Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Mentre le rivolte populiste, sia a destra che a sinistra, hanno mandato in frantumi la fiducia nelle proprieta’ magiche del «libero mercato», alcuni stanno tornando a credere che il potere statale nazionale possa diventare il principale veicolo di una riforma eco-sociale: ne sono testimonianza la «Nuova ecologia» di Marine Le Pen da un lato e il Green New Deal dall’altro.
Anche i sindacati, da tempo impegnati a difendere la salute e la sicurezza sul lavoro dei loro iscritti ma circospetti nei confronti degli impedimenti allo «sviluppo», guardano ora con interesse a progetti di infrastrutture verdi per la creazione di posti di lavoro.
Da ultimo, all’estremo opposto dello spettro, le correnti della decrescita fanno proseliti tra i giovani, attratti dalla loro audace critica a una civilta’ basata sulla vertiginosa crescita della produzione e su stili di vita consumistici e dalla promessa del «buen vivir» attraverso il veganesimo, il commoning e/o un’economia sociale e solidale.
Ma cosa significa tutto questo e dove puo’ portare?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Europa/Mattei

Ugo Mattei – Il diritto di essere contro. Dissenso e resistenza nella societa’ del controllo – Piemme (2022)

La costruzione dell’eurosistema e’ stato un capolavoro storico con cui il neoliberismo si e’ istituzionalizzato con la separazione fra sovranita’ monetaria e sovranita’ politica a favore della prima.
La sovranita’ politica lasciata nominalmente in capo agli stati membri (o meglio ad alcuni di essi) e quella monetaria trasferita alla Banca centrale di Francoforte, dove il sistema finanziario internazionale puo’ esercitare la sua presa sugli stati membri tramite una “governance” che lo garantisce appieno […]
E’ difficile non vedere quanto l’Italia ne sia uscita indebolita e sconfitta.
Da quinta, secondo alcuni addirittura quarta, potenza economica del mondo alla vigilia di Maastricht, l’Italia e’ entrata in una spirale di declino senza fine perdendo capacita’ produttiva industriale e vieppiu’ credibilita’ internazionale a causa di una classe dirigente sempre meno prestigiosa e sempre piu’ prona rispetto alle pretese del capitale internazionale e dei suoi imperativi di riproduzione […]
Il capitalismo italiano doveva essere necessariamente privato, europeista e confermato nel suo atlantismo ora divenuto neoliberale. La concorrenza, tradotta in competizione, doveva sovvertire la solidarieta’ nella scala dei valori nazionali se l’Italia voleva essere pronta alle “sfide” della globalizzazione. Lo stato doveva ritirarsi dall’economia per non ostacolare il virtuoso processo di crescita che doveva potersi svolgere senza l’intralcio di “lacci e lacciuoli”. Il sindacato doveva confermarsi “responsabile” e privilegiare la concertazione rispetto al conflitto e allo sciopero.

Info:
https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__diritto-essere-contro-ugo-mattei-libro.php
https://officinebrand.it/offpost/il-diritto-di-essere-contro-ugo-mattei-a-bussoleno-presenta-il-nuovo-libro/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/24874-davide-miccione-il-diritto-di-non-essere-a-favore.html?highlight=WyJ1Z28iLCJtYXR0ZWkiLCJtYXR0ZWknIiwidWdvIG1hdHRlaSJd

Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Le principali organizzazioni sindacali sono cadute nella trappola della «pace sociale» abbandonando la conflittualita’.
Sull’altare della competitivita’ delle imprese, la politica ha spinto sempre piu’ il sindacato a sacrificare le proprie pretese in favore dei lavoratori.
Questo si e’ rivelato un grave errore […] un sindacato non ha la capacita’ ne’ il potere di intervenire sulle scelte imprenditoriali che determinano la competitivita’ e la produttivita’. Il sindacato puo’ e deve far si’ che, anche utilizzando la piu’ aspra forma di conflittualita’, una certa quota di profitto vada ai lavoratori sotto forma di retribuzione e migliori condizioni di lavoro […]
In estrema sintesi, il ruolo del sindacato non e’ quello di partecipare alla produzione della ricchezza, ma di contrattare una sua piu’ equa redistribuzione […]
Lasciare che sia la politica a risolvere il problema della redistribuzione a valle del funzionamento del sistema capitalista significa accontentarsi di qualche sussidio che non potra’ mai essere paragonato all’idea di un salario come diritto inalienabile di un individuo libero, e anche responsabilizzato.
Si cadrebbe infine sempre nell’inganno della «pace sociale», con l’arbitro – appunto la politica – che si trasforma in giocatore, e con l’inevitabile ricaduta nell’autoritarismo del pensiero unico.
La conflittualita’ non e’ superabile in un sistema democratico.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Populismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

L’ondata populista su entrambe le sponde dell’Atlantico e’ una reazione difensiva contro la rivoluzione neoliberista tecnocratica dall’alto portata avanti nell’ultimo mezzo secolo dalle elite manageriali nazionali.
Negli ultimi cinquant’anni, i decisori politici neoliberisti hanno indebolito o smantellato le istituzioni intermediarie proprie del pluralismo democratico della meta’ del Ventesimo secolo, in particolare i sindacati dei lavoratori, privando cosi’ gran parte della classe operaia di una voce adeguata e della rappresentanza nel governo, nell’economia e nella cultura.
I demagoghi populisti possono incanalare le legittime rimostranze di molti elettori della classe dei lavoratori, ma non possono creare un’alternativa stabile e istituzionalizzata al neoliberismo dominato dalla superclasse.
Soltanto un nuovo pluralismo democratico che obblighi le elite manageriali a condividere il potere in ambito economico, politico e culturale con la classe dei lavoratori, multirazziale e multireligiosa, potra’ porre fine al ciclo di oscillazioni tra tecnocrazia oppressiva e populismo distruttivo.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Margaret Thatcher, che si ispirava a Milton Friedman, applico’ molte delle stesse politiche in Gran Bretagna nello stesso esatto momento: tassi di interesse alti per contenere l’inflazione, tassazione regressiva (come la poll tax – imposta di capitazione – del 1989) e deregolamentazione finanziaria spinta.
La Thatcher si concentro’ soprattutto sulla guerra contro i sindacati, che secondo lei impedivano all’economia di operare in modo efficiente: nel 1985 sconfisse il Sindacato nazionale dei minatori dopo una battaglia senza esclusione di colpi, e introdusse leggi per limitare i diritti dei lavoratori. Opero’ anche drastici tagli della spesa pubblica e privatizzo’ (il pezzo forte della sua politica economica) gran parte delle famose aziende pubbliche del paese, come la British Petroleum, la British Airways e la Rolls-Royce, oltre a molti servizi pubblici, tra cui l’acqua e l’energia elettrica.
Queste politiche portarono la disuguaglianza sociale a livelli mai visti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
La produzione cresceva costantemente mentre i salari rimanevano al palo, spostando, di fatto, una quota enorme dei profitti dai lavoratori ai proprietari del capitale.
I salari degli amministratori delegati crebbero mediamente del 400 per cento durante gli anni novanta, mentre quelli dei lavoratori di meno del 5 per cento, e negli Stati Uniti il salario minimo scese di oltre il 9 per cento.
La quota del reddito nazionale intercettata dagli strati piu’ alti della societa’ cresceva anch’essa a un ritmo allarmante: negli Stati Uniti, quella dell’1 per cento piu’ ricco e’ aumentata di oltre il doppio, passando dall’8 per cento del 1980 al 18 per cento di adesso; piu’ o meno lo stesso e’ successo in Gran Bretagna, dove la quota dei piu’ ricchi, nello stesso periodo, e’ passata dal 6,5 al 13 per cento.
Secondo i dati del censimento degli Stati Uniti, il 5 per cento piu’ ricco delle famiglie americane ha visto aumentare il proprio reddito del 72,7 per cento dal 1980 a oggi, mentre il reddito della famiglia mediana e’ rimasto fermo e il quintile piu’ povero ha visto il proprio reddito calare del 7,4 per cento.
In altre parole, la controrivoluzione neoliberista ci ha riportati a livelli di disuguaglianza che non si vedevano dai tempi della Grande depressione. Il tutto con buona pace dell’effetto trickle-down.
Come si e’ visto, rendere i ricchi piu’ ricchi non rende piu’ ricchi tutti gli altri

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Il neoliberismo non e’ soltanto il modello piu’ recente del capitalismo industriale.
E’ profondamente diverso da tutti i modelli precedenti sotto tre aspetti.
In primo luogo, e’ un modello che invece del raggiungimento di accordi paternalistici coi sindacati, ne persegue l’annientamento. Questo e’ vero tanto a Shanghai quanto in Virginia. Di conseguenza, il neoliberismo sconvolge inesorabilmente il contesto fisico, sociale e istituzionale […]
In secondo luogo, e’ transnazionale. Crea un mercato globale e industrie ripartite su scala mondiale, insieme a meccanismi di controllo che sono al di sopra degli stati nazionali. Di conseguenza, per la prima volta nella storia moderna, gli stati nazionali sono stati riprogettati per agire per conto di un’elite sovranazionale, la cui ricchezza e’ principalmente finanziaria.
In terzo luogo, il neoliberismo e’ stato modellato intorno alla crescita della tecnologia informatica e la tecnologia informatica sconvolge i meccanismi che sono stati alla base del capitalismo per due secoli e mezzo: la capacita’ di mantenere i prezzi sensibilmente piu’ alti dei costi di produzione e la capacita’ di creare nuovi posti di lavoro per tutti quelli che avevano perso il lavoro per colpa delle macchine.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Lavoro/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Quali che siano i limiti della cogestione cosi’ come viene attuata in area tedesca e scandinava, tutta la documentazione disponibile suggerisce comunque che tali norme hanno consentito un certo riequilibrio del potere tra dipendenti e azionisti, assicurando uno sviluppo economico e sociale piu’ armonioso e in definitiva anche una maggiore efficienza all’interno delle societa’ interessate (almeno, rispetto alle situazioni in cui i dipendenti non hanno alcuna rappresentanza nei consigli di amministrazione).
A quanto risulta, e’ soprattutto il fatto che i sindacati partecipino alla definizione delle strategie aziendali di lungo termine e dispongano di tutte le informazioni e dei documenti necessari per decidere, a consentire un maggiore coinvolgimento dei dipendenti e una piu’ elevata produttivita’ del sistema aziendale […]
La cogestione e’ una delle forme piu’ elaborate e durevoli con cui, a partire dalla meta’ del XX secolo, si ufficializza un nuovo equilibrio nei rapporti tra capitale e lavoro. Un equilibrio che e’ il risultato di un lungo processo di lotte sindacali, operaie e politiche, iniziato fin dalla meta’ del XIX secolo […]
Nell’area tedesca e scandinava (per la precisione in Germania, Austria, Svezia, Danimarca e Norvegia), i rappresentanti dei dipendenti hanno tra un terzo e la meta’ dei seggi e dei diritti di voto all’interno dei consigli di amministrazione delle aziende (almeno, in quelle piu’ grandi), indipendentemente da qualsiasi altra partecipazione al capitale aziendale dei dipendenti. Nel caso della Germania, paese precursore di tali riforme, il sistema e’ operativo fin dai primi anni cinquanta del Novecento.
Fino agli anni dieci del Duemila, nonostante i successi ampiamente riconosciuti del modello sociale e industriale tedesco e nordeuropeo, caratterizzato da alti livelli di qualità della vita e produttivita’ e da disuguaglianze economiche contenute, gli altri paesi non ne hanno seguito l’esempio. Nel Regno Unito come negli Stati Uniti, in Francia come in Italia o in Spagna, in Giappone come in Canada o in Australia, le aziende private hanno continuato a essere gestite secondo le immutabili regole delle societa’ per azioni.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Lavoro/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Eppure, perfino adesso, molte persone non riescono a cogliere il significato autentico della parola «austerita’».
Austerita’ non vuol dire sette anni di tagli alla spesa, come in Gran Bretagna, e nemmeno la catastrofe sociale inflitta alla Grecia.
Tidjane Thiam, l’amministratore delegato della Prudential, ha esposto chiaramente il vero significato della parola austerita’ al forum di Davos del 
2012.
I sindacati sono il «nemico dei giovani», ha detto, e il salario minimo e’ «una macchina per distruggere posti di lavoro».
I diritti dei lavoratori e salari decorosi sono d’ostacolo al rilancio del capitalismo e – dice senza imbarazzo questo finanziere milionario – devono sparire.
E’ questo il vero progetto dell’austerita’: spingere i salari e il tenore di vita dell’Occidente verso il basso per decenni, finche’ non arriveranno a coincidere con quelli in ascesa dei ceti medi di Cina e India.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Capitalismo/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

Il sindacalismo e’ e rimane un soggetto politico, oppure ormai si confonde con le regole flessibili e strettamente manageriali di quel che e’ racchiuso oggi nella parola «governance»?
La politica definisce la capacita’ di deliberare sui principi che regolano la vita in societa’, capacita’ che i membri di una comunita’ istituita si riconoscono.
Agire politicamente implica dunque il fatto di sostenere la propria posizione e la propria azione al di la’ delle coordinate sociali entro le quali ci restringono alcune forme del potere costituito, per deliberare sull’insieme delle disposizioni che fanno si’ che ci si trovi a questo punto.
Dunque, piu’ che stare al gioco della logica manageriale, borsistica, capitalista e ultraliberale che prevale storicamente, nella speranza di trarne un tornaconto, si dovrebbe agire per instaurare nuove regole formali.
Quanto alla governance, essa include i rappresentanti sindacali in una partnership che mette l’uno accanto all’altro attori dei quali si prevede apertamente la disparita’. Sottomessi all’imperativo del «consenso», i sindacati sono invitati a questi processi piu’ per portare il concorso del movimento dei lavoratori verso prospettive di sviluppo industriale e progetti motivati dall’alta finanza, che per definire davvero alla base le regole che riguardano la vita nella societa’.
Pertanto, per il movimento dei lavoratori, come per la rappresentanza ecologista, autoctona e locale, si tratta di provare a inserire nel progetto piu’ ampio del capitalismo degli interessi minori che possano apparire ai suoi membri come una serie di «passi nella giusta direzione», «concessioni ottenute», «vittorie morali», «partenariati strategici» e altre simili arguzie.
La «governance» si presenta ancora una volta come un’arte della gestione privata innalzata al rango della politica; di conseguenza, non puo’ che puntare a impadronirsi della politica stessa.[…]
La questione poggia sulla scelta tra la politica e la governance, ovvero se il movimento sindacale deve continuare a integrarsi nel capitalismo partecipandovi in modo fattivo – per esempio costituendo dei fondi sindacali messi a disposizione di aziende quotate in Borsa – e rendendolo dunque accettabile da parte dei membri delle sue organizzazioni, o se invece deve portare avanti una lotta concertata contro i suoi effetti iniqui, deleteri e fatalmente distruttivi.
Questa problematica, che ha drammaticamente segnato l’inizio del XX secolo […], e’ tutt’ora molto presente.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/
https://www.ilmerito.org/8-nel-merito/273-mediocrazia-una-rilettura-della-societa-contemporanea-attraverso-il-suo-declino-irreversibile-recensione-a-a-deneault-mediocrazia-neri-pozza-2017-di-giovanni-cossa

https://ilfoglietto.it/libri/5397-la-mediocrazia-un-libro-sulla-inadeguatezza-della-classe-dirigente

Lavoro/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Uno dei maggiori ostacoli all’accumulazione sostenuta del capitale e al consolidamento della classe capitalista negli anni sessanta e’ stato il lavoro.
In Europa come negli Stati Uniti c’era penuria di manodopera; i lavoratori erano ben organizzati, ragionevolmente ben retribuiti e avevano peso politico.
Il capitale aveva bisogno di attingere a bacini di manodopera meno cara e piu’ docile, e c’erano vari espedienti per farlo. Uno era incoraggiare l’immigrazione […]
Alla fine degli anni sessanta il governo francese sovvenzionava l’importazione di manodopera dal Nord Africa, i tedeschi accoglievano i turchi, gli svedesi incoraggiavano l’immigrazione degli iugoslavi e i britannici attingevano agli abitanti del loro antico impero.
Un altro modo per accedere a bacini di manodopera a basso costo era quello di sviluppare tecnologie a bassa intensita’ di lavoro, come la robotizzazione nella fabbricazione di automobili, che creavano disoccupazione […]
Se tutto cio’ non avesse sortito gli effetti desiderati, c’erano comunque persone come Ronald Reagan, Margaret Thatcher e il generale Augusto Pinochet pronte a intervenire, armate della dottrina neoliberista, determinate a ricorrere al potere dello Stato per schiacciare le organizzazioni dei lavoratori. Pinochet e i generali argentini lo fecero con la forza militare; Reagan e la Thatcher ingaggiarono uno scontro frontale con i grandi sindacati, sia direttamente – come quando Reagan mise in atto una prova di forza con i controllori del traffico aereo e la Thatcher si scontro’ violentemente con i sindacati dei minatori e dei lavoratori editoriali –, sia indirettamente, attraverso la creazione di disoccupazione […]
Il capitale aveva anche la possibilita’ di recarsi direttamente la’ dove si trovava l’eccedenza di manodopera […] Inondate di un’eccedenza di capitale, le grandi imprese statunitensi avevano cominciato a trasferire la produzione all’estero gia’ alla meta’ degli anni sessanta, ma questo movimento ha preso slancio soltanto un decennio piu’ tardi […]
Il capitale aveva ormai accesso ai bacini di manodopera a basso costo del mondo intero. Quel che e’ peggio, il crollo del comunismo, avvenuto bruscamente nell’ex blocco sovietico e gradualmente in Cina, ha poi aggiunto circa due miliardi di persone alla forza lavoro salariata global.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza