Europa/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Nonostante i suoi successi, in questo inizio di XXI secolo la costruzione europea accusa numerosi limiti che potrebbero provocare un rigetto popolare generalizzato, come dimostra il referendum sulla Brexit del 2016.
Nel corso degli ultimi decenni, e’ andato affermandosi il sentimento diffuso secondo il quale “l’Europa” (parola che e’ arrivata a designare l’istituzione europea con sede a Bruxelles) agirebbe a scapito delle classi popolari e medie, operando soprattutto a vantaggio dei ceti privilegiati e delle grandi imprese. Questo “euro- scetticismo” si e’ nutrito anche dell’avversione ai nuovi fenomeni migratori, nonche’ di un generale senso di declassamento […]
Resta pur sempre il fatto che i governi europei non sono stati in grado di far fronte all’aumento delle disuguaglianze e al calo della crescita iniziato nel decennio 1980-1990. Questo clamoroso fallimento si spiega, da un lato, con il fatto che l’Europa si sia fondata quasi esclusivamente su un modello di sviluppo basato sulla concorrenza tra i territori e tra le persone, a tutto vantaggio dei gruppi dotati di maggiore mobilita’ (o percepiti come tali); dall’altro, con l’incapacita’ degli Stati
membri di adottare la benche’ minima forma di tassazione o di politica sociale comune. Incapacita’ a sua volta derivante dall’aver scelto il principio dell’unanimita’ per ogni decisione in materia fiscale […]
La regola dell’unanimita’ e la concorrenza fiscale tra gli Stati europei hanno portato a una dinamica di dumping fiscale accelerato nel periodo 1990-2020, specie per quanto riguarda la tassazione sugli utili delle societa’. L’aliquota relativa, che negli anni ottanta del secolo scorso era intorno al 45-50% nella maggior parte dei paesi europei, e’ andata via via riducendosi fino a toccare, nel 2018, un tasso medio di appena il 22%.
Tutto questo in uno scenario in cui il tasso globale dei prelievi obbligatori e’ rimasto stabile; inoltre, non vi e’ alcuna garanzia che la riduzione tendenziale della tassazione sui profitti delle imprese sia giunta al termine (le aliquote potrebbero scendere fino allo 0%, o assumere addirittura la forma opposta, quella di sovvenzioni finalizzate ad attrarre investimenti, come del resto e’ gia’ avvenuto in diverse occasioni).

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale- Chiarelettere (2020)

L’Italia” “si e’ rivelata «la Silicon Valley del populismo», in particolare digitale.
Una ricerca condotta sulle elezioni europee del 2019 mostra che la campagna elettorale si e’ ormai trasferita sul web, in Italia piu’ che altrove.
La stessa ricerca mostra che i partiti italiani, populisti in testa, sorpassano di gran lunga gli altri partiti europei per i post su Facebook. E questo senza considerare le pagine personali dei leader, le piu’ seguite ed efficaci di tutte […]
La Brexit ha mostrato come opera il populismo d’opposizione; Trump, come funziona il populismo di governo. Il governo gialloblu’, nato nel 2018 dal contratto di governo fra M5S e Lega, aggiunge alla serie lo strano spettacolo di due movimenti populisti che si disputano lo stesso popolo, o almeno parti complementari di esso […]
Il multipopulismo, tuttavia, sarebbe un’autentica contraddizione in termini se mai si considerasse il populismo, come fanno molti, un’ideologia debole […]
Ma il populismo, come abbiamo visto, non e’ un’ideologia, neppure debole: e’ uno stile politico, una serie di slogan ottenuti storpiando la tradizione democratica.
E’ la democrazia presa alla lettera, la sovranita’ del popolino, usata per fare opposizione prima, conquistare il potere poi, infine conservarlo.
Non a caso, messa da parte ogni parvenza di ideologia, Lega e M5S si sono divisi non solo le poltrone, come fanno tutti, ma ancor prima i due ruoli principali del gioco democratico: governo e opposizione.
Per un anno, cioe’, i media non hanno fatto altro che parlare delle liti interne al governo, credendo con questo di danneggiarlo. In effetti, si fosse trattato di un governo tradizionale, le liti sarebbero state rovinose, portando presto alle dimissioni.
Non cosi’ nel caso di un governo populista digitale. Qui, invece, i dissidi sono drammatizzati per monopolizzare l’attenzione dei media recitando entrambe le parti in commedia. Un giorno la Lega faceva il governo e il M5S l’opposizione,il giorno dopo si invertivano i ruoli.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Stato/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Il giudizio dei mercati conta molto piu’ del giudizio delle urne.
Il ruolo della politica ne esce trasformato.
Il potere migra dalla sfera politica a quella economica, che a sua volta e’ posta fuori dal controllo della democrazia e resa impermeabile alla volonta’ popolare.
Si scopre che si puo’ essere al governo senza essere realmente al potere.
Incapaci di governare l’economia, impotenti dinanzi ai flussi di capitale, i politici appaiono sempre piu’ come marionette meccaniche, semplici ingranaggi di un sistema complesso e fuori controllo.
Si diffonde cosi’ l’idea che la politica non serva a nulla e che i politici siano individui inutili, corrotti e capaci solo di fare il proprio interesse personale.

Info:
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio  
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

 

Stato/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista – Derive Approdi (2016)

Concentrando l’attenzione sulle «complicita’» fra
elite economiche e politiche, si corre pero’ il rischio di analizzare il fenomeno da un punto di vista morale, come se si trattasse della «corruzione» della politica da parte della finanza. […]
La convergenza fra elite non e’ semplicemente questione di interessi, ma rispecchia una visione del mondo che non si propone tanto di «eludere» leggi e regole, quanto di cambiarle radicalmente […]
Non e’ dunque questione di «tradimento» delle regole, bensi’ un lucido disegno politico che impone agli Stati di uniformarsi alle regole del diritto privato, fondando la propria legislazione sui principi della competizione economica.
In questo modo la democrazia liberale viene svuotata di ogni sostanza e i dirigenti degli stati […] non rispondono piu’ ai propri cittadini, ma «sono sottoposti al controllo della comunita’ finanziaria internazionale, di organismi specializzati, di agenzie di rating».
E ancora: «gli Stati sono considerati unita’ produttive come le altre in una vasta rete di poteri politico economici sottoposti a norme simili»

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti. Perche’ la crisi non ha sconfitto il neoliberismo – Laterza (2014)

E’ impossibile immaginare un’economia in cui i giganti
imprenditoriali non svolgano un ruolo di primo piano e non detengano un potere economico inevitabilmente destinato a tradursi in influenza politica, e dunque e’ difficile pensare che i governi smettano di dedicare particolare attenzione alle loro pressioni.
Cio’ significa che qualsiasi tentativo di utilizzare lo Stato come strumento per frenare o regolare il potere delle grandi imprese procedera’, nel migliore dei casi, al ritmo di “due passi avanti e uno indietro.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Economia di mercato/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti. Perche’ la crisi non ha sconfitti il neoliberismo – Laterza (2014)

Intreccio inevitabile tra politica ed economia […] Tre sono le ragioni principali […]
La prima e’ che solitamente il governo e’ uno dei luoghi preferiti in cui si cerca rimedio ai fallimenti del mercato […]
La seconda e’ che per funzionare il mercato non puo’ fare a meno della legge: come minimo ha bisogno di una moneta e di garanzie contro i falsari, di sanzioni contro le violazioni contrattuali e della protezione dei brevetti e della proprieta’ intellettuale […]
In terzo luogo …] in una economia libera e’ molto difficile evitare che la ricchezza economica si trasformi in influenza politica.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Stato/Khanna

Parag Khanna – La rinascita delle citta’ stato. Come governare il mondo al tempo della devolution – Fazi (2017)

Sfortunatamente il sistema americano, che dovrebbe aspirare a una democrazia senza politica, e’ degenerato in una politica senza democrazia.
La politica, oggi, non ha piu’ l’orizzonte della persuasione, ma si e’ ridotta a una pratica di scambio fra interessi particolari; la democrazia, di suo, non e’ più lo spazio in cui i cittadini trovano la propria voce, ma il governo di una classe politica intenta a preservare lo status quo.
Gli americani hanno le elezioni ma non le azioni che dovrebbero seguirle, o comunque si trovano con azioni che non rispecchiano le loro preferenze.
Yascha Mounk di Harvard chiama questo sistema «liberalismo non democratico», laddove i diritti individuali sono garantiti ma le istituzioni non traducono la volonta’ popolare in politiche pubbliche.

Info:
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2017/12/15/news/recensione-la-rinascita-delle-citta-stato-parag-khanna-una-fogliata-di-libri-169078/
https://eastwest.eu/it/cultura/parag-khanna-intervista-governo-stato-democrazia

Economia di mercato/Chang

Ha-Joon Chang – Economia. Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

L’economia e’ una questione politica. Non e’, e non potra’ mai essere, una scienza. Non tratta verita’ oggettive che si possano stabilire indipendentemente da valutazioni di carattere politico, e spesso, etico. Pertanto, quando ci si trova di fronte a una questione politica, bisogna porsi l’antica domanda «cui bono?» (a chi giova?), resa celebre dallo statista e oratore romano Marco Tullio Cicerone […]
Valutazioni politiche ed etiche sono presenti persino in processi apparentemente sganciati da ogni valore, come la definizione dei confini del mercato.
Decidere che cosa deve rientrare nell’ambito del mercato e’ un esercizio profondamente politico. Non appena vi facciamo entrare qualcosa (per esempio l’acqua), si puo’ applicare la regola «un dollaro, un voto» alle decisioni che la riguardano, rendendo piu’ facile ai ricchi influenzarne gli esiti.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined