I metodi convenzionali dell’agricoltura industriale dipendono largamente dal ricorso a fertilizzanti sintetici, irrigazione, pesticidi ed erbicidi.
L’utilizzo del solo fertilizzante azotato e’ aumentato dell’800% in sessant’anni, tra il 1961 e il 2019. Nello stesso periodo, questa pratica agricola ha contribuito in modo significativo all’aumento del 30% della disponibilita’ alimentare pro capite a livello globale.
A differenza di queste pratiche agricole industriali, l’agricoltura biologica si basa sulla rotazione delle colture, sulla fertilizzazione del suolo con il concime animale e il compostaggio, e sul controllo biologico dei parassiti. Piu’ specificamente, si piantano legumi che fissano l’azoto nel terreno (anziche’ ricorrere all’ammoniaca per migliorare il tenore di azoto), si privilegia il ricorso ai predatori naturali di insetti (anziche’ ai pesticidi sintetici), si ruotano le colture per disorientare i parassiti e rinnovare il suolo, e si utilizzano sostanze naturali per tenere sotto controllo le malattie e gli infestanti.
L’impronta di carbonio dell’agricoltura biologica e’ minima, in quanto non dipende dall’utilizzo di fertilizzanti a base di ammoniaca o da altri prodotti derivati da combustibili fossili […]
In linea generale, e’ ragionevole pensare che per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale con metodi di coltivazione biologici occorrera’ piu’ terra. Cio’, a sua volta, rafforza la necessita’ di abbandonare l’attuale utilizzo prevalente dei terreni agricoli in tutto il mondo a scopo di allevamento del bestiame.
Se il mondo dovra’ abbandonare l’agricoltura industriale per passare all’agricoltura biologica, con quel che ne consegue in termini di pressione sull’uso dei suoli, sara’ necessario ridurre in modo significativo la quantita’ di generi alimentari che vengono coltivati ma poi sprecati. Secondo le stime, tra il 35 e il 50% del cibo prodotto a livello globale viene scartato, degradato o consumato dai parassiti invece di essere mangiato.
I paesi in via di sviluppo in genere perdono piu’ del 40% del cibo dopo il raccolto o durante la lavorazione, a causa di infrastrutture di stoccaggio e trasporto inadeguate. Nei paesi ad alto reddito, pur non riscontrandosi questo spreco di cibo a livello di produzione, si stima che piu’ del 40% del cibo viene sprecato a livello di distribuzione e consumo al dettaglio. Ne e’ testimonianza la grande quantita’ di cibo che avanza nei ristoranti o che viene gettato nel cassonetto della spazzatura nelle residenze domestiche.
Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/
https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html