Stato/Galli

Carlo Galli – Democrazia, ultimo atto? – Einaudi (2023)

L’intervento attivo dello Stato nell’economia, come attore o come pianificatore, e’ da eliminare (di qui la lunga teoria delle privatizzazioni), e con esso i suoi alfieri: partiti e sindacati, alla ricerca di elargizioni anti-economiche e inflattive, al fine di alimentare le loro burocrazie e di soddisfare le pretese dei loro iscritti e dei loro elettori.
Lo Stato, lungi dall’essere «sociale», deve avere solo un ruolo di regolatore, da lontano, delle energie, degli «spiriti animali», della societa’ (l’ordoliberalismo tedesco, invece, teorizzo’, fino dai primissimi anni Trenta, lo «Stato forte», per instaurare e garantire la libera concorrenza).
Lo Stato deve venire affamato (starve the beast!, «affama la Bestia», e’ uno dei gridi di battaglia del neoliberismo americano), con l’abbattere la sua rapacita’ fiscale, e soprattutto deve essere costretto a rispettare l’autonomia non solo delle logiche economiche in generale ma in particolare della massa monetaria, che va sottratta alla politica.
E’ chiaro che tutto cio’ implica – oltre al prevalere delle esigenze del capitale su quelle del lavoro – il divieto di ogni politica economica: il capitale e il mercato sanno tutto quello che c’e’ da sapere, senza bisogno di sentirselo dire dalla politica. Ed e’ chiaro anche che si passa a una fase di spoliticizzazione […]
Questo attacco pero’ non avrebbe avuto successo se non fosse cambiata in parallelo la struttura economico-produttiva, che passo’ dal fordismo al toyotismo, dalla produzione per stock alla produzione just in time, flessibile; come flessibile e capace di adattarsi alle compatibilita’ del capitale – cioe’ alla precarieta’, alla scarsita’ determinata dalla sempre piu’ diffusa automazione, e ai salari bassi – dovette essere il lavoro; solo a questo prezzo fu riassorbita la disoccupazione che imperversava nella seconda meta’ degli anni Settanta, mentre la «grande moderazione» salariale e le politiche deflattive nei bilanci statali – il debito pubblico e’ il summum malum – sconfiggevano l’inflazione.
A queste caratteristiche strutturali si devono aggiungere la diminuzione del carico fiscale sui ceti piu’ ricchi, con l’intento di motivare le imprese a generare profitti (a beneficio degli azionisti, i nuovi referenti principali dell’economia), e col risultato di consentire incredibili elusioni fiscali alle multinazionali di rilievo globale, la finanziarizzazione dell’economia (il «finanzcapitalismo») e – dopo la caduta dell’Urss – la libera circolazione mondiale dei capitali, delle merci e delle persone.
Ovvero la globalizzazione dell’economia, il dilagare del capitalismo in ogni angolo del mondo, la delocalizzazione delle produzioni alla ricerca di manodopera a basso costo […]
Tutto cio’ fece uscire l’economia dalla stagnazione e diede vita a un’accelerazione di dinamiche espansive e innovative (la new economy) che si fondavano su «bolle» speculative, destinate naturalmente a scoppiare (come avvenne gia’ nel 2000), ma che erano anche in grado di stimolare la produzione di beni reali e di merci, facendo uscire dalla miseria centinaia di milioni di persone nel mondo, consegnandole tuttavia a un ruolo subalterno nel contesto della «mobilitazione globale».
A questo aspetto sviluppistico si appellarono quanti da sinistra abbracciarono entusiasti la globalizzazione capitalistica, dimostrando cosi’ che la sinistra era divenuta incapace di decifrare le contraddizioni socio-economiche (una capacita’ che era stata la sua ratio essendi), e che era prigioniera di uno schema produttivistico condiviso col capitalismo, ovvero che era talmente ingenua o arrogante da pensare di poter piegare e governare a finalita’ progressiste le potenze del capitalismo scatenato.
Di fatto, le politiche di riformulazione e riduzione dello Stato sociale, e di deregulation finanziaria, negli anni Novanta furono implementate da governi di sinistra (o da liberal come Blair, con la sua «terza via»). E’ come se la sinistra avesse implicitamente ritenuto di avere esaurito la propria funzione col portare le masse dentro lo Stato, e che le spettasse, dopo di cio’, un ruolo di accompagnamento e di addolcimento di una rivoluzione iniziata da altri. Il che non le fu concesso.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Capitalismo/Magatti

Chiara Giaccardi, Mauro Magatti – Supersocieta’. Ha ancora senso scommettere sulla liberta’ – il Mulino (2022)

Al di la’ dell’enfasi sull’io e la liberta’, la dottrina neoliberista e’ stata fondamentale anche per lo sganciamento dell’economia dalla societa’ che, con la caduta del muro di Berlino, ha reso possibile il grande salto storico della globalizzazione.
Prendendo le distanze dal pensiero di Milton Keynes – convinto sostenitore della necessita’ di un solido legame tra crescita economica e governo politico degli Stati nazionali – il neoliberismo ha tratto vantaggio dal quadro storico post-’89, quando sono venuti meno gli assetti geopolitici del secondo dopoguerra.
Nel nuovo scenario globale, che segue la fine del colonialismo, prende forma una infrastruttura tecno-economica planetaria in grado di reggere un’espansione economica senza precedenti. Cosi’, nel giro di una manciata d’anni, il mondo ha potuto raggiungere un inedito livello di integrazione sistemica, divenendo un immenso ricettacolo di possibilita’ di vita per le persone e di affari per le imprese.
Grazie a una narrazione intrigante, la globalizzazione si e’ proposta come il tempo della crescita illimitata, in cui ciascuno poteva finalmente scegliere il proprio modo di vita, senza condizionamenti o comandamenti.
A un’unica condizione: quella di continuare ad alimentare l’innovazione tecnologica, l’efficienza economica, la liberalizzazione dei mercati, secondo le linee generali contenute nel Washington Consensus […]
Nella societa’ di fine secolo, «essere se stessi» significa essere sempre all’altezza di un mondo che corre veloce e che spinge sempre in avanti […]
Gli standard a cui attenersi, e da superare continuamente, sono dappertutto: la produttivita’ lavorativa, l’eccezionalita’ delle vacanze, la qualita’ biologica dei cibi, le calorie ingerite, il numero di persone/incontri/comunicazioni, i follower sui social, i risultati scolastici, l’eccellenza nello sport o nelle arti, il successo affettivo, il numero di passi giornalieri.
L’imperativo e’ performare: scolasticamente, socialmente e perfino sessualmente. Non c’e’ piu’ ambito della vita sociale che sfugga alla logica della prestazione e della calcolabilita’, col suo portato ansiogeno – dato che il fallimento, l’errore, l’inadeguatezza sono causa di vergogna e depressione.
Una polveriera emotiva pronta a sprigionare aggressivita’, quando non violenza, al primo pretesto.
A poco a poco, l’esperienza soggettiva subisce una torsione di fondo: il «parco divertimenti» della societa’ dei consumi si trasforma in una «macchina da corsa» da cui non si puo’ piu’ scendere, anche se non si conosce ne’ la destinazione ne’ il guidatore.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Societa’/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Il grande errore che commettono coloro che annunciano la «morte del liberismo» e’ confondere la rappresentazione ideologica che accompagna l’istituzione di politiche neoliberiste con la normativita’ pratica che caratterizza specificamente il neoliberalismo.
Per questo, il relativo discredito che oggi intacca l’ideologia del laissez-faire non impedisce in alcun modo al neoliberismo di prevalere piu’ di prima in quanto sistema normativo dotato di una certa efficacia, ovvero capace di orientare dall’interno la pratica effettiva dei governi, delle imprese e di milioni di persone che non ne sono necessariamente coscienti.
Sta qui, appunto, il cuore del problema: com’e’ possibile che nonostante le ripercussioni catastrofiche cui hanno portato le politiche neoliberiste, queste ultime siano sempre piu’ attive, al punto da precipitare interi Stati e societa’ in crisi politiche e regressioni sociali sempre peggiori? Com’e’ possibile che, negli ultimi trent’anni, queste stesse politiche si siano sviluppate e approfondite senza aver incontrato resistenze sufficienti a metterle in crisi?
La risposta non puo’ ridursi ai semplici aspetti «negativi» delle politiche neoliberiste, ovvero alla distruzione programmata delle regolamentazioni e delle istituzioni […]
Con il neoliberismo cio’ che e’ in gioco e’ ne’ piu’ ne’ meno la forma della nostra esistenza, cioe’ il modo in cui siamo portati a comportarci, a relazionarci agli altri e a noi stessi. Il neoliberismo definisce una precisa forma di vita nelle societa’ occidentali e in tutte quelle societa’ che hanno intrapreso il cammino della presunta modernita’. Questa norma impone a ognuno di vivere in un universo di competizione generalizzata, prescrive alle popolazioni di scatenare le une contro le altre una guerra economica, organizza i rapporti sociali secondo un modello di mercato, arriva a trasformare perfino l’individuo, ormai esortato a concepire se stesso come un’impresa.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Il livello di governance trans-statale e’ particolarmente importante nell’attuale regime.
Il capitalismo finanziarizzato non prevede affatto la semplice deregolamentazione. Al contrario, comporta la costruzione di un nuovo livello di governance al di sopra del livello degli stati, che si compone in gran parte di istituzioni finanziarie globali […]
Il FMI, la Banca Mondiale, l’OMC e il TRIPS. A queste dovremmo aggiungere le banche centrali e le agenzie di rating delle obbligazioni.
Nessuna di queste istituzioni e’ politicamente responsabile. Eppure tutte sono attivamente impegnate nel costruire regole autorevoli su vasta scala.
Le regole che hanno stabilito consolidano le peculiari interpretazioni neoliberali della proprieta’ privata e del libero mercato, che ora sono dominanti in vari ambiti di interazione sociale in tutto il mondo.
Portati a un livello superiore, e in grado di scavalcare le leggi nazionali, essi stabiliscono stretti vincoli su cio’ che gli stati possono o non possono fare in relazione a questioni come i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali; e questi vincoli non possono essere cambiati dall’azione politica a livello statale.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Societa’/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Tre o quattro decenni di neoliberalizzazioni hanno profondamente impattato la societa’, istituendo ovunque nei rapporti sociali una situazione di rivalita’, precarieta’, incertezza, impoverimento assoluto e relativo.
La concorrenza generalizzata tra economie e indirettamente tra lavoratori, tra leggi e istituzioni che inquadravano l’attivita’ economica, ha avuto conseguenze negative per i lavoratori, che si sono sentiti abbandonati e traditi.
Le difese collettive della societa’ si sono a loro volta indebolite. I sindacati, in particolare, hanno perso forza e legittimita’. I collettivi di lavoro spesso sono implosi per effetto di un management altamente individualizzante. La partecipazione politica ha perso il proprio senso di fronte all’assenza di scelta tra opzioni diverse. La social-democrazia, convertita alla razionalita’ dominante, sta scomparendo in gran parte dei paesi […]
Come stupirsi, allora, della risposta da parte della massa dei «perdenti» di fronte alla messa in pratica di questo ordine della concorrenza? Nell’assistere al peggioramento delle loro condizioni e alla scomparsa dei punti di riferimento, non e’ forse comprensibile che si siano rifugiati nell’astensione politica o nel voto di protesta, che e’ anzitutto un appello alla protezione contro le minacce che pesano sulla loro vita e sul loro futuro?
In altri termini, il neoliberismo ha prodotto una crisi maggiore della «democrazia liberale-sociale», la cui manifestazione piu’ evidente e’ oggi l’incremento dei regimi autoritari e dei partiti di estrema destra sostenuti da gran parte delle classi popolari «nazionali» […]
Neoliberismo e securitarismo di Stato vanno ora a braccetto. L’indebolimento delle liberta’ pubbliche dello Stato di diritto e la concomitante estensione dei poteri di polizia si sono via via accentuati con la «guerra alla delinquenza» e la «guerra alla droga» a partire dagli anni Settanta. Ma dacche’ e’ stata dichiarata una «guerra globale contro il terrorismo», all’indomani dell’11 settembre 2001, abbiamo visto dispiegarsi un insieme di misure e di dispositivi che violano apertamente le regole di protezione delle liberta’ della democrazia liberale, fino ad arrivare alla legittimazione giuridica della sorveglianza di massa della popolazione, alla legalizzazione della detenzione senza passare per i tribunali o all’uso sistematico della tortura.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Gli anni Ottanta sono segnati in Occidente dal trionfo di una politica che e’ stata definita al tempo stesso conservatrice e neoliberista.
I nomi di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher sono il simbolo della rottura con il welfarismo della socialdemocrazia e dell’avvio di nuove politiche che avrebbero dovuto domare l’inflazione galoppante, il calo dei profitti e il rallentamento della crescita […]
La politica conservatrice e neoliberista sembrava costituire una risposta politica alla crisi al contempo economica e sociale del cosiddetto regime fordista di accumulazione del capitale.
Questi governi conservatori hanno messo profondamente in discussione la regolazione keynesiana in macroeconomia, la proprieta’ pubblica delle imprese, il sistema fiscale progressivo, la previdenza sociale, l’inquadramento del settore privato dentro rigide regolamentazioni, sopratutto in materia di diritto del lavoro e di rappresentanza dei sindacati. La politica della domanda, volta a sostenere la crescita e a realizzare la piena occupazione, fu il bersaglio principale di questi governi, per i quali l’inflazione era diventata il problema prioritario.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Capitalismo/Rodhes

Carl Rodhes – Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Fazi (2023)

Il capitalismo woke, nato alla fine del XX secolo ed esploso nel XXI (nel mondo anglofono, in prevalenza), cela ben altro.
Cela – o meglio, manifesta dandola per ovvia e irreversibile – la fine della distinzione tra politica, societa’ e terzo settore; la societa’ e’ un unico magma informe, in cui i poteri forti sono quelli delle corporations, non certo quelli politici.
E’ questo lo scenario del neoliberismo maturo, naturalmente, in cui le grandi aziende, i loro AD, danno per scontato che lo Stato abbia fallito nel risolvere determinate questioni sociali e che tocchi all’economia gestirle o direttamente oppure sponsorizzando movimenti politici di massa come, ad esempio, Me Too, Black Lives Matter, o le cause ambientali.
Non piu’ quindi i vecchi investimenti culturali nei grandi musei e nelle grandi biblioteche fondate nel Novecento dai “baroni ladri” ritiratisi in pensione, ma nuovi investimenti sociali delle aziende, che vogliono surrogare la politica.
L’economia non si limita a invadere l’intera societa’, ma si sostituisce direttamente allo Stato […]
[Lo] slittamento semantico e’ certamente quel che oggi ha interessato la parola “woke” […]
Adesso, infatti, l’uso convenzionale di questo termine non indica semplicemente l’essere attenti alle ingiustizie sociali. Serve, invece, a connotare una persona con una moralita’ falsa, superficiale e politicamente corretta. Pensate, ad esempio, a celebrita’ super-ricche come Leonardo DiCaprio e Katy Perry, che volano in Sicilia a bordo di un jet privato per partecipare, in un resort di lusso, a un vertice sul clima finanziato da Google. Risulta difficile non essere scettici circa l’autenticita’, o quantomeno la coerenza, del loro impegno politico […]
In sostanza, l’uso negativo del termine “woke” suggerisce che chi sostiene cause politiche progressiste sia in realta’ ipocrita e inefficace nel suo agire politico. Se qualcuno vi denigra definendovi un woketard o un appartenente ai wokerati, vi sta accusando di essere ossessionato dall’apparire eticamente giusto su questioni che spaziano dalla protezione dell’ambiente alle politiche identitarie. Vi sta inoltre accusando di abbracciare il “wokismo” perche’ ritenete che farlo sia alla moda.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/09/rhodes-il-venerdi-di-repubblica.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/09/rhodes-la-lettura-corriere-della-sera.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/10/rhodes-domani.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/10/rhodes-avvenire.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/12/rhodes-avvenire.pdf
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/

Populismo/Galli

Carlo Galli – Democrazia, ultimo atto? – Einaudi (2023)

Migliaia di libri sono stati scritti sul tema del populismo: in sintesi, il suo assunto fondamentale e’ che alla disuguaglianza sistemica si puo’ rispondere con la dura richiesta di giustizia, e che la politica istituzionale e le elite di ogni tipo non sono piu’ legittimate in quanto impotenti, o complici, di fronte al generale disastro. Davanti alla loro colpevolezza e alla loro subalternita’ a poteri indiretti, sovranazionali – la critica all’universalismo e alle istituzioni internazionali e’ forte in entrambe le varianti del populismo –, si staglia l’innocenza del popolo, con la sua ansia di giustizia, di vendetta e di riscatto.
Tanto la liberta’ quanto l’uguaglianza possono svilupparsi solo in regime di autonomia e di autodeterminazione, cioe’ in uno spazio chiuso, controllabile dal basso, non esposto ai poteri sovranazionali: il populismo ha in se’ anche pulsioni stataliste che derivano da istanze un tempo proprie della sinistra.
Il sovranismo, invece, e’ di destra proprio perche’ reagisce alle disuguaglianze neoliberiste con proposte non ugualitarie ma in certi contesti (ad esempio gli Usa) quasi anarcoidi e in altri (in Europa) con modalita’ identitarie ed escludenti, e con una rivalutazione postdemocratica della sovranita’ statale nazionalistica: la revanche sociale e’ ridiretta contro gli Altri, non contro i poteri dominanti (che infatti col sovranismo possono venire a patti)[…]
In generale, la proposta politica della destra (tendenzialmente, un aggressivo conservatorismo) risponde alla richiesta sociale di protezione della societa’ dalle contraddizioni generate dal liberismo (disuguaglianza, anomia, insicurezza): una protezione che consiste nell’assecondare, esasperandole, la verticalizzazione e la personalizzazione del potere, fino al plebiscitarismo.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Economia di mercato/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

In breve, le politiche neoliberiste poggiano su quattro mosse fondamentali:
a) una drastica riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui redditi molto alti: in questo modo si pensa che la piu’ ampia disponibilita’ di risorse possa stimolare gli animal spirits dei grandi investitori e degli imprenditori, sollecitando l’adozione di soluzioni tecnologicamente innovative; per questo si pensa anche che le risorse date ai ricchi possano indirettamente beneficiare anche il resto della popolazione;
b) questa netta riduzione della pressione fiscale comporta un piu’ magro bilancio a disposizione dei governi; ne deriva un taglio progressivo e in qualche caso molto pesante della spesa pubblica, che non risparmia settori chiave della vita collettiva (dal sistema sanitario a quello educativo, a quello assistenziale, alle infrastrutture e comunicazioni);
c) a tutto cio’ si collega un culto mistico del «mercato autoregolato» in nome del quale si realizzano ampi piani di privatizzazioni: le aziende possedute dallo Stato vengono messe sul mercato e vendute al miglior offerente, e non importa che siano aziende da ristrutturare o che siano aziende promettenti dal punto di vista delle performance economiche; giacche’ il principio e’ che un operatore privato (persona fisica o corporation che sia) e’ un attore economico piu’ razionale ed efficiente di qualunque agenzia che appartenga allo Stato, inesorabilmente dipendente da logiche politiche estranee alla piu’ pura razionalita’ economica;
d) infine, sempre in nome dello stesso principio, si procede con la «deregulation», ovvero l’attenuazione dei limiti e dei controlli che lo Stato esercita sulle attivita’ produttive: una decisione che ha comportato – tra le altre cose – un monitoraggio meno severo sulle condizioni effettive in cui i lavoratori svolgono le loro attivita’; e un monitoraggio ancor meno severo sui processi di inquinamento, i quali hanno contribuito all’accelerazione di imponenti cambiamenti climatici che, alla lunga, potrebbero avere conseguenze disastrose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
Lo sviluppo delle politiche neoliberiste ha coinciso e si e’ intrecciato con il pieno dispiegamento della globalizzazione nelle sue plurime declinazioni.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Nancy Fraser – Laterza (2023)

Attualmente ci troviamo di fronte a una crisi della democrazia. Questo e’ indubbio.
Meno riconosciuto, tuttavia, e’ che questa crisi non e’ un fenomeno isolato e che le sue cause non risiedono esclusivamente nella dimensione politica […]
Legata a processi che trascendono il campo della politica, la crisi democratica puo’ essere colta solo da una prospettiva critica sulla totalita’ sociale.
Che cos’e’ esattamente questa totalita’ sociale?
Molti acuti osservatori la identificano con il neoliberismo, e non senza ragione. E’ vero, come sostiene Colin Crouch, che i governi democratici sono ormai sopraffatti, se non completamente controllati, da aziende oligopolistiche di portata globale, ultimamente liberate dal controllo pubblico. E’ vero anche, come afferma Wolfgang Streeck, che il declino della democrazia nel Nord globale coincide con una rivolta fiscale coordinata del capitale societario e con l’insediamento dei mercati finanziari globali come nuovi sovrani a cui i governi eletti devono obbedire.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/