Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Dobbiamo parlare del neoliberismo.
Perche’ distruggendo il patto economico fra capitale e lavoro ha obbligato milioni di persone ad adottare una nuova immagine di se’ […]
E ora che il neoliberismo e’ in crisi, anche questi comportamenti, questi riflessi, questi schemi di pensiero e queste immagini di se’ cosi’ radicati sono entrati in crisi. La catena di eventi iniziata nel 2008, con il crollo del sistema economico neoliberista ha determinato anche il crollo del se’ neoliberista.
Il neoliberismo e’ il modello mondiale specifico di capitalismo che e’ cominciato nel 1979 e attualmente sta andando in pezzi […]
I sostenitori del neoliberismo spesso chiedono a chi lo contesta di darne una definizione. Potrei fornirvi parecchie definizioni calzanti, ma la piu’ chiara e’ questa: «una concorrenza imposta forzatamente in tutti gli aspetti della societa’ da uno Stato coercitivo». Ma la richiesta di definizioni è una trappola […]
Invece di una definizione, voglio delineare un nucleo di relazioni attorno al quale avvengono le mutazioni, gli shock e le improvvisazioni del sistema neoliberista.
Qualsiasi economia capitalista ha tre elementi costitutivi – terra, lavoro e capitale –, che producono denaro sotto forma di rendite, salari e profitti.
Iniziamo cercando di capire in che modo il neoliberismo ha cambiato la relazione fra queste cose.
Durante l’era del capitalismo di Stato (1945-1979), il mercato era subordinato allo Stato. Lavoro e capitale collaboravano tra loro. Quanto alla «rendita», veniva scoraggiata. Quando gli economisti usano il termine «rendita» non intendono solo i soldi che frutta un terreno o una proprieta’, ma qualsiasi forma di denaro ricavata dall’accaparramento dell’offerta di qualcosa, che sia una miniera di cobalto, i diritti di pesca su un fiume o la capacita’ stessa di raccogliere capitale. La rendita non crea ricchezza, si limita a distribuirla da chi produce ricchezza a chi possiede la proprieta’ affittabile, il rentier o redditiero […]
Nell’era neoliberista, al contrario, lo Stato e’ subordinato al mercato; anzi, lo scopo dello Stato e’ spazzare via ogni ostacolo al mercato e imporlo a forza in tutti gli aspetti della vita che rimangono non commerciali, dalla fornitura dell’acqua di rubinetto all’organizzazione di un appuntamento galante.
Il capitale attacca il lavoro, percio’ i profitti aumentano in rapporto al Pil, mentre la quota destinata ai salari diminuisce. Contemporaneamente, la «rendita» diventa uno stile di vita: sempre piu’ profitti affluiscono nelle tasche di coloro che sono in grado di creare monopoli e fissare prezzi artificialmente alti, siano essi colossi del software come la Microsoft, giganti dei social media come Facebook, banche d’affari come la Lehman Brothers […]
Nella sua fase finale, il neoliberismo – che era nato come una battaglia in difesa dei valori del libero mercato – e’ diventato un mercato tutt’altro che libero, truccato a favore di monopolisti e speculatori, truccato per proteggere la ricchezza di quelli che gia’ ce l’hanno, truccato per produrre una forte disuguaglianza: una situazione garantita dal controllo che l’elite esercita sullo Stato

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Societa’/Fazi

Thomas Fazi, William Mitchell – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Abbiamo visto come la sinistra europea (sia quella socialdemocratica che quella socialista e comunista) abbia giocato un ruolo centrale nella transizione al neoliberismo, tanto nella sua legittimazione ideologica – cioe’ nella sua “naturalizzazione” – quanto, spesso e volentieri, nella gestione politica di quel processo […]
Sul fronte ideologico, questa naturalizzazione si e’ concretizzata soprattutto nel sostegno offerto dalla sinistra, a partire dagli anni Settanta, all’idea (in verita’ fallace, come abbiamo visto) secondo cui la crescente internazionalizzazione economica e finanziaria di quegli anni – cio’ che oggi chiamiamo globalizzazione – fosse un aspetto ineluttabile della “modernita’” (piuttosto che essere il risultato di una precisa volonta’ politica) destinato inevitabilmente a erodere la sovranita’ economica dei singoli Stati e dunque la loro capacita’ di decidere in autonomia (ossia a prescindere dalla volonta’ dei mercati) le loro politiche economiche e sociali, costringendoli dunque ad abbandonare le politiche “keynesiane” che avevano caratterizzato il secondo dopoguerra fino a quel momento e che, tra mille contraddizioni, avevano permesso alle classi subalterne di ottenere un grado di rappresentanza politica ed economica senza precedenti nella storia […]
Alcuni episodi chiave: la svolta antikeynesiana del governo laburista di James Callaghan, nella seconda meta’ degli anni Settanta, che spiano’ la strada alla Thatcher; la svolta austeritaria del governo di François Mitterrand, nella prima meta’ degli anni Ottanta, che cementifico’ a sinistra l’idea dell’impossibilita’ di riformare il sistema in senso democratico-socialista attraverso lo Stato nazionale; il ruolo del socialista Jacques Delors, prima ministro delle Finanze sotto Mitterrand e poi presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995, nella costruzione dell’architettura neoliberista europea, con particolare riguardo per il suo ruolo nel processo di liberalizzazione finanziaria e poi nella costruzione dell’unione monetaria; il ruolo giocato dal PCI (e dal sindacato) nella crisi organica del keynesismo italiano a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, e in particolare il sostegno offerto dal partito alla politica deflazionistica e antioperaia adottata in quegli anni dal governo italiano, che spiano’ poi la strada allo smantellamento della Costituzione materiale del paese; infine, il ruolo centrale della sinistra postcomunista nell’adesione dell’Italia al Trattato di Maastricht e nel conseguente smantellamento dello Stato italiano, in particolare la privatizzazione-svendita del suo apparato bancario-industriale.

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/

Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

C’erano 2,4 miliardi di persone sul pianeta quando venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel 1949: un quarto di loro viveva in paesi sviluppati e democratici, con elite sociali plasmate dalle tradizioni dell’Illuminismo.
Oggi ci sono 7,5 miliardi di persone nel mondo e la maggioranza di loro vive al di fuori di sistemi democratici stabili, in societa’ dove i diritti umani sono negati.
Peggio ancora, le ideologie ufficiali di questi Stati sono totalmente antiumanistiche, per esempio la miscela di confucianesimo e scienza contabile che viene spacciata per «marxismo» in Cina, lo sciovinismo indu’ del regime di Modi in India e il nazionalismo da Grande Russia che anima Putin […]
Non meno importante, c’e’ l’attacco all’umanesimo portato avanti negli ultimi quattro decenni in nome delle teorie economiche del libero mercato.
Imponendoci nuove routine, costringendoci ad adottare nuovi comportamenti e valori unicamente per sopravvivere, riducendoci a entità economiche bidimensionali, il modello economico noto come neoliberismo ha spazzato via le nostre difese comportamentali e intellettuali contro le varie forme di antiumanesimo da cui siamo bersagliati in questo inizio di XXI secolo.
Il punto di svolta, che ha materializzato tutti questi pericoli e li ha accelerati, e’ stata la vittoria di Trump, e l’ondata mondiale di populismo di destra che ha contribuito a scatenare.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/

Economia di mercato/ D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Le imprese multinazionali hanno interesse a che esista una molteplicita’ di stati per poterli giocare l’uno contro l’altro (a chi tassa di meno, a chi offre piu’ incentivi per la localizzazione…).
Percio’ il neoliberalismo non solo esige uno stato che lo serva, ma ha bisogno di piu’ stati che competano per servirlo.
Se gli stati non rivaleggiassero tra di loro per ingraziarsi le corporation, non potrebbero esistere i paradisi fiscali […]
I paradisi fiscali sono la rotella, piccola, ma indispensabile, che permette di funzionare senza attriti a tutto il sistema dell’economia globale neolib: senza i paradisi fiscali, sarebbe molto piu’ arduo “affamare le belve”.
In termini arcaici, non sono i mercanti che commerciano per servire l’imperatore, ma sono i vari imperatori che gareggiano tra loro per governare al servizio dei mercanti.
Mentre per i classici liberali dell’Ottocento, lo stato governava a causa del mercato, ora per i neoliberisti lo stato governa per
il mercato. Come sostiene Wendy Brown: “Gli stati
neoliberali differiscono da quelli liberali perche’ sono diventati radicalmente economici, in un triplice senso: lo stato garantisce, spinge e promuove l’economia; lo scopo dello stato e’ di facilitare l’economia, e la legittimita’ dello stato e’ legata alla crescita dell’economia […]. Azione dello stato, finalita’ dello stato, legittimita’ dello stato: tutto economicizzato dal neoliberalismo”.
Cioe’ lo stato viene giudicato dal suo successo nel favorire l’economia del mercato. Quindi “uno stato sotto sorveglianza del mercato, piuttosto che un mercato sorvegliato dallo stato”, in cui il mercato diventa il tribunale da cui lo stato deve essere giudicato (assolto o punito). Una concezione formulata con plastica violenza dall’ex governatore della Banca centrale tedesca, la Bundesbank, Hans Tietmeyer, quando nel 1998 lodava i Governi nazionali che privilegiano “il plebiscito permanente dei mercati globali” rispetto al “plebiscito delle urne” […]
La nuova ortodossia non chiede quindi meno stato, anzi magari costruisce piu’ stato, solo con obiettivi radicalmente diversi e con una struttura rivoluzionata. In un triplo senso:
1) L’obiettivo dello stato e’ favorire il mercato (mentre un tempo scopo dei mercanti era rendere grande l’impero). La performance dello stato viene misurata dal voto che (novello scolaretto) riceve dalle agenzie di rating (nuovi severi docenti). Il suo successo viene sancito dalle triple AAA che ottiene, e quindi dal credito di cui godra’, mentre il suo fallimento e’ ufficializzato dal suo “downgrading”.
2) La funzione dello stato e’ di estendere a tutti i settori della societa’, istruzione, sanita’, ricerca scientifica, il modello d’impresa e di contabilita’ aziendale. Il sistema dei crediti all’universita’ ne e’ un esempio lampante. Gli atenei diventano“istituti di credito”: gli studenti hanno un “conto in banca” accademico che viene arricchito dai crediti che conseguono, ogni credito corrispondente a un tot numero (in Italia 25) di ore di studio, di lezione, di esercitazione, ogni esame corrispondendo a un tot numero di crediti che va a rimpolpare il “conto in banca”, fino a che il livello del conto “paga” il titolo finale di studio, laurea, master ecc.
Qui l’evento chiave e’ aver introdotto un concetto finanziario, il “credito”, nel linguaggio universitario […]
Il linguaggio non e’ mai secondario: e’ attraverso il linguaggio che s’impongono le narrative e dietro diesse le ideologie […]
In Italia le sedi territoriali del Servizio sanitario nazionale un tempo si chiamavano Unita’ sanitarie locali (Usl). Poi con un decreto il loro nome e’ stato cambiato in Aziende sanitarie locali (Asl). Dalla U alla A sembra un passaggio da niente, ma in realta’ dietro c’e’ tutta una conversione ideologica.
Una volta in Italia chi saliva su un treno era un “viaggiatore”, chi si ricoverava in un ospedale era un “paziente”. Ora sia sul treno che in ospedale siamo tutti “clienti” […]
3) Il terzo e decisivo stravolgimento dell’idea di stato e’ che ora l’ente pubblico per eccellenza deve funzionare come una ditta privata: lo stato (proprio come ogni individuo proprietario di se stesso) deve comportarsi al pari di un’impresa, massimizzare il proprio valore presente, e accrescere quello futuro, attrarre investitori.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Capitalismo/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

La dinamica neoliberale di contrazione del potere d’acquisto dei salari per reggere la globalizzazione e, almeno in Europa, di crescita della disoccupazione oltre alle estensioni progressive dei limiti del lavoro, spostando l’eta’ pensionabile, che occludono il ricambio generazionale e le dissennate politiche di austerita’, deprivano i mercati della materia prima, la domanda, mentre continua a crescere l’offerta.
In piu’, i tassi demografici occidentali sono perlopiu’ in contrazione.
La deriva finanziaria di quella che era un’economia di produzione e scambio e’ altresi’ responsabile dell’aggravarsi delle diseguaglianze e dell’impoverimento delle classi medie i cui consumi non sono certo sostituiti da quelli dell’esigua classe dei ricchissimi, i quali oltretutto pagano le tasse offshore. Cioe’ non le pagano.
Tutto cio’ contrae anche la base imponibile con riflessi sui bilanci pubblici i quali, restringendo i servizi sociali, aumentano la spesa per le sempre piu’ limitate sostanze delle famiglie.
L’ipotesi di stagnazione o di crescita debole e l’assenza di inflazione minano alla base la possibilita’ di rientro dal debito, gia’ molto alto e in costante crescita.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Capitalismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Pur appartenendo alla stessa tradizione, neoliberismo e ordoliberalismo sono dottrine molto diverse tra loro.
Il neoliberismo si fonda sulla fiducia (tipicamente americana) nella liberta’ di iniziativa individuale e predica la liberazione di quelli che Keynes chiamava gli animal spirits e considerava l’energia che alimenta il motore dell’economia.
La novita’ sta qui nel pensare tale liberazione su scala planetaria.
Il neoliberismo si e’ dato come obiettivo fondamentale quello di garantire condizioni giuridiche, tecniche e, quando occorreva, militari adatte alla mobilita’ dei fattori della produzione: liberta’ di movimento delle merci, delle imprese, degli investimenti, della finanza.
L’ordoliberalismo, al contrario, e’ una dottrina che ragiona nei termini della creazione di una societa’ di mercato coesa e competitiva.
Per questo, mira a costituzionalizzare l’ordine liberale all’interno di una particolare societa’ nel tentativo di raggiungere il punto piu’ avanzato tra coesione e competizione.
Una differenza, quella tra neoliberismo e ordoliberalismo, che, oltre a esprimere storie culturali diverse, mostra anche la diversa collocazione geopolitica: mentre gli Stati Uniti sono una potenza planetaria, la Germania e’ una potenza regionale.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Oggi l’Europa si trova nuovamente al centro di una grande trasformazione. Non c’e’ stato un giorno, dal crollo della Lehman Brothers, senza che una crisi colpisse l’Unione.
In una sequenza dai tratti grotteschi, in pochi anni abbiamo vissuto l’inizio della crisi finanziaria, la sua trasformazione in crisi del debito e crisi dell’euro che ha portato a una crisi economica apparentemente senza fine.
E ancora, una crisi dei rifugiati, il primo esodo dallo spazio europeo di uno Stato membro con il referendum sulla Brexit e guerra lungo tutti i confini d’Europa – dall’Ucraina alla Siria alla Libia.
All’orizzonte, la prospettiva, sempre piu’ reale, sempre piu’ prossima, di una disintegrazione dello spazio europeo.
La sfida che ci viene posta e’ altissima.
Viviamo un momento di scarto, un interregno dagli esiti piu’ incerti che mai.
Un sistema economico e politico che ha dominato incontrastato per tre decenni e’ entrato in crisi terminale […]
Vediamo l’Europa divenire campo di battaglia fra un establishment in bancarotta e nuovi nazionalismi reazionari.
Da un lato, la politica tradizionale arroccata a difesa del fortino dello status quo, impegnata in un vano tentativo di proteggere un estremo centro che non puo’ e non deve piu’ reggere: il centro di una certa globalizzazione neoliberale, dell’austerita’, il centro che ha assunto come simboli le grandi coalizioni e la Troika.
Dall’altro, l’emergere prepotente di nuove forze regressive che sfruttano un sentimento reale e dilagante di insicurezza sociale per promuovere una piattaforma identitaria, reazionaria e autoritaria.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

E’ necessario esaminare criticamente quattro elementi, che all’inizio hanno consentito al neoliberismo di prosperare, ma che in seguito hanno cominciato a distruggerlo.
Questi quattro elementi sono:
1. La moneta fiduciaria, che ha permesso di rispondere a ogni rallentamento dell’economia con un allentamento del credito, e all’intero mondo sviluppato di vivere a credito.
2. La finanziarizzazione, che ha compensato con il credito la stagnazione dei redditi della forza lavoro nei paesi sviluppati.
3. Gli squilibri globali e i rischi, che ancora permangono, legati all’enormità dei debiti e delle riserve valutarie in paesi importanti.
4. Le tecnologie informatiche, che ha permesso a tutto il resto di accadere, ma non e’ chiaro se in futuro contribuira’ alla crescita.
Il destino del neoliberismo dipende dal persistere di questi quattro elementi.
Il destino di lungo termine del capitalismo e’ legato a quello che succedera’ in caso contrario.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Il neoliberismo e’ stato progettato e messo in pratica da politici visionari: Pinochet in Cile, Margaret Thatcher e la sua cerchia ultraconservatrice in Gran Bretagna, Reagan e i «cold warriors» che lo portarono al potere negli Stati Uniti.
Avevano affrontato la massiccia opposizione delle organizzazioni sindacali e non intendevano piu’ tollerarla.
Questi pionieri del neoliberismo giunsero a una conclusione che ha condizionato fortemente la nostra epoca: un’economia moderna non puo’ coesistere con una classe operaia organizzata. Decisero quindi di distruggere completamente la forza contrattuale, le tradizioni e la coesione sociale dei lavoratori […]
La generazione odierna vede solo gli esiti del neoliberismo, e dunque spesso non si accorge che questo obiettivo – la distruzione del potere contrattuale dei lavoratori – era l’essenza dell’intero progetto, il mezzo per perseguire tutti gli altri fini.
Il principio guida del neoliberismo non era il libero mercato, e nemmeno la disciplina di bilancio, la moneta solida, le privatizzazioni e le delocalizzazioni; non era neanche la globalizzazione.
Tutte queste cose si sono rivelate sottoprodotti o strumenti della sua sfida principale: espungere il lavoro organizzato dall’equazione.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa – Bollati Boringhieri (2016)

Da una parte, l’Europa neoliberista, cioe’ quella che il neoliberismo (che, non dimentichiamolo, e’ una politica e non una semplice teoria economica) sta modellando a marce forzate con lo smantellamento dei diritti sociali, delle politiche pubbliche, dei valori di solidarieta’, per renderla a immagine della globalizzazione finanziaria.
Dall’altra, l’Europa democratica, o meglio della democratizzazione, che implica una rivalorizzazione e una reinvenzione dell’Europa sociale, perche’ la negazione delle dimensioni sociali della cittadinanza e’ il cuore delle strategie di de-democratizzazione.
La prima, bisogna riconoscerlo, e’ piu’ reale della seconda, perche’ si concretizza in un enorme apparato di strutture, di istituzioni, di discorsi egemonici.
La seconda invece e’ largamente virtuale, in quanto esiste soltanto sotto forma di resistenze e di iniziative eterogenee, il che pero’ non vuol dire che sia utopistica o che rappresenti soltanto un vuoto ideale. Perche’ la sua esistenza rinvia alle contraddizioni quanto mai reali della prima.
Si puo’ dire che in questo momento l’Europa democratica sia “scomposta” dalle istituzioni e dalle politiche dell’Europa neoliberista, ma che la sua ricomposizione, o la sua “costituzione” nel corso dello sviluppo della crisi non sia impensabile.

Info:
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://left.it/2019/04/13/balibar-leuropa-va-rifondata-aprendo-i-confini/