Stato/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

Nelle societa’ di classe, la cosiddetta sovranita’ dello Stato […] indica in realta’ sin dalla sua genesi la superiorita’ dello Stato sui cittadini e cioe’ essa “e’ l’alibi che consente ai rappresentanti dello Stato di esonerarsi da qualsiasi obbligo che legittima un controllo da parte dei cittadini”.
In questo senso, proprio la sovranita’ statale – come sovranita’ di uno Stato egemonizzato dai poteri privati – e’ stata la prima garanzia del meccanismo neoliberale. Un meccanismo che, al contrario di quanto molti pigramente ritengono, non oblitera per nulla il ruolo dello Stato ma “lo richiede” e lo ridefinisce, cosi’ che Hayek – del quale Dardot e Laval hanno minuziosamente ricostruito le posizioni – lo ripresenta come il “guardiano” dell’“ideale di una societa’ basata sul diritto privato”.
“Pubblico” invece, “e’ assolutamente irriducibile a ‘statale’”, perche’ rinvia “non alla sola amministrazione statale, ma all’intera collettivita’ in quanto essa e’ costituita dall’insieme dei cittadini”.
In questo senso, per loro, “i servizi pubblici non sono i servizi dello Stato nel senso che lo Stato potrebbe disporne a suo piacimento” e “non sono neppure una proiezione dello Stato”, ma “sono pubblici in quanto sono ‘al servizio del pubblico’”.
Essi “non costituiscono una manifestazione della potenza dello Stato, ma un limite del potere governativo”; sono “cio’ per cui i governanti sono i servi dei governati”.
Come tali, questi servizi “rientrano nel principio della solidarieta’ sociale” e non certo “nel principio della sovranita’”, il quale rimane “incompatibile con quello della responsabilita’ pubblica”.
Nonostante le previsioni dei suoi fautori, non e’ affatto detto, percio’ – e questo e’ giusto anche a prescindere dal pregiudizio di Dardot e Laval verso lo Stato e dalla loro teoria del Comune –, che il ritorno dello Stato coincida necessariamente con il ritorno del welfare, visto che il suo ritrovato intervento potrebbe tranquillamente limitarsi, come abbiamo gia’ visto in abbondanza, a “sostenere l’attivita’ delle imprese private” e a “garantire il sistema finanziario”, funzionando nel suo potere pubblico come semplice prosecuzione del potere privato.
Cosi’ come non e’ vero, reciprocamente, che la richiesta di una ricostruzione dei servizi pubblici sia o debba essere di per se’ sinonimo di “ripiegamento identitario sulla nazione” o sulla comunita’ […] dato che questa esigenza che spaventa i biopolitici puo’ esprimere anche “un senso dell’universale che attraversa le frontiere e ci rende tanto sensibili alle prove vissute dai nostri ‘concittadini in pandemia’, siano essi italiani, spagnoli e, infine, europei e non”.
Queste considerazioni ci aiutano a capire che un eventuale ‘ritorno dello Stato’ e della politica non garantisce automaticamente nulla, perche’ il suo reale significato dipende alla fine anch’esso dai rapporti di forza tra i gruppi sociali che si muovono al suo interno e che cercano, ciascuno a proprio modo, di condizionarne le scelte e di definire il carattere concreto del potere istituzionalizzato.
Dipende da chi, cioe’, nello Stato ha conseguito o sta conseguendo l’egemonia e da come lo Stato, a partire da queste spinte e controspinte che lo investono, si posiziona effettivamente nel conflitto sociale tra gli interessi in gioco. Lo Stato, infatti, non si esaurisce per nulla in quella macchina autonoma e impersonale descritta da Agamben e Di Cesare ma, pur avendo un proprio sviluppo interno che si muove per linee endogene, e’ anzitutto un campo di battaglia tra interessi diversi e la sua natura e’ definita in primo luogo proprio dalla risultante dei loro conflitti […]
Lo Stato puo’ essere dunque potere e autorita’ che esercita una “garanzia” generale a tutela di tutti i propri membri; oppure puo’ essere semplice autoritarismo mediante il quale i garantiti si tutelano tra loro amplificando i propri poteri a discapito di chi garantito non e’.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia. Una guida per cambiare il capitalismo – Laterza (2021)

La stessa Silicon Valley e’ il risultato di investimenti ad alto rischio da parte dello Stato il quale, nella prima fase dello sviluppo di determinate tecnologie ad alto rischio, e’ stato disposto ad assumersi quei rischi da cui il settore privato tende in genere a prendere le distanze.
E’ il caso degli investimenti che hanno portato a Internet, in cui un ruolo decisivo e’ stato svolto dalla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa), agenzia per l’innovazione del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e anche dal Cern in Europa, a cui si deve l’invenzione del World Wide Web.
A dire il vero, non solo Internet, ma praticamente tutte le altre tecnologie che rendono intelligenti i nostri prodotti «smart» sono state finanziate da attori pubblici, come il Gps (finanziato dalla Marina militare degli Stati Uniti), Siri (anch’esso finanziato da Darpa) e il display touch screen (finanziato inizialmente dalla Cia).
Lo stesso vale anche per gli investimenti ad alto rischio, in fase iniziale, canalizzati nell’industria farmaceutica da attori pubblici come il National Institutes of Health (Nih) e senza i quali la maggior parte dei cosiddetti farmaci «blockbuster» non avrebbe visto la luce.
E l’industria delle energie rinnovabili e’ stata notevolmente aiutata dagli investimenti effettuati da banche pubbliche come la Banca europea per gli investimenti o la KfW in Germania, visto che i finanziatori privati sono spesso troppo avversi al rischio e focalizzati sui rendimenti a breve termine.

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/

Economia di mercato/ Pettifor

Ann Pettifor – Il Green New Deal. Coe’e’ e come possiamo finanziarlo – Fazi (2020)

Nel corso dei secoli le societa’ avanzate hanno sviluppato dei sistemi monetari per consentirci di «fare cio’ che possiamo fare» (Keynes).
Il denaro e’ ed e’ sempre stato una forma di tecnologia sociale, che consente a individui, imprese e governi di fare affari, commerciare ed eseguire le transazioni in modo regolare ed efficiente, sia in patria che all’estero.
Come abbiamo detto, il sistema monetario di una societa’, come il suo sistema fognario, e’ un grande bene pubblico.
Tuttavia, abbiamo anche detto che la storia dei sistemi monetari e’ la storia della lotta per il controllo del sistema, tra coloro che vorrebbero esercitare un’autorita’ privata su di esso e coloro che invece preferirebbero un’autorita’ pubblica e democratica.
Negli anni Sessanta e Settanta, i governi occidentali cedettero il controllo effettivo del sistema a un’autorita’ privata: “il mercato”. O, per essere piu’ precisi, a una serie di attori privati operanti nei mercati finanziari.
Questi ultimi sono dominati dalle borse di Wall Street, della City e di Francoforte.

Info:
https://www.iconaclima.it/sostenibilita/vivere-green/consigli-di-lettura-il-green-new-deal-di-ann-pettifor/
https://www.alliancesud.ch/it/politica/politica-fiscale-e-finanziaria/il-green-new-deal-secondo-pettifor

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

La privacy non c’e’ piu quando ogni nostra e-lettera, ogni nostro tweet o sms e’ in realta’ una cartolina aperta, quando il tuo televisore riferisce quale trasmissione guardi, e per quanto tempo e come (se ti alzi, parli al telefono o non sei attento), quando ogni tuo spostamento e’ localizzato, registrato e memorizzato dal cellulare.
Quando sei, sempre e ovunque, spiato dagli strumenti che usi, e non puoi non usare: sei sorvegliato persino dalla casa che abiti.
Non si e’ ancora ragionato abbastanza sugli effetti a lungo termine della scomparsa di qualunque privacy dall’esistenza umana: il “Grande Fratello” e’ un reality show in un senso piu’ generale, e piu’ perverso.
Viene da chiedersi di quale privato parlino i neoliberisti quando cantano l’elogio del privato contro il pubblico.
Forse si riferiscono all’origine etimologica della parola “privato”, che in italiano e’ il participio passato del verbo “privare”: privato e’ cio’ a cui manca qualcosa, e’ stato tolto qualcosa, e’ stato privato di”.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

L’idea, cioe’, che il “pubblico” sia intrinsecamente altro dal “privato”; dunque, anche dalla semplice addizione di tanti “privati”.
«Privato» e’ – letteralmente – chi manca di una parte, chi e’ privo di una componente costitutiva: nel nostro caso, della dimensione politica dell’esistenza.
«Privato» e’ colui che pensa esclusivamente a se stesso, rifiutando di considerarsi parte di una relazione.
E’ l’idiotes degli antichi Greci: l’individuo che, disinteressandosi della citta’ (della polis), si occupa solo dell’idios: del proprio, del particolare, del singolare.
L’interesse per la polis e’, all’opposto, tratto caratteristico del polites, del cittadino; del civis (da cui: citta’), diranno poi i Romani.
Di colui, cioe’, che si preoccupa di dare una dimensione anche collettiva alla propria esistenza e che, cosi’ facendo, realizza in senso pieno la propria umana natura di zoon politikon: di animale politico, secondo un altro basilare insegnamento aristotelico.

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Stato/Deneault

Alain Deneault – Governance. Il management totalitario – Neri Pozza (2018)

La privatizzazione del bene pubblico non e’ ne’ piu’ ne’ meno che un processo di privazione.
Mentre il liberalismo economico promuove quest’arte della privazione negli ambienti di chi ne trae profitto, la governance serve ad ammortizzarne lo choc, peraltro solo per lo spirito, in quanto non si oltrepassera’ mai su questo punto l’ambito del lavoro retorico.
Privare, in latino, designa l’azione di mettere da parte – il contrario di spartire.
Privatizzare un bene consiste nel privare qualcuno di qualcosa a vantaggio di qualcun altro, dal momento che non viene pagato nessun diritto di cessione. Il privatus designa di conseguenza colui che e’ privato di qualcosa […]
Dallo stesso privare latino proviene del resto l’espressione “privilegio”.
La parola letteralmente significa legge (lex) privata (privus): il privilegio corrisponde all’atto di privare (escludere) un altro di un bene o di un favore in virtu’ di una regola generale (legge).

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/dopo-la-democrazia-la-governance
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/

Stato/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

Allo scopo di incoraggiare attivita’ scientifiche, culturali e non commerciali […] i governi sempre piu’ spesso fanno dipendere il finanziamento pubblico di queste attivita’ dalla loro capacita’ di attrarre sponsor […]
Questo rafforza ulteriormente il potere dei ricchi, mettendoli in condizioni di determinare la destinazione dei fondi privati, poiche’ il denaro pubblico segue le scelte fatte dagli sponsor privati […]
L’obiettivo e’ ridurre la spesa pubblica, ma la conseguenza e’ che gruppi e individui danarosi vengono messi in condizione non solo di decidere quali attivita’, tra le tante, favorire con i loro soldi, ma contemporaneamente di svuotare il modello di spesa pubblica, che spesso originariamente esisteva proprio per stabilire priorita’ differenti da quelle scelte dai ceti abbienti. Un’ulteriore conseguenza di questi fenomeni e’ che gli imprenditori e i manager acquisiscono un canale privilegiato di accesso nei confronti dei politici e dei funzionari. Dato che il loro successo e la loro competenza dipendono interamente dalla loro capacita’ di massimizzare il valore per gli azionisti, e’ prevedibile che usino quei canali a beneficio delle singole aziende.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728

Economia di mercato/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Un ripensamento del capitalismo in questi termini poggia su tre intuizioni fondamentali […]
La prima e’ che abbiamo bisogno di una descrizione piu’ ricca dei mercati e delle imprese al loro interno […]
I mercati vanno concepiti come risultati di interazioni tra operatori economici e istituzioni, sia pubbliche che private. Questi risultati dipenderanno dalla natura degli operatori (per esempio le varie strutture di gestione delle imprese), dalle loro dotazioni e motivazioni, dai vincoli imposti dal corpus legislativo e normativo e dai contesti culturali e dalla natura specifica delle transazioni che vi si svolgono […]
Negli ultimi trent’anni, la visione ortodossa che sostiene che la massimizzazione del valore per l’azionista produce la maggiore crescita economica possibile ha assunto un ruolo dominante nella teoria e nella pratica dell’attività imprenditoriale, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna […]
In Germania, in Scandinavia e in Giappone, per esempio, le aziende sono strutturate, sia con riguardo al diritto societario sia con riguardo alla cultura aziendale, come istituzioni che rendono conto a un più vasto numero di stakeholders (dipendenti compresi), con la produzione e la redditivita’ di lungo termine quale missione primaria. Sono capitaliste anch’esse, ma si comportano in modo diverso […]
La seconda intuizione fondamentale e’ che la forza trainante della crescita economica e dello sviluppo sono gli investimenti, sia pubblici che privati, nell’innovazione tecnologica e organizzativa.
La diffusione di queste innovazioni nell’economia influenza non soltanto i modelli di produzione, ma anche i modelli di distribuzione e di consumo. Negli ultimi duecento anni e’ stata la fonte primaria di miglioramenti della produttivita’, e dei conseguenti aumenti del tenore di vita […]
Il riconoscimento del ruolo del settore pubblico nel processo di innovazione e’ strettamente attinente alla terza intuizione fondamentale, e cioe’ che la creazione di valore economico e’ un processo collettivo. Le imprese non creano ricchezza da sole: nessuna azienda oggi puo’ operare senza i servizi fondamentali forniti dallo Stato: scuole e università, servizi sanitari e sociali, case popolari, previdenza sociale, polizia e difesa, infrastrutture fondamentali come i sistemi di trasporto, le reti energetiche e idriche e i sistemi di smaltimento dei rifiuti. Questi servizi, il livello di risorse di cui dispongono e il tipo di investimenti che vengono effettuati in essi, sono cruciali per la produttivita’ delle imprese private.
Non e’ vero che il settore privato «crea ricchezza» mentre i servizi pubblici finanziati dai contribuenti la «consumano». Lo Stato non si limita a «regolare» l’attivita’ economica privata: il Pil e’ coprodotto.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445