Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Tre indizi mostrano la trasformazione politica che si sta preparando attraverso il gas e il nuovo quadro aperto dal GNL [gas naturale liquefatto], dopo il via libera di Trump alle esportazioni.
Gli Stati Uniti, resi piu’ indipendenti dalla produzione in Medio Oriente, possono esportare il loro gas per nave nei due principali bacini lontani della domanda, in Europa e nell’Asia-Pacifico.
Sfidano il predominio russo in Europa e i loro carichi di GNL raggiungono l’Asia attraverso i mari cinesi meridionali. Da cio’ nasce un ridimensionamento della centralita’ della regione del Golfo e del Mediterraneo nella strategia statunitense, se non in chiave di contenimento della potenza russa e di un pericoloso interesse militare per i mari cinesi meridionali.
Il secondo indizio e’ nella politica del Qatar, che lascia l’OPEC dopo la barriera politica eretta da Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi nel grande conflitto per il dominio della regione del Golfo che contrappone il regno saudita all’Iran, cui il Qatar e’ legato da interessi comuni.
E’ un contrasto che non si esaurisce certo nelle differenze religiose e culturali tra sciiti e sunniti, ma vede coinvolte ancora una volta le due potenze mondiali: la Russia, con l’Iran insieme alla Turchia, e gli Stati Uniti, con l’Arabia Saudita e di recente, in parte, Israele.
Infine la Russia, posta di fronte ai nuovi scenari del GNL, si attrezza anche sul terreno delle infrastrutture per il GNL, costruendo nuovi impianti di rigassificazione e liquefazione. Cio’ mostra perche’ la Crimea e il Mediterraneo hanno assunto un ruolo centrale: sono necessarie a Putin anche per ospitare le infrastrutture per gli scambi di gas e contrastare l’arrivo degli americani che rischiano di indebolire il potere russo nella competizione sul gas, sul quale la Russia costruisce il proprio bilancio pubblico.
Nella nuova abbondanza di gas il Mediterraneo gioca un ruolo centrale anche per le scoperte di grandi riserve: il nuovo giacimento di Zohr, in Egitto, si affianca a quelli trovati nei primi anni Duemila nel Mediterraneo Orientale; essi offrono un bacino di risorse che ha superato le esigenze interne dei paesi produttori della sponda meridionale – Israele, Egitto, Giordania – ed e’ pronto per essere esportato […]
Il futuro del gas e’ centrale nella grande trasformazione energetica: il gas e’ il combustibile scelto nella transizione per garantire la continuita’ del servizio energetico, poiche’ le sue emissioni di CO2 nell’atmosfera sono le piu’ contenute tra i combustibili fossili e le fonti rinnovabili non sono ancora del tutto autonome.
Anche i costi relativi giocano a favore del gas tra le fonti fossili; i prezzi del gas sono divenuti estremamente convenienti nei nuovi scenari aperti dallo shale gas negli Stati Uniti e dal trasporto via mare del gas liquefatto, che ha aperto il mercato a una concorrenza globale.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – Rizzoli (2020)

Le compagnie militari e di sicurezza private, i cui membri sono chiamati «contractor», vengono ingaggiate per compiere azioni che uno Stato non puo’ o non vuole attuare direttamente con le proprie risorse […]
A esse si fa ricorso piu’ spesso negli ultimi due decenni, in seguito alla riduzione dei contingenti militari dopo la fine della Guerra fredda, a causa della moltiplicazione dei conflitti asimmetrici e a bassa intensita’, e anche per il rifiuto di coinvolgere le proprie forze armate da parte di molti Paesi occidentali, preoccupati delle ripercussioni che l’eventuale perdita di militari possa avere sulla popolazione.
Oltre che negli scenari di guerra, il loro impiego si e’ ampliato ad altri settori, come quelli della lotta al narcotraffico o alla pirateria, per proteggere la consegna degli aiuti umanitari da parte delle ONG e dell’ONU, oppure per far fronte al terrorismo in Afghanistan, Pakistan e Iraq (dove, per esempio, nel 2007, i contractor erano piu’ numerosi dei militari regolari).
Di solito queste societa’ appartengono, o sono collegate, a gruppi di potere politico ed economico, hanno sede legale in paradisi fiscali e la cambiano di frequente per evitare i controlli.
Le attivita’ delle compagnie private generano migliaia di milioni di dollari l’anno ed esse sono acquirenti di armi e tecnologie militari d’avanguardia, una vera e propria benedizione per le multinazionali del settore. I contractor di solito provengono da esercito, servizi di intelligence e forze di polizia, ma ci sono anche i membri di alcune bande. L’età media va dai trentacinque ai quarant’anni.
I vantaggi che queste compagnie offrono agli Stati rispetto alle forze regolari sono numerosi: maggiore redditivita’ economica (essendo, quello che offrono, un servizio «in appalto», e’ possibile rescindere il contratto appena non risulti piu’ necessario; non richiedono alcuna forma di assistenza sociale (sanita’, aiuti alle famiglie, pensioni e cosi’ via) ne’ investimenti per la loro formazione; sono affidabili perche’ composte da professionisti di comprovata esperienza. Inoltre, garantiscono una maggiore efficienza (per capacita’, preparazione e mezzi), assoluta riservatezza, distacco totale rispetto alle reazioni dell’opinione pubblica, grande disponibilita’, flessibilita’ ed estrema specializzazione. Infine, ma non meno importante, permettono di eludere restrizioni e responsabilita’.
Queste organizzazioni hanno pero’ anche i loro svantaggi, tra cui la completa inosservanza del diritto internazionale, soprattutto nei conflitti armati […]
L’attuale inimicizia dei Paesi occidentali – rappresentati militarmente dalla NATO – verso la Russia e’ stata favorita dall’America per un doppio scopo: da una parte quello di contenere la Russia, emergente potenza rivale, e dall’altra quello di creare un nemico ad alleati e amici – i Paesi europei – affinche’ questi chiedessero protezione agli Stati Uniti, riconoscendo in qualche modo la loro superiorita’, e acquistassero armi.
A parte il fatto che la Russia, come qualsiasi altra nazione con le sue caratteristiche, ha le proprie aspirazioni geopolitiche, l’obiettivo geostrategico degli Stati Uniti nell’inimicare la Russia al resto dei Paesi europei e’ impedire, a qualsiasi costo, un’unione tra Russia e UE perche’, come dice George Friedman, una simile coalizione creerebbe una potenza difficile da contenere. Come si e’ gia’ visto, un’unione russo-europea decreterebbe la nascita di una superpotenza altamente competitiva (quanto a tecnologia, risorse naturali, energia, popolazione, mercato, cultura, mezzi militari e nucleari eccetera), capace di minacciare seriamente la leadership degli Stati Uniti

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

La vocazione egemonica tanto dell’America di Trump che della Cina di Xi Jinping, sommandosi al ritorno della Russia a un rango di potenza globale, minacciavano di marginalizzare l’Europa.
Ma sembrava, a giudicare dal fatto che non s’era compiuto alcun progresso verso il completamento dell’unione bancaria e il mercato unico dei capitali, che l’Unione Europea non avesse ancora acquisito piena consapevolezza del rischio che correva di essere relegata a un ruolo secondario.
Come se i singoli Stati della Ue non si trovassero a navigare a bordo di una stessa barca, continuavano infatti a procedere con l’occhio attento per lo piu’, se non unicamente, ai loro specifici interessi.
Una volta posta faticosamente una toppa, per non affondare, alle falle provocate dallo sconquasso finanziario del 2008, essi erano tornati in pratica alle vecchie abitudini e ai soliti rituali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il secolo asiatico? – Fazi (2019)

La Russia e la Cina sono oggi strategicamente piu’ vicine di quanto non lo siano mai state dai tempi della loro alleanza comunista negli anni Cinquanta.
Dal 2014 hanno avviato quella che definiscono una «partnership strategica globale».
Due terzi delle importazioni di hardware militare cinese provengono dalla Russia, che ha fornito alla Cina i caccia Su-35 e i sistemi di difesa missilistica S-400 con cui la Cina esercita un controllo sempre piu’ stretto sul Mar Cinese Meridionale.
Le loro flotte hanno condotto esercitazioni congiunte nel Pacifico e persino alle porte della NATO nei mari del Mediterraneo e del Baltico, e stanno coordinando sempre piu’ la loro militarizzazione dello spazio.[…]
Anche i legami energetici sino-russi si stanno approfondendo. Anche se tradizionalmente i primi due importatori di energia dalla Russia in Asia sono il Giappone e la Corea, il gasdotto della Gazprom Power of Siberia e gli oleodotti della Transneft Eastern Siberia-Pacific Ocean (ESPO) oggi collegano la Jacuzia al Mar del Giappone e dal 2019 arriveranno direttamente in Cina.
Anche la geografia della regione artica della Russia e’ strategicamente di grande importanza per l’Asia orientale. Mentre la Norvegia e il Canada sono i principali intermediari diplomatici per le porzioni nordamericane ed europee dell’Artico, la Russia e’ la porta d’ingresso dell’Asia nell’Artico.

Info:
https://www.iltascabile.com/societa/secolo-asiatico/
http://www.mangialibri.com/libri/il-secolo-asiatico
https://www.repubblica.it/dossier/la-repubblica-delle-idee-2019/2019/06/03/news/parag_khanna-227854599/

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il secolo asitico? – Fazi (2019)

Oltre l’80 per cento dei 140 milioni di russi vive nella parte europea del paese, a ovest degli Urali, mentre meno del 20 per cento della popolazione e’ sparsa lungo il restante 80 per cento del territorio russo che si trova in Asia, soprattutto al confine con il Kazakistan, la Mongolia e la Cina. La sua capitale federale, Mosca, e il suo porto strategico (nonche’ la sua seconda citta’ piu’ grande), San Pietroburgo, sono entrambi in Europa, ma la maggior parte delle enormi riserve di petrolio e di gas del paese si trovano in Siberia e riforniscono i mercati asiatici.
La Russia e’ semplicemente un capriccioso impero occidentale o e’ piuttosto un grande canale asiatico tra l’Europa e l’Asia orientale?

Info:
https://www.iltascabile.com/societa/secolo-asiatico/
http://www.mangialibri.com/libri/il-secolo-asiatico

Geoeconomia/Jean

Carlo Jean – Geopolitica del XXI secolo – Laterza (2014)

Nello scorso decennio si sono registrate la crescita della potenza economica e militare della Cina e dell’India, la decadenza della Russia, l’incapacita’ dell’Europa di divenire un attore politico-strategico globale e le turbolenze dell’Islam, o, piu’ in generale, il ritorno dell’ideologia e della religione nella geopolitica. Secondo taluni si tratterebbe di una vera e propria «vendetta di Dio», cacciato dalla politica dalle ideologie secolari del XX secolo (comunismo, fascismo e liberalismo).
Religione e nazionalismo sono andati quasi sempre di pari passo. Entrambi sono infatti intolleranti delle diversita’ e mirano a imporre la propria verita’.
Il nazionalismo e’ in crescita ovunque. Il sistema westfaliano non e’ scomparso, anzi, e’ stato riscoperto e con esso l’ineliminabilita’ degli Stati.
A parte le esigenze di sicurezza e gli interventi economici, sia in campo normativo che per far fronte alle emergenze, gli Stati rimangono insostituibili, anche per realizzare un equilibrio tra liberta’ e uguaglianza, cioe’ tra crescita economica e solidarieta’ sociale e nazionale.

Info:
https://www.anobii.com/books/Geopolitica_del_XXI_secolo/9788842072973/0166982fc2d61bb961
https://www.ibs.it/geopolitica-del-xxi-secolo-libro-carlo-jean/e/9788842072973

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Cemocrazia – Feltrinelli (2018)

Anche se alla fine Trump venisse frenato dai meccanismi di controllo del potere, la propensione del popolo americano a eleggere un aspirante leader autoritario alla massima carica dello stato e’ di pessimo auspicio.
E l’elezione di Trump, naturalmente, non e’ affatto un caso isolato. In Russia e Turchia sono stati eletti uomini forti che sono riusciti a trasformare democrazie fragili in dittature elettive. In Polonia e Ungheria i leader populisti stanno usando lo stesso metodo per distruggere i media liberi, indebolire le istituzioni indipendenti e imbavagliare l’opposizione […]
Altri paesi potrebbero presto seguire […]
Ora la questione e’ se questo momento populista non rischi piuttosto di trasformarsi in un’era populista, mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa della democrazia liberale.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/