Economia di mercato/Formenti

Carlo Formenti – Felici e sfruttati: Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro – Egea (2011)

Fino ad oggi, nessuno aveva mai immaginato che le idee potessero essere oggetto di appropriazione privata, anche perche’ la loro libera circolazione rappresentava il presupposto indispensabile di tutte le innovazioni scientifiche, tecnologiche e culturali, una sorta di «materia prima gratuita», un bene comune che – al pari di altri commons come l’aria, l’acqua, la biosfera ecc. – rappresenta una condizione primaria di esistenza del processo economico pur restandone – o meglio: dovendone necessariamente restare – al di fuori […]
1) tutte le innovazioni culturali della storia sono sempre avvenute grazie alla liberta’ di attingere al patrimonio culturale accumulato dalle generazioni precedenti, onde poterlo rielaborare creativamente […]
2) da quando esiste l’istituto della proprieta’ intellettuale – cioe’ dai primi del Settecento – i governi hanno sempre cercato di limitarne la durata temporale, allo scopo di equilibrare il diritto dei creatori di sfruttare economicamente – per un ragionevole periodo di tempo – i prodotti del proprio ingegno con il diritto dell’umanita’ di rientrare in possesso di tali prodotti per poterne inventare di nuovi.
Tutto questo finche’ gli interessi dell’industria culturale […] hanno indotto i governi a estendere a dismisura la durata e l’area di applicazione dei diritti di proprieta’ intellettuale, fino a scardinarne il senso e lo spirito originari: da garanzia temporale di equo profitto a garanzia di monopolio illimitato.
In questo modo […] siamo passati da un regime di cultura libera a un regime del permesso; ma un regime di questo genere evoca i diritti di esclusiva feudali piu’ che le leggi della libera concorrenza e del moderno mercato capitalistico, e’ il regno della rendita piuttosto che il regno del profitto.

Info:
https://www.puntopanto.it/2011/05/recensione-felici-e-sfruttati/
https://www.rifondazione.be/aurora/num30/A3020.pdf

Populismo/Nichols

Tom Nichols – La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia – Luiss (2018)

Oggi a colpirmi non e’ tanto il fatto che la gente rifiuti la competenza, ma che lo faccia con tanta frequenza e su cosi’ tante questioni, e con una tale rabbia.
Di nuovo, forse gli attacchi alla competenza sono piu’ evidenti per via dell’onnipresenza di internet, dell’indisciplina che governa le conversazioni sui social media o delle sollecitazioni poste dal ciclo di notizie ventiquattr’ore su ventiquattro.
Ma l’arroganza e la ferocia di questo nuovo rifiuto della competenza indicano, almeno per me, che il punto non e’ piu’ non fidarsi di qualcosa, metterla in discussione o cercare alternative: e’ una miscela di narcisismo e disprezzo per il sapere specialistico, come se quest’ultimo fosse una specie di esercizio di autorealizzazione.
Cio’ rende molto piu’ difficile per gli esperti ribattere e convincere la gente a ragionare. A prescindere dall’argomento, la discussione viene sempre rovinata da un rabbioso egocentrismo e termina senza che nessuno abbia cambiato posizione, a volte con la compromissione di relazioni professionali o perfino di amicizie.
Invece di dibattere, oggi ci si aspetta che gli esperti accettino queste espressioni di dissenso, come se fossero, nel peggiore dei casi, un’onesta divergenza di opinioni. Dovremmo “accettare di non essere d’accordo” (agree to disagree), espressione che ormai e’ usata in modo indiscriminato come una specie di estintore quando una conversazione tende a infiammarsi.
E se insistiamo nel dire che alcune cose non sono questioni di opinione, che ci sono cose giuste e altre sbagliate… be’, a quanto pare ci stiamo solo comportando da rompiscatole […] Negli Stati Uniti e in altre nazioni sviluppate, persone altrimenti intelligenti denigrano i risultati conseguiti dagli intellettuali e rifiutano i pareri degli esperti […]
Si tratta di qualcosa in piu’ che un naturale scetticismo nei confronti degli esperti. Temo che stiamo assistendo alla fine dell’idea stessa di competenza, un crollo – alimentato da Google, basato su Wikipedia e impregnato di blog – di qualsiasi divisione tra professionisti e profani, studenti e insegnanti, conoscitori informati e fantasiosi speculatori; in altre parole, tra coloro che hanno ottenuto un qualche risultato in un’area e coloro che non ne hanno raggiunto nessuno […]
La crescita di questa ostinata ignoranza in piena era dell’informazione non si puo’ spiegare soltanto come l’esito di ignoranza bella e buona. Molti di coloro che conducono campagne contro il sapere consolidato sono cittadini capaci e di successo nella vita quotidiana. In un certo senso, siamo di fronte a qualcosa di peggio dell’ignoranza: si tratta di un’arroganza infondata, dello sdegno di una cultura sempre piu’ narcisistica che non riesce a sopportare neanche il minimo accenno di diseguaglianza, di qualsiasi tipo essa sia.

Info:
https://www.glistatigenerali.com/scienze-sociali/la-conoscenza-i-suoi-nemici/
http://www.spazioterzomondo.com/2019/04/recensione-tom-nichols-la-conoscenza-e-i-suoi-nemici-luiss/