Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo -Castelvecchi (2021)
Le iniziative sul lavoro garantito si basano su una nobile tradizione teorica, che da Keynes va a Meade, a Minsky, ad Atkinson, la quale ha sviluppato la convinzione che in circostanze – come le odierne – di drammatico sottoutilizzo dei fattori fondamentali della produzione, lavoro e capitale, e di secular stagnation strisciante quindi di bassi investimenti, lo Stato possa e debba essere utilizzato come employer of last resort, immagine che e’ un’articolazione di quella dello «Stato innovatore» e dello «Stato strategico».
I programmi prevedono mix di investimenti pubblici e investimenti privati in grado di offrire lavori pubblici utili socialmente, anche temporanei, al salario minimo legale ai disoccupati che cerchino e non trovino lavoro o per integrare l’occupazione di coloro che abbiano un lavoro parziale involontario […]
I settori e gli ambiti in cui creazione di lavoro e creazione di sviluppo coincidono sono numerosi e vanno dalle problematiche ambientali all’emersione di enormi bisogni sociali insoddisfatti, tutte cose che il mercato da solo non risolve, non lenisce, non tratta.
La rottura degli equilibri ambientali sta avvenendo a una velocita’ senza precedenti, mentre, nell’abitazione, l’alimentazione, la mobilità, il tempo libero, la cultura, l’istruzione, la formazione, la salute, i bisogni dei cittadini rimangono inevasi e nei territori (dalle grandi aree metropolitane alle piccole e medie citta’, alle aree rurali e periferiche) la qualita’ della vita degrada.
In tutti questi settori e aree il lavoro garantito puo’ sollecitare una mobilitazione di energie fuori del comune.
Richiamare l’importanza strategica delle iniziative sul lavoro garantito in quanto “lavoro di cittadinanza” consente di chiarirne le differenze rispetto alla prospettiva del reddito di cittadinanza.
Trattare l’occupazione come diritto che deve essere garantito dallo Stato – secondo quanto postula la Costituzione italiana – e’ qualcosa di radicalmente diverso dall’atteggiamento presupposto dalla visione paternalistica che si concentra sull’elargizione di benefici monetari al popolo, cosi’ come riportare il baricentro sull’occupazione e sul lavoro significa contestare l’ineluttabilita’ della jobless society ritenuta intrinseca al funzionamento spontaneo del capitalismo.
Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/