Lavoro/Fana

Marta Fana -Non è lavoro, è sfruttamento – Laterza (2017)

Lavoro povero e sfruttamento caratterizzano oggi anche il settore pubblico, grazie a una sempre piu’ diffusa precarizzazione dell’organico delle pubbliche amministrazioni e al contempo all’esternalizzazione e privatizzazione della produzione e distribuzione dei servizi pubblici.
Si va dalle cooperative appaltatrici di servizi di cura, pulizia, manutenzione, refezione scolastica alla privatizzazione di pezzi sempre piu’ consistenti di settori tradizionalmente – e non a caso – statali, come il trasporto pubblico e le poste.
La grancassa mediatica a uso e consumo dei governi per anni non ha fatto altro che stigmatizzare i lavoratori del pubblico come fannulloni, assenteisti, furbetti del cartellino […]
L’esternalizzazione dei servizi pubblici e’ la rappresentazione nitida di come lo Stato abbia abdicato alla sua funzione di garanzia del pieno esercizio dei diritti individuali e collettivi, che in questo caso riguardano congiuntamente sia i lavoratori chiamati a prestare servizio sia i cittadini che di questi usufruiscono.
Lo strumento privilegiato degli appalti viene giustificato dalla necessita’ di tagliare la spesa pubblica. In realta’ a diminuire e’ la spesa sociale – sanita’, scuola, trasporti pubblici, asili, ecc. – ma anche quella relativa a tutti i servizi funzionali allo svolgimento delle attività amministrative: archivi, pulizie, manutenzione, giardinaggio, ecc.
Per aggiudicarsi gli appalti e fare utili, le imprese appaltatrici si comportano esattamente come nel settore privato, scaricando il risparmio sul prezzo richiesto in sede di gara sui lavoratori. Quando il cambio d’appalto non implica direttamente un taglio delle retribuzioni e modifiche al contratto, la strategia e’ quella di ridurre le ore lavorative cosi’ da dover comunque pagare meno i lavoratori. Il carico di lavoro però non diminuisce […]
Una gestione da predatori da parte dei privati, favorita dal potere politico che governa lo Stato e le sue diramazioni amministrative, nella negazione totale di qualsiasi principio di dignita’ del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori.

Info:
https://sbilanciamoci.info/non-lavoro-sfruttamento/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/07/non-e-lavoro-e-sfruttamento-proletari-di-tutto-il-mondo-svegliatevi/3897477/
https://attac-italia.org/non-e-lavoro-e-sfruttamento/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/non-e-lavoro-e-sfruttamento

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Il livello di governance trans-statale e’ particolarmente importante nell’attuale regime.
Il capitalismo finanziarizzato non prevede affatto la semplice deregolamentazione. Al contrario, comporta la costruzione di un nuovo livello di governance al di sopra del livello degli stati, che si compone in gran parte di istituzioni finanziarie globali […]
Il FMI, la Banca Mondiale, l’OMC e il TRIPS. A queste dovremmo aggiungere le banche centrali e le agenzie di rating delle obbligazioni.
Nessuna di queste istituzioni e’ politicamente responsabile. Eppure tutte sono attivamente impegnate nel costruire regole autorevoli su vasta scala.
Le regole che hanno stabilito consolidano le peculiari interpretazioni neoliberali della proprieta’ privata e del libero mercato, che ora sono dominanti in vari ambiti di interazione sociale in tutto il mondo.
Portati a un livello superiore, e in grado di scavalcare le leggi nazionali, essi stabiliscono stretti vincoli su cio’ che gli stati possono o non possono fare in relazione a questioni come i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali; e questi vincoli non possono essere cambiati dall’azione politica a livello statale.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Stato/Mouffe

Chantal Mouffe – Per un populismo di sinistra – Laterza (2018)

Sotto la pretesa della «modernizzazione» imposta dalla globalizzazione, i partiti socialdemocratici hanno accettato i diktat del capitalismo finanziario e i limiti imposti da quest’ultimo agli interventi di Stato e alle politiche redistributive.
Come conseguenza, si e’ ridotto drasticamente il ruolo dei parlamenti e delle istituzioni che permettono ai cittadini di influenzare le decisioni politiche. Le elezioni non offrono piu’ l’opportunita’ di scegliere, attraverso i tradizionali «partiti di governo», tra alternative reali.
La sola cosa concessa dalla postpolitica è un’alternanza bipartisan tra partiti di centrodestra e centrosinistra.
Chiunque si opponga al «consenso al centro» e al dogma che non vi e’ alternativa alla globalizzazione neoliberale e’ chiamato «estremista» o squalificato come «populista».
La politica, quindi, e’ diventata una mera questione di gestione dell’ordine costituito, un campo riservato agli esperti, mentre la sovranita’ popolare e’ stata dichiarata obsoleta […]
Accanto alla postpolitica, c’e’ un altro sviluppo che bisogna tener presente per comprendere le cause della condizione postdemocratica: la crescente «oligarchizzazione» delle societa’ dell’Europa occidentale.
I cambiamenti sul piano politico hanno avuto luogo in un nuovo sistema di regolazione del capitalismo, in cui il capitale finanziario ha occupato una posizione centrale. Con la finanziarizzazione dell’economia, il settore finanziario ha registrato una grande espansione a spese dell’economia produttiva. Questo spiega la crescita esponenziale delle disuguaglianze cui abbiamo assistito in anni recenti. Politiche di privatizzazione e deregolamentazione hanno contribuito a un drastico deterioramento delle condizioni dei lavoratori. Sotto gli effetti combinati di deindustrializzazione, promozione dell’innovazione tecnologica e processi di rilocalizzazione delle industrie in paesi in cui i costi del lavoro sono inferiori, sono andati persi molti posti di lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%20Manifesto.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%203.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_mouffe5.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/18/per-un-populismo-di-sinistra-di-chantal-mouffe-o-come-sfidare-la-destra-xenofoba-radicalizzando-la-democrazia/4768158/

Societa’/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Tre o quattro decenni di neoliberalizzazioni hanno profondamente impattato la societa’, istituendo ovunque nei rapporti sociali una situazione di rivalita’, precarieta’, incertezza, impoverimento assoluto e relativo.
La concorrenza generalizzata tra economie e indirettamente tra lavoratori, tra leggi e istituzioni che inquadravano l’attivita’ economica, ha avuto conseguenze negative per i lavoratori, che si sono sentiti abbandonati e traditi.
Le difese collettive della societa’ si sono a loro volta indebolite. I sindacati, in particolare, hanno perso forza e legittimita’. I collettivi di lavoro spesso sono implosi per effetto di un management altamente individualizzante. La partecipazione politica ha perso il proprio senso di fronte all’assenza di scelta tra opzioni diverse. La social-democrazia, convertita alla razionalita’ dominante, sta scomparendo in gran parte dei paesi […]
Come stupirsi, allora, della risposta da parte della massa dei «perdenti» di fronte alla messa in pratica di questo ordine della concorrenza? Nell’assistere al peggioramento delle loro condizioni e alla scomparsa dei punti di riferimento, non e’ forse comprensibile che si siano rifugiati nell’astensione politica o nel voto di protesta, che e’ anzitutto un appello alla protezione contro le minacce che pesano sulla loro vita e sul loro futuro?
In altri termini, il neoliberismo ha prodotto una crisi maggiore della «democrazia liberale-sociale», la cui manifestazione piu’ evidente e’ oggi l’incremento dei regimi autoritari e dei partiti di estrema destra sostenuti da gran parte delle classi popolari «nazionali» […]
Neoliberismo e securitarismo di Stato vanno ora a braccetto. L’indebolimento delle liberta’ pubbliche dello Stato di diritto e la concomitante estensione dei poteri di polizia si sono via via accentuati con la «guerra alla delinquenza» e la «guerra alla droga» a partire dagli anni Settanta. Ma dacche’ e’ stata dichiarata una «guerra globale contro il terrorismo», all’indomani dell’11 settembre 2001, abbiamo visto dispiegarsi un insieme di misure e di dispositivi che violano apertamente le regole di protezione delle liberta’ della democrazia liberale, fino ad arrivare alla legittimazione giuridica della sorveglianza di massa della popolazione, alla legalizzazione della detenzione senza passare per i tribunali o all’uso sistematico della tortura.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

In breve, le politiche neoliberiste poggiano su quattro mosse fondamentali:
a) una drastica riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui redditi molto alti: in questo modo si pensa che la piu’ ampia disponibilita’ di risorse possa stimolare gli animal spirits dei grandi investitori e degli imprenditori, sollecitando l’adozione di soluzioni tecnologicamente innovative; per questo si pensa anche che le risorse date ai ricchi possano indirettamente beneficiare anche il resto della popolazione;
b) questa netta riduzione della pressione fiscale comporta un piu’ magro bilancio a disposizione dei governi; ne deriva un taglio progressivo e in qualche caso molto pesante della spesa pubblica, che non risparmia settori chiave della vita collettiva (dal sistema sanitario a quello educativo, a quello assistenziale, alle infrastrutture e comunicazioni);
c) a tutto cio’ si collega un culto mistico del «mercato autoregolato» in nome del quale si realizzano ampi piani di privatizzazioni: le aziende possedute dallo Stato vengono messe sul mercato e vendute al miglior offerente, e non importa che siano aziende da ristrutturare o che siano aziende promettenti dal punto di vista delle performance economiche; giacche’ il principio e’ che un operatore privato (persona fisica o corporation che sia) e’ un attore economico piu’ razionale ed efficiente di qualunque agenzia che appartenga allo Stato, inesorabilmente dipendente da logiche politiche estranee alla piu’ pura razionalita’ economica;
d) infine, sempre in nome dello stesso principio, si procede con la «deregulation», ovvero l’attenuazione dei limiti e dei controlli che lo Stato esercita sulle attivita’ produttive: una decisione che ha comportato – tra le altre cose – un monitoraggio meno severo sulle condizioni effettive in cui i lavoratori svolgono le loro attivita’; e un monitoraggio ancor meno severo sui processi di inquinamento, i quali hanno contribuito all’accelerazione di imponenti cambiamenti climatici che, alla lunga, potrebbero avere conseguenze disastrose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
Lo sviluppo delle politiche neoliberiste ha coinciso e si e’ intrecciato con il pieno dispiegamento della globalizzazione nelle sue plurime declinazioni.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Economia di mercato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

L’accumulazione e’ inconcepibile, dopo tutto, in assenza di un quadro giuridico che sostenga l’impresa privata e lo scambio di mercato. Il sistema capitalista dipende in modo cruciale dai poteri pubblici per garantire i diritti di proprieta’, per far onorare i contratti e per dirimere le controversie; per soffocare le ribellioni, per mantenere l’ordine e per tenere a freno il dissenso; per assicurare l’offerta di moneta, che costituisce la linfa vitale del capitale; per prevedere interventi che consentano di prevenire o di governare le crisi; e per codificare e far rispettare sia le gerarchie di status ufficiali, come quelle che distinguono i cittadini dagli stranieri, sia le gerarchie non ufficiali, come quelle che distinguono i lavoratori liberi e sfruttabili, che hanno il diritto di vendere la propria forza lavoro, dagli «altri» dipendenti ed espropriabili, le cui proprieta’ e le cui persone sono semplicemente soggette a confisca.
Storicamente, i poteri pubblici sono stati inquadrati per lo piu’ all’interno di Stati territoriali, in alcuni casi operanti come potenze coloniali. I sistemi giuridici di tali Stati hanno stabilito i confini di quegli spazi apparentemente depoliticizzati in cui gli operatori privati potevano perseguire i propri interessi «economici», liberi da interferenze «politiche».
Sempre gli Stati territoriali hanno mobilitato la «forza legittima» per reprimere la resistenza alle espropriazioni che hanno dato origine e sostenuto i rapporti di proprieta’ capitalistici, hanno conferito i diritti soggettivi ad alcuni negandoli ad altri e hanno nazionalizzato e garantito la moneta.
Avendo di fatto istituito l’economia capitalista, questi poteri politici hanno poi adottato una serie di misure per rafforzare la capacita’ del capitale di accumulare profitti e affrontare sfide. Hanno costruito e mantenuto infrastrutture, compensato i «fallimenti del mercato», indirizzato lo sviluppo economico, sostenuto la riproduzione sociale, mitigato le crisi economiche e gestito le relative ricadute politiche.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.
Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa. Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori. L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria […]
Il capitale internazionale persegue degli interessi che vanno molto al di la’ dello stato di salute dell’economia delle singole nazioni a cui affida qualche anello della catena di produzione e di distribuzione globale.
Tuttavia, il mantenimento di un certo livello di domanda effettiva di beni e servizi e’ cio’ che consente alla globalizzazione finanziaria di restare in piedi. Fin quando i mercati finanziari garantiranno con le loro alchimie una certa quota di reddito alle famiglie dei paesi ricchi, e quindi consumatori, il deterioramento dell’economia dei rispettivi territori verra’ efficacemente celato.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

E’ ben noto a molti che le societa’ capitaliste istituzionalizzano una specifica dimensione economica, caratterizzata da una particolare astrazione nota come «valore», in cui le merci sono prodotte da lavoratori salariati sfruttati attraverso mezzi di produzione in mano ai privati e vendute dagli imprenditori a un prezzo stabilito dai mercati, il tutto con l’obiettivo di generare profitti e accumulare capitale.
Quello che spesso viene trascurato, tuttavia, e’ che questa dimensione dipende in modo costitutivo, si potrebbe dire parassitario, da una serie di attivita’ sociali, strumenti politici e processi naturali che nelle societa’ capitaliste sono definiti non-economici.
A tali elementi, considerati al di fuori dei loro confini, non viene riconosciuto alcun «valore», sebbene costituiscano i presupposti indispensabili dell’economia […]
Ne’ il profitto ne’ il capitale sarebbero possibili senza quei processi naturali che assicurano la disponibilita’ di input vitali come le materie prime e le fonti di energia.
Condizioni essenziali di un’economia capitalista, queste istanze «non-economiche» non sono esterne al capitalismo, ma sue parti integranti […]
L’economia del sistema e’ costitutivamente dipendente dalla natura, sia come rubinetto che fornisce input necessari alla produzione sia come scarico per lo smaltimento dei suoi scarti.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Lavoro/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

Le attivita’ prevalentemente manuali verranno respinte sempre di piu’ ai margini dei processi produttivi.
E’ chiaro che in questo scenario la creazione di merci materiali a media e bassa densita’ tecnologica non scompare del tutto; ne’ scompare il lavoro meccanicamente esecutivo: ma entrambi vedranno diminuiti progressivamente i loro addetti, in parte sostituiti da macchine dotate di intelligenza artificiale, in parte delocalizzati in aree geografiche al di fuori dell’Occidente, dove per ora il loro costo e’ minore. Soprattutto, quei lavori diventano in un certo senso residuali, scaduti rispetto al cuore produttivo del sistema.
E poiche’ non sono collegati a piu’ nulla di decisivo per gli equilibri dell’intera struttura – diversamente da quanto succedeva per il lavoro operaio di una volta, che era invece al centro di tutti i principali processi produttivi di tipo industriale – essi non sono in grado di difendersi da forme anche estreme di sfruttamento, che pero’ non costituiscono piu’ contraddizioni rilevanti rispetto all’insieme del dispositivo economico […]
Gli addetti ai lavori poveri di tecnica si riducono a figure senza importanza sociale […]
Al depotenziamento della forza-lavoro, sulla base dei compiti che la definiscono nel circuito produttivo – una completa svalutazione delle attivita’ umane non portatrici di nuovo sapere e di nuova tecnica: con la loro riduzione a pura quantita’ sostituibile in ogni istante, perche’ la serialita’ del lavoro non ha quasi piu’ valore rispetto al mercato – corrisponde uno sbiadimento dello status di cittadini. E poiche’ tutta la modernita’ si e’ costruita sul rapporto fra vita e lavoro […] il risultato e’ che il disvalore economico del lavoro si trasforma nel disvalore delle vite corrispondenti.
Fino a rendere drammaticamente attuale la barbarie di forme di sopraffazione – autentica negazione dell’umano – che arrivano oltre la soglia di una specie di neoschiavitu’ che sembra riemergere dai fondi piu’ bui del nostro passato.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/

Economia di mercato/Fazi

Thomas Fazi – Una civilta’ possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffe’ – Meltemi (2022)

Secondo il vecchio paradigma liberista (“neoclassico” in gergo economico), i mercati fondamentalmente si autoregolano e dunque l’economia, se lasciata a se stessa, con la minor interferenza possibile da parte dei governi, e’ in grado di generare automaticamente stabilita’ e piena occupazione (purche’ i lavoratori siano flessibili nelle loro richieste salariali); per Keynes, al contrario, il capitalismo e’ intrinsecamente instabile e strutturalmente incapace di assicurare la piena occupazione e un’equa distribuzione di reddito e di ricchezza, e se lo si lascia fare – come auspicato dai teorici liberisti del laissez faire (letteralmente “lasciate fare” in francese) – tende inevitabilmente a generare crisi finanziarie ed economiche.
E’ dunque compito dello Stato intervenire nell’economia – attraverso la politica monetaria, fiscale e di bilancio (e, all’occorrenza, la spesa in disavanzo, secondo la logica per cui e’ la spesa a generare la capacita’ di risparmio e non viceversa), e altre forme di regolazione pubblica, anche sostitutive dell’attivita’ economica privata – per sopperire ai problemi generati dal mercato, in primis la disoccupazione, e assicurare cosi’ il benessere collettivo e livelli adeguati di domanda aggregata, mitigando oltretutto gli effetti negativi delle recessioni e delle depressioni economiche.
A questo proposito, molti hanno parlato dello Stato come “datore di lavoro di ultima istanza”.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-il-manifesto-25-giugno-2022-federico-caffe-leresia-economica-del-benessere-su-una-civilta-possibile-di-thomas-fazi-meltemi.pdf
https://www.micromega.net/invece-dellagenda-draghi/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-capital-5-maggio-2022-rileggendo-federico-caffe-su-una-civilta-possibile-di-t.-fazi-meltemi.pdf
https://www.flaneri.com/2023/01/09/civilta-possibile-fazi/