Il continuo aumento della produttivita’ dovrebbe dunque garantire a tutti un livello di vita più alto […]
Ma non tutto va per il meglio nello stato neoliberista, ed e’ per questo che esso appare come una forma politica transitoria o instabile. Al cuore del problema c’e’ una disparita’ rapidamente crescente tra gli scopi pubblici dichiarati del neoliberismo (il benessere di tutti) e i suoi risultati effettivi (la restaurazione del potere di classe).
Ma al di la’ di questo c’e’ un’intera serie di contraddizioni piu’ specifiche che e’ opportuno evidenziare.
1. Da una parte ci si aspetta che lo stato neoliberista rimanga in disparte, limitandosi a predisporre l’ambiente piu’ idoneo per le funzioni del mercato, ma dall’altra si vuole che sia interventista per creare un clima favorevole all’attivita’ economica e che si comporti come un’entita’ competitiva nelle politiche globali.
In quest’ultimo ruolo deve funzionare come un’azienda collettiva, e cio’ pone il problema di come garantirsi la fedelta’ dei cittadini. Il nazionalismo e’ una risposta ovvia, ma e’ profondamente antagonistico rispetto al programma neoliberista
2.L’autoritarismo nell’imposizione del mercato mal s’accorda con gli ideali di liberta’ individuali. Piu’ il neoliberismo volge il timone verso il primo, piu’ gli diventa difficile mantenere la sua legittimita’ rispetto ai secondi e piu’ e’ costretto a rivelare i propri toni antidemocratici.
A questa contraddizione si accompagna una crescente mancanza di simmetria nella relazione di potere tra grandi aziende e individui comuni
3. Anche se puo’ risultare cruciale per preservare l’integrita’ del sistema finanziario, l’individualismo irresponsabile e autocelebrativo di coloro che operano al suo interno produce volatilita’ speculativa, scandali finanziari e instabilita’ cronica
4. Si mettono al primo posto le virtu’ della competizione, ma la realta’ e’ il crescente consolidamento del potere oligopolistico, monopolistico e transnazionale all’interno di poche, grandi aziende multinazionali.
A livello popolare, la spinta verso la liberta’ di mercato e la trasformazione di ogni cosa in merce puo’ facilmente impazzire e produrre incoerenza sociale. La distruzione delle forme di solidarieta’ sociale e, come ha suggerito la Thatcher, anche dell’idea stessa di societa’ in quanto tale, lascia un vuoto crescente nell’ordine sociale. Diventa allora particolarmente difficile combattere l’anomia e controllare i comportamenti antisociali che ne conseguono, come criminalita’, pornografia o virtuale riduzione in schiavitu’ di altri.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Stato/Chang

Ha-Joon Chang – Economia.Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Lo stato stabilisce […] le regole di base che disciplinano cio’ che possono o non possono fare gli attori economici all’interno di un certo mercato.
La pubblicita’ ingannevole, le vendite basate su informazioni fuorvianti, l’insider trading, insieme ad altre, sono tutte pratiche vietate.
Le norme sui salari minimi, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e gli orari lavorativi fissano limiti che le aziende non possono oltrepassare nel rapporto con i lavoratori.
Le norme sulle emissioni, le quote di anidride carbonica e i controlli sull’inquinamento acustico regolano le modalita’ con cui le aziende possono produrre le proprie merci.
E via di questo passo. Cosi’ la politica crea, plasma e riplasma i mercati ancora prima di dare il via a qualsiasi transazione.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Lo stato innovatore – Laterza (2014)

Lo Stato non dev’essere visto soltanto come qualcosa che si «intromette», e nemmeno come qualcosa che si limita a «facilitare» la crescita economica.
Lo Stato e’ un partner fondamentale del settore privato, e spesso un partner piu’ audace, disposto a prendersi rischi che le imprese non si prendono.
Non puo’ e non deve piegarsi facilmente alle pressioni di gruppi di interesse che chiedono sovvenzioni, rendite e privilegi non necessari, come ad esempio riduzioni delle tasse: deve cercare al contrario di fare in modo che questi gruppi di interesse collaborino in maniera dinamica con le istituzioni pubbliche per perseguire la crescita e il progresso tecnico […]
Quando lo Stato non e’ sicuro dei propri mezzi, e’ piu’ facile che venga «catturato» e piegato a interessi privati.
Quando rinuncia ad assumere un ruolo guida, lo Stato non rappresenta piu’ un’alternativa reale al settore privato, ma un cattivo imitatore dei comportamenti di quest’ultimo.
E le accuse allo Stato di essere lento e burocratico sono piu’ verosimili in quei paesi che lo confinano a un ruolo puramente «amministrativo»

Info:
https://www.anobii.com/books/Lo_Stato_innovatore/9788858113332/01b596b6e85e38699c
https://www.pandorarivista.it/articoli/lo-stato-innovatore-di-mariana-mazzucato/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/lo-stato-innovatore/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858113332

Lavoro/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzione Nero (2018)

Le nostre vite sono sempre piu’ strutturate attorno a un ideale fortemente competitivo, che nel lavorare duro individua il principale strumento di autorealizzazione, e per quanto degradante, sottopagato o scomodo esso sia, il lavoro viene comunque considerato come un bene in se’.
Questo e’ il mantra dei principali partiti politici come della maggior parte dei sindacati […] La stessa ideologia e’ parallela alla demonizzazione dei disoccupati: i giornali pubblicano titoli che mettono in dubbio la caratura morale di coloro che ricevono i sussidi, i programmi televisivi ridicolizzano i poveri, e lo stereotipo del parassita dello Stato assistenziale e’ ormai un classico.
Il lavoro e’ diventato centrale per la nostra concezione di noi stessi, ed e’ cosi’ profondamente radicato in noi che, di fronte all’idea di lavorare meno, molti rispondono: «E allora cosa farei?». Il fatto che cosi’ tante persone non riescano neppure a immaginare una vita che abbia significato al di fuori del proprio impiego dimostra quanto in profondita’ l’etica del lavoro abbia plasmato la nostra psiche […]
Il lavoro e’ stato insomma trasformato in parte della nostra identita’ e presentato come l’unico vero mezzo per la realizzazione individuale […] “Le persone devono faticare e lavorare duro prima di poter ricevere un salario, devono dimostrare il loro valore agli occhi del Capitale. Questa forma di pensiero lascia intendere un ovvio residuo teologico, giacche’ la sofferenza e’ considerata non solo intrinsecamente significativa ma come la vera e propria condizione base per una vita che valga la pena vivere: in parole povere, una vita senza sofferenza viene considerata come frivola e vacua.
Questa concezione va rigettata e considerata il residuo di un’epoca storica trascesa da tempo. La spinta a dare un significato profondo alla sofferenza puo’ magari avere avuto senso in quelle epoche passate in cui poverta’, malattia e fame erano elementi ricorrenti dell’esistenza umana; ma oggi e’ doveroso rifiutarne la logica, e riconoscere che abbiamo superato la necessita’ di fondare il senso delle nostre esistenze sulla quantita’ di sofferenza provata: il lavoro e il dolore che lo accompagna non meritano celebrazione alcuna.

Lavoro/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

Il capitalismo necessita di uno spirito per coinvolgere le persone indispensabili alla produzione e allo sviluppo delle attivita’ economiche […]
Gli individui non possono essere messi e tenuti al lavoro attraverso la forza.
La prima ragione e’ di ordine pratico: il capitalismo non dispone del potere delle armi, in quanto e’ lo Stato – sempre relativamente autonomo, benche’ in gradi diversi, rispetto al capitalismo – a detenere il monopolio della violenza legittima. La seconda ragione riguarda il fatto che la liberta’ e’, in qualche modo, parte integrante del capitalismo, che dunque negherebbe se stesso se si imperniasse unicamente sul reclutamento della forza lavoro attraverso la forza: esso presuppone, quindi, quantomeno la liberta’ di lavorare (di accettare un impiego e di abbandonarlo, e dunque di coinvolgersi o meno) e quella di intraprendere (di assumere, acquistare, vendere e, piu’ in generale, combinare fra loro alcuni fattori per trarne profitto) […]
Il capitalismo deve fornire ragioni accettabili per coinvolgersi proprio perche’ e’ profondamente legato alla liberta’, non ha un potere totale sulle persone e presuppone lo svolgimento di numerosi lavori non espletabili senza il coinvolgimento attivo dei lavoratori, a cui devono essere fornite delle ragioni per impegnarsi […]
Cio’ significa che deve offrire alle persone la possibilita’, da una parte, di definire la condizione in cui si trovano in riferimento alla giustizia e, dall’altra, di aspirare legittimamente a una sicurezza di vita tale da potersi perpetuare nel loro essere (mantenere le condizioni della sopravvivenza biologica e sociale) e da riprodursi in quello dei loro figli.

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia.Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

A un attento esame delle cause principali della nostra era populista,  dobbiamo riconoscere che e’ necessario agire almeno su tre fronti.
In primo luogo, dobbiamo riformare la politica economica, a livello nazionale e internazionale, per attenuare le disuguaglianze e tenere fede alla promessa del rapido aumento degli standard di vita.
Da questo punto di vista, una distribuzione piu’ equa della crescita economica non e’ solo una questione di giustizia distributiva; e’ una questione di stabilita’ politica […]
In secondo luogo, dobbiamo ripensare il concetto di appartenenza nello stato-nazione moderno.
La promessa della democrazia multietnica, in cui individui di ogni credo e colore sono considerati davvero uguali, non è negoziabile […]
L’unica societa’ capace di trattare tutti i suoi membri con rispetto e’ quella in cui ogni individuo gode di diritti per il fatto di essere un cittadino, non per il fatto di appartenere a un determinato gruppo […]
Infine, dobbiamo imparare a resistere all’impatto trasformativo di internet e dei social media […] Per far si che l’era digitale sia sicura per la democrazia […] dobbiamo riuscire a incidere non solo su quali messaggi vengono diffusi sui social media, ma anche su come e’ piu’ probabile che vangano ricevuti.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Europa/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Come all’epoca del Feudalesimo, dopo un periodo di prosperita’ e di civilta’, l’Europa e l’Occidente stanno per ripiombare nell’insicurezza, nella poverta’ e in un quadro politico dove il potere degli stati si sfilaccia.
La destrutturazione dell’apparato statale e’ funzionale all’avvicinamento di nuove entita’ super-statali.
Si chiamano aree economicomonetarie, istituzioni sovranazionali, agenzie non governative: sono tutti nodi di una neo-gerarchia dal potere immenso, che ricalca la struttura del sistema feudale, riproposto in chiave globale, tecnologica e culturale.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Populismo/Bauman

Zigmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

In effetti, poiche’ tutt’e tre le gambe – militare, economica  e culturale – su cui si regge lo sgabello ormai precario della sovranita’ politica degli Stati territoriali nazionali vengono erose, distrutte e travolte dalle ondate crescenti di globalizzazione che investono la finanza, i commerci e l’informazione, e’ possibile che questa si riveli l’unica «saggezza politica» che un numero sempre maggiore di leader politici (o aspiranti tali) cerca, trova e utilizza, non avendo da offrire molto altro ai propri elettori, se non una «coscienza dell’unita’» radicata in un remoto e torbido passato che sembra trovare sonora conferma negli scaltri complotti e nelle occulte trame orditi da «loro» – gli sconosciuti, i forestieri, gli estranei che si accalcano alle nostre porte e tra noi.

Info:https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346

Stato/Luce

Edward Luce – Il tramonto del liberalismo occidentale – Einaudi (2017)

Quella della democrazia liberale e’ dunque la storia di una continua tensione fra la teoria popolare della democrazia e un’idea liberale piu’ complessa.
Oggi, tale tensione e’ diventata una contrapposizione di forze. Ecco, quindi, il punto cruciale della crisi dell’Occidente: le nostre societa’ sono divise tra la volontà del popolo e il governo degli esperti; la tirannia della maggioranza contro il circolo degli addetti ai lavori; Gran Bretagna contro Bruxelles; West Virginia contro Washington.
Ne consegue che la vittoria di Trump, cosi’ come la Brexit, sono riaffermazioni della volonta’ popolare. Per dirla con uno studioso olandese, il populismo occidentale e’ una risposta democratica illiberale a un liberalismo non democratico.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2018/01/recensione-edward-luce-il-tramonto-del-liberalismo-occidentale-einaudi-prima-parte/
https://www.anobii.com/books/Il_tramonto_del_liberalismo_occidentale/9788806236403/01399bfc38f7d47cf8
https://www.fondazioneluigieinaudi.it/il-liberalismo-al-tramonto-no-semmai-i-liberal/

Stato/Khanna

Parag Khanna – La rinascita delle citta stato – Fazi (2017)

Nel pensiero occidentale e’ radicata una grave negligenza teorica, che confonde politica e governance, democrazia e servizi, processo e risultati.
Ma la “volonta’ del popolo” non significa soltanto lasciare che il popolo continui a ripetere i propri desideri senza risultato.
La spettacolare ascesa della Cina rispetto a quella di democrazie come l’India ha dimostrato al mondo che e’ meglio avere un sistema orientato sui servizi a scapito della democrazia che un sistema che concede tutto alla democrazia e nulla ai servizi.
Per essere ammirata, la democrazia deve realizzare qualcosa. Le elezioni sono un sistema di responsabilita’, non un modo per realizzare progetti.
La legittimazione procedurale (input legitimacy) della democrazia non puo’ mai sostituire del tutto la legittimazione dei risultati (output legitimacy) della fornitura dei servizi di base al cittadino.

Info:
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/12/15/news/recensione-la-rinascita-delle-citta-stato-parag-khanna-una-fogliata-di-libri-169078/
https://eastwest.eu/it/cultura/parag-khanna-intervista-governo-stato-democrazia