Lavoro/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023) 

L’obiettivo per cui si alzano i tassi di interesse e’ proprio quello di «avere meno pressione al rialzo sui salari» grazie all’effetto del meccanismo disciplinatore della disoccupazione.
Nelle parole dell’attuale segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, «i tassi di interesse possono essere bassi solo se i lavoratori sono deboli», altrimenti sara’ necessario ricorrere alla disoccupazione, che «agisce da dispositivo disciplinare per i lavoratori, perche’ lo spauracchio di un costoso periodo di disoccupazione spinge i lavoratori all’obbedienza senza una supervisione costante e costosa per l’azienda».
Il 12 settembre 2023, Tim Gurner, imprenditore miliardario australiano, ha espresso con estrema chiarezza questo stesso pensiero nel suo intervento al Property Summit dell’«Australian Financial Review», un think tank che raccoglie ogni anno investitori, imprenditori e commentatori tra i più influenti in ambito di economia e finanza per discutere tendenze, minacce e opportunita’ del mercato: «Penso che il problema che ci troviamo a fronteggiare derivi dal fatto che le persone, almeno a cominciare dal Covid, abbiano deciso che non vogliono piu’ lavorare, e cio’ ha avuto un effetto dirompente sulla produttivita’. Negli ultimi anni i lavoratori sono stati pagati troppo, per fare troppo poco, e noi imprenditori abbiamo bisogno di capire quello che e’ successo. Abbiamo bisogno che la disoccupazione cresca. La disoccupazione deve schizzare al 40-50 per cento. Dobbiamo vedere il dolore nell’economia, dobbiamo far capire alle persone che sono loro che lavorano per gli imprenditori e non viceversa… Dobbiamo cambiare questa situazione. Dobbiamo uccidere questa attitudine (we have got to kill this attitude) e cio’ puo’ avvenire solo con un intervento nell’economia, ed e’ quello che ovunque nel mondo si sta cercando di fare. I governi di tutto il mondo, infatti, stanno cercando di fare alzare la disoccupazione per riportare la situazione alla normalita’»

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html

Lavoro/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Parliamo qui, tecnicamente, del cosiddetto plusvalore relativo.
Il plusvalore relativo puo’ essere generato in modalita’ differenti. Il caso piu’ ovvio, e oggi sempre piu’ diffuso, prevede che i capitalisti taglino direttamente i salari, anche e paradossalmente al di sotto del livello di sussistenza. Basti pensare che in Italia, dove i salari sono in declino da decenni e il costo della vita e’ in aumento, intere famiglie di lavoratori sono ormai piombate nella poverta’ assoluta (1,9 milioni di famiglie nel 2021 secondo l’Istat, e i nuovi dati si preannunciano in crescita), e vi e’ addirittura un’opposizione feroce a introdurre un salario minimo di 9 euro all’ora […]
La dinamicita’ del sistema economico e’ stata assicurata principalmente dall’innovazione tecnologica, volta ad aumentare la produttivita’ del lavoro e dunque ad alimentare la crescita del plusvalore relativo. Aumentare la produttivita’ del lavoro significa che, nello stesso lasso di tempo, ciascun lavoratore produce piu’ valore […]
L’aumento della produttivita’ produce un aumento dell’intensita’, che costituisce la terza strategia per aumentare il plusvalore relativo. Aumento di pro- duttivita’ e aumento di intensita’ sono concettualmente distinguibili ma storicamente quasi inscindibili.
Con aumento della produttivita’ s’intende che il lavoratore produce di piu’, non perche’ sta spendendo piu’ energia muscolare ma perche’ sta lavorando con macchine migliori; con aumento dell’intensita’ invece s’intende che con gli stessi strumenti si lavora piu’ velocemente.
Con il passare degli anni, le aziende hanno investito capitali enormi per affinare le tecniche di supervisione e di monitoraggio dei lavoratori assicurando cosi’ un’alta intensita’ di lavoro. Oggi il colosso di Amazon rappresenta un’avanguardia potentissima sotto questo aspetto […]
Le preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei lavoratori non fanno parte della logica dell’accu- mulazione di capitale.

Info:
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Economia di mercato/Mattei

L’economia è politica. Tutto quello che non vediamo dell’economia eche nessuno racconta – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Dalla prospettiva del mercato il capitalista si comporta da semplice acquirente, non c’e’ nulla di speciale.
Con il capitale iniziale acquista le merci necessarie alla produzione, tra cui anche quella merce particolare che e’ la forza lavoro, ovvero la capacita’ di lavorare in cambio di un salario.
Vediamo uno scambio tra «equivalenti», nessuno sta ingannando o sfruttando nessun altro e chi detiene il capitale paga la merce forza lavoro secondo il prezzo di mercato.
Il prezzo puo’ variare. Se la forza contrattuale di chi riceve un salario e’ alta perche’ ad esempio ci sono pochi lavoratori sul mercato, allora anche il prezzo della merce forza lavoro sara’ alto. Cio’ dara’ a chi lavora la convinzione di essere remunerato correttamente per il proprio lavoro effettivo […]
Ma il segreto scompare una volta che si lascia la sfera del mercato e si entra in quella della produzione […]
Il capitalista paga la forza lavoro, ma non il prezzo del lavoro effettivo o del valore che viene prodotto. Durante il loro turno di otto ore, i lavoratori di una fabbrica Kellogg’s producono cereali e merendine che valgono migliaia di dollari, ma vengono pagati solo 120 dollari al giorno […]
C’è un altro aspetto.
Il profitto non si basa solo sul lavoro salariato non pagato (pluslavoro), ma anche su quello specifico lavoro non remunerato che viene svolto al di fuori dell’azienda e che garantisce il benessere fisico e psicologico del lavoratore. Stiamo parlando, per esempio, del lavoro domestico, ma anche della cura di se’ (sanita’) e della scuola attraverso cui i lavoratori possono formarsi, secondo uno schema tra l’altro sempre piu’ funzionale al mercato. Si tratta di costi essenziali per la riproduzione della classe lavoratrice e per il sano mantenimento della forza lavoro, pero’ il capitalista non deve farsene carico.

Info:
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Stato/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

E’ necessario oltrepassare la barriera dei tecnicismi per capire il profondo classismo che e’ insito nelle operazioni di austerita’ monetaria.
La moneta di una nazione e’ forte quando il bilancio dei pagamenti e’ favorevole, ossia quando le esportazioni sono superiori alle importazioni.
Maggiori esportazioni garantiscono un’elevata domanda per la propria moneta e anche maggiori riserve auree che le conferiscono stabilita’.
Per ottenere il pareggio di bilancio, occorre sopprimere il consumo interno, cioe’ inasprire le misure di austerita’ fiscale: minore spesa sociale dello Stato che a sua volta garantira’ minore spesa delle classi popolari […]
Non e’ finita qui. Per raggiungere l’equilibrio della bilancia commerciale, oltre a diminuire le importazioni, occorre anche incrementare le esportazioni. Piu’ export si ottiene aumentando la «competitivita’ delle industrie nazionali», espressione che leggiamo spesso sui giornali […]
Per poter vendere a prezzi inferiori sul mercato internazionale, specialmente quando la valuta e’ piu’ forte, lo Stato deve garantire un tasso di sfruttamento piu’ alto. A questo punto entra in campo quella che chiamo «austerita’ industriale» perche’ sottende tutte le politiche economiche che i governi attuano per modellare i rapporti di produzione a discapito dei lavoratori.

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Stato/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Una verità che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’. Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili. Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza. Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica […]
Ma lo studio dei forti parallelismi tra il fascismo di Benito Mussolini e il governo liberale inglese negli anni Venti, con particolare riguardo alle politiche economiche, ci permette di sgretolare la distinzione – per noi rassicurante – tra i governi autoritari di destra e la presunta democrazia liberale. Il legame tra protezione dell’ordine del capitale e repressione politica fu soltanto piu’ palese sotto il fascismo, ma fu altrettanto feroce nella culla del liberalismo. Anche se l’attuazione dell’austerita’ ebbe modalita’ differenti, i tecnocrati italiani e britannici condivisero un obiettivo comune: imporre sacrifici alla maggioranza della popolazione per stabilizzare l’economia.

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Stato/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Se chiedete agli esperti una definizione di austerita’ vi verra’ detto che si tratta di quelle politiche economiche di taglio della spesa pubblica e aumento delle tasse.
Ecco il primo trabocchetto: la lente degli economisti e’ quella dell’aggregato, cioe’ del «tutto». Si parla di economia italiana, francese, spagnola come se fossero ognuna un’unita’ compatta. Ma, a ben guardare, questi concetti non sono che astrazioni.
Prendiamo il nostro Paese come esempio: se guardiamo alla spesa «aggregata» dello Stato italiano, non vedremo alcuna traccia di austerita’. Infatti lo Stato sta spendendo moltissimo in ambito militare e nel sostegno delle imprese (le banche per esempio) che mettono cosi’ in sicurezza i propri profitti. I numeri della spesa pubblica non calano.
Ma la questione rilevante e’ un’altra.
Non si tratta semplicemente di vedere se lo Stato spende, quanto piuttosto dove lo Stato spende o, meglio, per chi lo Stato spende. L’austerita’ non e’ una generica azione sulla spesa pubblica intesa come un tutto, e’ invece un’azione politica che agisce sulla capacita’ di spesa delle persone e quindi interviene sulla qualita’ della vita della maggioranza della popolazione, lasciando sostanzialmente protetta e intoccata quell’elite che non vive del salario e dunque principalmente del proprio lavoro ma gode di rendite (immobiliari, finanziarie ecc.) e profitti […]
Se lo Stato italiano, come la maggior parte degli Stati del mondo, aumenta la spesa militare o quella per salvare e sostenere banche e imprese in difficolta’ e al contempo taglia la spesa sociale (sanita’, scuola, trasporti, edilizia pubblica, sussidi di disoccupazione e via dicendo), sta trasferendo strutturalmente le risorse dai molti cittadini che dipendono dai salari che guadagnano ai pochissimi che vivono dei redditi da capitale generati dalla ricchezza posseduta.
In altre parole, non si tratta per gli Stati di non spendere, ma di «spendere» nella maniera «corretta», ovvero a favore dell’elite economico-finanziaria e a discapito della maggioranza della popolazione. Mentre ci curiamo in ospedali fatiscenti, studiamo in classi pollaio e facciamo file chilometriche per rinnovare la carta d’identita’, i forzieri di Leonardo, produttore di armi, e Autostrade per l’Italia (i cui azionisti sono per meta’ asset manager stranieri come Blackstone e Macquarie) traboccano di soldi delle nostre tasse.
Per la classe dei capitalisti la retorica del «non ci sono i soldi» non esiste.
Queste manovre economiche non sono solo decisioni tecniche, sono scelte profondamente politiche. Meno risorse sociali abbiamo, meno diritti abbiamo in quanto cittadini e piu’ siamo costretti a comprare tali diritti con il denaro. Cosi’ la nostra dipendenza dal mercato aumenta. Se vogliamo garantire una buona istruzione ai nostri figli, assicurarci cure mediche adeguate, una casa dignitosa, il diritto al trasporto, siamo sempre piu’ vincolati alla necessita’ di avere soldi a sufficienza, che ci possiamo procurare in un solo modo, vendendo la nostra capacita’ di lavorare in cambio di un salario.
Non per nulla i politici al governo combattono il concetto stesso di reddito di cittadinanza che, in se’, e’ potenzialmente sovversivo: rischierebbe di illuderci che soddisfare i nostri bisogni primari sia un diritto invece che l’esito intermediato dal lavoro sfruttato.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
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Capitalismo/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Per disarmare il dissenso e disinnescare il pericolo che il sistema vada in crisi, l’austerita’ assume tre diverse forme di coercizione, spesso profondamente interrelate tra loro: fiscale, monetaria e industriale […]
L’austerita’ fiscale si impone con il taglio delle spese sociali (salute, istruzione, casa eccetera) e con una tassazione regressiva: crescono le imposte sul consumo, che colpiscono maggiormente i piu’ poveri, mentre calano le tasse sui redditi delle persone benestanti […]
L’austerita’ monetaria si manifesta attraverso l’aumento continuo dei tassi di interesse: buone notizie per i creditori, cattive invece per le famiglie che dipendono dai prestiti per la propria sopravvivenza quotidiana e che si troveranno a dover pagare in molti casi mutui piu’ alti. Inoltre, il maggior costo del denaro fa crescere anche le spese del governo per i servizi sociali, che dunque saranno tagliate, e colpisce il mercato del lavoro. L’alto costo del denaro, infatti, fa rallentare l’economia: meno opportunita’ e una maggiore disoccupazione minano il potere contrattuale dei lavoratori.
Infine, l’austerita’ industriale e’ visibile nell’intervento diretto dello Stato sul mercato del lavoro, privatizzando, abbattendo diritti acquisiti e indebolendo i sindacati. Le tre anime dell’austerita’ – fiscale, monetaria e industriale – si rafforzano a vicenda e lavorano all’unisono per spostare continuamente le risorse dai lavoratori ai detentori di capitale […]
Una copiosa letteratura dimostra che l’austerita’ non ha quasi mai «funzionato», anzi, di rado ha portato i risultati auspicati (stimolare la crescita, ridurre il debito). Perche’ continua a essere la linea d’azione preferita dai governi? Come mai e’ ancora cosi’ forte?
Il motivo e’ che il capitale richiede una protezione costante e le politiche di austerita’ sono particolarmente efficaci nel calcificare le relazioni di classe. L’austerita’ garantisce le migliori condizioni possibili affinche’ i profitti salgano alle stelle.
La vera misura dell’efficacia dell’austerita’ sta dunque nella sua capacita’ di imporre e rinforzare una struttura di classe, di servire e soprattutto proteggere l’ordine capitalistico, proprio quell’ordine che sta alla base della crescita economica. In questo senso, l’austerita’ non e’ mai stata un calcolo irrazionale.

Info:
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