Economia di mercato/Keen

Steve Keen – L’economia nuova. Moneta, ambiente, complessita’.Pensare l’alternativa al collasso ecologico e sociale – Meltemi (2023)

E’ il debito privato, non il debito pubblico, la causa scatenante delle crisi economiche.
E’ il credito, e non certo il disavanzo pubblico, a rendersi pericoloso quando e’ troppo ampio rispetto al PIL.
E’ la crescita del debito privato, non la crescita del debito pubblico, il miglior indicatore che una crisi economica si sta avvicinando.
Ed e’ il debito privato, e non il debito pubblico, che puo’ deprimere l’attivita’ economica quando e’ troppo alto.
Queste intuizioni indicano che il livello del debito privato e del credito sono indicatori economici tanto importanti quanto il tasso di disoccupazione o il tasso d’inflazione, se non di piu’. Dovrebbero essere tenuti sotto attento scrutinio e la politica economica dovrebbe essere orientata a mantenerli a un livello relativamente basso.
Resta da decidere che fare, dunque, della teoria economica neoclassica, una teoria che, non solo ignorando il ruolo del debito privato ma anche sostenendo con vigore il ruolo del finanziamento delle imprese attraverso il debito e non attraverso il conto capitale, ha contribuito a che il livello odierno del debito privato triplicasse rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/economia-nuova-steve-keen/
https://che-fare.com/almanacco/politiche/declino-italiano-e-cambiamento-climatico/
https://jacobinitalia.it/salvare-leconomia-da-se-stessa/
https://www.carmillaonline.com/2023/10/18/il-morbo-neoclassico/
https://www.micromega.net/baruffe-tra-economisti-la-questione-climate-change/
https://generazioneliberale.com/2023/03/05/keen-galbraith-ha-portato-la-realta-nelleconomia-e-per-questo-e-stato-dimenticato/

Economia di mercato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

La moneta è uno strumento indispensabile di politica economica, sociale e climatica, a patto pero’ di non sacralizzarla e di farla circolare, entro un quadro istituzionale coerente che si fondi in particolare sullo Stato sociale, sull’imposta progressiva, sul confronto parlamentare e sul controllo democratico.
Ricordiamo innanzitutto che l’unico vero limite alla politica monetaria e’ l’inflazione.
Fino a che non esiste un aumento sostanziale dei prezzi al consumo, nessuna valida ragione si oppone al fatto che si stampi moneta e si immetta liquidita’, se cio’ contribuisce a finanziare politiche utili come la lotta contro la disoccupazione, la garanzia dell’impiego, [la] riqualificazione energetica degli edifici o gli investimenti pubblici nel campo della sanita’, dell’istruzione e delle energie rinnovabili.
Viceversa, se l’inflazione riparte in modo consistente, vuol dire allora che i limiti della creazione di liquidita’ sono stati raggiunti e che e’ venuto il momento di far leva su altri strumenti per mobilitare le risorse (a cominciare dall’imposta).
Occorre inoltre insistere sul fatto che in casi di rapido collasso dell’economia legato a una crisi finanziaria o pandemica o a una catastrofe naturale o climatica, le banche centrali sono le uniche istituzioni pubbliche capaci di reagire abbastanza in fretta per evitare default a cascata o la crescita esponenziale della poverta’.
Questo ruolo di prestatore di ultima istanza […] oggi riscuote per fortuna un valido consenso, a conferma che dalla storia si puo’ sempre imparare. Il problema e’ che le politiche monetarie adottate nel 2008 e nel 2020 continuano a rientrare in uno schema di pensiero relativamente conservatore.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

La politica monetaria – per quanto possa apparire come una questione tecnica – e’ in realta’ un fatto politico: l’inflazione riduce il valore reale di quanto dovuto dai debitori, che vengono cosi’ aiutati a scapito dei creditori.
Nessuna meraviglia, dunque, che banchieri e investitori sui mercati obbligazionari si mobilitino con tanta veemenza contro l’inflazione.
D’altro canto, la lotta all’inflazione costringe in genere ad aumentare i tassi di interesse, il che rallenta la crescita e influisce negativamente sull’occupazione e i lavoratori.
Trovare il giusto equilibrio tra inflazione e disoccupazione e’, o dovrebbe essere, una decisione politica.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm

Europa/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Nel 1998 i capi di Stato e di governo dell’Eurozona si incontrano ad Amsterdam per definire lo Statuto e la composizione della Banca centrale europea […]
Viene deciso che l’azione principale della BCE deve essere diretta esclusivamente alla lotta all’inflazione, mentre la sua capacita’ di intervento a sostegno dell’economia e dei bilanci nazionali viene fortemente limitata.
Anzi, viene esplicitamente vietata, perche’ bisogna lasciare gli Stati in balia dei mercati e dei loro umori: perche’ i mercati la sanno piu’ lunga, mentre dell’intervento pubblico non ci si puo’ fidare […]
Alla Banca centrale europea viene chiesto di tenere a bada l’inflazione, senza curarsi delle ricadute che le sue politiche potrebbero avere sull’occupazione.
Tutte scelte, queste, perfettamente in linea con un fondamentalismo di mercato che vede nell’inflazione il nemico da combattere (perche’ l’inflazione svaluta il valore del capitale) e nell’occupazione una variabile destinata ad aggiustarsi da se’ attraverso l’abbassamento del costo del lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio

Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Dopo la fine del regime di Bretton Woods nel 1971,  i paesi occidentali hanno progressivamente adottato i dettami di quello che viene chiamato neoliberismo.
Seguono la liberalizzazione dei commerci, l’eliminazione di limiti ai movimenti di capitali, l’indipendenza delle banche centrali dai governi e cosi’ via. La fine dell’aggancio con l’oro e con il dollaro, lungi dal dare ai governi maggiore liberta’ nel gestire le politiche monetarie e fiscali, costringe a trovare una nuova “ancora” per il valore della moneta […]
Il target inflazionistico, stabilito al 2 per cento, diviene il dogma di ogni banchiere centrale […]
Cosi’, per combattere l’inflazione le banche centrali aumentano i tassi di interesse. La disoccupazione che ne consegue e’ il primo tassello di un processo che negli anni Ottanta porta alla drastica riduzione del potere dei sindacati in tutto il mondo occidentale.
La conseguenza e’ che si’, l’inflazione si riduce, ma con essa anche la capacita’ dei lavoratori di conquistare salari piu’ alti per godere anch’essi dei benefici dell’accresciuta produttivita’.
Mentre quest’ultima continua a crescere, il potere d’acquisto dei lavoratori rimane indietro. Si puo’ produrre sempre di piu’, ma non si ha il denaro per comprare.
Cosa tiene quindi in piedi questo sistema? Perché semplicemente non si innesca quella che gli economisti chiamano “crisi da sottoconsumo”?
La risposta e’ che i liberisti sono sempre pronti a scendere a compromessi […]
Se i redditi da lavoro non bastano, ecco che il credito e la finanza divengono la nuova fonte di domanda autonoma.
La “new economy” e’ la nuova corsa all’oro […]
Quando la bolla delle dot.com scoppia, ecco pronto il suo sostituto, stavolta molto più tradizionale: la bolla immobiliare. Il debito privato diviene via via sempre piu’ gigantesco, anche da questa parte dell’oceano, per non parlare delle cosiddette “tigri asiatiche” e del Giappone.
Anche qui, il ruolo dello Stato e’ tutt’altro che marginale […]
Se il lavoro non e’ un diritto, se il salario non permette di accrescere il benessere familiare, allora il nuovo diritto diventa l’accesso al credito.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

La politica monetaria – per quanto possa apparire come una questione tecnica – e’ in realta’ un fatto politico: l’inflazione riduce il valore reale di quanto dovuto dai debitori, che vengono cosi’ aiutati a scapito dei creditori.
Nessuna meraviglia, dunque, che banchieri e investitori sui mercati obbligazionari si mobilitino con tanta veemenza contro l’inflazione.
D’altro canto, la lotta all’inflazione costringe in genere ad aumentare i tassi di interesse, il che rallenta la crescita e influisce negativamente sull’occupazione e i lavoratori.
Trovare il giusto equilibrio tra inflazione e disoccupazione e’, o dovrebbe essere, una decisione politica.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima- spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml? uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande- ha-176313.htm

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – La crisi della modernita’ – il Saggiatore (2010)

Il boom postbellico fu mantenuto nel periodo 1969-73 grazie a una politica  monetaria straordinariamente disinvolta da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Il mondo capitalistico traboccava di fondi in eccedenza e aveva pochi sbocchi produttivi per gli investimenti: ne conseguiva una forte inflazione. Il tentativo di porre un freno all’inflazione crescente, nel 1973, rivelo’ una grande eccedenza di capacita’ produttiva nelle economie occidentali e porto’ a un crollo mondiale nei mercati immobiliari […] e a gravi difficolta’ per le istituzioni finanziarie.
A cio’ si aggiunse la decisione dell’OPEC di alzare i prezzi del petrolio e la decisione dei paesi arabi di bloccare le esportazioni di petrolio ai paesi occidentali durante la guerra arabo-israeliana del 1973 […]
La grave recessione del 1973, aggravata dallo shock petrolifero strappo’ il mondo capitalistico dal torpore soffocante della «stagflazione» (produzione stagnante e alta inflazione) e avvio’ tutta una serie di processi che minarono il compromesso fordista.
Gli anni settanta e ottanta sono poi stati un difficile periodo di ristrutturazione economica e di riaggiustamento sociale e politico […] Il mercato del lavoro, per esempio, ha conosciuto una radicale ristrutturazione.
In presenza di una forte instabilità del mercato, di un’accresciuta concorrenza e di margini di profitto decrescenti, i datori di lavoro hanno sfruttato il diminuito potere sindacale e le sacche di lavoratori in eccedenza (disoccupati o sotto-occupati) per promuovere regimi di lavoro e contratti di lavoro molto piu’ flessibili […]
Ma ancora piu’ importante e’ stato l’apparente abbandono dell’occupazione regolare a favore di lavori a tempo parziale, o temporanei, o in subappalto.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_crisi_della_modernit%C3%A0/9788851520366/012ddde8b392d53a07
http://www.leparoleelecose.it/?p=10178

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

Il mandato della Bce e’ controllare l’inflazione, e non la disoccupazione.
Fintanto che c’e’ inflazione in Europa in generale e in Germania in particolare, non solo la Bce presta scarsa attenzione alla sofferenza dei paesi afflitti da alti livelli di disoccupazione, ma non si preoccupa neppure del tasso medio di disoccupazione […]
Il risultato di una Bce concentrata unicamente sull’inflazione e’ che la crescita e la stabilita’ sono inferiori rispetto alle potenzialita’ della regione, e questo fa sorridere, visto e considerato che il presunto obiettivo del quadro economico dell’eurozona era quello di promuovere la crescita e la stabilita’ […] I principi in voga ai tempi della fondazione dell’eurozona – come per esempio che l’unica cosa di cui una banca centrale dovesse occuparsi era l’inflazione, e che cioì sarebbe bastato a garantire crescita e stabilita’ – sono stati oggi ampiamente sconfessati sia dagli economisti accademici sia dai politici, anche negli ambienti dell’Fmi. Eppure alla Bce queste idee sono scolpite nella pietra e tuttora condivise in molti potentati dell’eurozona.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm

 

Europa/Cesaratto

Sergio Cesaratto – Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, le doppie morali dell’euro – Imprimatur (2018)

Rifacendoci allo spirito di quelle che Keynes porto’ nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods […], alcune proposte vanno qui ricordate.
Si dovranno basare sul rispetto delle regole del gioco nell’ambito del sistema monetario internazionale, ovvero sul contributo che sia i Paesi in surplus che quelli in disavanzo devono dare al riequilibrio (in particolare i Paesi in surplus dovrebbero sostenere la propria domanda interna accettando un po’ più di inflazione); sul supporto ai Paesi in disavanzo affinche’ abbiano tempo per l’aggiustamento senza ricorrere a controproducenti deflazioni; su politiche monetarie volte al sostegno della politica fiscale e del pieno impiego; su misure compensative al fatto che i Paesi in disavanzo non possono essere coadiuvati nell’aggiustamento dalla flessibilita’ del cambio.
La disciplina dei debiti sovrani, inoltre, non puo’ essere data in pasto ai mercati, destabilizzando quei debiti, dato che fondamentalmente quella sostenibilita’ dipende dal sostegno della Banca centrale e di eventuali prestiti europei.
La mutualizzazione del debito attraverso gli eurobond sarebbe invece ben accolta dai mercati.
Lo scambio fra condivisione dei rischi e controlli fiscali, giustamente richiesto dalla Germania, sarebbe accettabile in un’Europa che ponesse la piena occupazione fra gli obiettivi della politica monetaria e fiscale.

Info:
https://sinistrainrete.info/europa/12212-sergio-cesaratto-chi-non-rispetta-le-regole.html
https://www.anobii.com/books/Chi_non_rispetta_le_regole/9788868307042/01cbbe8b20591e9949