Green New Deal/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


La macchineria della moltiplicazione infinita di denaro ha bisogno, per poter funzionare, di un apporto sempre crescente di energia e materie prime, che d’altra parte si trasforma, in modo altrettanto rapido, in una produzione di rifiuti e gas serra.
Il legame tra crescita economica e distruzione del pianeta e’ cosi’ evidente che basta usare i cinque sensi per coglierlo.
Chiunque attraversi le foreste devastate del Borneo o dell’Amazzonia, le coste inquinate dal petrolio della Nigeria e del Golfo del Messico, le regioni contaminate intorno a Fukushima e Cernobyl’, i giganteschi flussi di rifiuti nell’Oceano Pacifico, le distese di terra negli Stati Uniti avvelenate dal fracking, i paesaggi devastati dalle miniere di rame, oro, bauxite e uranio in Papua Nuova Guinea, India, Ghana o Cile, e le valli montane del Pakistan o del Nepal gia’ devastate da alluvioni millenarie (per dare solo una piccola e arbitraria selezione della devastazione planetaria) non ha bisogno di leggere gli studi scientifici, che peraltro riempiono intere biblioteche, sulla rovina della biosfera per rendersi conto che un sistema che distrugge i propri mezzi di sussistenza a un ritmo cosi’ elevato non ha futuro […]
Gli elementi di una nuova narrazione emancipatoria negli ultimi decenni si sono definiti sempre piu’ chiaramente, anche se a volte sembrano perdersi nel caos generale del mondo. Al centro c’e’ la costruzione di un nuovo ordine economico:
• che sia al servizio del bene comune piuttosto che del profitto;
• che sostituisca la crescita infinita con un’equa distribuzione;
• che sia in grado di cooperare con i sistemi che sostengono la vita della Terra invece di distruggerli;
• che promuova la solidarieta’ transnazionale piuttosto che la competizione globale;
• che garantisca uguali diritti indipendentemente dall’origine, dal colore della pelle o dal genere;
• che sostituisca l’auto-organizzazione e l’approfondimento della democrazia a strutture autoritarie.
Mettendo insieme questi aspetti, emergono i contorni di una profonda e completa ristrutturazione della societa’, in grado di occuparsi insieme delle radici comuni delle crisi sociali ed ecologiche.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Invece di ridursi, la distanza tra autoctoni e immigrati si e’ fatta piu’ grande […]
Oggi e’ sempre piu’ grande, nei paesi occidentali, il numero di chi non si sente sufficientemente a casa sua: qualcuno perche’ proviene da un’altra cultura, qualcun altro perche’ e’ cresciuto in un ambiente sociale prevalentemente isolato dal resto della comunita’.
Quello che molti liberali di sinistra esaltano come multiculturalismo e’ in realta’ il fallimento dell’integrazione.
Dunque il problema non e’ se qualcuno cucina in maniera diversa, ascolta un’altra musica o celebra feste differenti. Tali preferenze sono una questione privata e da questo punto di vista la varieta’ puo’ essere davvero motivo di arricchimento. Oggi, anche nella maggior parte delle case tedesche si mangiano piu’ spesso spaghetti alla bolognese o pollo tandoori che non stinco con i crauti. Il fatto che qualcuno digiuni per il ramadan, festeggi il Nowruz o celebri il Natale solo il 7 gennaio non costituisce un problema in grado di minacciare la coesione sociale […]
Il messaggio radicale del thatcherismo era: in ciascun paese non esiste nessuna societa’, non esiste nulla che leghi tra loro gli esseri umani, tranne il mercato, un mercato nel quale questi fanno affari tra loro, e un ordinamento giuridico comune, che devono rispettare.
Nel contesto di questa narrazione, la conseguenza inevitabile era che lo Stato si sottraesse a molti dei suoi compiti: dove non c’e’ una collettivita’ non c’e’ nemmeno un bene comune per cui possono trovare giustificazione le politiche pubbliche come l’edilizia, la sanita’, i servizi municipali o l’istruzione scolastica.
Non esiste piu’ giustificazione nemmeno per la ridistribuzione del reddito attraverso le imposte, e tantomeno per legislazioni forti basate sul principio di solidarieta’.
In ogni caso, entro ristretti limiti, con questi presupposti di pensiero e’ ancora possibile offrire un’assistenza ai meno abbienti adducendo ragioni umanitarie?

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Populismo/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


La nazione e’, secondo la definizione dello storico Benedict Anderson, una «comunita’ immaginata».
Nessun italiano potra’ mai conoscere i suoi 60 milioni di compatrioti, nessun cittadino statunitense potra’ mai conoscere gli altri 320 milioni di statunitensi […]
Eppure, ancora oggi, molti credono di far parte di una grande comunita’ di italiani, statunitensi o indiani, di formare una comunita’ con un destino comune, e questo anche quando i propri compatrioti li trattano male ogni giorno. Per molte persone, l’astrazione della nazione e’ diventata il sostituto di una comunita’ reale, di una effettiva partecipazione e di una vera solidarieta’; tale idea, inoltre, e’ stata in larga misura strumentalizzata per distrarre dai conflitti sociali e per mobilitare le persone secondo gli scopi della Grande Macchina, fino alla guerra […]
L’idea di nazione come comunita’ di popolo, infatti, distrae dalle lotte condotte in nome della giustizia e di una partecipazione autentica che attraversano trasversalmente tutte le societa’. Costruisce un corpo nazionale in cui proprietari di fabbriche e operai, ministri della guerra e soldati collaborano insieme a uno scopo comune superiore. Suggerisce ai singoli di far parte di un grande progetto comune: la costruzione di una gloriosa nazione, una sorta di super-famiglia.
L’idea promette che un po’ del fascino della grandezza nazionale ricada sulle singole e desolate vite degli individui.
Il nazionalismo e’ stato una leva decisiva nel manovrare sezioni significative di quelle forze critiche nei confronti del sistema, comprese quelle della classe operaia, in un’illusione che stabilizza il sistema e, in ultima analisi, di suicidio.
Passo dopo passo, l’idea di nazione doveva essere spogliata del suo contenuto socio-rivoluzionario, gli antagonismi di classe dovevano essere messi in secondo piano e i punti in comune dei rispettivi “popoli” posti in evidenza. I mezzi di comunicazione di massa in rapida espansione fornirono a tal proposito un importante servizio; soprattutto le scuole, l’esercito e l’universita’ divennero centri di indottrinamento dell’idea di nazione […]
Con le bandiere e gli inni, vennero deliberatamente creati dei simboli di identificazione attorno ai quali venne inscenato un culto quasi religioso.
La storiografia ha costruito storie nazionali millenarie in cui gli antichi popoli germanici divennero “tedeschi”, i Galli divennero “francesi” e gli anglosassoni divennero “inglesi”; nel processo, la storiografia creo’ miti nazionali e “tradizioni inventate” che dovevano legittimare la struttura artificiale dello Stato-nazione come se fosse un qualcosa di naturale […]
L’equazione che si volle stabilire si presentava piu’ o meno cosi’: popolo = nazione = Stato.
Che questa manovra potesse riuscire, almeno in parte, e’ un’impresa sorprendente.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Europa/Parsi

Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2018)

[La] tensione tra una solidarieta’ necessariamente ancorata alla scala nazionale e l’integrazione economica di scala europea ha generato quattro specifiche «sottotensioni»: una tra dimensione sociale e dimensione economica del processo di integrazione, con una «governance programmaticamente sbilanciata a favore delle misure pro mercato e a sfavore di quelle pro welfare»; una seconda che corre all’interno dell’Eurozona, «e oppone Nord e Sud, paesi core (centrali dal punto di vista economico) e paesi periferici, “creditori” e “debitori”»; la terza che ha per tema la libera circolazione dei fattori di produzione nel mercato interno riguarda soprattutto la polemica tra «paesi con welfare consolidato (generoso e costoso) e paesi con welfare relativamente limitato, con basso costo del lavoro e bassa regolazione»; la quarta infine «e’ di natura verticale: Bruxelles (le istituzioni sovranazionali) contro Stati membri (i governi nazionali e le loro sovranita’ in ambiti ritenuti cruciali come le pensioni e il mercato del lavoro)».

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberale
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270

Societa’/De Benoist

I demoni del bene. Dal nuovo ordine morale all’ideologia del genere – Alain De Benoist – Controcorrente (2015)

La giustizia sociale e’ (cosi’) sostituita da una mobilitazione compassionevole che, per quanto possa essere utile nel singolo caso, e’ incapace di permettere di formulare soluzioni politiche ai problemi sociali […]
L’evoluzione del linguaggio e’ a questo riguardo significativa.
Ormai si preferisce parlare di «fratture sociali», tutto sommato fortuite tanto quanto le fratture della tibia, piuttosto che di conflitti sociali o di lotta di classe. Non ci sono piu’ sfruttati, la cui alienazione rinvia direttamente al sistema capitalista, ma «diseredati», «esclusi», «sfavoriti», «poveri», tutti ugualmente vittime di «handicap» o «discriminazioni», tutti ugualmente esortati a fronteggiare le loro difficolta’ adottando le ricette dispensate dallo Stato terapeutico.
E’ allo stesso modo significativo che la nozione di «lotta contro l’esclusione» abbia sostituito quella di «lotta contro le disuguaglianze», in vigore negli anni Settanta, che evocava ancora la lotta di classe.
Beninteso, la poverta’ e la miseria prosperano su questo humus di angelismo umanitario.
Si vuole essere «solidali» senza piu’ sapere cosa realmente significhi la solidarieta’, ossia in primo luogo l’interiorizzazione del legame sociale.
Piu’ in generale, per una sinistra ormai separata dal popolo, il societario e’ un modo per dimenticare (e far dimenticare) il sociale.

Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/

https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

A che cosa serve, comunque, riflettere e dibattere sul futuro dell’Europa o della sua moneta (da cui diversi grandi Paesi si tengono fuori: la Gran Bretagna, la Polonia, la Svezia), se non si tiene conto delle tendenze reali della globalizzazione?
La crisi finanziaria, se la sua gestione politica rimane fuori della portata dei popoli e dei governi, e’ destinata a produrre una formidabile accelerazione delle tendenze in atto.
Di che cosa si tratta?
In primo luogo, del passaggio da una forma di concorrenza a un’altra: da quella tra capitalismi produttivi a quella tra territori nazionali, nella quale ciascun protagonista, a colpi di esenzioni fiscali e di abbassamento del valore del lavoro, tenta di attirare maggiori capitali liquidi del proprio vicino.
E’ evidente che l’avvenire politico, sociale e culturale dell’Europa, e dei Paesi che la compongono, dipende da questo: sapere se l’Europa costituisce un meccanismo di solidarieta’ e di difesa collettiva dei suoi popoli contro il rischio sistemico oppure, al contrario (sotto l’impulso di alcuni Stati, momentaneamente dominanti, e della loro opinione pubblica), un quadro giuridico per intensificare la concorrenza tra i suoi membri e tra i suoi cittadini.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

Valori che vanno oltre l’economia: a) l’economia dovrebbe essere un mezzo per raggiungere un fine, e cioe’ migliorare il benessere dei singoli e della societa’; b) il benessere dei singoli dipende non solo da una concezione standard del Pil, benche’ questa sia stata ampliata e includa oggi la sicurezza economica, ma da un sistema di valori molto piu’ ampio che comprende la solidarieta’ e la coesione sociale, la fiducia nelle nostre istituzioni sociopolitiche e la partecipazione democratica; c) essendo nato per migliorare i risultati economici e consolidare la coesione politica e sociale in Europa, l’euro doveva essere un mezzo per raggiungere un fine, e non un fine in se’.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm

Stato/Bauman

Zigmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

A differenza, anzi in netto contrasto con la filosofia che e’ alla base dell’attuale versione del Welfare State, la filosofia su cui si fonda il reddito universale di base promette e promuove non l’esclusione ma l’inclusione, non la frammentazione dei legami di solidarieta’ e la divisione sociale ma la solidarieta’ sociale e l’integrazione della societa’.
Sulla base di queste considerazioni e’ giustificato vedere nel reddito di base uno straordinario progresso sociale e morale che nessun’altra ricetta contro la disuguaglianza sembra in grado di offrire.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346