Stato/Lazzarato

Maurizio Lazzarato – La fabbrica dell’uomo indebitato. Saggio sulla condizione neoliberista – Derive Approdi (2012)

E’ lo Stato che ha deliberatamente trasferito il proprio diritto assoluto di creazione monetaria al settore «privato».
In realta’, contrariamente a quanto sostiene la grande maggioranza degli economisti, degli esperti e dei giornalisti, non esiste concorrenza e conflitto tra la politica finanziaria e la politica monetaria dello Stato, ma una nuova alleanza neoliberista che raggruppa le banche, gli investitori istituzionali, le imprese private, i governi, interi settori dell’amministrazione, ma anche i media e i rappresentanti del mondo accademico.
Alleanza che, in forma sistematica, non smette di attaccare la logica del Welfare e le sue spese sociali.
Se esiste, appunto, un conflitto, esso si colloca tra due concezioni dello Stato e della politica monetaria e sociale dello Stato, ma e’ da tempo che il blocco neoliberista ha vinto e conserva una posizione egemonica all’interno dell’economia, delle amministrazioni, dello Stato, dei partiti politici, delle imprese e dei media.
Questo nuovo blocco di potere non sarebbe mai riuscito a emergere senza l’intervento dei poteri pubblici (senza l’intervento dei governi, tanto di destra che di sinistra, […] degli Stati e della banche centrali).

Info:
https://www.deriveapprodi.com/prodotto/la-fabbrica-delluomo-indebitato/
https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/maurizio-lazzarato-la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato

https://www.alfabeta2.it/2011/12/05/la-fabbrica-dell%E2%80%99uomo-indebitato/
http://www.sifp.it/recensioni/m.-lazzarato-il-governo-dell2019uomo-indebitato.

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Detto in parole semplici, le grandi aziende, Wall Street e i ricchi hanno acquisito un potere fortissimo sulle regole del mercato che producono risultati a loro favore; un potere aumentato costantemente mentre l’accresciuta ricchezza gli dava una capacita’ sempre maggiore di influire sulle regole.
I ceti medi e i poveri hanno invece perso gran parte del potere di una volta in un processo che continua a peggiorare perche’ il declino delle loro condizioni economiche implica una capacita’ sempre piu’ scarsa di influenzare le regole […]
Il punto e’ che al posto di un astratto “libero mercato” c’e’ una concretissima economia politica in cui il potere economico produce influenza politica sulle regole del gioco […]
La sfida fondamentale e’ politica piu’ che economica.
E’ impossibile riformare un sistema economico le cui regole di base sono controllate da un’elite economica senza alterare la distribuzione del potere politico che si cela dietro questo controllo.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Stato/Fazi

Thomas Fazi – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il ruolo delle politiche anticicliche e’ quello di fare in modo che il livello dell’investimento sia sempre tale da garantire la piena occupazione.
Ma l’investimento non e’ solo domanda. Esso ha anche un’altra caratteristica: modificare l’offerta […]
Si tratta di fare delle scelte che varranno nel lungo periodo. Scelte che diventano quindi strategiche, perche’ influenzano radicalmente il futuro, e che richiedono una capacita’ di programmazione e di previsione e un’attenzione particolare all’interesse collettivo.
I liberisti sostengono che lo Stato non puo’ e non deve fare queste scelte perche’ non sa cosa la gente vuole oggi o vorra’ tra vent’anni.
L’informazione, spiegano, e’ disseminata nella societa’. Ma la verita’ e’ che non lo sanno neppure i privati e che neppure la concorrenza e la selezione nel mercato sono in grado di far “emergere” le scelte migliori. Al contrario, il fatto stesso che il capitalismo sia cosi’ instabile dimostra la sua incapacita’ di prevedere il futuro e allocare efficacemente le risorse […] Paradossalmente, e’ proprio lo Stato che puo’ valutare i migliori investimenti nel lungo periodo, quelli che piu’ di altri accresceranno la ricchezza nazionale, perche’ non e’ interessato al profitto nel breve. Certo, nessuno sostiene che questo accada sempre […]
E allora la mano invisibile del mercato – che, come dice Joseph Stiglitz, e’ invisibile perche’ non esiste – deve essere sostituita dalla mano visibile dello Stato […]
Quali sono, dunque, le attivita’ che lo Stato dovrebbe controllare, in vista dell’interesse generale?
Non e’ possibile rispondere una volta per tutte, prescindendo dalla situazione concreta. Cosa debba fare il pubblico e cosa il privato e’ in larga parte una scelta che dipende dal contesto economico, politico, sociale, dal grado di sviluppo del paese, dalla sua cultura, dalla sua storia, dalle sue dimensioni, dalle sue vocazioni naturali, dalla sua cultura imprenditoriale, dalla competizione internazionale e da tanti altri fattori.
La suddivisione tra «agenda» e «non agenda», per usare un’espressione utilizzata da Keynes, non e’ data una volta per sempre e non e’ sempre la stessa ovunque […]
Qui cercheremo di elencare, sulla base dell’esperienza di alcuni paesi, un insieme di attivita’ che piu’ di altre si prestano a essere condotte dallo Stato. Non sempre e’ necessario o auspicabile che lo Stato possieda tutte le imprese che svolgono una certa attivita’; il piu’ delle volte e’ sufficiente che controlli quella preminente sul mercato, in modo da influenzarlo nella direzione voluta. Inoltre, ce lo confermano gli esempi che faremo, le imprese pubbliche funzionano meglio se agiscono come “corpi autonomi all’interno dello Stato”, evitando di rincorrere il sentimento politico del momento o peggio trasformandosi in puri serbatoi di clientela per l’uomo politico di turno […]
Il modello che sembra avere piu’ successo e’ quello in cui lo Stato si occupa di alcune attivita’, in particolare quelle che costituiscono una precondizione della mercazione e dei settori di volta in volta strategici, dettando inoltre con la sua politica economica il quadro generale, mentre lascia ai privati i “dettagli” delle scelte, unendo cosi’ i vantaggi della pianificazione centralizzata a quelli dell’economia decentralizzata, cioe’ del mercato […]
Un’altra attivita’ che non puo’ essere lasciata totalmente al mercato perche’ estremamente influenzata dall’incertezza e’ senz’altro il credito. Le banche pubbliche hanno avuto e hanno ancora, dove presenti, un ruolo centrale nello sviluppo di un paese (e va detto: nel bene e nel male, quando sono gestite in modo inadeguato) […]
L’istruzione e la sanita’ possono essere viste come beni “di base” senza i quali e’ difficile immaginare un futuro di ricchezza per qualsiasi paese. Il welfare state, l’istruzione pubblica e tendenzialmente gratuita, le cure per tutti, non sono solo doverosa solidarieta’ e redistribuzione del reddito.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia.Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

A un attento esame delle cause principali della nostra era populista,  dobbiamo riconoscere che e’ necessario agire almeno su tre fronti.
In primo luogo, dobbiamo riformare la politica economica, a livello nazionale e internazionale, per attenuare le disuguaglianze e tenere fede alla promessa del rapido aumento degli standard di vita.
Da questo punto di vista, una distribuzione piu’ equa della crescita economica non e’ solo una questione di giustizia distributiva; e’ una questione di stabilita’ politica […]
In secondo luogo, dobbiamo ripensare il concetto di appartenenza nello stato-nazione moderno.
La promessa della democrazia multietnica, in cui individui di ogni credo e colore sono considerati davvero uguali, non è negoziabile […]
L’unica societa’ capace di trattare tutti i suoi membri con rispetto e’ quella in cui ogni individuo gode di diritti per il fatto di essere un cittadino, non per il fatto di appartenere a un determinato gruppo […]
Infine, dobbiamo imparare a resistere all’impatto trasformativo di internet e dei social media […] Per far si che l’era digitale sia sicura per la democrazia […] dobbiamo riuscire a incidere non solo su quali messaggi vengono diffusi sui social media, ma anche su come e’ piu’ probabile che vangano ricevuti.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Europa/Ferguson

Niall Ferguson – Il grande declino. Come crollano le istituzioni e muoiono le economie – Mondadori (2013)

[L’] Europa presenta piu’ elementi di debolezza che di forza.
Sia perché il Vecchio Continente piu’ di altri deve affrontare problemi di non poco conto tanto sul versante dell’occupazione che su quello della stabilita’ monetaria; sia perche’ si e’ rallentato il processo di integrazione dell’Unione europea, in quanto non sussistono per ora, fra i vari partner della Comunita’, condizioni di sostanziale equilibrio tali da rendere possibile un’effettiva armonizzazione delle loro politiche economiche

Info:
https://www.anobii.com/books/Il_grande_declino/010fe0a2795ac23026
https://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/libri-mondadori/recensione-di-il-grande-declino-di-niall-ferguson/
http://lanostrastoria.corriere.it/2013/10/28/niall-ferguson-loccidente-in-declino-riscopra-le-virtu-antiche/?refresh_ce-cp