Lavoro/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

Le attivita’ prevalentemente manuali verranno respinte sempre di piu’ ai margini dei processi produttivi.
E’ chiaro che in questo scenario la creazione di merci materiali a media e bassa densita’ tecnologica non scompare del tutto; ne’ scompare il lavoro meccanicamente esecutivo: ma entrambi vedranno diminuiti progressivamente i loro addetti, in parte sostituiti da macchine dotate di intelligenza artificiale, in parte delocalizzati in aree geografiche al di fuori dell’Occidente, dove per ora il loro costo e’ minore. Soprattutto, quei lavori diventano in un certo senso residuali, scaduti rispetto al cuore produttivo del sistema.
E poiche’ non sono collegati a piu’ nulla di decisivo per gli equilibri dell’intera struttura – diversamente da quanto succedeva per il lavoro operaio di una volta, che era invece al centro di tutti i principali processi produttivi di tipo industriale – essi non sono in grado di difendersi da forme anche estreme di sfruttamento, che pero’ non costituiscono piu’ contraddizioni rilevanti rispetto all’insieme del dispositivo economico […]
Gli addetti ai lavori poveri di tecnica si riducono a figure senza importanza sociale […]
Al depotenziamento della forza-lavoro, sulla base dei compiti che la definiscono nel circuito produttivo – una completa svalutazione delle attivita’ umane non portatrici di nuovo sapere e di nuova tecnica: con la loro riduzione a pura quantita’ sostituibile in ogni istante, perche’ la serialita’ del lavoro non ha quasi piu’ valore rispetto al mercato – corrisponde uno sbiadimento dello status di cittadini. E poiche’ tutta la modernita’ si e’ costruita sul rapporto fra vita e lavoro […] il risultato e’ che il disvalore economico del lavoro si trasforma nel disvalore delle vite corrispondenti.
Fino a rendere drammaticamente attuale la barbarie di forme di sopraffazione – autentica negazione dell’umano – che arrivano oltre la soglia di una specie di neoschiavitu’ che sembra riemergere dai fondi piu’ bui del nostro passato.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/

Economia di mercato/Fazi

Thomas Fazi – Una civilta’ possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffe’ – Meltemi (2022)

Secondo il vecchio paradigma liberista (“neoclassico” in gergo economico), i mercati fondamentalmente si autoregolano e dunque l’economia, se lasciata a se stessa, con la minor interferenza possibile da parte dei governi, e’ in grado di generare automaticamente stabilita’ e piena occupazione (purche’ i lavoratori siano flessibili nelle loro richieste salariali); per Keynes, al contrario, il capitalismo e’ intrinsecamente instabile e strutturalmente incapace di assicurare la piena occupazione e un’equa distribuzione di reddito e di ricchezza, e se lo si lascia fare – come auspicato dai teorici liberisti del laissez faire (letteralmente “lasciate fare” in francese) – tende inevitabilmente a generare crisi finanziarie ed economiche.
E’ dunque compito dello Stato intervenire nell’economia – attraverso la politica monetaria, fiscale e di bilancio (e, all’occorrenza, la spesa in disavanzo, secondo la logica per cui e’ la spesa a generare la capacita’ di risparmio e non viceversa), e altre forme di regolazione pubblica, anche sostitutive dell’attivita’ economica privata – per sopperire ai problemi generati dal mercato, in primis la disoccupazione, e assicurare cosi’ il benessere collettivo e livelli adeguati di domanda aggregata, mitigando oltretutto gli effetti negativi delle recessioni e delle depressioni economiche.
A questo proposito, molti hanno parlato dello Stato come “datore di lavoro di ultima istanza”.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-il-manifesto-25-giugno-2022-federico-caffe-leresia-economica-del-benessere-su-una-civilta-possibile-di-thomas-fazi-meltemi.pdf
https://www.micromega.net/invece-dellagenda-draghi/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-capital-5-maggio-2022-rileggendo-federico-caffe-su-una-civilta-possibile-di-t.-fazi-meltemi.pdf
https://www.flaneri.com/2023/01/09/civilta-possibile-fazi/

Stato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La distruzione dei diritti dei lavoratori non e’ solo una «questione di classe».
In una prospettiva piu’ ampia non bisogna trascurare che tale processo mette a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Non e’ un caso che la difesa del lavoro abbia ricevuto specifica garanzia costituzionale […]
In modo piu’ o meno esplicito, in ambito costituzionale europeo i diritti sociali hanno assunto un ruolo di primo piano nella promozione di una societa’ piu’ egualitaria e democratica. Cio’ nella consapevolezza che il dislivello tra le due classi dominanti puo’ essere ripianato solo attraverso l’intervento dello Stato, che si impegna a limitare gli abusi di potere e a garantire la giustizia sociale.
In questo percorso, il diritto del lavoro assume una vera e propria funzione redistributiva, rappresentando nella realta’ di tutti i giorni il principale strumento a disposizione delle masse per ottenere una piu’ equa spartizione della ricchezza […]
Con la costituzionalizzazione della difesa del lavoro – accanto alla liberta’ di impresa – le democrazie europee occidentali hanno fatto si’ che lo Stato assumesse il compito di garantire la convivenza tra liberismo classico e socialismo, ovvero tra capitalismo e democrazia.
L’essenza di questo compromesso e’ il riconoscimento della conflittualita’ e del ruolo fondamentale della mano forte dello Stato nel ripianare lo squilibrio di potere contrattuale sbilanciato in favore di chi detiene i mezzi di produzione

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Populismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

L’ondata populista su entrambe le sponde dell’Atlantico e’ una reazione difensiva contro la rivoluzione neoliberista tecnocratica dall’alto portata avanti nell’ultimo mezzo secolo dalle elite manageriali nazionali.
Negli ultimi cinquant’anni, i decisori politici neoliberisti hanno indebolito o smantellato le istituzioni intermediarie proprie del pluralismo democratico della meta’ del Ventesimo secolo, in particolare i sindacati dei lavoratori, privando cosi’ gran parte della classe operaia di una voce adeguata e della rappresentanza nel governo, nell’economia e nella cultura.
I demagoghi populisti possono incanalare le legittime rimostranze di molti elettori della classe dei lavoratori, ma non possono creare un’alternativa stabile e istituzionalizzata al neoliberismo dominato dalla superclasse.
Soltanto un nuovo pluralismo democratico che obblighi le elite manageriali a condividere il potere in ambito economico, politico e culturale con la classe dei lavoratori, multirazziale e multireligiosa, potra’ porre fine al ciclo di oscillazioni tra tecnocrazia oppressiva e populismo distruttivo.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

Fra il declino demografico e le sfide dell’inclusione, queste ultime sono certamente da preferire.
L’immigrazione, stiamone certi, continuera’; la sola domanda da porsi e’ se l’integrazione culturale potra’ avere successo […]
Aumentare le persone corrisponde ad aumentare il potere.
Oggi come oggi la popolazione dell’Asia e’ cinque volte piu’ numerosa di quelle degli Stati Uniti e della UE assieme, e le potenze asiatiche controllano anche le tecnologie piu’ innovative.
Le societa’ occidentali non potranno dunque che continuare a veder scemare il proprio vantaggio economico rispetto all’Asia, a meno che non riacquistino popolazione – e la cosa piu’ probabile e’ che vi riescano proprio grazie agli asiatici […]
L’India ha gia’ il maggior numero di emigrati che vivono all’estero conservando la cittadinanza del paese d’origine (oltre 17 milioni), ben piu’ del Messico (sotto i 12 milioni) e della Cina (sotto gli 11) […]
La guerra per i talenti nei settori della medicina, della tecnologia e in altri ancora ha attirato milioni di famiglie del subcontinente indiano in Gran Bretagna e in Nordamerica, dove la conoscenza dell’inglese ha garantito loro un notevole vantaggio nel processo di integrazione rispetto a migranti di altre nazionalita’ […]
Attualmente ben 3,1 milioni di lavoratori stranieri ad alta qualificazione presenti nei paesi OCSE sono nati in India, un numero piu’ alto dei corrispettivi lavoratori cinesi, che si fermano a 2,2 milioni.
E, a causa del crollo economico che sta per seguire il Covid-19 e i sinistri tassi d’inquinamento del paese, gli indiani sono piu’ motivati che mai a lasciare la patria

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/
https://www.mangialibri.com/il-movimento-del-mondo
https://www.shipmag.it/invito-alla-lettura-il-movimento-del-mondo-di-parag-khanna/

 

Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Quella che sembra essersi smarrita e’ l’identita’ dei lavoratori nella societa’ democratica, assediati dalla propaganda neoliberista che, sovvertendo il valore costituzionale e democratico del lavoro, spinge a farli apparire quasi come destinatari di un atto di beneficenza dell’imprenditore, o un problema da risolvere per i politici, che devono soddisfare a tutti i costi le richieste degli «investitori stranieri».
Le persone diventano numeri, costi, fattori della produzione, elementi di grafici ed equazioni, e le leggi vengono plasmate in base agli obiettivi fissati dalla ragioneria del potere.
Cosi’, governi ed esperti si affannano a censire il numero degli occupati e dei disoccupati, di cio’ che bisogna fare per aumentare le unita’ di lavoratori che possono vantare un impiego. Non importa poi se si tratta di lavori temporanei e malpagati, di lavori che mai e poi mai qualcuno avrebbe svolto se non per arrivare a fine mese, magari dopo aver passato anni di sacrifici a studiare per inseguire il lavoro dei propri sogni […]
Il lavoro viene cosi’ ridotto a un mezzo di sussistenza, di soddisfacimento delle esigenze di consumo.
Pian piano ci si abitua all’idea che un lavoro vale l’altro, l’importante e’ sopravvivere […]
«riducendo il lavoro a una forza, poi a un’unita’ di misura astratta e infine al suo costo […] il capitale ha reso i lavoratori insensibili al contenuto stesso del lavoro» […]
Se il lavoro diviene nel linguaggio comune un mero mezzo di produzione, allora l’espressione «mercato del lavoro» – alla stregua di un qualsiasi mercato di beni e servizi – puo’ essere condivisa senza esitazione, nonostante evochi l’idea che un lavoratore equivalga a una merce.
Le parole sono importanti, il linguaggio economico non puo’ essere trasposto cosi’ com’e’ nel campo delle relazioni sociali, per cui si dovrebbe preferire l’espressione «mondo del lavoro»

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Margaret Thatcher, che si ispirava a Milton Friedman, applico’ molte delle stesse politiche in Gran Bretagna nello stesso esatto momento: tassi di interesse alti per contenere l’inflazione, tassazione regressiva (come la poll tax – imposta di capitazione – del 1989) e deregolamentazione finanziaria spinta.
La Thatcher si concentro’ soprattutto sulla guerra contro i sindacati, che secondo lei impedivano all’economia di operare in modo efficiente: nel 1985 sconfisse il Sindacato nazionale dei minatori dopo una battaglia senza esclusione di colpi, e introdusse leggi per limitare i diritti dei lavoratori. Opero’ anche drastici tagli della spesa pubblica e privatizzo’ (il pezzo forte della sua politica economica) gran parte delle famose aziende pubbliche del paese, come la British Petroleum, la British Airways e la Rolls-Royce, oltre a molti servizi pubblici, tra cui l’acqua e l’energia elettrica.
Queste politiche portarono la disuguaglianza sociale a livelli mai visti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
La produzione cresceva costantemente mentre i salari rimanevano al palo, spostando, di fatto, una quota enorme dei profitti dai lavoratori ai proprietari del capitale.
I salari degli amministratori delegati crebbero mediamente del 400 per cento durante gli anni novanta, mentre quelli dei lavoratori di meno del 5 per cento, e negli Stati Uniti il salario minimo scese di oltre il 9 per cento.
La quota del reddito nazionale intercettata dagli strati piu’ alti della societa’ cresceva anch’essa a un ritmo allarmante: negli Stati Uniti, quella dell’1 per cento piu’ ricco e’ aumentata di oltre il doppio, passando dall’8 per cento del 1980 al 18 per cento di adesso; piu’ o meno lo stesso e’ successo in Gran Bretagna, dove la quota dei piu’ ricchi, nello stesso periodo, e’ passata dal 6,5 al 13 per cento.
Secondo i dati del censimento degli Stati Uniti, il 5 per cento piu’ ricco delle famiglie americane ha visto aumentare il proprio reddito del 72,7 per cento dal 1980 a oggi, mentre il reddito della famiglia mediana e’ rimasto fermo e il quintile piu’ povero ha visto il proprio reddito calare del 7,4 per cento.
In altre parole, la controrivoluzione neoliberista ci ha riportati a livelli di disuguaglianza che non si vedevano dai tempi della Grande depressione. Il tutto con buona pace dell’effetto trickle-down.
Come si e’ visto, rendere i ricchi piu’ ricchi non rende piu’ ricchi tutti gli altri

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Quando pensiamo a un Green New Deal, il primo ostacolo sulla strada della concretizzazione di questa grande visione e’ inevitabilmente, negli Stati Uniti, il problema dei «massicci investimenti del governo federale».
Anche ora che la crisi riguarda addirittura la sopravvivenza stessa della vita sulla Terra, i bastian contrari riescono a obiettare che non possiamo permetterceli, come se il problema della nostra potenziale estinzione fosse uno dei tanti e, considerate le molte altre importanti priorita’ del governo che richiedono attenzione, si possa accantonarlo.
Se qualche investimento pubblico a ogni livello – di citta’, contea, Stato e federale – sara’ necessario, e’ probabile che buona parte dei finanziamenti occorrenti per costruire la nuova infrastruttura verra’ sempre piu’ dai fondi pensione globali. I fondi pensione sono i salari differiti di milioni di lavoratori del settore pubblico e privato, pagabili al momento in cui lasciano il loro impiego […]
Per alcuni sara’ una rivelazione scoprire che nel 2017, quando ammontavano a 41.300 miliardi di dollari, i fondi pensione rappresentavano il piu’ grande pool di capitale di investimento del mondo e [… ] la voce piu’ potente in questo campo e’ quella dei lavoratori degli Stati Uniti, che possiedono in fondi pensione oltre 25.400 miliardi di dollari […]
L’enorme pool di capitali pensionistici e’ stato accumulato in soli sette decenni. Se non si tratta di una rivoluzione nel senso tradizionale del termine, e anche se e’ improbabile che la maggior parte della gente, compresi i milioni di detentori di fondi pensione, si veda come la classe che rappresenta questo impressionante pool di capitali investito nel mondo, si tratta di una nuova realta’.
In un certo senso, e’ il segreto meglio custodito della storia capitalistica moderna. Il puro peso economico rappresentato da questi 41.300 miliardi di dollari, se gestito e sfruttato fino in fondo dai milioni di singoli capitalisti che compongono questa fascia, potrebbe potenzialmente portare a una ridefinizione fondamentale del rapporto tra la forza lavoro globale e le istituzioni che governano l’ordine economico internazionale […]
Il governatore della California, Jerry Brown, ha firmato un disegno di legge che impone ai due maggiori gestori di fondi pensione pubblici dello Stato, che detengono il controllo dei sistemi pensionistici degli impiegati pubblici e degli insegnanti statali della California […] di «identificare i rischi climatici presenti nei loro portafogli e riferire su tali rischi al pubblico e al legislatore ogni tre anni» La legge, la prima di questo genere approvata in America dall’assemblea legislativa di uno Stato, non si limita a offrire una definizione legale dei rischi finanziari legati al clima, ma definisce anche i requisiti legali che i gestori dei piani pensionistici pubblici dello Stato devono rispettare nel decidere i loro investimenti, garantendo nel contempo che tali decisioni osservino le altre prescrizioni di legge dello Stato in materia di cambiamenti climatici.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Capitalismo/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

L’Occidente deve fare i conti con un incremento vertiginoso delle diseguaglianze e degli squilibri nella distribuzione del reddito, legati in larga parte al fatto che, a causa di decisive trasformazioni nell’organizzazione del lavoro ma anche in seguito alla rivoluzione tecnologica e alla mobilizzazione dei capitali e delle persone, in particolare con le esternalizzazioni della produzione e dei servizi, “il capitale e i capitalisti stanno diventando più importanti del lavoro e dei lavoratori e quindi stanno acquisendo più potere economico e politico […]
La concentrazione dei capitali e la crescita della quota del capitale nel reddito nazionale rispetto al reddito da lavoro e’ il segno di una “crescente disuguaglianza tra gli individui” […]
Questa concentrazione si trasmette oltretutto su scala generazionale, determinando un movimento verso “la creazione di una classe superiore auto-perpetuante” e dando cosi’ vita a una stabile “polarizzazione tra le elite e il resto della popolazione”, un effetto “che rappresenta la minaccia piu’ importante per la redditivita’ a lungo termine del capitalismo liberale”.
La polarizzazione viene accresciuta dal fatto che questa concentrazione di potere – che e’ anche una concentrazione dell’educazione superiore e che si manifesta in un gretto separatismo di classe che sottrae risorse alla fiscalita’ generale – assieme al declino delle organizzazioni sindacali, consente sempre piu’ alle elite, attraverso i finanziamenti ai partiti politici e ai comitati elettorali, di condizionare le politiche dello Stato, rimuovendo gli elementi redistributivi che facilitavano la mobilita’ sociale e generazionale e mettendo di fatto fine all’“American Dream” assieme al vecchio welfare novecentesco.
Da qui una grave crisi della middle class, la quale perde il proprio “ruolo chiave” nella politica e nell’economia a favore di una “classe superiore che autoperpetua se stessa”, facendo si’ che la democrazia diventi “un’oligarchia” nella quale potere economico e potere politico coincidono sempre piu’ strettamente […]
Proprio la genesi di questa superclasse potrebbe fare da apripista nel “mondo libero” al capitalismo politico in stile cinese, dal quale questa elite potrebbe avere vantaggi considerevoli: desiderabile anche per molte persone normali a causa degli alti tassi di crescita che sembra promettere, “il capitalismo politico presenta alcune caratteristiche che lo rendono attraente per le elite politiche nel resto del mondo e non solo in Asia”, visto che questo sistema conferirebbe loro “maggiore autonomia” e “un management piu’ efficiente dell’economia”, oltre a “piu’ alti tassi di crescita”.
Se “la gerarchia produce maggiore efficienza e salari piu’ alti” rispetto alla democrazia, e’ chiaro infatti che “altri diritti democratici possono essere ceduti volentieri per entrate piu’ alte”[…]
Piu’ il potere economico e politico nel capitalismo liberale divengono uniti”, dunque, “più il capitalismo liberale diventa plutocratico e viene a somigliare al capitalismo politico”.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(II parte)

Qui la dottrina del capitale umano e’ portata alle sue piu’ estreme e letterali conseguenze, nel senso che il debito in se’ ti costringe a pensare te stesso in termini di capitale, investimento, ammortamento.
Il potere che si esercita sull’individuo e’ quindi sempre piu’ totale e piu’ economico, nel duplice senso della parola: e’ piu’ basato sull’economia ed e’ meno costoso, necessita di minori sforzi per essere esercitato; il giogo viene sostituito da un guinzaglio “automatico” (o meglio da una sorta di braccialetto elettronico virtuale), il controllo disciplinare della fabbrica e della prigione e’ rimpiazzato dal collare del debito moroso […]
Ma se la forma dominante del potere passa da quella disciplinare a quella del controllo, e lo fa attraverso la relazione debito/credito, allora il settore trainante passa dalla manifattura, dall’industria, alla finanza.
Non che l’industria scompaia, proprio come nei secoli XIX-XX la rivoluzione industriale non aveva fatto scomparire l’agricoltura, l’aveva solo soppiantata come settore trainante e dominante dell’economia e anzi aveva rivoluzionato l’agricoltura stessa industrializzandola. Lo stesso avviene oggi: l’industria continua a esistere, anzi produce un volume di merci sempre maggiore (esattamente come l’agricoltura produce un volume di cibi infinitamente maggiore di un secolo fa), ma non e’ piu’ il settore che definisce l’economia della nostra epoca.
Questo settore e’ la finanza, che ha finanziarizzato l’industria, come l’industria aveva industrializzato l’agricoltura.
La finanza e’ il settore dominante anche perche’ e’ quello che meglio si sposa con la rivoluzione informatica […]
Sotto il giogo di un potere disciplinare, i lavoratori potevano sperare di “spezzare le catene” (come cantavano nei loro cori dell’epoca). Invece, al guinzaglio del debito, sotto una sorveglianza continua, cosa puo’ sperare il debitore se non di non cadere nell’insolvenza, di non diventare moroso: la sua unica, inaudita speranza puo’ essere solo di restare a vita debitore ligio e puntuale; al massimo, puo’ augurarsi non di liberarsi dal guinzaglio, ma che il guinzaglio non tiri troppo.
E infatti, ormai da trent’anni a questa parte, a nessuno viene detto: “Se agisci come ti chiedo, domani starai meglio”. Al contrario, viene somministrata una minaccia continua: “Se non fai come pretendo, starai molto peggio”, fallirai, cadrai in miseria, sarai abbandonato nella tua vecchiaia e non sarai curato quando ti ammalerai. Non c’e’ più “il bastone e la carota” del potere disciplinare (punizioni e premi di produzione in fabbrica), rimane solo il ricatto “o la minestra o la finestra”: se non rispetti lo scadenzario delle consegne cercati un altro lavoro, viene detto al fattorino, al rider della pizza d’asporto anzi, il rapporto di lavoro ideale per il neoliberismo e’ quello dell’autista Uber che si auto sfrutta da solo.
Mirabile esempio di capitalista di se’.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html