Al di la’ dell’enfasi sull’io e la liberta’, la dottrina neoliberista e’ stata fondamentale anche per lo sganciamento dell’economia dalla societa’ che, con la caduta del muro di Berlino, ha reso possibile il grande salto storico della globalizzazione.
Prendendo le distanze dal pensiero di Milton Keynes – convinto sostenitore della necessita’ di un solido legame tra crescita economica e governo politico degli Stati nazionali – il neoliberismo ha tratto vantaggio dal quadro storico post-’89, quando sono venuti meno gli assetti geopolitici del secondo dopoguerra.
Nel nuovo scenario globale, che segue la fine del colonialismo, prende forma una infrastruttura tecno-economica planetaria in grado di reggere un’espansione economica senza precedenti. Cosi’, nel giro di una manciata d’anni, il mondo ha potuto raggiungere un inedito livello di integrazione sistemica, divenendo un immenso ricettacolo di possibilita’ di vita per le persone e di affari per le imprese.
Grazie a una narrazione intrigante, la globalizzazione si e’ proposta come il tempo della crescita illimitata, in cui ciascuno poteva finalmente scegliere il proprio modo di vita, senza condizionamenti o comandamenti.
A un’unica condizione: quella di continuare ad alimentare l’innovazione tecnologica, l’efficienza economica, la liberalizzazione dei mercati, secondo le linee generali contenute nel Washington Consensus […]
Nella societa’ di fine secolo, «essere se stessi» significa essere sempre all’altezza di un mondo che corre veloce e che spinge sempre in avanti […]
Gli standard a cui attenersi, e da superare continuamente, sono dappertutto: la produttivita’ lavorativa, l’eccezionalita’ delle vacanze, la qualita’ biologica dei cibi, le calorie ingerite, il numero di persone/incontri/comunicazioni, i follower sui social, i risultati scolastici, l’eccellenza nello sport o nelle arti, il successo affettivo, il numero di passi giornalieri.
L’imperativo e’ performare: scolasticamente, socialmente e perfino sessualmente. Non c’e’ piu’ ambito della vita sociale che sfugga alla logica della prestazione e della calcolabilita’, col suo portato ansiogeno – dato che il fallimento, l’errore, l’inadeguatezza sono causa di vergogna e depressione.
Una polveriera emotiva pronta a sprigionare aggressivita’, quando non violenza, al primo pretesto.
A poco a poco, l’esperienza soggettiva subisce una torsione di fondo: il «parco divertimenti» della societa’ dei consumi si trasforma in una «macchina da corsa» da cui non si puo’ piu’ scendere, anche se non si conosce ne’ la destinazione ne’ il guidatore.
Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/