Economia di mercato/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Ancora oggi la storia dello sviluppo continua a esercitare una forza irresistibile nella nostra societa’.
La si incontra ovunque si volga lo sguardo: nei negozi equi e solidali come quelli della Oxfam e della Traid, negli spot televisivi di Save the Children e della World Vision, nei rapporti annuali pubblicati dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale e ogni volta che guardiamo la classifica delle nazioni del mondo in base al Pil.
La sentiamo ripetere da rockstar come Bono e Bob Geldof, da miliardari come Bill Gates e George Soros, da attrici come Madonna e Angelina Jolie, con i suoi abiti coloniali e uno stuolo di bambini africani accalcati smaniosamente intorno a lei […]
Lo sviluppo e’ ovunque. E si porta dietro i suoi rituali, a cui possono partecipare milioni e milioni di persone: comprare scarpe Toms, donare qualche dollaro al mese per adottare a distanza un bambino dello Zambia o sacrificare le vacanze estive per fare volontariato in Honduras.
Forse non sarebbe esagerato dire che prima o poi quasi tutti, nel mondo occidentale, si sono imbattuti nella storia dello sviluppo, o addirittura vi hanno preso parte. E’ onnipresente.
Ed e’ diventata un’industria enorme, che vale centinaia di miliardi di dollari, quanto tutti i profitti di tutte le banche degli Stati Uniti messi assieme […]
L’industria dello sviluppo ha ripetutamente fallito nel mantenere le sue grandi promesse di «porre fine alla fame nel mondo» o «rendere la poverta’ un ricordo del passato» […]
Prendiamo la fame, per esempio. Nel 1974, al primo vertice delle Nazioni Unite sull’alimentazione a Roma, il segretario di Stato americano Henry Kissinger promise che la fame sarebbe stata debellata entro un decennio. All’epoca nel mondo c’erano circa 460 milioni di persone che soffrivano la fame. Ma invece di scomparire, la fame e’ aumentata costantemente: oggi, secondo le stime piu’ prudenti, ci sono circa 800 milioni di persone nel mondo che patiscono la fame, mentre quelle piu’ realistiche parlano di circa 2 miliardi di persone, quasi un terzo dell’umanita’ […]
E la poverta’? Da molti anni, l’industria dello sviluppo ci dice che la poverta’ assoluta e’ in declino costante. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno pubblicato il rapporto finale sugli Obiettivi di sviluppo del millennio – il primo importante impegno pubblico a livello mondiale per ridurre la poverta’ –, in cui si sosteneva che il tasso di poverta’ era stato dimezzato rispetto al 1990. Questa incoraggiante versione ufficiale e’ rimbalzata attraverso i media ed e’ stata ripetuta all’infinito dalle Ong. Ma e’ molto fuorviante: in primo luogo perche’ gran parte dei progressi nella lotta alla poverta’ riguarda un solo paese, la Cina; in secondo luogo perche’ questa versione incoraggiante si basa su percentuali e non su numeri assoluti. Se prendiamo in considerazione i numeri assoluti – il parametro su cui i governi mondiali originariamente si erano accordati per misurare i progressi –, vediamo che la diffusione della poverta’ e’ esattamente la stessa del 1981, quando sono iniziate le misurazioni: circa un miliardo di persone. In questi trentacinque anni non c’è stato alcun miglioramento […]
E nel frattempo la disuguaglianza e’ esplosa. Nel 1960, alla fine del colonialismo, il reddito pro capite del paese piu’ ricco era trentadue volte superiore a quello del paese piu’ povero: un divario notevole. L’industria dello sviluppo ci ha detto che questa differenza si sarebbe ridotta, ma cosi’ non e’ stato: al contrario, nei quattro decenni successivi e’ piu’ che quadruplicata, arrivando, nel 2000, a un rapporto di 134 a 1.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Societa’/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La carita’ non solo distoglie la nostra attenzione dalle cause ultime della poverta’ – dal marciume al centro del sistema –, ma nasconde anche la natura del problema di quelli che ne soffrono.
La beneficenza puo’ compromettere la capacita’ di una persona di sfidare direttamente le forze che sono alla base della sua mortificazione, e privarla della capacita’ di agire a livello politico. Smussando le contraddizioni di un sistema profondamente imperfetto, consente a quel sistema di andare avanti ancora un po’.
Di solito le organizzazioni umanitarie agiscono in buona fede, ma a volte gli aiuti sono concepiti espressamente per raggiungere questo scopo. Alcuni studiosi sottolineano che gli aiuti alimentari occidentali, per esempio, vengono ponderati con attenzione per prevenire le carestie peggiori e garantire alle persone quantomeno le calorie sufficienti a rimanere in vita, altrimenti le ingiustizie del sistema economico globale sarebbero cosi’ evidenti da far crollare la sua legittimita’ e provocare quasi certamente terremoti politici […]
Nella misura in cui la carita’ e’ resa possibile dall’accumulazione di ricchezza in eccesso, non puo’ mai essere una soluzione concreta, per il semplice fatto che i processi attraverso i quali si accumula la ricchezza sono gli stessi che producono la poverta’.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Considerate che, per portare tutti i cittadini del mondo al di sopra della soglia di poverta’ di 7,40 dollari al giorno e fornire a ogni persona nel Sud del mondo assistenza sanitaria pubblica universale a un livello equivalente a quello del Costa Rica, sarebbero necessari circa 10 000 miliardi di dollari.
E’ un importo considerevole, in apparenza. Ma e’ soltanto la meta’ del reddito annuo dell’1% piu’ ricco. Trasferendo 10 000 miliardi di dollari dell’eccesso di reddito annuo dall’1% piu’ ricco ai poveri del mondo, potremmo porre fine alla poverta’ in un attimo ed elevare l’aspettativa di vita nel Sud del mondo a ottant’anni, eliminando cosi’ il divario sanitario globale.
All’1% più ricco resterebbe comunque un reddito familiare medio annuo superiore a un quarto di milione di dollari: piu’ di quanto chiunque possa mai avere ragionevolmente bisogno e quasi otto volte superiore al reddito familiare mediano in Gran Bretagna.
E stiamo parlando soltanto del reddito; non abbiamo nemmeno sfiorato la ricchezza.
L’1% piu’ ricco ha accumulato un patrimonio di 158 000 miliardi di dollari, quasi la meta’ della ricchezza complessiva globale.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Lavoro/Bauman

Zygmunt Bauman – Lavoro, consumismo e nuove poverta’ – Citta’ Aperta (2004)

Data la natura della gara oggi in corso, la miseria di chi viene espulso, considerata un tempo come un male prodotto dalla societa’, alleviabile con mezzi collettivi, puo’ essere ridefinita soltanto come la conseguenza di un crimine individuale.
Le «classi pericolose» vengono pertanto stigmatizzate come classi criminali. Le prigioni divengono cosi’, nel senso vero e pieno del termine, un surrogato delle istituzioni del welfare state. E con tutta probabilita’ continueranno a esserlo in misura crescente man mano che l’assistenza pubblica andra’ riducendosi […]
E cio’ lo si vede, molto piu’ chiaramente che altrove, negli Stati Uniti dove, negli anni del “laissez faire” di Reagan e Bush, l’assoluto predominio del mercato ha raggiunto un’estensione ineguagliata rispetto a qualsiasi altro paese.
L’epoca della “deregulation” e dello smantellamento del welfare state ha coinciso con l’aumento della criminalita’, il rafforzamento della polizia e la crescita della popolazione carceraria […]
Da oggetto della politica sociale, la poverta’ si trasforma cosi’ in un problema della criminologia e del diritto penale.
Gli emarginati non sono piu’ i rifiuti della societa’ dei consumi, i perdenti esclusi da ogni feroce competizione, ma diventano i nemici giurati della societa’. Vi e’ soltanto un sottile confine, facilmente travalicabile, fra chi campa a spese dello Stato e gli spacciatori di droga, i rapinatori e gli assassini. La popolazione assistita e’ il serbatoio naturale delle bande criminali, e continuare ad assisterla significa allargare l’area di reclutamento dei delinquenti […]
Se la moralita’ consiste essenzialmente nel sentirsi responsabili dell’integrita’ e del benessere delle persone piu’ deboli, svantaggiate e sofferenti, la criminalizzazione della poverta’ tende a estinguere questo impulso. Quando i poveri vengono considerati criminali, in potenza o in atto, cessano di costituire un problema morale e ci esimono dalle nostre responsabilita’ sociali.
Non si pone piu’, cosi’, la questione morale di difenderli contro il loro crudele destino, bensi’ quella di difendere la vita e i beni delle persone normali dalle minacce che possono provenire dai quartieri degradati, dai ghetti e dalle zone malfamate […]
Come abbiamo già osservato, poiche’ nella societa’ attuale i poveri disoccupati non costituiscono piu’ un «esercito industriale di riserva», non ha alcun senso, dal punto di vista “economico”, mantenerli in buona forma nel caso in cui dovessero essere richiamati in servizio attivo come produttori.

Info:
http://www.inattuale.paolocalabro.info/2009/04/z-bauman-lavoro-consumismo-nuove.html
https://sociologia.tesionline.it/sociologia/libro.jsp?id=1714