Stato/ Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Tre quarti di secolo dopo la fine del conflitto, la differenza tra nazione e stato nazionale sembra ormai assodata, almeno in Europa.
Le nazioni o popoli sono comunita’ di esperienze e interpretazioni condivise formatesi nel corso della storia. Le loro memorie, conservate in una lingua comune, fanno da base a identita’ collettive tenute insieme da legami affettivi, immancabilmente “monoculturali”, tra esse e’ il loro paesaggio, la lingua materna, il dialetto, la musica, la cucina ecc.
Quanto piu’ tali legami si distinguono da quelli di nazioni vicine, tanto piu’ un gruppo si considerera’ particolare o sara’ considerato tale dalle comunita’ confinanti: meno, dunque, tra renani e vestfaliani, che tra (sud)tirolesi e italiani.
Gli stati nazionali, viceversa, sono istituzioni stabilite non attraverso linee di discendenza, ma da lotte politiche e sociali e diritti civili che con esse si sono affermati, tra questi il diritto alla partecipazione democratica.
Stati nazionali e nazioni sono si’ in relazione tra loro, ma non coincidono; per quanto le maggioranze etniche fatichino ad accettare o a considerare la cosa, gli stati includono in se’ quasi ovunque realta’ linguistiche, etniche e culturali tra loro non identiche.
Inoltre, mentre i confini tra stati nazionali sono tendenzialmente convenzionali, i gruppi che si pensano come “nazioni”, e tali vogliono essere considerati, possono ritrovarsi a far parte di uno stato nazionale che essi non sentono proprio, rivendicando una propria statualita’ autonoma […]
Uno dei mezzi consolidati, seppur non adottato ovunque, per evitare fenomeni di secessione in stati nazionali che racchiudono molte nazioni e’ il passaggio a una costituzione di tipo federale – formula di successo in Svizzera, con i suoi quattro gruppi etnici, in Belgio (finora) con tre o in Canada (a partir dagli anni settanta) con due, o ancora dell’India con i suoi ventotto stati membri e ventiquattro lingue ufficiali.
Nell’epoca di pace dal 1945 in avanti, molti stati nazionali europei hanno tratto dall’esperienza delle catastrofi del periodo tra le due guerre la giusta lezione, rispondendo alla diversita’ etnica all’interno dei loro paesi, non con la negazione e la repressione di essa, bensi’ con il decentramento e l’autonomia sancita sul piano costituzionale, a garanzia della pace sociale; parallelamente, essi si sono preoccupati di assicurare la pace all’esterno, con il riconoscimento reciproco dei rispettivi confini, stabiliti su base storica, e rinunciando a qualunque rivendicazione territoriale anche li’ dove, come in Tirolo, in Alto Adige o nell’enclave germanofona in Belgio orientale, comunita’ etniche si vedono divise tra uno stato e l’altro per via di tali confini.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

Via via che la crescita si e’ fermata, la disuguaglianza e’ cresciuta e l’ansia e’ aumentata, un’ampia fetta della popolazione ha smesso di concentrarsi sul valore dell’autorealizzazione.
Al contrario, oggi gli elettori rivolgono di nuovo la loro attenzione agli strati inferiori della piramide dei bisogni di Maslow. Preoccupati della propria sussistenza, i bianchi sono piu’ risentiti nei confronti di immigrati e minoranze etniche che rivendicano le risorse collettive.
E minacciati da forze che sembrano incontrollabili, quali la globalizzazione e il terrorismo, stanno tornando a posizioni meno tolleranti verso le minoranze etniche e religiose.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/