Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Nel bene e nel male (ma piu’ probabilmente nel male), il nazionalismo sembra destinato a rimanere nel Ventunesimo secolo cio’ che era nel Diciannovesimo e nel Ventesimo: la forza politica piu’ potente del suo tempo […]
Il nazionalismo e’ come un animale mezzo selvatico, mezzo addomesticato. Finche’ rimane sotto il nostro controllo, puo’ essere estremamente utile, e arricchire le nostre vite. Tuttavia, c’e’ sempre il rischio che si liberi dai limiti che gli poniamo. E quando succede, puo’ essere letale.
Per quanto mi riguarda, sono ancora abbastanza idealista da essere affascinato dalla visione di un mondo oltre il nazionalismo, un mondo in cui le persone non hanno bisogno di soffermarsi sulle differenze etniche o culturali e possono definirsi per l’appartenenza comune alla razza umana. Ma sono anche abbastanza pessimista da riconoscere che la bestia del nazionalismo e’ ancora viva e vegeta.
Naturalmente possiamo ignorarla, o sperare che se ne vada da sola. Ma se la abbandoniamo, non c’e’ dubbio che altri prenderanno il nostro posto, pungolando e aizzando la bestia per tirare fuori il suo lato piu’ feroce.
Malgrado i fondati timori sul nazionalismo, non abbiamo altra scelta che addomesticarlo il meglio possibile.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Europa/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Fino a poco tempo fa l’Unione Europea veniva salutata  come il modello di una nuova forma di organizzazione politica.
In un mondo che stava subendo una rapida globalizzazione e che fronteggiava sfide politiche sempre più complesse, le nazioni dell’Europa occidentale, relativamente piccole, avevano buone ragioni di mettere in comune le risorse.
E poiche’ i leader politici che dominavano la scena continentale erano uniti  nell’aspirare a un’Europa piu’ integrata, era facile credere che alla fine i loro elettori avrebbero fatto lo stesso. […] Cosi’, la fondata preoccupazione per il passato ipernazionalistico dell’Europa combaciava perfettamente con il desiderio idealistico di un futuro sovranazionale.
Molti scienziati politici erano convinti che il nazionalismo fosse “destinato, con il progredire dello sviluppo, a perdere la sua utilita’ e a diventare marginale. […]
[Ma] i residenti dei vari paesi europei erano molto piu’ legati alla cultura nazionale, e molto piu’ restii a considerarsi innanzitutto europei, di quanto non avessi voluto credere […] Così, quando all’inizio del Ventunesimo secolo i cittadini di alcuni paesi europei hanno avuto la possibilita’ di votare sulla portata dell’integrazione europea, il livello della loro opposizione ha sconcertato la classe politica. In rapida successione, i francesi, gli olandesi e gli irlandesi hanno votato contro la proposta di interventi per aumentare l’integrazione.

Info:
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Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Cemocrazia – Feltrinelli (2018)

Anche se alla fine Trump venisse frenato dai meccanismi di controllo del potere, la propensione del popolo americano a eleggere un aspirante leader autoritario alla massima carica dello stato e’ di pessimo auspicio.
E l’elezione di Trump, naturalmente, non e’ affatto un caso isolato. In Russia e Turchia sono stati eletti uomini forti che sono riusciti a trasformare democrazie fragili in dittature elettive. In Polonia e Ungheria i leader populisti stanno usando lo stesso metodo per distruggere i media liberi, indebolire le istituzioni indipendenti e imbavagliare l’opposizione […]
Altri paesi potrebbero presto seguire […]
Ora la questione e’ se questo momento populista non rischi piuttosto di trasformarsi in un’era populista, mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa della democrazia liberale.

Info:
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Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Molta retorica populista ha un fondo nostalgico.
Negli Stati Uniti, come e’ noto, Donald Trump ha promesso di “rendere di nuovo grande l’America”. In Inghilterra, lo slogan principale della campagna per uscire dall’Unione Europea era un impegno a “riprendere il controllo […]
Tuttavia, malgrado le varie sfumature di significato racchiuse da questi slogan, non c’e’ dubbio che un elemento centrale del loro fascino sia la nostalgia per un’eta’ dell’oro dell’economia, in cui la gente non aveva problemi finanziari e il lavoro era sicuro […]
La nostalgia per il passato economico, pero’, non riguarda solo il denaro; riguarda anche la diminuzione delle speranze […] Proprio come le nazioni non sembrano piu’ in grado di decidere da sole, cosi’ anche i cittadini hanno la sensazione di essere giocattoli in balia di trasformazioni economiche incontrollabili. Via via che i posti di lavoro un tempo stabili vengono delocalizzati all’estero o resi superflui dalla tecnologia, via via che gli stabilimenti storici chiudono i battenti e i sindacati perdono potere, ecco che il lavoro non fornisce piu’ agli individui una posizione solida nella societa’.

Info:
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