Societa’/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Una questione di fondo per l’organizzazione delle nostre societa’ e’ la gestione della scarsita’, quella dei beni e dei servizi che tutti vogliono consumare o possedere […]
Storicamente, la scarsita’ e’ stata gestita in vari modi: la fila d’attesa (nel caso di insufficienza di beni vitali come il cibo o la benzina, o per i trapianti d’organo); l’estrazione a sorte (per l’assegnazione di certificati di residenza permanente – green card – negli Stati Uniti, di posti per un concerto quando la domanda e’ superiore all’offerta); l’impostazione amministrativa di distribuzione dei beni (stabilendo delle categorie prioritarie) o di fissazione dei loro prezzi al di sotto del livello di equilibrio tra domanda e offerta di quegli stessi beni; la corruzione e il favoritismo; la violenza e le guerre; e, last but not least, il mercato, il quale, quindi, non e’ che un modello tra gli altri per gestire la scarsita’. Oggi domina il mercato, che alloca le risorse tra imprese (B2B), tra imprese e privati (commercio al dettaglio) e tra privati (tipo eBay) […]
Chi manifesta inquietudine nei confronti dell’impatto del mercato sul patto sociale accomuna spesso tre preoccupazioni.
Prima preoccupazione: il mercato rafforzerebbe l’egoismo dei suoi attori, rendendoli meno capaci di legami affettivi verso gli altri […]
Seconda preoccupazione: il mercato incoraggerebbe l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni tradizionali, come i loro luoghi d’origine e le loro famiglie allargate, indebolendo cosi’ i legami con la societa’ che li circonda.
Terza preoccupazione: il mercato […] permetterebbe ai cittadini di prendere in considerazione determinate transazioni che altrimenti sarebbero impensabili – vendere i loro organi o le loro prestazioni sessuali, per esempio –, ponendo cosi’ certi aspetti della sfera intima sullo stesso piano delle piu’ banali negoziazioni commerciali.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/economia-del-bene-comune/
https://ambientegreen.altervista.org/economia-bene-comune/
https://www.terranuova.it/News/Stili-di-vita/L-economia-del-bene-comune-speranza-e-risorsa
https://www.ilsole24ore.com/art/incentivi-bene-comune—AEhxGePB?refresh_ce=1
https://www.benecomune.net/rivista/rubriche/opere/tirole-informazione-decisione-e-bene-comune/

Economia di mercato/Somma

Alessandro Somma – Abolire il lavoro povero – Laterza (2024)

Negli anni Settanta, in particolare con lo Statuto dei lavoratori, si e’ finalmente portata la Costituzione in fabbrica e si e’ realizzato cosi’ un accettabile compromesso tra democrazia e capitalismo.
Con la fine dei Trenta gloriosi inizia tuttavia la parabola discendente del lavoro, il moto per cui esso viene ridotto a una relazione di mercato qualsiasi, con il punto di arrivo ben rappresentato dal lavoro nell’ambito dell’economia on demand, che a tal fine si pretende di ritenere privo del requisito della subordinazione […]
Il lavoro on demand realizza l’aspirazione neoliberale a ridurre la relazione di lavoro all’osso, priva di tutele e obbligazioni accessorie a carico della parte datoriale: non costituisce dunque il moto verso un futuro radioso, come pure suggerisce una retorica fraudolenta, bensi’ un ritorno all’Ottocento […]
Gli anni Ottanta avviarono il lento ma inesorabile prevalere di un punto di vista neoliberale nella disciplina dell’ordine economico, e che questo ha portato alla flessibilizzazione e precarizzazione della relazione di lavoro: alla sua progressiva identificazione con una relazione di mercato qualsiasi. Il tutto per attrezzare le imprese a competere in un mondo retto dalla libera circolazione dei capitali, ovvero per consentire loro di assumere «le caratteristiche delle tende da campeggio: facili da montare» per poi «essere rapidamente smontate e rimontate altrove».
Occorreva insomma incoraggiare «la destrutturazione dell’impresa» alimentando «la volatilita’ del personale occupato», secondo schemi risolutamente avallati dal legislatore a partire dalla legge Biagi del 2003:
Secondo cui, siamo gia’ o diventeremo presto un popolo di giovani in bilico tra inoccupazione e disoccupazione di massa, di casalinghe che a qualunque eta’ accetterebbero l’inserimento in qualunque lavoro sotto-retribuito, di studenti che si socializzano svolgendo attivita’ di giardinaggio o accompagnando cani altrui durante la passeggiata quotidiana, di uomini e donne tra i 18 e i 29 anni in condizioni di estremo disagio economico pronti ad adattare ai piu’ svariati contesti lavorativi non tanto inesistenti o mediocri competenze professionali quanto piuttosto la stessa dignita’ della loro persona, di co.co.co. che sono stati suicidati per rinascere in qualita’ di lavoratori a progetto con una manciata di diritti in piu’ tra i quali – udite, udite! – quello di vedersi riconosciuta la paternita’ delle invenzioni fatte in occasione del rapporto, di soggetti a rischio di esclusione sociale disposti a rinunciare al pranzo di Natale o alla gita del Lunedi’ di Pasqua se saranno chiamati sul cellulare per qualche petit boulot, di uomini e donne il cui tempo di vita si confonde col tempo di lavoro perche’ a modico prezzo e’ espropriabile dal datore di lavoro con un preavviso di ventiquattr’ore.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Europa/Dardot

Pierre Dardot, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Meltemi (2023)

Cio’ che troviamo nell’Unione Europea e’ un’espressione concentrata del costituzionalismo di mercato, attraverso la stratificazione di norme cosiddette “comunitarie”, che nel corso di diversi decenni hanno finito per prevalere sul diritto statale nazionale.
L’equazione che qui prevale e’ la stessa che Hayek formulo’ a suo tempo: sovranita’ del diritto privato garantita da un potere forte.
La sovranita’ del diritto privato e’ sancita dai Trattati europei; il potere forte responsabile di garantire il rispetto di questa sovranita’ assume la forma di organismi diversi ma complementari, come la Corte di Giustizia delle Comunita’ Europee (CGCE), la Banca Centrale Europea (BCE), i consigli interstatali e la Commissione.
Secondo la logica del “liberalismo autoritario”, e’ il ritiro dello Stato dall’economia a esigere uno Stato autoritario. Secondo la logica del neoliberalismo, e’ il costituzionalismo di mercato, qualunque forma assuma, a esigere uno Stato nazionale forte e/o meccanismi decisionali sottratti al controllo democratico a livello sovranazionale.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Lavoro/Aloisi

Antonio Aloisi, Valerio De Stefano – Il tuo capo e’ un algoritmo. Contro il lavoro disumano – Laterza (2020)

I programmi contro la poverta’ o quelli di attivazione al lavoro finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro di chi e’ disoccupato o inattivo devono essere finalmente affrancati dal retropensiero, radicatissimo, che esser poveri o senza lavoro sia una colpa.
Va preso atto, in primo luogo, che il lavoro oggi non e’ piu’, per troppe persone, un modo di uscire dalla poverta’.
Il Bureau of Labour Statistics, l’unita’ statistica del ministero del lavoro statunitense, riporta che nel 2017 quasi 7 milioni di persone negli USA erano working poors, vale a dire persone che, pur avendo lavorato o cercato attivamente lavoro per piu’ di sei mesi durante l’anno, si collocavano al di sotto della soglia di poverta’. Quasi il 3% di chi aveva lavorato full-time e oltre il 10% di chi aveva lavorato part-time negli USA era da considerarsi working poor nel 2017.
Uno studio preparato per la Commissione europea rivela che in Italia il tasso di persone a rischio di in-work poverty era, nello stesso anno, il 12,3%, contro una media europea del 9,6%. Non e’ una sorpresa che i lavoratori non-standard registrino rischi molto piu’ elevati dei lavoratori standard.
Sono numeri sottovalutati nel dibattito sugli andamenti del mercato del lavoro. Troppo spesso, come detto, si bada alle sole cifre che riportano il dato degli occupati. Non ci si chiede, invece, se chi ha un lavoro riesce a garantirsi uno stile di vita indipendente e dignitoso.
Uno degli articoli piu’ pregnanti della nostra Costituzione, il 36, sancisce che il lavoratore abbia diritto a una «retribuzione proporzionata alla quantita’ e qualita’ del suo lavoro» e «in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%202.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%203.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-8.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-tuo-capo-e-un-algoritmo-di-antonio-aloisi-e-valerio-de-stefano/

Capitalismo/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

Qualsiasi tentativo di teorizzare la relazione tra democrazia e neoliberismo viene messo in difficolta’ dalle ambiguita’ e dalla molteplicita’ di significati dei due termini.
“Democrazia” e’ una delle parole piu’ dibattute e promiscue del nostro vocabolario politico moderno.
Nell’immaginario popolare, “democrazia” significa di tutto e di piu’, dalle libere elezioni al libero mercato, dalle proteste contro i dittatori all’ordine pubblico, dalla centralita’ dei diritti alla stabilita’ degli Stati, dalla voce della moltitudine alla protezione dell’individualita’ e all’ingiustizia dei pareri imposti dalle masse. Per alcuni, la democrazia e’ il gioiello della corona dell’Occidente; per altri, e’ cio’ che l’Occidente non ha mai avuto davvero, oppure e’ principalmente una patina che nasconde gli obiettivi imperialistici occidentali.
La democrazia ha talmente tante varieta’ – sociale, liberale, radicale, repubblicana, rappresentativa, autoritaria, diretta, partecipativa, deliberativa, plebiscitaria – che queste denominazioni spesso si riferiscono a cose diverse […].
Anche “neoliberismo” e’ un significante generico e mutevole […] Il neoliberismo come programma economico, modalita’ di governance e ordine della ragione e’ allo stesso tempo un fenomeno globale eppure incostante, differenziato, non sistematico, impuro. In Svezia si interseca con la persistente legittimita’ del welfarismo, in Sudafrica con l’aspettativa di uno Stato democratizzatore e favorevole a una ridistribuzione post-Apartheid del reddito, in Cina con il confucianesimo, il post-maoismo e il capitalismo, negli Stati Uniti con una strana miscela di radicato antistatalismo e nuovo managerialismo. Le politiche neoliberiste inoltre passano da portali e agenti diversi.
Anche se il neoliberismo fu un “esperimento” imposto al Cile da Augusto Pinochet e dagli economisti noti come “Chicago boys” dopo il loro golpe del 1973 ai danni di Salvador Allende, e’ stato il Fondo monetario internazionale a imporre “aggiustamenti strutturali” al Sud globale nei due decenni successivi. Analogamente, se Margaret Thatcher e Ronald Reagan perseguirono audaci riforme nella direzione del libero mercato quando salirono al potere, il neoliberismo si e’ rivelato in modo piu’ sottile nelle nazioni euroatlantiche attraverso tecniche di governance che hanno usurpato un lessico democratico rimpiazzandolo con uno economico e con la coscienza sociale.
Inoltre, la stessa razionalita’ neoliberista si e’ alterata nel tempo, soprattutto ma non solo nel passaggio da un’economia produttiva a una sempre piu’ finanziaria […]E’ il nome di una reazione economica e politica storicamente specifica al keynesismo e alla socialdemocrazia, oltre che di una pratica piu’ generalizzata di “economizzazione” di sfere e attivita’ finora governate da altre tabelle di valori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/

Europa/Parsi

Vittorio Emanuele Parsi – Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale – il Mulino (2018)

Il futuro dell’Unione europea […] dipende in gran parte dall’atteggiamento con cui sapremo e vorremo porci la sfida di una riarticolazione nei suoi rapporti con gli Stati membri che non ne mortifichi le necessarie sovranita’, ma che si ponga piuttosto il problema di armonizzarne la pluralita’ e di renderne compatibili gli obiettivi. E che preveda un sempre piu’ improcrastinabile riequilibrio tra la dimensione sociale e quella economica e finanziaria dell’Unione.
Per quanto possa apparire un compito arduo, non esistono scorciatoie o alternative perche’, giova ribadirlo, solo accettando di ripartire dalla sovranita’ sara’ possibile garantire un futuro tanto alla democrazia politica quanto all’economia di mercato.
Una via per affermare una sovranita’ europea che contenga, armonizzi e completi le singole sovranita’ degli Stati membri e’ quella di impostare la questione della frontiera comune europea. Si tratta di un tema tutt’altro che semplice, ma che, se correttamente affrontato, consentirebbe di far compiere un passo avanti significativo al processo di costruzione di una casa comune europea.
Gli effetti positivi sono facilmente comprensibili. Da un lato, il sorgere di un effettivo confine europeo, vigilato congiuntamente e sotto una comune responsabilita’ dalle forze militari e di polizia dei singoli Stati che compongono l’Unione consentirebbe di abbattere nuovamente le frontiere interne, pericolosamente e necessariamente risorte proprio a causa della porosita’ del «non-confine» dell’Unione. Dall’altro questa responsabilita’ comune nei confronti della sicurezza collettiva europea alimenterebbe il senso di appartenenza e di cittadinanza europea con tutti quei simboli finora appannaggio esclusivo della residua sovranita’ degli Stati.

Info:

https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberalehttps://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270

Lavoro/Somma

Alessandro Somma – Abolire il lavoro povero – Laterza (2024)

Da un lato il dovere di lavorare, dall’altro il diritto alla sicurezza sociale: si potrebbero sintetizzare cosi’ i termini del patto di cittadinanza cui rinvia la Costituzione italiana, che aggiunge pero’ alcune condizioni destinate a renderlo un veicolo di emancipazione. Due di queste attengono alla sfera individuale e concernono il rispetto della libera scelta dei lavoratori circa il modo di assolvere al dovere di lavorare, quindi la garanzia di una retribuzione sufficiente a condurre una vita dignitosa quale contropartita per il suo adempimento.
Altre condizioni riguardano la relazione tra capitale e lavoro e in ultima analisi l’equilibrio tra mercato e democrazia. Il dovere di lavorare si giustifica invero solo se i lavoratori prendono parte alla definizione dell’indirizzo politico generale, ovvero se sono loro assicurate forme di partecipazione democratica ulteriori rispetto a quelle contemplate dalla rappresentanza politica suffragistica: in particolare la rappresentanza di interessi attraverso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e il ricorso allo sciopero politico.
Il dovere di lavorare deve poi costituire la contropartita per un impegno dello Stato a promuovere attivamente la piena e buona occupazione, e in tal senso a rendere effettivo il diritto al lavoro. Cio’ richiede innanzi tutto di adottare le misure contemplate dal cosiddetto compromesso keynesiano, ovvero incisive politiche redistributive e robusti investimenti pubblici. Richiede poi programmazione e al limite pianificazione economica, oltre che iniziative destinate a creare e conservare posti di lavoro.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/

Europa/Parsi

Vittorio Emanuele Parsi – Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – il Mulino (2022)

Il modo in cui la troika (per due terzi) europea ha massacrato i greci per «salvarli» (?) dal fallimento in occasione della crisi dell’euro non ha di sicuro giovato: ne’ al popolo greco ne’ alla credibilita’ dell’Unione.
In quell’occasione – come in altre peraltro – la UE e’ apparsa molto piu’ incline a preoccuparsi per la salute delle banche creditrici (tedesche e francesi innanzitutto), impedendo che il tanto invocato mercato punisse con tutto il suo rigore il moral hazard dei propri manager, piuttosto che intenta ad alleviare le condizioni disperate dei debitori.
In maniera tanto irrazionale quanto scorretta e diseducativa, le istituzioni europee hanno stabilito un principio che con le regole del mercato fa letteralmente a pugni: la speculazione, tanto piu’ quando e’ consapevole e alimentata da evidenti asimmetrie informative, e’ protetta e tutelata in ambito europeo.
I banchieri e gli speculatori finanziari sanno che l’Unione non consentira’ che siano loro a pagare il prezzo delle proprie scelte azzardate oltre il lecito. Per cui, chiunque voglia prestare denaro a potenziali creditori, anche quando questi siano molto probabilmente insolventi, puo’ accomodarsi, tanto ha solo da guadagnare.
A chi osserva che «i greci sono stati puniti per aver mentito all’Unione e barato sui conti pubblici», occorre far notare che semmai sono stati alcuni politici greci a mentire, ma che le loro colpe ricadono su un intero popolo. Un popolo che non poteva sapere quello che stava succedendo e che e’ chiamato a rispondere in solido, sulla sua pelle, di quanto avvenuto ed e’ persino criminalizzato e ridicolizzato per aver «vissuto oltre i propri mezzi».
Un gruppo ristretto di manager bancari e finanziari, che aveva ben altri, piu’ sofisticati e potenti strumenti per intuire che qualcosa non quadrava nei cosiddetti «fondamentali macroeconomici» della Grecia, non ha invece pagato alcun prezzo, e vede i costi dei suoi calcoli avventati scaricati sulle spalle del popolo greco.
C’e’ poco da stupirsi se questa Unione non e’ ne’ amata ne’ stimata da un numero crescente dei suoi cittadini.
Sono episodi gravi e ripetuti come questi ad aver accentuato la percezione che, per come si e’ trasformata a partire dal Trattato di Maastricht, questa Unione rappresenti sempre piu’ «l’Europa delle banche» e sempre meno «l’Europa dei cittadini».

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-l-ordine-liberale-di-vittorio-emanuele-parsi/
https://it.gariwo.net/libri-and-co/libri/etica-e-democrazia/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-lordine-liberale-24859.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/

Societa’/Gagliano

Giuseppe Gagliano – Deception: Saggio sulla disinformazione e propaganda nelle moderne società di massa – Fuoco ed. (2015)

Mentre in campo pubblicitario il cliente si rivolge a un’agenzia specializzata, la disinformazione si serve di agenti definiti generalmente “di influenza”.
Per entrambi l’obiettivo da raggiungere e’ il pubblico: ogni lancio di prodotto o disinformazione deve essere preceduto da uno studio di mercato che porta alla scelta del supporto adeguato. In pubblicita’ tale supporto e’ generalmente di carattere aneddotico o volto a colpire, stupire e sedurre piuttosto che persuadere il pubblico, in quanto quest’ultimo non si lascia ingannare da quello che legge o vede. Al contrario, nell’ambito della disinformazione e’ necessario non solo persuadere il pubblico ma anche indurlo a credere.
I supporti sono quindi vicende vere o presunte il cui utilizzo in un determinato contesto le trasforma in fattori di un’operazione di disinformazione. In un’azione pubblicitaria, gli elementi di trasmissione sono semplicemente gli strumenti utilizzati: parole e immagini trasmesse nella stampa, dalla televisione, da internet. Se in questo campo un elemento di trasmissione e’ sufficiente, nella disinformazione ne sono necessari piu’ di uno, altrimenti si cadrebbe nella propaganda.
Mentre la pubblicita’ comunica il proprio tema limitandosi alla ripetizione di slogan e immagini, la disinformazione invece puo’ agire in piu’ modi: non diffondendo un’informazione; diffondendo un’informazione incompleta, tendenziosa o chiaramente falsa; saturando l’attenzione del pubblico con un sovraccarico di informazioni che lo distraggono da cio’ che e’ importante e da quello che non lo e’ attraverso commenti di orientamento ideologico, espressi in un linguaggio accessibile al pubblico.

Info:
https://www.scuolafilosofica.com/3800/deception-disinformazione-e-propaganda-nelle-moderne-societa-di-massa-gagliano-g
https://it.everand.com/book/236251500/Deception

Societa’/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Aldo Schiavone – Einaudi (2023)

L’asse intorno a cui ruotava l’intero impianto del marxismo era il lavoro: il lavoro umano produttore di ricchezza materiale, venduto e acquistato come una merce, il cui valore si stabiliva sul mercato, in base alla domanda e all’offerta. Il lavoro astratto – cioe’ seriale e indeterminato, ripetibile e divisibile all’infinito – concettualizzato dagli economisti inglesi; il lavoro di fabbrica degli operai-massa moderni.
Quest’ultimo era tuttavia una merce assai particolare: perche’ era una merce che consentiva la produzione di tutte le altre. E in cio’ consisteva l’essenza della modernita’ capitalistica: produrre merci per mezzo di una merce – di un’unica merce: il lavoro operaio […]
La societa’ capitalistica si presentava infatti come un mondo capovolto: dove il capitale – che in realta’ poteva esistere solo perche’ non tutto il lavoro fornito era retribuito, ma veniva estorto in parte ai suoi produttori e utilizzato per investimenti e profitti – appariva invece come unico punto di riferimento, che subordinava a se’ tutto il resto: compresi la politica, il diritto, la morale.
Per raddrizzare le cose e rimetterle nel verso giusto non c’era altro strumento che la lotta di classe in una societa’ di classi […] fino all’instaurazione di un modo di produrre e di vivere dove tutta la ricchezza sarebbe stata nelle mani di coloro che l’avevano materialmente creata, e sarebbe stata gestita collettivamente, distribuendone a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Sarebbe stato, quello, il modo comunista di essere eguali. Da allora in poi, dovunque, in ogni partito della sinistra, lavoro ed eguaglianza sarebbero apparsi quasi come sinonimi: il binomio dell’avvenire socialista.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/