Lavoro/Dardot

La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – Meltemi (2023)

Tutte le trasformazioni che hanno interessato il mondo del lavoro negli ultimi trent’anni sono state ogni volta giustificate in nome di una “guerra economica” in cui la questione chiave e’ quella della performance e della competitivita’.
Sia che venga presentata come una realta’ ineluttabile a cui adattarsi, che diventerebbe quindi una questione di vita o di morte, sia che venga descritta come una “sfida” e un’“opportunita’” per l’innovazione e la liberta’ imprenditoriale, questa guerra alla competitivita’ e’ l’assioma che oggi si impone a tutte le riforme economiche e politiche, costituendo cosi’ la base della neoliberalizzazione del lavoro.
La guerra in questione non puo’, quindi, essere ridotta a una semplice metafora […]
Sebbene la guerra per la competitivita’ non sia una guerra nel senso militare del termine, comporta comunque l’uso di strategie e pratiche che si rivelano in grado di produrre effetti, e che passano in particolare attraverso il modo in cui l’arsenale giuridico intende, secondo le parole della Corte di Giustizia delle Comunita’ Europee (CGCE), “modernizzare”, “rendere flessibile” e “abbassare il costo del lavoro”, in modo da erigere la norma della concorrenza a principio intangibile.
Ma questa logica di guerra della competitività economica non può essere ridotta solo ai piani del diritto e delle riforme politiche. Essa si estende in realtà fino al lavoro vivo e agli individui stessi, poiché se il neomanagement e la governance d’impresa mirano con tutti i mezzi a rendere le aziende il più competitive possibile, ciò non comporta solo l’esigenza di una “mobilitazione totale” da parte di tutti i dipendenti nella lotta tra aziende, ma anche l’instaurazione di una sorta di “guerra di tutti contro tutti” all’interno dei luoghi di lavoro.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Europa/Balibar

Crisi e fine dell’Europa? – Étienne Balibar – Bollati Boringhieri (2016)

Un’Europa che sta sopravvivendo alla propria agonia, invischiata in una logica di disfacimento dagli esiti impredicibili.
Perche’, nel contesto attuale irreversibilmente globalizzato, la fine parrebbe gia’ avvenuta.
La costruzione politica europea si e’ inceppata sulle sue contraddizioni irrisolte: sul dogma neoliberista della cosiddetta concorrenza non falsata, che ha esaltato l’antagonismo permanente degli interessi e ha rinsaldato le posizioni dominanti, con enormi costi sociali; sulla divisione dei poteri tra istituti comunitari e Stati membri, che ha consentito a ciascuna parte di invocare la propria irresponsabilita’ e ha scatenato al tempo stesso reazioni nazionalistiche; sulla questione delle frontiere esterne, gia’ rese fluide dalla compresenza di organismi e aree che includono alcuni Stati e non altri – dallo spazio Schengen all’eurozona –, e adesso diventate il luogo dell’impossibile demarcazione tra Nord e Sud, dove si decidono le sorti di masse crescenti di migranti, «esseri umani senza Stato» che reclamano il loro «diritto ad avere dei diritti».
Sembra che dell’Unione europea restino soltanto uno pseudofederalismo oligarchico e una moneta unica strumento dei mercati finanziari, mentre dovunque riprendono vigore un malinteso sovranismo e chiusure identitarie a tinte populiste e xenofobe.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Capitalismo/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown – Luiss University Press (2023)

La concorrenza soppianta lo scambio; la disuguaglianza soppianta l’uguaglianza.
Nel neoliberalismo, la concorrenza prende il posto dell’enfasi liberale sullo scambio come principio fondamentale e dinamica di mercato […]
La concorrenza produce vincitori e sconfitti; il capitale ha successo distruggendo o cannibalizzando altri capitali. Pertanto, quando la concorrenza di mercato diventa generalizzata come principio sociale e politico, qualcuno trionfa e qualcuno muore… come principio sociale e politico.
Il capitale umano rimpiazza il lavoro. In parallelo alla sostituzione dello scambio con la concorrenza e dell’uguaglianza con la disuguaglianza da parte della ragione neoliberale, il capitale umano prende il posto del lavoro.
Quando la concorrenza diventa il principio di base del mercato, tutti coloro che prendono parte al mercato sono rappresentati come capitali, piuttosto che come produttori, venditori, operai, clienti o consumatori.
In quanto capitale, ogni soggetto e’ rappresentato come dotato di spirito imprenditoriale, per quanto piccolo, povero o privo di risorse, e ogni aspetto dell’esistenza umana e’ il prodotto dell’imprenditorialita’ […]
L’imprenditorialita’ rimpiazza la produzione.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

Europa/Somma

Abolire il lavoro povero – Alessandro Somma – Laterza (2024)

Si e’ definitivamente chiarito che il federalismo cui si ispira l’Unione ha una finalita’ decisa- mente piu’ circoscritta: rappresentare il vincolo esterno con cui imporre la spoliticizzazione del mercato.
Il tutto nel solco di quanto precisato fin dagli anni Trenta da un padre del neoliberalismo, che affidava alla dimensione sovranazionale il fondamentale compito di rimuovere ogni ostacolo alla libera circolazione dei fattori produttivi in quanto espediente attraverso cui ottenere la moderazione fiscale degli Stati membri: una pressione fiscale elevata «spingerebbe il capitale e il lavoro da qualche altra parte».
La libera circolazione consentiva insomma di spoliticizzare l’ordine economico, dal momento che sottraeva alle «organizzazioni nazionali, siano esse sindacati, cartelli od organizzazioni professionali», il «potere di controllare l’offerta di loro servizi e beni».
Di piu’: se lo Stato nazionale alimentava «solidarieta’ d’interessi tra tutti i suoi abitanti», la federazione impediva legami di «simpatia nei confronti del vicino», tanto che diventavano impraticabili «persino le misure legislative come le limitazioni delle ore di lavoro o il sussidio obbligatorio di disoccupazione».
Se cosi’ stanno le cose, l’Unione europea e’ tutt’altro che una entita’ incompiuta, capace di mettersi al servizio di un diverso modo di concepire lo stare insieme come societa’, se solo gli Stati fossero disponibili a cedere ulteriori porzioni di sovranita’ nella definizione delle politiche fiscali e di bilancio.
L’Unione europea e’ al contrario la realizzazione fedele e vincente di un modello politico ed economico incompatibile con il proposito di ripristinare l’equilibrio tra democrazia e mercato, e piu’ precisamente quello cui prelude il patto di cittadinanza fondato sul lavoro cosi’ come e’ stato concepito dalla Carta fondamentale.
Lo e’ innanzi tutto perche’ alimenta il sovranazionalismo come ideologia apparentemente distante dal nazionalismo, ma in ultima analisi identica nel produrre un effetto distorto: quello per cui l’architettura istituzionale viene ritenuta il fine ultimo e non anche lo strumento attraverso cui plasmare lo stare insieme come societa’.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/

Lavoro/Dardot

Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Meltemi (2023)

L’offensiva neoliberale ha tuttavia mire ancora piu’ radicali e ambiziose: smantellare l’istituzione del lavoro dipendente, cosi’ come e’ stata costruita intorno al “compromesso fordista” (che consisteva nell’associare al lavoro dipendente un certo numero di tutele e di diritti sociali) e sostituirla con quella dell’imprenditore di se’ stesso, che lavora in modo flessibile e non beneficia di tutele sociali e giuridiche.
Questo nuovo modello, a cui si fa comunemente riferimento con una varieta’ di termini (uberizzazione, gig economy, capitalismo delle piattaforme), e’ per il momento ben lungi dall’essere egemonico, poiche’ l’occupazione salariata “tradizionale” resta ancora di gran lunga maggioritaria su scala mondiale.
Ciononostante, esso e’ al centro di tutte le riforme del diritto del lavoro, che tendono a indebolire ulteriormente le tutele garantite del lavoro dipendente.
Lo sviluppo del “precariato” – che puo’ essere collegato a un’intera panoplia di nuove forme di lavoro precario, e talvolta anche gratuito o quasi gratuito (workfare, click work, ecc.) – ha anche avuto l’effetto di rendere sempre meno leggibili i contorni stessi della categoria sociale del “lavoro”.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Stato/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

L’interpretazione piu’ diffusa del neoliberismo e’ che incarni un insieme di politiche economiche in linea con il suo principio di base: l’affermazione del libero mercato.
Parliamo di deregolamentazione delle industrie e dei flussi di capitale; di una radicale riduzione delle misure statali di welfare e protezione per i piu’ vulnerabili; della privatizzazione e dell’appalto di beni pubblici, dall’istruzione, i parchi, i servizi postali, le strade e il welfare sociale alle carceri e agli eserciti; della sostituzione di regimi fiscali e tariffari progressisti con regimi regressivi; della trasformazione di tutti i bisogni o desideri umani in un’impresa redditizia, dalla preparazione per l’ammissione al college ai trapianti d’organo, dall’adozione ai diritti di emissioni, dall’evitare le code ad accaparrarsi un posto in cui stendere le gambe su un aeroplano; e, piu’ di recente, della finanziarizzazione di ogni cosa e del crescente predominio del capitale finanziario sul capitale produttivo nella dinamica dell’ economia e della vita di tutti  i giorni […]
I detrattori di queste politiche e pratiche si concentrano di solito su quattro effetti deleteri.
Il primo e’ una disuguaglianza intensificata, in cui gli strati piu’ alti acquisiscono e mantengono una ricchezza ancora piu’ cospicua, quelli in fondo alla scala finiscono letteralmente per strada o nei sempre piu’ numerosi quartieri poveri urbani e suburbani del mondo, mentre lo strato mediano lavora piu’ ore per un salario piu’ basso, minori benefit, minore sicurezza e minori promesse di pensionamento o di mobilita’ verso l’alto rispetto all’ultimo mezzo secolo […]
La seconda critica rivolta alla politica economica e alla deregolamentazione dello Stato neoliberista riguarda la commercializzazione volgare o immorale di oggetti e attivita’ considerati inadatti alla mercatizzazione. L’accusa e’ che la mercatizzazione contribuisce allo sfruttamento o al degrado degli esseri umani (per esempio, bambini di madri surrogate del Terzo Mondo per ricche coppie del Primo), perche’ limita o stratifica l’accesso a cio’ che dovrebbe essere accessibile e condiviso per tutti (istruzione, natura incontaminata, infrastrutture), o perche’ permette cose terribili o gravemente ingiuriose per il pianeta (traffico d’organi, diritti di emissione, deforestazione, fratturazione idraulica […]
In terzo luogo, i critici del neoliberismo inteso come politica economica di Stato sono angosciati anche dalla crescente intimita’ tra il capitale aziendale e finanziario e lo Stato, e dal predominio delle  corporation nelle decisioni politiche e nella politica  economica […]
Spesso, infine, i critici della politica neoliberista sono preoccupati per la devastazione economica provocata dal predominio e dalla liberta’ del capitale finanziario, soprattutto per gli effetti destabilizzanti delle bolle e di altre fluttuazioni radicali dei mercati finanziari. Resi evidenti dallo shock immediato e dalla lunga coda del tracollo del capitale finanziario del 2008-2009, questi effetti sono messi in rilievo anche dalle crepe che si vanno sempre piu’ allargando tra le sorti di Wall Street e la cosiddetta economia “reale”

Jnfo:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

Capitalismo/Galli

Carlo Galli – Democrazia, ultimo atto? – Einaudi (2023)

Si puo’ indicare il 1973, l’anno di istituzione della Commissione trilaterale, il cervello analitico del neoliberismo, ai cui studiosi (europei, americani, giapponesi) si deve la tesi della insostenibilita’ economica e politica della democrazia a contenuto sociale.
E’ anche l’anno del colpo di Stato in Cile, e del primo esperimento, ancora locale, di aperta pratica del neoliberismo. Il paradigma dei «Trenta gloriosi», grosso modo keynesiano, ando’ in crisi sotto i colpi della stagflazione e della disoccupazione.
La causa stava tanto in shock esogeni – l’inflazione generata dalla guerra in Vietnam, l’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio in seguito alla guerra del Kippur dell’ottobre 1973 – quanto nei costi delle burocrazie pubbliche (la «crisi fiscale dello Stato», dovuta alla sempre crescente esigenza di entrate, che invece diminuirono per l’affanno in cui era entrato il sistema capitalistico, con conseguente grave deterioramento dei conti pubblici) e degli aumenti salariali strappati alla fine degli anni Sessanta e all’inizio dei Settanta. La risposta noliberista si fondo’ […] su un mutamento di finalita’ del paradigma economico, che da orientato qual era alla lotta contro la disoccupazione fu ridiretto a combattere l’inflazione, sulla base del principio che un regime di libera concorrenza avrebbe spontaneamente creato gli equilibri necessari al buon funzionamento del mercato e anche alla migliore allocazione delle risorse.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Capitalismo/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

Qualsiasi tentativo di teorizzare la relazione tra democrazia e neoliberismo viene messo in difficolta’ dalle ambiguita’ e dalla molteplicita’ di significati dei due termini.
“Democrazia” e’ una delle parole piu’ dibattute e promiscue del nostro vocabolario politico moderno. Nell’immaginario popolare, “democrazia” significa di tutto e di piu’, dalle libere elezioni al libero mercato, dalle proteste contro i dittatori all’ordine pubblico, dalla centralita’ dei diritti alla stabilita’ degli Stati, dalla voce della moltitudine alla protezione dell’individualita’ e all’ingiustizia dei pareri imposti dalle masse.
Per alcuni, la democrazia e’ il gioiello della corona dell’Occidente; per altri, e’ cio’ che l’Occidente non ha mai avuto davvero, oppure e’ principalmente una patina che nasconde gli obiettivi imperialistici occidentali. La democrazia ha talmente tante varieta’ – sociale, liberale, radicale, repubblicana, rappresentativa, autoritaria, diretta, partecipativa, deliberativa, plebiscitaria – che queste denominazioni spesso si riferiscono a cose diverse […]
Anche “neoliberismo” e’ un significante generico e mutevole […]
Il neoliberismo come programma economico, modalita’ di governance e ordine della ragione e’ allo stesso tempo un fenomeno globale eppure incostante, differenziato, non sistematico, impuro. In Svezia si interseca con la persistente legittimita’ del welfarismo, in Sudafrica con l’aspettativa di uno Stato democratizzatore e favorevole a una ridistribuzione post-Apartheid del reddito, in Cina con il confucianesimo, il post-maoismo e il capitalismo, negli Stati Uniti con una strana miscela di radicato antistatalismo e nuovo managerialismo.
Le politiche neoliberiste inoltre passano da portali e agenti diversi. Anche se il neoliberismo fu un “esperimento” imposto al Cile da Augusto Pinochet e dagli economisti noti come “Chicago boys” dopo il loro golpe del 1973 ai danni di Salvador Allende, e’ stato il Fondo monetario internazionale a imporre “aggiustamenti strutturali” al Sud globale nei due decenni successivi. Analogamente, se Margaret Thatcher e Ronald Reagan perseguirono audaci riforme nella direzione del libero mercato quando salirono al potere, il neoliberismo si e’ rivelato in modo piu’ sottile nelle nazioni euroatlantiche attraverso tecniche di governance che hanno usurpato un lessico democratico rimpiazzandolo con uno economico e con la coscienza sociale.
Inoltre, la stessa razionalita’ neoliberista si e’ alterata nel tempo, soprattutto ma non solo nel passaggio da un’economia produttiva a una sempre piu’ finanziaria […]
E’ il nome di una reazione economica e politica storicamente specifica al keynesismo e alla socialdemocrazia, oltre che di una pratica piu’ generalizzata di “economizzazione” di sfere e attivita’ finora governate da altre tabelle di valori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/

Economia di mercato/Somma

Alessandro Somma – Abolire il lavoro povero – Laterza (2024)

Le manifestazioni dell’ortodossia neoliberale degli ultimi anni preannunciano invero un ritorno all’Ottocento, ovvero all’epoca in cui il lavoro era sottoposto alle medesime forme di controllo utilizzate dalle piattaforme: un controllo continuo e penetrante, caratterizzato da ritmi intensi e dalla confusione con la vita privata, svalutato e precarizzato. Ottocentesca e’ anche e soprattutto la realizzazione del «sogno del datore di lavoro di accendere e spegnere l’interruttore del lavoro senza sprecare neppure un secondo», e a monte la possibilita’ di accedere a un «deposito mobile di forza lavoro erogabile a comando e sempre nel momento giusto».
In tal senso si e’ detto che la gig economy, in quanto ordine economico a misura di lavoratori chiamati a fornire la loro prestazione «alla spina», costituisce un ritorno alla fase in cui nasce l’industria tessile inglese: quando si ricorreva al lavoro a domicilio da parte di cucitrici sostanzialmente costrette in una relazione a titolo subordinato, sebbene formalmente inquadrate come lavoratrici autonome.
E in tal senso si e’ osservato che il «luccicante mondo dell’innovazione» ci riporta a «un modello antico con cui braccianti, manovali, minatori e portuali si trovavano a fare i conti». Per non dire della circostanza che le dimensioni delle piattaforme sono alla base di dinamiche assimilabili a quelle innescate dai «monopolisti che alla fine del XIX secolo spadroneggiavano in virtù di inscalfibili rendite»

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Capitalismo/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

Qualsiasi tentativo di teorizzare la relazione tra democrazia e neoliberismo viene messo in difficolta’ dalle ambiguita’ e dalla molteplicita’ di significati dei due termini.
“Democrazia” e’ una delle parole piu’ dibattute e promiscue del nostro vocabolario politico moderno.
Nell’immaginario popolare, “democrazia” significa di tutto e di piu’, dalle libere elezioni al libero mercato, dalle proteste contro i dittatori all’ordine pubblico, dalla centralita’ dei diritti alla stabilita’ degli Stati, dalla voce della moltitudine alla protezione dell’individualita’ e all’ingiustizia dei pareri imposti dalle masse.
Per alcuni, la democrazia e’ il gioiello della corona dell’Occidente; per altri, e’ cio’ che l’Occidente non ha mai avuto davvero, oppure e’ principalmente una patina che nasconde gli obiettivi imperialistici occidentali.
La democrazia ha talmente tante varieta’ – sociale, liberale, radicale, repubblicana, rappresentativa, autoritaria, diretta, partecipativa, deliberativa, plebiscitaria – che queste denominazioni spesso si riferiscono a cose diverse […]
Anche “neoliberismo” e’ un significante generico e mutevole […] Il neoliberismo come programma economico, modalita’ di governance e ordine della ragione e’ allo stesso tempo un fenomeno globale eppure incostante, differenziato, non sistematico, impuro.
In Svezia si interseca con la persistente legittimita’ del welfarismo, in Sudafrica con l’aspettativa di uno Stato democratizzatore e favorevole a una ridistribuzione post-Apartheid del reddito, in Cina con il confucianesimo, il post-maoismo e il capitalismo, negli Stati Uniti con una strana miscela di radicato antistatalismo e nuovo managerialismo.
Le politiche neoliberiste inoltre passano da portali e agenti diversi. Anche se il neoliberismo fu un “esperimento” imposto al Cile da Augusto Pinochet e dagli economisti noti come “Chicago boys” dopo il loro golpe del 1973 ai danni di Salvador Allende, e’ stato il Fondo monetario internazionale a imporre “aggiustamenti strutturali” al Sud globale nei due decenni successivi.
Analogamente, se Margaret Thatcher e Ronald Reagan perseguirono audaci riforme nella direzione del libero mercato quando salirono al potere, il neoliberismo si e’ rivelato in modo piu’ sottile nelle nazioni euroatlantiche attraverso tecniche di governance che hanno usurpato un lessico democratico rimpiazzandolo con uno economico e con la coscienza sociale. Inoltre, la stessa razionalita’ neoliberista si e’ alterata nel tempo, soprattutto ma non solo nel passaggio da un’economia produttiva a una sempre piu’ finanziaria.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/