Economia di mercato/Fraser

Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Nancy Fraser – Meltemi (2019)

Ironia della sorte, lo stato e’ stato utilizzato in questo regime per costruire strutture di governance transnazionali che incoraggiassero il capitale a disciplinare i cittadini e le istituzioni di cui il potere pubblico dovrebbe essere responsabile!
Organizzazioni come il FMI, l’OMC e il TRIPS (regime di proprieta’ intellettuale legato al commercio) ora stabiliscono molte delle regole guida, globalizzando e liberalizzando l’economia mondiale negli interessi del capitale.
Inoltre, il debito ricopre un ruolo importante nella governance del capitalismo finanziarizzato. In questo regime, e’ in gran parte attraverso il debito che il capitale espropria le popolazioni nel centro e nella periferia e impone ai cittadini misure di austerita’, indipendentemente dalle preferenze politiche da loro espresse attraverso le elezioni […]
A queste [organizzazioni] dovremmo aggiungere le banche centrali e le agenzie di rating delle obbligazioni.
Nessuna di queste istituzioni e’ politicamente responsabile. Eppure tutte sono attivamente impegnate nel costruire regole autorevoli su vasta scala. Le regole che hanno stabilito consolidano le peculiari interpretazioni neoliberali della proprieta’ privata e del libero mercato, che ora sono dominanti in vari ambiti di interazione sociale in tutto il mondo.
Portati a un livello superiore, e in grado di scavalcare le leggi nazionali, essi stabiliscono stretti vincoli su cio’ che gli stati possono o non possono fare in relazione a questioni come i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali; e questi vincoli non possono essere cambiati dall’azione politica a livello statale.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Capitalismo/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky, Robert Pollin – Ponte alla Grazie (2020)

Il neoliberismo e’ il motore che alimenta la crisi climatica.
Questo perche’ il neoliberismo e’ una variante del liberalismo classico, e il liberalismo classico si fonda sull’idea che a tutti dovrebbe essere concessa massima liberta’ di perseguire il proprio interesse personale nella cornice del capitalismo di mercato.
Il neoliberismo, tuttavia, si discosta sostanzialmente dal liberalismo classico, e quindi anche dalla premessa di base dell’economia ortodossa secondo cui il libero mercato, lasciato a se’ stesso, produrra’ risultati superiori agli interventi del governo.
E qui veniamo al problema del neoliberismo, quando lo si confronta con il modello di mercato puramente libero celebrato dall’ortodossia economica: quello che di fatto avviene, nel neoliberismo, e’ che i governi permettono alle grandi aziende di perseguire liberamente le opportunita’ di profitto nella massima misura possibile.
Se non che, ogni qual volta i profitti delle grandi aziende sono minacciati, entrano in scena i manovratori del governo che si occupano di mettere le cose a posto e salvare le aziende. Questo non e’ altro che socialismo per i capitalisti e spietato capitalismo del libero mercato per tutti gli altri.
Info:

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La buona governance e’ quella che rispetta le condizioni di gestione stabilite dai Programmi di aggiustamento strutturale, e in primo luogo l’apertura ai flussi commerciali e finanziari, ed e’ dunque strettamente legata ad una politica di integrazione nel mercato mondiale.
Cosi’ si sostituisce gradualmente alla categoria desueta e svalutata di «sovranita’». Uno Stato non dovra’ piu’ essere giudicato in base alla capacita’ di assicurare la sua sovranita’ su un territorio (come nella concezione occidentale classica), ma in base al rispetto delle norme giuridiche e della «buona prassi» economica della governance.
La governance degli Stati modella su quella dell’impresa una sua caratteristica fondamentale. Come i manager delle imprese sono stati sottoposti alla sorveglianza degli azionisti nel quadro della corporate governance a dominante finanziaria, cosi’ i dirigenti degli Stati sono sottoposti al controllo della comunita’ finanziaria internazionale, di organismi specializzati, di agenzie di rating […]
Sono i creditori del paese e gli investitori esteri che giudicano la qualita’ dell’azione pubblica, ovvero della conformita’ ai loro interessi finanziari.
Se gli investitori stranieri rispettano le regole della corporate governance, si aspettano che i dirigenti locali adottino da parte loro le regole della state governance.
Quest’ultima consiste nel mettere gli Stati sotto il controllo di una serie di organismi sovragovernativi e privati, i quali determinano gli obiettivi e i mezzi della politica da portare avanti. Sotto questo aspetto, gli Stati sono considerati «unita’ produttive» come le altre, in una vasta rete di poteri politico-economici sottoposti a norme simili.
La governance e’ stata spesso descritta come la nuova modalita’ di esercizio del potere, che coinvolge istituzioni pubbliche e giuridiche internazionali e nazionali, associazioni, Chiese, imprese, think thanks, universita’ […]
L’impresa, con l’appoggio degli Stati locali, diviene uno dei fondamenti dell’organizzazione della governance dell’economia mondiale. A governare l’agenda dello Stato sono ormai gli imperativi, le urgenze e le logiche delle aziende private.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
htps://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Rodrik

Dirla tutta sul mercato globale. Idee per una economia mondiale assennata – Dany Rodrik – Einaudi (2019)

La storia dell’economia e’ in larga misura la lotta tra due scuole di pensiero opposte, il liberismo e il mercantilismo.
Il liberismo economico, che pone l’accento su impresa privata e liberi mercati, rimane tuttora la dottrina dominante.
La sua vittoria sul fronte intellettuale, pero’, ci ha reso ciechi al grande fascino – e ai frequenti successi – delle pratiche mercantiliste. In realta’ il mercantilismo e’ assolutamente vivo e vegeto e ci sono buone probabilita’ che il suo costante conflitto con il liberismo si trasformi in una forza determinante per plasmare il futuro dell’economia globale […]
Il modello liberista concepisce lo Stato come un’entita’ dall’indole inevitabilmente predatoria e il settore privato come qualcosa votato per natura alla ricerca di rendite (rent-seeking). Dunque invoca una netta separazione fra Stato e impresa privata.
Il mercantilismo, invece, propone una visione corporativa in cui Stato e impresa privata sono alleati e collaborano per raggiungere obiettivi comuni, come la crescita economica interna o il potere nazionale […]
Una seconda differenza tra i due modelli dipende dal fatto che venga data la priorita’ agli interessi del consumatore o del produttore.
Per i liberisti i consumatori sono sacri. L’obiettivo finale della politica economica e’ quello di accrescere i consumi potenziali dei nuclei familiari, e questo richiede di offrir loro un accesso privo di vincoli ai beni e ai servizi meno costosi possibili.
I mercantilisti, invece, si concentrano sulla parte produttiva dell’economia. Per loro un’economia solida richiede una solida struttura produttiva, percio’ il consumo deve essere sostenuto da un alto livello di occupazione e salari adeguati.
Questi due modelli hanno implicazioni prevedibili per le politiche economiche internazionali.
La logica dell’approccio liberista e’ che i benefici economici del commercio nascano dalle importazioni: piu’ a buon mercato saranno meglio e’, anche se il risultato fosse un deficit commerciale.
I mercantilisti, invece, vedono nel commercio un mezzo per sostenere la produzione e l’occupazione nazionale, e preferiscono incentivare le esportazioni piu’ che le importazioni.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51755

Economia di mercato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot , Christian Laval – DeriveApprodi (2019)

Quali sono gli aspetti fondamentali che caratterizzano la ragione neoliberista? […]
Possiamo identificarne quattro.
Primo: al contrario di quello che affermano gli economisti classici, il mercato non e’ un dato naturale ma una realta’ costruita, che come tale richiede l’intervento attivo dello Stato e la realizzazione di un sistema di diritto specifico […]
Secondo: l’essenza dell’ordine di mercato non sta nello scambio, ma nella concorrenza, definita essa stessa come rapporto di disparita’ tra unita’ di produzione distinte, o «imprese». Costruire il mercato, di conseguenza, implica la generalizzazione della concorrenza come norma delle pratiche economiche […]
Terzo[…]: lo Stato non e’ solo un guardiano che vigila sul quadro, ma e’ esso stesso sottoposto nella propria azione alla norma della concorrenza. Seguendo l’ideale di una «societa’ di diritto privato», non c’e’ ragione per cui lo Stato dovrebbe fare eccezione alle regole di diritto che deve fare applicare […] Cosi’ lo Stato, cui e’ affidata la costruzione del mercato, al tempo stesso deve costruirsi secondo le norme del mercato.
Quarto: l’esigenza di universalizzazione della norma della concorrenza supera di molto le frontiere dello Stato e tocca direttamente gli individui nel loro rapporto con se stessi […] Ovvero, piu’ correttamente: lo Stato imprenditoriale, come gli attori privati della governance, deve condurre indirettamente gli individui a gestire se stessi come imprenditori.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Stato/Gorz

Ecologia e libertà – André Gorz – Orthotes (2015)

Se le persone non cantano piu’ ma acquistano milioni di dischi in cui dei professionisti cantano per loro; se non sanno piu’ come mangiare ma pagano medici e industrie farmaceutiche per farsi curare dagli effetti di un’alimentazione malsana; se non sanno piu’ crescere i propri figli ma noleggiano educatrici munite di ‘diploma di Stato’; se non sanno aggiustare ne’ una radio ne’ un rubinetto, curare una slogatura o guarire senza medicinali da un’influenza, coltivare l’insalata ecc., tutto questo accade perchw’ la Scuola ha una missione inconfessata: fornire alle industrie, al commercio, alle professioni e allo Stato lavoratori, consumatori, clienti e utenti fatti su misura.
La funzione istituzionale della Scuola e’ quella di prolungare e avvalorare – non certo di contrastare o correggere – l’azione disintegratrice, regressiva, deculturizzante della societa’ e dello Stato […]
La ragione per cui essa e’ cio’ che e’ deriva dal fatto che la Scuola partecipa attivamente al processo generale di espulsione di sapere, cultura ed autonomia dal lavoro, dal rapporto che gli uomini intrattengono tra loro e con la natura, dallo spazio abitato e dal tempo di non-lavoro […]
La distruzione delle capacita’ autonome si inscrive dunque in un processo – pianificato o meno che sia – che tende ad assicurare al capitale (o allo Stato quando vi subentra) il dominio sul lavoratore sia nel lavoro che nel consumo. Mettendo i lavoratori nell’impossibilita’ di produrre alcunche’, sia in famiglia sia in gruppi allargati, di quel che consumano o desiderano, il capitale (o lo Stato) li costringe a soddisfare la totalita’ dei loro bisogni attraverso il consumo di merci (cioe’ tramite l’acquisto di beni e servizi prodotti istituzionalmente); allo stesso tempo, esso si assicura il controllo di questo consumo.Questa distruzione delle capacita’ autonome, cosi’ come la tendenza all’uniformita’ culturale che ne discende, si accompagna necessariamente ad una distruzione della societa’ civile da parte dello Stato.

Info:

https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-avallone-manitesto-29-09-2015.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-fadini-iride17-11-2016.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-musolino-commonware-12-10-2015.pdf
https://www.rivistadiscienzesociali.it/andre-gorz-ecologia-e-liberta-recensione-di-giovanni-coppolino-bille/
https://materialismostorico.blogspot.com/2015/09/ripubblicato-ecologia-e-liberta-di.html
https://ilmanifesto.it/dentro-i-limiti-naturali-del-profitto

Stato/Magatti

Supersocieta’ – Chiara Giaccardi; Mauro, Magatti – il Mulino (2022)

Le questioni da affrontare sono tali e tante che il mercato da solo non puo’ farcela a governare la supersocieta’.
Il ritorno dello Stato, effetto degli shock globali, e’ un dato di fatto. D’altro canto, le grandi societa’ private – a cominciare da Facebook, Google o Amazon – sono sistemi talmente complessi, potenti e autonomi da assomigliare sempre piu’ a superstati transnazionali.
Si aggiunga che la digitalizzazione rende possibile l’accumulo e il trattamento di una quantita’ di dati tale da permettere di conoscere, monitorare e «pianificare» il comportamento di ogni singolo attore economico, sia esso impresa o consumatore.
E d’altra parte, la sostenibilita’ e’ un ulteriore elemento che spinge nella direzione di una centralizzazione dei processi decisionali, tenuto conto della complessita’ delle questioni da affrontare e della dimensione degli investimenti da mobilitare.
In sostanza oggi – nel post-Covid, al tempo della supersocieta’, nel quadro di un nuovo scenario mondiale che vede i Paesi del Sud-Est asiatico diventare protagonisti a livello mondiale – la m0dernita’ si trova di fronte a una nuova biforcazione […]
Quali modelli istituzionali prevarranno, le demo- crazie o le autocrazie? Quale cultura sara’ in grado di sostenere lo sviluppo economico? Quale spirito potra’ essere alla base del nuovo ciclo di crescita che gia’ si annuncia?
Nella supersocieta’, la partita tra democrazia e autocrazia e’, di nuovo, ancora tutta da giocare.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

Tra le caratteristiche principali dell’epoca no c’e’ tanto la «fine degli Stati nazionali», quanto la relativizzazione del loro ruolo come entita’ integratrici di tutte le dimensioni della vita collettiva: organizzazione del potere politico, elaborazione e diffusione della cultura nazionale, rapporti tra classi sociali, organizzazione della vita economica, livello di occupazione, pianificazione locale, ecc.
Gli Stati tendono a delegare gran parte di queste funzioni alle imprese private, che spesso sono gia’ mondializzate o seguono norme mondiali.
Affidano loro, almeno in parte, il compito di garantire lo sviluppo socioeconomico del paese, come nel caso dei media privati che gestiscono la «cultura di massa».
Assistiamo cosi’ ad una privatizzazione parziale delle funzioni di integrazione, funzioni che non rispondono agli stessi vincoli e agli stessi tempi a seconda che rientrino nella competenza di aziende private o del potere pubblico. Ad esempio nel campo dell’occupazione, in cui le sovvenzioni alle imprese assicurano solo precariamente gli obiettivi di sviluppo e pianificazione a lungo termine del territorio. Oppure nel campo della «cultura» e dell’insegnamento, in cui le imprese private non perseguono gli stessi obiettivi che sono classicamente assegnati allo Stato.
In una situazione del genere, la sovrapposizione della sfera statale con quella privata mina la vecchia distinzione tra interessi privati e interesse generale.
Non solo lo Stato vede intaccati i suoi margini di manovra, ma soprattutto si mette al servizio di interessi oligopolistici specifici, e non esita a delegare loro una parte non trascurabile della gestione sanitaria, culturale, turistica o addirittura «ludica» della popolazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Stato/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Una verità che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’. Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili. Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza. Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica […]
Ma lo studio dei forti parallelismi tra il fascismo di Benito Mussolini e il governo liberale inglese negli anni Venti, con particolare riguardo alle politiche economiche, ci permette di sgretolare la distinzione – per noi rassicurante – tra i governi autoritari di destra e la presunta democrazia liberale. Il legame tra protezione dell’ordine del capitale e repressione politica fu soltanto piu’ palese sotto il fascismo, ma fu altrettanto feroce nella culla del liberalismo. Anche se l’attuazione dell’austerita’ ebbe modalita’ differenti, i tecnocrati italiani e britannici condivisero un obiettivo comune: imporre sacrifici alla maggioranza della popolazione per stabilizzare l’economia.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/

Stato/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

L’interpretazione piu’ diffusa del neoliberismo e’ che incarni un insieme di politiche economiche in linea con il suo principio di base: l’affermazione del libero mercato.
Parliamo di deregolamentazione delle industrie e dei flussi di capitale; di una radicale riduzione delle misure statali di welfare e protezione per i piu’ vulnerabili; della privatizzazione e dell’appalto di beni pubblici, dall’istruzione, i parchi, i servizi postali, le strade e il welfare sociale alle carceri e agli eserciti; della sostituzione di regimi fiscali e tariffari progressisti con regimi regressivi; della trasformazione di tutti i bisogni o desideri umani in un’impresa redditizia, dalla preparazione per l’ammissione al college ai trapianti d’organo, dall’adozione ai diritti di emissioni, dall’evitare le code ad accaparrarsi un posto in cui stendere le gambe su un aeroplano; e, piu’ di recente, della finanziarizzazione di ogni cosa e del crescente predominio del capitale finanziario sul capitale produttivo nella dinamica dell’ economia e della vita di tutti  i giorni […]
I detrattori di queste politiche e pratiche si concentrano di solito su quattro effetti deleteri.
Il primo e’ una disuguaglianza intensificata, in cui gli strati piu’ alti acquisiscono e mantengono una ricchezza ancora piu’ cospicua, quelli in fondo alla scala finiscono letteralmente per strada o nei sempre piu’ numerosi quartieri poveri urbani e suburbani del mondo, mentre lo strato mediano lavora piu’ ore per un salario piu’ basso, minori benefit, minore sicurezza e minori promesse di pensionamento o di mobilita’ verso l’alto rispetto all’ultimo mezzo secolo […]
La seconda critica rivolta alla politica economica e alla deregolamentazione dello Stato neoliberista riguarda la commercializzazione volgare o immorale di oggetti e attivita’ considerati inadatti alla mercatizzazione. L’accusa e’ che la mercatizzazione contribuisce allo sfruttamento o al degrado degli esseri umani (per esempio, bambini di madri surrogate del Terzo Mondo per ricche coppie del Primo), perche’ limita o stratifica l’accesso a cio’ che dovrebbe essere accessibile e condiviso per tutti (istruzione, natura incontaminata, infrastrutture), o perche’ permette cose terribili o gravemente ingiuriose per il pianeta (traffico d’organi, diritti di emissione, deforestazione, fratturazione idraulica […]
In terzo luogo, i critici del neoliberismo inteso come politica economica di Stato sono angosciati anche dalla crescente intimita’ tra il capitale aziendale e finanziario e lo Stato, e dal predominio delle  corporation nelle decisioni politiche e nella politica  economica […]
Spesso, infine, i critici della politica neoliberista sono preoccupati per la devastazione economica provocata dal predominio e dalla liberta’ del capitale finanziario, soprattutto per gli effetti destabilizzanti delle bolle e di altre fluttuazioni radicali dei mercati finanziari. Resi evidenti dallo shock immediato e dalla lunga coda del tracollo del capitale finanziario del 2008-2009, questi effetti sono messi in rilievo anche dalle crepe che si vanno sempre piu’ allargando tra le sorti di Wall Street e la cosiddetta economia “reale”

Jnfo:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/