Geoeconomia/Chomsky

Perché l’Ucraina – Noam Chomsky, C.J. Polychroniou – Ponte alle Grazie (2022)

Alcuni fatti incontestabili. Il piu’ importante di tutti e’ che l’invasione russa dell’Ucraina e’ un grave crimine di guerra, al pari dell’invasione statunitense dell’Iraq e di quella di Hitler-Stalin della Polonia nel settembre del 1939, giusto per fare due esempi emblematici.
E’ sempre opportuno ricercare delle spiegazioni, ma non ci sono giustificazioni o attenuanti […]
Forse cio’ che Putin e i suoi collaboratori ripetono forte e chiaro da anni e’ proprio cio’ che egli intende dire. Potrebbe essere, ad esempio, che «poiche’ la principale richiesta di Putin e’ sempre stata la rassicurazione che la NATO non annettesse altri membri, e in particolare l’Ucraina o la Georgia, non ci sarebbe stato motivo di scatenare la crisi attuale se l’Alleanza atlantica non si fosse allargata dopo la fine della Guerra fredda, o quantomeno se questa espansione fosse avvenuta in armonia con la costruzione di una struttura di sicurezza in Europa che includesse la Russia» […]
Da alcuni documenti riservati degli Stati Uniti, poi resi pubblici da WikiLeaks, emerge che subito dopo l’offerta sconsiderata di Bush figlio all’Ucraina di aderire alla NATO la Russia lancio’ una serie di avvertimenti sul fatto che quella minaccia militare non sarebbe stata tollerata. Comprensibilmente […]
In parole povere, questa crisi ribolliva da almeno venticinque anni, mentre contemporaneamente gli Stati Uniti ignoravano sdegnosamente gli allarmi della Russia in merito alla propria sicurezza, e in particolare in merito alle loro linee invalicabili: la Georgia e ancor di piu’ l’Ucraina.

Info:
https://duels.it/industria-culturale/analisi-di-un-conflitto-perche-lucraina-di-noam-chomsky/
https://www.illibraio.it/news/saggistica/noam-chomsky-guerra-ucraina-1420828/
https://www.sololibri.net/Perche-l-Ucraina-Noam-Chomsky.html

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

A partire dagli anni Novanta si assiste, da un lato, a una serie di interventi militari sotto l’egida delle Nazioni Unite o della Nato, o promossi in prima persona dall’unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti d’America, e allargati alla partecipazione di una cerchia piu’ o meno ampia di suoi volenterosi alleati.
Il presupposto (la pretesa) e’ garantire al ricorso alla guerra un fondamento giuridico internazionale maggiore rispetto al passato, una legittimita’ che non si riduca alla volonta’ di potenza dei singoli stati coinvolti.
Si pensi alla guerra del Golfo del 1991 contro l’Iraq reo di aver invaso il Kuwait, o all’intervento in Somalia nel 1992-1995 nel tentativo (fallito) di porre fine al sanguinoso scontro tra signori della guerra, o ai bombardamenti della Nato in Kosovo nel 1999 per arrestare le azioni di pulizia etnica delle truppe serbe contro gli albanesi.
Poi tocchera’ all’Afghanistan (dal 2001) e di nuovo all’Iraq (dal 2003), ma a valle degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 su suolo americano, quando l’esigenza domestica di offrire ai cittadini statunitensi uno sfogo alla sindrome del rally ’round the flag suscitato da quella tragedia prende il sopravvento su qualunque residua aspirazione di fare appello al diritto internazionale.
Dall’altro lato, si assiste alla proliferazione di quelle che vengono qualificate come guerre civili perche’ interne agli stati e che tuttavia, il piu’ delle volte, si concretizzano nella spartizione cruenta di territori e risorse messa in atto da una serie di attori non statali della violenza a danno, sempre, della popolazione, costretta a migrazioni forzate: dalla disgregazione della Jugoslavia (1992-1995) alla gia’ citata Somalia e alla guerra in Congo (1998-2003), passando per il genocidio in Ruanda (1994) – per citare soltanto gli episodi piu’ noti.
Alcune di esse sono destinate a trasformarsi in arene in cui anche le medie potenze regionali possono rivendicare un proprio ruolo: la Libia del post-Gheddafi con due governi, ciascuno con i propri sponsor (Egitto ed Emirati Arabi Uniti contro Qatar e Turchia), e poi, ancora, la Siria dove concorrono la Russia, l’Iran, la Turchia. E, in entrambi i teatri, l’Isis, lo stato islamico, a sparigliare ulteriormente le carte – come nello Yemen dei bombardamenti sauditi contro i ribelli Huthi, del resto.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

Europa/Chomsky

Noam Chomsky – Poteri illegittimi. Clima, guerra, nucleare: affronta le sfide del nostro tempo – Ponte alle grazie (2023)

Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale e durante tutta la Guerra fredda, e’ rimasto vivo il dibattito su quale ruolo debba avere l’Europa nell’ordine internazionale.
Fondamentalmente sussistono due visioni.
Una e’ quella atlantista basata sulla NATO, in cui l’Europa e’ subordinata agli Stati Uniti.
L’altra possibilita’ e’ quella proposta da De Gaulle, da Billy Brandt, Olof Palme e altri statisti, secondo la quale l’Europa deve diventare una terza forza indipendente sulla scena internazionale con accordi di qualche tipo con il suo partner naturale, la Russia, perche’ e’ evidente che la Russia sia un partner naturale.
La Russia ha enormi risorse minerali e di altro tipo, e anche se non ha una grande economia – si dice sia piu’ o meno paragonabile a quella del Messico – l’Europa ha bisogno di quelle risorse e puo’ garantire investimenti adeguati: quella che viene definita talvolta dagli economisti un’«unione voluta dal destino» […]
Con il crollo dell’Unione Sovietica (1990-91), Michail Gorbacev propose una «casa comune europea», come la defini’ lui, che si estendesse da Lisbona a Vladivostok senza alleanze militari e senza vinti ne’ vincitori, ma tutti uniti nel costruire un futuro di socialdemocrazia.
Bush padre era moderatamente d’accordo con questa linea.
Ma poi arrivo’ Bill Clinton e getto’ tutto all’aria. Immediatamente, nel 1994, comincio’ a espandere i confini della NATO, rompendo cosi’ l’accordo tra Bush e Gorbacev, sostenuto dalla Germania, sul fatto che non ci dovesse essere un allargamento dell’Alleanza. Clinton infranse quel patto e comincio’ a espandere la NATO ancora piu’ a est, fino ai confini russi […]
L’Europa, dunque, puo’ scegliere di rimanere al rimorchio di Washington e seguire la posizione americana ufficiale di continuare a sostenere la guerra al fine di «indebolire la Russia», indipendentemente dagli effetti che questo puo’ avere sugli ucraini e sugli altri, cosi’ come di allinearsi alla guerra statunitense contro la Cina per bloccarne lo sviluppo. Oppure puo’ imboccare la strada indicata da De Gaulle e da Gorbacev verso un’Europa indipendente e che trova una sorta di accomodamento a est, con la Russia, la Cina, l’Eurasia centrale. Un’area che sempre piu’ viene integrata nel sistema di sviluppo che ha come epicentro la Cina.
E’ questa la scelta che devono fare gli europei […]
Adesso che l’Europa, quantomeno per il momento, si e’ completamente subordinata agli Stati Uniti – in parte come risultato dell’invasione di Putin, in parte per propria scelta – e che la NATO si e’ trasformata in una forza di aggressione guidata dagli USA il cui raggio d’azione si estende in tutto il mondo, compreso l’Indo-Pacifico (di cui oggi gli europei, per loro scelta, sono partner minoritari), la situazione e’ molto pericolosa.

Info:
https://sbilanciamoci.info/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra/
https://ilmanifesto.it/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra
https://www.larivistadeilibri.it/noam-chomsky/

 

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – Rizzoli (2020)

Le compagnie militari e di sicurezza private, i cui membri sono chiamati «contractor», vengono ingaggiate per compiere azioni che uno Stato non puo’ o non vuole attuare direttamente con le proprie risorse […]
A esse si fa ricorso piu’ spesso negli ultimi due decenni, in seguito alla riduzione dei contingenti militari dopo la fine della Guerra fredda, a causa della moltiplicazione dei conflitti asimmetrici e a bassa intensita’, e anche per il rifiuto di coinvolgere le proprie forze armate da parte di molti Paesi occidentali, preoccupati delle ripercussioni che l’eventuale perdita di militari possa avere sulla popolazione.
Oltre che negli scenari di guerra, il loro impiego si e’ ampliato ad altri settori, come quelli della lotta al narcotraffico o alla pirateria, per proteggere la consegna degli aiuti umanitari da parte delle ONG e dell’ONU, oppure per far fronte al terrorismo in Afghanistan, Pakistan e Iraq (dove, per esempio, nel 2007, i contractor erano piu’ numerosi dei militari regolari).
Di solito queste societa’ appartengono, o sono collegate, a gruppi di potere politico ed economico, hanno sede legale in paradisi fiscali e la cambiano di frequente per evitare i controlli.
Le attivita’ delle compagnie private generano migliaia di milioni di dollari l’anno ed esse sono acquirenti di armi e tecnologie militari d’avanguardia, una vera e propria benedizione per le multinazionali del settore. I contractor di solito provengono da esercito, servizi di intelligence e forze di polizia, ma ci sono anche i membri di alcune bande. L’età media va dai trentacinque ai quarant’anni.
I vantaggi che queste compagnie offrono agli Stati rispetto alle forze regolari sono numerosi: maggiore redditivita’ economica (essendo, quello che offrono, un servizio «in appalto», e’ possibile rescindere il contratto appena non risulti piu’ necessario; non richiedono alcuna forma di assistenza sociale (sanita’, aiuti alle famiglie, pensioni e cosi’ via) ne’ investimenti per la loro formazione; sono affidabili perche’ composte da professionisti di comprovata esperienza. Inoltre, garantiscono una maggiore efficienza (per capacita’, preparazione e mezzi), assoluta riservatezza, distacco totale rispetto alle reazioni dell’opinione pubblica, grande disponibilita’, flessibilita’ ed estrema specializzazione. Infine, ma non meno importante, permettono di eludere restrizioni e responsabilita’.
Queste organizzazioni hanno pero’ anche i loro svantaggi, tra cui la completa inosservanza del diritto internazionale, soprattutto nei conflitti armati […]
L’attuale inimicizia dei Paesi occidentali – rappresentati militarmente dalla NATO – verso la Russia e’ stata favorita dall’America per un doppio scopo: da una parte quello di contenere la Russia, emergente potenza rivale, e dall’altra quello di creare un nemico ad alleati e amici – i Paesi europei – affinche’ questi chiedessero protezione agli Stati Uniti, riconoscendo in qualche modo la loro superiorita’, e acquistassero armi.
A parte il fatto che la Russia, come qualsiasi altra nazione con le sue caratteristiche, ha le proprie aspirazioni geopolitiche, l’obiettivo geostrategico degli Stati Uniti nell’inimicare la Russia al resto dei Paesi europei e’ impedire, a qualsiasi costo, un’unione tra Russia e UE perche’, come dice George Friedman, una simile coalizione creerebbe una potenza difficile da contenere. Come si e’ gia’ visto, un’unione russo-europea decreterebbe la nascita di una superpotenza altamente competitiva (quanto a tecnologia, risorse naturali, energia, popolazione, mercato, cultura, mezzi militari e nucleari eccetera), capace di minacciare seriamente la leadership degli Stati Uniti

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Stato/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Le cariche di potere non vengono assegnate su base popolare: non c’e’ alcuna elezione democratica che stabilisca chi debba presiedere l’Onu, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Nato, il Wto: tutte queste istituzioni – come del resto molte altre – cooptano al loro interno i funzionari, i dirigenti o i ricercatori, sulla base di qualita’ professionali, ma soprattutto di fedelta’ alla visione del modello emergente.
Il criterio di selezione e di adozione dei nuovi conti e baroni e’ la loro presunta capacita’ «tecnica»; il vero merito e’ di essere funzionali al sistema.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html