Economia di mercato/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo. Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Il problema non e’ solo la disuguaglianza di reddito, e’ anche la disuguaglianza di ricchezza.
Negli Stati Uniti, per esempio, l’1% piu’ ricco possiede quasi il 40% della ricchezza nazionale. Il 50% piu’ povero non ha quasi nulla, solo lo 0,4%.
A livello mondiale, le disparita’ sono ancora piu’ accentuate: l’1% piu’ ricco ha quasi il 50% della ricchezza mondiale.
Il problema con questo tipo di disuguaglianza e’ che i ricchi diventano rentier estrattivi. I soldi e le proprieta’ che accumulano, largamente superiori a quelli che potrebbero mai usare, li affittano (proprieta’ residenziali o commerciali, licenze di brevetti, prestiti, qualunque cosa). E poiche’ hanno un monopolio su queste cose, tutti gli altri sono costretti a pagare loro affitti e debiti.
E’ quello che viene chiamato «reddito passivo», perche’ entra automaticamente nelle tasche delle persone che detengono il capitale, senza il minimo sforzo da parte loro. […]
E’ come una moderna servitu’ della gleba. E proprio come la servitu’ della gleba, ha gravi implicazioni per il nostro mondo vivente.
La servitu’ della gleba era un disastro ecologico, perche’ i signori costringevano i contadini a estrarre dalla terra piu’ di quello di cui avevano bisogno solo allo scopo di versare i tributi, determinando una progressiva degradazione delle foreste e dei suoli.
Oggi va allo stesso modo: ci costringono a saccheggiare la Terra soltanto per pagare tributi a milionari e miliardari […]
Nessuno «merita» fortune di queste proporzioni. Non e’ una ricchezza che si sono guadagnati, l’hanno estratta: dai lavoratori sottopagati, dalla natura senza dare nulla in cambio, dalle rendite, sfruttando la politica e cosi’ via […]
Dovremmo avere un dibattito democratico su questo tema: qual e’ il punto oltre il quale l’accumulazione di denaro diventa distruttiva e inaccettabile? Cento milioni di dollari? Dieci milioni? Cinque milioni?

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo. Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

In un sistema orientato alla crescita, l’obiettivo spesso e volentieri e’ di non soddisfare i bisogni umani, e addirittura di perpetuarli.
Una volta che ci rendiamo conto di questo, diventa evidente che ci sono pezzi enormi dell’economia fondati attivamente e intenzionalmente sullo spreco, e che non assolvono a nessuno scopo umano riconoscibile.
Primo passo: mettere fine all’obsolescenza programmata […] Le aziende, nel disperato tentativo di incrementare le vendite, cercano di creare prodotti fatti appositamente per rompersi ed essere sostituiti dopo un periodo di tempo relativamente breve […]
Secondo passo: tagliare la pubblicità […] Possiamo dire che stanno applicando la fratturazione idraulica alle nostre menti. Siamo esposti a migliaia di annunci pubblicitari ogni giorno, e ogni anno che passa diventano piu’ insidiosi. E’ un assalto contro la nostra coscienza, la colonizzazione non solo dei nostri spazi pubblici, ma anche delle nostre menti. E funziona. Le ricerche rivelano che la spesa pubblicitaria ha un impatto diretto e altamente significativo sul consumo materiale […]
Terzo passo: passare dal concetto di proprieta’ al concetto di uso […] Passare dal concetto di proprieta’ al concetto di uso puo’ avere un impatto notevole sul volume di produzione materiale. Condividere un’unica attrezzatura fra dieci famiglie significa ridurre di dieci volte la domanda di quel prodotto, e al contempo far risparmiare alle persone tempo e denaro […]
Quarto passo: mettere fine allo spreco alimentare […] Mettere fine allo spreco alimentare in teoria potrebbe dimezzare le dimensioni dell’industria agricola continuando a garantirci accesso a tutto il cibo di cui abbiamo bisogno. Questo ci consentirebbe di ridurre le emissioni a livello mondiale fino al 13%, e al tempo stesso di rigenerare fino a 2,4 miliardi di ettari di terreni usandoli come habitat per la fauna selvatica e per lo stoccaggio delle emissioni. […]
Quinto passo: ridimensionare le industrie distruttive per l’ambiente […] Prendiamo l’industria della carne bovina, per esempio. Quasi il 60% delle terre agricole del mondo e’ usato per l’allevamento di manzi, o direttamente, per far pascolare il bestiame, o indirettamente, per coltivare foraggio. La carne di manzo e’ uno degli alimenti piu’ inefficienti del pianeta quanto a impiego delle risorse, in termini di suolo ed energia utilizzati per caloria o sostanza nutriente […]
Eppure la carne di questo animale e’ tutt’altro che essenziale per l’alimentazione umana: rappresenta appena il 2% delle calorie che consumiamo. Nella maggior parte dei casi, l’industria potrebbe essere ridimensionata senza alcun danno per il benessere umano. I vantaggi di questo ridimensionamento sarebbero sbalorditivi. Passare dalla carne di manzo alla carne di animali non ruminanti o a proteine vegetali come fagioli e legumi in genere potrebbe liberare piu’ di 28 milioni di chilometri quadrati di terreni: le dimensioni degli Stati Uniti, del Canada e della Cina sommati insieme. […] Gli scienziati dicono che ridimensionare l’industria della carne bovina e’ una delle misure piu’ incisive che possiamo attuare ed e’ fondamentale per evitare cambiamenti climatici pericolosi.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Europa/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La Nave diTeseo (2021)

Il fatto che piu’ colpisce e’ la persistenza di un’iperconcentrazione della proprieta’.
In Europa emerge certo la comparsa sul lungo periodo di una “classe media patrimoniale”.
Nel 1913 il 40% della popolazione compreso tra il 50% piu’ povero e il 10% piu’ ricco possiede solo poco piu’ del 10% del totale delle proprieta’, e nel 2020 ne possiede il 40%, specie sotto forma di beni immobili.
Resta pero’ il fatto che nell’Europa del 2020 il 50% piu’ povero continua a non possedere nulla di tangibile (il 5% del totale), mentre il 10% piu’ ricco ne possiede il 55%.
In altre parole, i primi detengono un patrimonio medio che e’ 500 volte inferiore a quello dei secondi (la loro quota nel totale e’ piu’ di dieci volte inferiore, mentre sono cinque volte piu’ numerosi).

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza

https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/

Stato/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

La stessa proprieta’ privata non esiste “in natura”, non e’ un’entita’ materiale ma un insieme di diritti e regole.
Questa e’ stata, del resto, l’intuizione degli illuministi David Hume e Immanuel Kant, i quali hanno concepito la proprieta’ come un’istituzione politica, assumente forme e tipologie modellate dalla societa’, dallo Stato e dagli apparati istituzionali.
Nelle societa’ senza Stato i poteri privati, spesso violenti, monopolizzano tutta la ricchezza disponibile […]
Non a caso l’affermazione della proprieta’ avvenuta nel Seicento e nel Settecento e’ servita a combattere la politica di confisca del potere assoluto, in un processo indistinguibile da quello che porto’ alla creazione di istituzioni rappresentative efficaci e che rimise in discussione la primogenitura e l’ordine della successione ereditaria, sgretolando le basi del potere dell’aristocrazia terriera europea […]
Il problema nasce quando […] mercato e proprieta’ privata, nati dalle lotte per la liberta’ contro il potere feudale e l’assolutismo, creano, con le rivoluzioni industriali e il successivo tumultuoso sviluppo economico, inedite forme di insicurezza […]
Dunque, anche l’ideologia della proprieta’ e’ cambiata nel tempo a mano a mano che cambiavano le fonti di insicurezza […]
Era «simbolo di sicurezza nei confronti dei capricci dell’autorita’ politica e della violenza degli attaccabrighe», ma quando altri capisaldi di sicurezza (per esempio, attraverso un sistema giuridico piu’ affidabile) furono messi a punto, «la proprieta’ privata perdette parte della sua responsabilita’ e comincio’ a essere vista essa stessa come fonte di insicurezza»

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Populismo/Harvey

David Harvey – Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo – Feltrinelli (2014)

I diritti di proprieta’ privata sono alla base del possesso di una abitazione e gli Stati capitalistici hanno sistematicamente dato sostegno con vari mezzi (dai sussidi attivi alla pubblicità e alla retorica del sogno di una casa di proprieta’) all’estensione della proprieta’ della casa a segmenti sempre piu’ ampi della popolazione.
Questo in parte per garantire una crescita continua del mercato immobiliare come settore attivo e remunerativo di accumulazione del capitale, ma anche con una funzione ideologica fondamentale, quella di consolidare il sostegno popolare e populista per la strategia di fornire valori d’uso attraverso meccanismi di valore di scambio: in altre parole, sostegno per la via capitalista.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/3569-david-harvey-qdiciassette-
https://www.anobii.com/books/Diciassette_contraddizioni_e_la_fine_del_capitalismo/

 

 

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro Produzioni Nero (2018)

Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi.
Quest’ultimo ruolo in particolare si e’ fatto sempre piu’ urgente dopo la crisi del 2008, fino ad assumere la forma di un completo controllo della produzione del denaro tramite le banche centrali.
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Il neoliberismo e’ in primo luogo una teoria delle pratiche di politica economica secondo la quale il benessere dell’uomo puo’ essere perseguito al meglio liberando le risorse e le capacita’ imprenditoriali dell’individuo all’interno di una struttura istituzionale caratterizzata da forti diritti di proprieta’ privata, liberi mercati e libero scambio.
Il ruolo dello Stato e’ quello di creare e preservare una struttura istituzionale idonea a queste pratiche.
Lo Stato deve garantire, per esempio, la qualita’ e l’integrita’ del denaro; deve predisporre le strutture e le funzioni militari, difensive, poliziesche e legali necessarie per garantire il diritto alla proprieta’ privata e assicurare, ove necessario con la forza, il corretto funzionamento dei mercati. Inoltre, laddove i mercati non esistono (in settori come l’amministrazione del territorio, le risorse idriche, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la sicurezza sociale o l’inquinamento ambientale), devono essere creati, se necessario tramite l’intervento dello Stato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html