Lavoro/Ottaviano

Gianmarco Ottaviano – Geografia economica dell’Europa sovranista – Laterza (2019)

All’interno di ogni paese, soprattutto se di grande dimensione, ci sono regioni piu’ o meno sviluppate e le regioni piu’ ricche di un paese meno sviluppato non sono tutte necessariamente piu’ povere di tutte quelle piu’ ricche di un paese piu’ sviluppato.
La regione di Bolzano ha un reddito pro capite piu’ alto di quella di Vienna, sebbene l’Austria abbia a sua volta un reddito pro capite piu’ alto dell’Italia; la regione di Bucarest ha un reddito pro capite piu’ alto di quella di Milano, sebbene l’Italia abbia un reddito pro capite piu’ alto della Romania. Detto diversamente, da un punto di vista della geografia economica sembra esserci piu’ una «Europa delle regioni» che una «Europa delle nazioni», nel senso che molte regioni condividono le stesse sfide e le stesse opportunita’ indipendentemente dai confini nazionali che li separano.
Analogamente, molte regioni si trovano su traiettorie di sviluppo molto diverse anche se appartengono allo stesso paese […]
Ci sono tre ragioni principali per cui imprese e lavoratori tendono a concentrarsi in uno stesso luogo al di la’ delle sue condizioni naturali vantaggiose.
Una prima ragione e’ che la concentrazione geografica facilita l’incontro nel mercato del lavoro. Dove ci sono molte imprese i lavoratori sanno di avere maggiori possibilita’ di trovare lavoro e dove ci sono piu’ lavoratori le imprese sanno di avere maggiori possibilita’ di trovare le competenze di cui hanno bisogno […]
Una seconda ragione che spiega la concentrazione geografica delle attivita’ economiche e’ legata alla presenza di indivisibilita’ nei processi di produzione e nell’economicita’ degli investimenti in infrastrutture. In moltissimi casi i piu’ importanti fornitori di un’impresa e i suoi migliori clienti sono altre imprese […]
Una terza ragione di attrazione tra imprese e lavoratori riguarda l’essenza di tutte le attivita’ umane, non solo di quelle economiche, e cioe’ la definizione di obiettivi e mezzi per raggiungerli attraverso la «soluzione di problemi» […]
Solo dall’incontro tra problema e soluzione si puo’ generare valore aggiunto. Da questo punto di vista, la concentrazione geografica aumenta la produttivita’ di imprese e lavoratori perche’ ne aumenta la capacita’ creativa attraverso una piu’ agevole interazione diretta […]
La concentrazione geografica non ha solo vantaggi ma anche alcuni importanti svantaggi.
Il principale svantaggio della concentrazione e’ che imprese e lavoratori occupano spazio e lo spazio costa.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135303
https://www.letture.org/geografia-economica-dell-europa-sovranista-gianmarco-ottaviano/
https://www.pandorarivista.it/articoli/europa-sovranista-di-gianmarco-ottaviano/

Economia di mercato/Bauman

Zigmunt Bauman – Lavoro, consumismo e nuove poverta’ – Citta’ Aperta (2004)

Il welfare state e’ «uno strumento di repressione o un sistema per garantire l’emancipazione dal bisogno e mitigare i rigori dell’economia di mercato? Favorisce l’accumulazione del capitale e dei profitti o e’ un salario sociale da difendere e da aumentare come la busta paga? E’ una frode del capitalismo o una vittoria della classe operaia?» […]
La risposta piu’ ragionevole e’ che il welfare state e’ stato tutte queste cose e molte altre ancora.
La sua nascita e’ il prodotto di una combinazione di vari fattori quali: le pressioni derivanti da un’economia capitalistica in crisi, incapace di assicurare la propria sopravvivenza senza un aiuto politico; le spinte delle organizzazioni sindacali incapaci anch’esse di affrontare senza un analogo sostegno gli effetti dirompenti delle oscillazioni dei «cicli economici»; la necessita’ di riaffermare e difendere il principio della diseguaglianza sociale mitigandone le conseguenze piu’ inique e inaccettabili; il tentativo di far accettare questo principio emarginando coloro che rifiutavano di continuare ad avallarlo; e l’urgente necessita’ di contrastare con un intervento pubblico gli effetti devastanti di un’economia politicamente incontrollata […]
Pur se frutto di una combinazione di circostanze, il successo politico iniziale del welfare state sarebbe stato inconcepibile all’interno di una societa’ capitalistica se non ne avesse favorito lo sviluppo grazie ai servizi sociali che forniva.
Fra le sue molte altre funzioni, svolse infatti anche quella, essenziale, di garantire una continua «offerta di lavoro»: fornendo un’istruzione di buon livello, un’adeguata assistenza sanitaria e una sana alimentazione ai figli di genitori poveri, assicuro’ alle industrie un flusso costante di manodopera impiegabile, cosa che nessuna azienda da sola o insieme ad altre sarebbe stata in grado di procurarsi […]
Il welfare state creo’ un esercito industriale di riserva ben addestrato e pronto all’uso quando serviva.
Ma l’eventualita’ che gli imprenditori abbiano di nuovo bisogno dei servizi di questi disoccupati che vivono di assistenza pubblica, appare oggi sempre piu’ remota.
La manodopera eccedente rischia di non essere piu’, impiegabile, non tanto perche’ poco qualificata, bensi’ per l’assenza di domanda […]
Fin quando lo sviluppo di un’industria redditizia dipendeva dall’ampia disponibilita’ di forza lavoro, gli imprenditori erano ben lieti di trasferire all’erario i costi della formazione e dell’addestramento di un esercito di riserva.
Ma oggi non e’ piu’ cosi’. I profitti delle imprese derivano in gran parte da investimenti «strutturali» (pari a circa l‘80 per cento dei costi globali) che non comprendono l’assunzione
di un maggior numero di dipendenti.
Il reclutamento di manodopera si trasforma sempre piu’ da un vantaggio in una perdita. E i manager, soprattutto quelli di piu’ alto livello delle maggiori imprese, vengono riccamente ricompensati quando riescono a ridurre il personale […]
Gli interessi prioritari degli azionisti trovano del resto il sostegno dei mercati finanziari.

Info:
http://www.inattuale.paolocalabro.info/2009/04/z-bauman-lavoro-consumismo-nuove.html
https://sociologia.tesionline.it/sociologia/libro.jsp?id=1714

Stato/Fana

Marta Fana, Simone Fana – Basta salari da fame! – Laterza (2019)

Il teorema secondo cui il taglio del cuneo fiscale delle imprese favorirebbe la crescita dell’economia italiana e i salari dei lavoratori e’ falso.
Cosi’ come falsa e’ la relazione tra meno tasse alle imprese e maggiori investimenti.
I fatti presentati nell’ultimo rapporto Ocse sulle imposte sul lavoro raccontano una realta’ molto diversa da quella in auge nel dibattito pubblico nostrano. In primo luogo, non e’ vero che l’Italia e’ il paese con il cuneo fiscale piu’ alto tra i paesi Ocse.
Prima dell’Italia si posizionano, infatti, il Belgio con un cuneo fiscale del 53,3%, la Germania con un valore che si attesta al 49,7% e solo al terzo posto c’e’ l’Italia, dove esso raggiunge quota 47,7%, molto simile a quello registrato in Francia (47,6 %) e in Austria (47,4 %).
Insomma, l’Italia e’ in buona compagnia per quanto riguarda le imposte sul lavoro; peccato che il ritmo con cui crescono redditi e salari dei lavoratori francesi, austriaci, tedeschi
e belgi sia da due decenni ormai ben al di sopra di quelli registrati in Italia.
Inoltre, sempre l’Ocse afferma che in Italia dal 2016 al 2017 la componente non salariale del costo del lavoro e’ continuata a diminuire. Un trend che e’ iniziato proprio nel primo decennio del secolo con le manovre di taglio al costo del lavoro, portate avanti dai governi di diverso colore politico.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858138878
http://www.leparoleelecose.it/?p=37065
https://www.pandorarivista.it/articoli/basta-salari-da-fame-marta-fana-simone-fana/