«Le persone devono tirare la cinghia, percio’ anche lo stato dovrebbe tirare la sua». Ma dipende dal fatto che il mondo non e’ cosi’ semplice, e alcune frasi sembrano giuste e invece sono sbagliate. […]
Cosi’, procedendo con ordine: 1) L’economia non e’ come una famiglia che guadagna una certa somma e ne spende un’altra, senza che ci sia un rapporto tra le due. La mia spesa e’ il tuo reddito e la tua spesa e’ il mio reddito. Se entrambi tagliamo le spese, ambedue i nostri redditi diminuiscono. 2) Ora siamo in una situazione in cui molte persone hanno tagliato le spese, o per scelta o costrette dai creditori, mentre sono relativamente pochi gli individui disposti a spendere di piu’. Ne derivano redditi depressi e un’economia depressa, con milioni di lavoratori volonterosi che non riescono a trovare lavoro. 3) Le cose non vanno sempre cosi’ ma, quando succede, lo stato non e’ in competizione con il settore privato. Gli acquisti statali non usano risorse che altrimenti produrrebbero beni privati, bensi’ usano le risorse inutilizzate. I prestiti statali non escludono quelli privati, bensi’ impiegano i fondi inerti. Di conseguenza, questo e’ un momento in cui lo stato dovrebbe spendere di piu’, non di meno. Se ignoriamo questa intuizione e invece tagliamo la spesa statale, l’economia si contrarra’ e la disoccupazione aumentera’. In realta’, si contrarra’ anche la spesa privata, a causa della diminuzione dei redditi. 4) Le politiche di austerita’ hanno fortemente aggravato le recessioni economiche quasi ovunque siano state adottate. 5) Si’, a lungo andare lo stato dovra’ pagare i conti. Ma i tagli alla spesa e/o gli aumenti delle tasse dovrebbero aspettare che l’economia non sia piu’ depressa e che il settore privato sia disposto a spendere abbastanza per raggiungere la piena occupazione.
E’ cosi’ complicato da essere impossibile?