Societa’/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

Dobbiamo aver la pazienza di tornare indietro, almeno sino all’ultimo decennio del secolo scorso. Quando due eventi, entrambi di enorme portata, cambiarono la forma del mondo in cui eravamo fino ad allora vissuti.
Da un lato, il pieno esplodere della terza rivoluzione tecnologica nella storia umana, dopo quella agricola e quella industriale, e il connesso mutamento nella forma capitalistica che avvolge da allora il pianeta.
Dall’altro, il crollo inaspettato dell’Unione Sovietica, con la fine mondiale del comunismo […]
La connessione fra i due episodi non e’ solo temporale. Fra loro c’e’ un legame molto stretto […]
L’effetto congiunto dei due fatti, ciascuno per suo conto grandioso, e’ stato devastante per la cultura e per le politiche della sinistra: di tutte le sinistre nelle loro varie forme storiche, e nell’intero Occidente.
Ogni sconfitta subita in questi anni, dagli Stati Uniti alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Svezia, e’ legata in modo piu’ o meno stretto a questo passaggio d’epoca.
E tanto piu’ […] e’ stato cosi’ per la sinistra italiana, che da allora ha smesso non solo di pensare, ma anche semplicemente di guardarsi intorno, a cominciare dal proprio Paese e dai suoi mutamenti […]
L’intera storia della sinistra – non solo italiana – in tutte le sue varianti si e’ sempre costruita intorno a una connessione primaria. Essa infatti si e’ collocata sin dalla sua nascita a ridosso di una specie di coincidenza di opposti – di contraddizione originaria – che aveva preso corpo nell’Europa immediatamente successiva alla Rivoluzione francese e a quella industriale, e che aveva dato una nuova forma alla politica nell’intero continente […]
Mi riferisco alla cooperazione antagonistica tra capitale e lavoro; tra borghesia delle imprese (e delle professioni, sia tecniche, sia umanistiche, piu’ o meno collegate a quel modo di produrre) e masse operaie concentrate nel sistema delle grandi fabbriche e dei loro recenti macchinari: una combinazione e insieme una polarita’ subito diventate determinanti in tutto l’Occidente […]
La voce del nuovo soggetto politico era quella di una delle due parti in causa: del lavoro materiale produttore di ricchezza, che proclamava la sua assoluta centralita’ nel mondo moderno, in lotta di fronte alla potenza storicamente schiacciante del capitale, che pretendeva invece di sottometterlo completamente alle uniche ragioni del profitto e delle merci […]
Il codice genetico della sinistra veniva a identificarsi cosi’ – e lo sarebbe stato per sempre fino a ieri – con la lotta di classe: un fenomeno, quest’ultimo, tipico della modernita’ occidentale – e soprattutto europea –, ma solo di questa.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/

 

Capitalismo/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

Il meccanismo sfruttato dalla Germania con l’euro e’ simile a quello che ha permesso al Nord Italia di colonizzare il Mezzogiorno in seguito all’unificazione nazionale.
Le merci a basso costo prodotte dal triangolo industriale Torino-Milano-Genova hanno surclassato l’industria del Regno delle Due Sicilie, destinando il Meridione al ruolo di mercato interno per i capitalisti settentrionali e serbatoio di manodopera e materie prime.
Gli investimenti da nord a sud hanno da allora preso in genere la forma delle cattedrali nel deserto, fabbriche come quelle di Melfi o di Taranto o di Pomigliano, dove col ricatto occupazionale era possibile per i padroni strappare concessioni su concessioni dallo stato, dai sindacati e dagli enti locali: un tipico rapporto coloniale.
Tuttora le grandi famiglie capitaliste italiane sono quasi tutte del Centro-Nord.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/

Europa/Mattei

Ugo Mattei – Il diritto di essere contro. Dissenso e resistenza nella societa’ del controllo – Piemme (2022)

La costruzione dell’eurosistema e’ stato un capolavoro storico con cui il neoliberismo si e’ istituzionalizzato con la separazione fra sovranita’ monetaria e sovranita’ politica a favore della prima.
La sovranita’ politica lasciata nominalmente in capo agli stati membri (o meglio ad alcuni di essi) e quella monetaria trasferita alla Banca centrale di Francoforte, dove il sistema finanziario internazionale puo’ esercitare la sua presa sugli stati membri tramite una “governance” che lo garantisce appieno […]
E’ difficile non vedere quanto l’Italia ne sia uscita indebolita e sconfitta.
Da quinta, secondo alcuni addirittura quarta, potenza economica del mondo alla vigilia di Maastricht, l’Italia e’ entrata in una spirale di declino senza fine perdendo capacita’ produttiva industriale e vieppiu’ credibilita’ internazionale a causa di una classe dirigente sempre meno prestigiosa e sempre piu’ prona rispetto alle pretese del capitale internazionale e dei suoi imperativi di riproduzione […]
Il capitalismo italiano doveva essere necessariamente privato, europeista e confermato nel suo atlantismo ora divenuto neoliberale. La concorrenza, tradotta in competizione, doveva sovvertire la solidarieta’ nella scala dei valori nazionali se l’Italia voleva essere pronta alle “sfide” della globalizzazione. Lo stato doveva ritirarsi dall’economia per non ostacolare il virtuoso processo di crescita che doveva potersi svolgere senza l’intralcio di “lacci e lacciuoli”. Il sindacato doveva confermarsi “responsabile” e privilegiare la concertazione rispetto al conflitto e allo sciopero.

Info:
https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__diritto-essere-contro-ugo-mattei-libro.php
https://officinebrand.it/offpost/il-diritto-di-essere-contro-ugo-mattei-a-bussoleno-presenta-il-nuovo-libro/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/24874-davide-miccione-il-diritto-di-non-essere-a-favore.html?highlight=WyJ1Z28iLCJtYXR0ZWkiLCJtYXR0ZWknIiwidWdvIG1hdHRlaSJd

Europa/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

Non c’e’ un solo grande problema nel mondo contemporaneo – ambiente, energia, salute, emigrazioni, diseguaglianze – che possa essere risolto dalla volonta’ di un solo Stato, che non richieda un approccio e una soluzione almeno continentali.
Se e’ cosi’, se non vogliamo, come gia’ adesso sta accadendo, che siano altri poteri, diversi da quello politico, a dare sempre risposte che poi ci vengono imposte, l’unica possibilita’ e’ di costruire, passo dopo passo, una capacita’ di intervento, di discussione e di governo altrettanto globali, che riescano a porsi sullo stesso piano delle forze che dovrebbero regolare. Qualcosa e’ stato fatto nella giusta direzione negli ultimi anni: per esempio sui problemi della tutela dell’ambiente, o su quello di una comune imposizione fiscale per le grandi multinazionali. Ma e’ ancora poco, sebbene promettente.
Dobbiamo insistere, allargare, migliorare, organizzare, alzare il livello delle proposte e delle finalita’. Cominciando proprio dall’Europa […]
Privi di un’Europa forte e integrata siamo tutti piu’ a rischio, ancor meno padroni del nostro destino, meno in grado di costruire quell’Occidente plurale senza il quale ognuna delle forme attraverso cui si sta definendo la mondializzazione del pianeta potrebbe seguire un percorso piu’ sbilanciato, meno sicuro e produttivo […]
La sinistra dovrebbe far diventare senso comune una simile valutazione. Fare della vocazione europea la sua bandiera. Ma non per difendere – come troppe volte ha fatto – l’Europa com’e’: una costruzione incompiuta. Bensi’ perche’ essa possa riprendere subito la strada della sua unificazione; perche’ la forza costituente dell’Unione riprenda il suo slancio, e questo obiettivo diventi la prima missione dell’Italia.

Info:
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.marx21.it/cultura/un-manifesto-per-la-sinistra-una-lettura-critica-dellultimo-libro-di-aldo-schiavone/

Europa/Saraceno

Francesco Saraceno – La riconquista. Perche’ abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela – Luiss (2020)

Il secondo fattore che spiega la divergenza e la crisi di competitività della periferia della zona euro e’ un lungo processo di ristrutturazione dell’economia tedesca, fortemente influenzato dall’allargamento a Est dell’Unione europea.
Le imprese tedesche hanno riorientato le proprie catene del valore verso i Paesi dell’ex blocco sovietico, per beneficiare di costi del lavoro inferiori e dell’euro forte (che rendeva economiche le importazioni di beni intermedi consentendo di contenere i costi di produzione).
I grandi perdenti di questo riorientamento a Est della catena del valore sono i Paesi del Sud Europa (in particolare l’Italia) che sono stati rimpiazzati dai nuovi Stati membri come fornitori delle grandi imprese tedesche. Questo spiega perche’, contrariamente a quanto avveniva in passato, il rimbalzo dell’economia tedesca dopo la crisi finanziaria globale non ha trascinato con se’ i Paesi della cosiddetta periferia dell’Eurozona. Essendo la ripresa tedesca trainata dalle esportazioni, ne hanno beneficiato i Paesi che fornivano alla Germania i beni intermedi; quindi non piu’ l’Italia o la Spagna, che oggi vi esportano principalmente beni di consumo e sono state al contrario penalizzate dalla stagnazione della domanda interna d’Oltralpe

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-riconquista-perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela-di-francesco-saraceno/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-riconquista
https://www.europainmovimento.eu/europa/perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela.html
https://www.micromega.net/leuropa-vista-da-un-riformista/

Societa’/Canfora

Luciano Canfora – La democrazia dei signori – Laterza (2022)

Alle vere e ataviche carenze italiane potrebbe porre rimedio un gigantesco investimento che incrementi proprio la pubblica amministrazione, ma questo e’ l’esatto contrario di cio’ che «chiede l’Europa».
E’ lamento quotidiano, e ben fondato e largamente condiviso, che da noi manchi adeguato e sufficiente personale in tanti settori vitali: magistratura (giudici e cancellieri: il commissario UE alla giustizia ce lo rimproverava cifre alla mano esattamente il 9 luglio scorso), ispettori del lavoro (le morti bianche sono il nostro flagello quotidiano), scuola (abbiamo ancora le vergognose classi-pollaio di gelminiana memoria particolarmente pericolose sotto ogni rispetto), guardie carcerarie (le vicende e i pestaggi recenti sono una macchia), sistema sanitario nazionale (il lamento in proposito fu molto forte quando l’epidemia sembro’ soverchiante).
E si potrebbe seguitare.
Ci ordinano contemporaneamente di ridurre la spesa pubblica, di far funzionare il nostro paese (e di saldare prima o poi il debito).
Arduo: «ne’ pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente» (Inferno, XXVII, 119-120)

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858147405
https://www.marx21.it/cultura/la-democrazia-dei-signori-luciano-canfora/
https://www.pulplibri.it/luciano-canfora-la-vittoria-delle-oligarchie-la-reale-natura-della-nostra-democrazia/

Europa/Canfora

Luciano Canfora – La democrazia dei signori – Laterza (2022)

Nell’ultimo ventennio l’UE ha avuto, sempre piu’ chiaramente, una guida tedesca. Per svariate ragioni, non soltanto di concorrenza economica, cio’ ha suscitato nervosismo crescente al vertice dell’«impero».
Merkel era troppo, e giustamente da un punto di vista europeo, interessata alla collaborazione con la Russia: anche se ha dovuto anch’essa ingurgitare la farsa autolesionistica delle ‘sanzioni’.
I segnali dell’insofferenza statunitense verso la Germania, e quindi verso una UE a trazione tedesca, erano eloquenti: dalla guerra dei dazi all’attacco frontale a Volkswagen. Ma non vi erano alternative: non era facile impartire disposizioni per un cambio al vertice dell’UE. Intanto, comunque, l’operazione Brexit era un vigoroso ammonimento: indeboliva l’UE e rinsaldava il patto anglo-americano (cioe’ il vero «patto atlantico»). Macron non significava quasi nulla per gli USA. Lo hanno anche umiliato nella vicenda dei sottomarini per l’Australia, coinvolta nel progetto di accerchiamento militare della Cina […]
Comunque la Francia non e’ mai stata totalmente ‘atlantica’[…]
Dunque bisognava guardare all’Italia […]
Si avvicinava la scadenza elettorale di gran lunga piu’ importante: le elezioni generali in Germania. Era prevedibile che stesse finendo «l’era Merkel» e, con essa, la trazione tedesca dell’UE. Quanto, poi, alla Francia, buio pesto sull’esito delle presidenziali della primavera 2022. Di qui l’opportunita’ di intervenire in Italia con l’operazione Draghi […]
Sul piano istituzionale, il trapasso e’ ormai consolidato: il potere legislativo e’ stato trasferito dal Parlamento al governo. L’esecutivo e’ definitivamente diventato legislativo. La Costituzione non ha piu’ valore su questo cruciale terreno, come del resto su altri piani. La smodata prosecuzione dello «stato di emergenza» (unico caso in tutta la UE) e’ la cornice che propizia tale modifica strutturale della Costituzione. La drammatizzazione del problema sanitario con provvedimenti muscolari non e’ che un elemento del quadro […]
La sostanza e’ – stanti e operanti le attinenze cospicue – l’adesione alle due fedi (atlantistica e, in subordine, europeistica) che, uscita di scena Merkel, fanno dell’attuale premier italiano il nuovo perno di una UE rimessa in riga. («Erdogan dittatore» faceva intenzionale eco a «Putin assassino»: in compenso buoni rapporti con al-Sisi, nonostante Regeni e Zaki, ed elogi pubblici alla guardia costiera, criminale, libica.) Le elezioni politiche – quando pur ci saranno – dovranno necessariamente confermare questo riassetto

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/democrazia-signori-luciano-canfora-laterza-ygcgot2n
https://left.it/2022/03/06/luciano-canfora-la-sinistra-e-il-popolo-tradito/
https://www.pandorarivista.it/podcast/luciano-canfora-democrazia-e-oligarchia/
https://www.vocerepubblicana.it/2022/01/28/la-democrazia-dei-signori-e-lo-stato-sociale/
https://forumcorriere.corriere.it/leggere-e-scrivere/2022/01/27/la-democrazia-dei-signori-1/

Europa/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

Cio’ che da governatore Raghuram Rajan ha detto per l’India – e cioe’ che the export-driven model of economic growth is dead – vale ancor piu’ per l’Europa.
Vi e’ un doppio movimento che spinge in tale direzione.
Da un lato un continente con il piu’ grande, il piu’ sofisticato e il piu’ avanzato mercato interno del mondo non ha buone ragioni per continuare nel modello di crescita trainato dalle esportazioni che lo ha guidato per tutto il secondo dopoguerra.
Dall’altro lato la ritirata della globalizzazione, inevitabilmente accentuata dalla vicenda del coronavirus, mette in dubbio […] la scelta storica europea di basare la propria crescita sull’export.
Tutto cio’ apre rilevanti opportunita’ a un Paese come l’Italia che [..] e’ l’unico Paese europeo ad avere i margini – cioe’ milioni di lavoratori inoccupati e miliardi di investimenti mancati da recuperare – per compensare, contribuendo a ricostruire catene europee nel settore medico-farmaceutico, nell’energia ambientale, nelle Tlc, nel 5G, nel controllo dei dati e cosi’ via, posto che il vantaggio di costo dell’Est Europa e dell’Asia e’ oggi molto inferiore a quello di vent’anni fa e sarebbe primario interesse dei Paesi europei maggiori esportatori (Germania e Olanda in primo luogo) neutralizzare con un’Italia in pieno impiego di lavoro e capitale l’enorme perdita di Pil europeo che provoca il dimezzamento della bilancia con l’estero causato dalla pandemia.
Anche sotto questo profilo appare straordinario il potenziale racchiuso nel Piano Next Generation Eu adottato dall’Europa.

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
https://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Altra questione e’ vedere in quale misura una persona che nasce in una famiglia disagiata, o per altra ragione parte da un reddito relativamente basso, riesca nel corso della vita a migliorare la propria condizione, o a superare i livelli di reddito dei genitori.
Questa e’ la mobilita’ sociale, ed e’ altrettanto rilevante perche’ le disuguaglianze di reddito sono tanto piu’ gravi quanto piu’ sono permanenti, nell’arco della vita di una persona ovvero attraverso le generazioni.
L’Italia spicca per bassa mobilita’ sociale, in entrambe le dimensioni.
Ne esistono diversi indici, e in vario grado tutti lo attestano. Il piu’ semplice e recente e’ il Global Social Mobility Index del World Economic Forum, che nel 2020 colloca l’Italia al 34° posto degli 82 Paesi esaminati, ultima delle economie industrializzate e dietro non solo Germania (11°) e Francia (12°) ma anche Gran Bretagna (21°) e Stati Uniti (27°).
Piu’ in dettaglio, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) osserva che la mobilita’ e’ particolarmente bassa ai due estremi della scala del reddito: chi nasce in famiglie disagiate tende a rimanere tale, sensibilmente di piu’ di quanto non avvenga nei pari dell’Italia, e chi nasce in famiglie ricche tende a mantenere redditi alti.
E di nuovo il fenomeno e’ piu’ acuto nel Mezzogiorno, dove ricchi e poveri sono sia piu’ distanti, mediamente, sia piu’ incatenati alle rispettive posizioni di partenza, felici o infelici che siano.

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/

Europa/ Fazi

Thomas Fazi – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Sul fatto che l’architettura dell’euro di per se’ avvantaggi la Germania non ci sono dubbi.
Tale architettura, infatti, e’ molto più di un insieme di “parametri”: essa rappresenta “un vero e proprio modello di sviluppo” fondato sul contenimento della domanda interna (politiche fiscali restrittive e compressione dei salari) e la crescita delle esportazioni, perseguendo esclusivamente l’obiettivo della “competitivita’”.
Sarebbe a dire che, fatta eccezione per una crescita dei consumi trainata dall’indebitamento privato (e in quanto tale intrinsecamente destabilizzante, poiche’ si basa sulla formazione di bolle speculative destinate inevitabilmente a scoppiare, come abbiamo visto nel 2007-09), la principale fonte di domanda rimangono le esportazioni.
In tal senso, e’ facilmente comprensibile perche’ un’architettura di questo tipo avvantaggi quelle economie strutturalmente orientate all’export, come quella tedesca, appunto […]
Il regime dell’euro puo’ dunque essere descritto come un processo di “convergenza strutturale forzata”, finalizzato a imporre il modello economico dei paesi dell’Europa centrosettentrionale […] sulle economie profondamente diverse dei paesi dell’Europa meridionale, come l’Italia, che tendono ad essere strutturalmente e storicamente piu’ dipendenti dalla domanda interna (demand-led) e dai salari (wage-led).
Scharpf nota che l’impatto economico dell’attuale regime dell’euro e’ fondamentalmente asimmetrico.
E’ modellato sulle precondizioni strutturali e sugli interessi economici dei paesi del nord, mentre e’ in conflitto con le condizioni strutturali delle economie politiche dei paesi del sud, che si vedono cosi’ condannati a lunghi periodi di declino, stagnazione o bassa crescita.

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/