Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il Trattato di Vestfalia del 1648 mise un po’ di ordine su questo caos in tutta Europa, ponendo fine al lungo periodo di guerre di religione, guerre tra etnie, guerre tra clan, guerre di tutti contro tutti.
Si fondava sostanzialmente sull’idea che dovesse esserci una cosa chiamata stato, uno stato nazione, all’interno del quale esisteva una forma di sovranita’. L’idea generale era che ogni stato dovesse rispettare quella sovranita’, l’integrita’ e i confini di ogni altro stato.
Non sempre e’ stato cosi’ nella storia successiva, ma si e’ trattato di un accordo importante. Ha chiarito e reso stabili le strutture territoriali del potere in Europa. E’ stato accompagnato dalla diffusione di una logica di potere politico ed economico contenuto e chiuso all’interno di una struttura territoriale stabile […]
Sono nate istituzioni statali con determinate strutture gerarchiche che esercitavano il controllo sulla popolazione all’interno dello stato […]
Esistono dunque due logiche del potere. Da un lato, una logica territoriale che e’ collegata allo stato e alle sue istituzioni; dall’altro una logica capitalista, che deriva dalla circolazione e dall’infinita accumulazione di capitale in gran parte attraverso le azioni di interessi privati […]
Questo potere si innesta in un contesto in cui agiscono anche le forme territoriali del potere. Spesso la relazione fra miliardari capitalisti e potere territoriale dello stato e’ problematica. I capitalisti piu’ potenti e le loro fazioni sovente cercano di fare dello stato un agente dei loro interessi; il potere dello stato pero’ e’ piu’ complicato, perche’ lo stato deve rispondere ai desideri e ai bisogni di una popolazione molto varia di cittadini ed e’ possibile che i miliardari non siano poi cosi’ amati da quella popolazione.
Il grande interrogativo riguarda la legittimazione di chi ha il potere nello stato […] Le forme monetarie del potere non sono stazionarie o statiche, ma costantemente in movimento. Una delle questioni piu’ difficili per uno stato e’ prevenire, controllare o addirittura contenere quel movimento perpetuo. Le forme del potere dello stato, piu’ statiche e vincolate in senso spaziale, sono messe continuamente alla prova dal movimento del capitale.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Capitalismo/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Oggi sta diventando una domanda cruciale: come contrastare quella che e’ in effetti l’illegalita’ del capitale?
Purtroppo, non e’ ipotizzabile che prevalga la teoria del capitale proposta dall’utopismo dell’economia politica classica. Non si puo’ piu’ (ammesso che sia mai stato possibile) sostenere che il capitalismo possa essere pensato come un sistema pacifico, legale e non coercitivo.
In effetti, cio’ con cui abbiamo a che fare qui non e’ solo il proseguimento, ma il riapparire di sistemi di espropriazione violenta sorti nel passato.
Conviviamo con una forma di capitale basata non sull’uguaglianza dello scambio ma sulla violenza certa dell’espropriazione e della spoliazione […]
Non dobbiamo pensare solo all’accumulazione del capitale basata sullo sfruttamento del lavoro vivo nella produzione […] Dobbiamo considerare anche pratiche di accumulazione basate sulla spoliazione pura e semplice […] il capitalismo contemporaneo dipende sempre piu’ dall’accumulazione per spoliazione, anziche’ dall’accumulazione per sfruttamento della forza lavoro nella produzione.
Che cosa intendo dire? […] La crescente centralizzazione del capitale […] comporta che il capitale rubi e consolidi risorse di piccoli produttori che sono stati costretti a cessare la loro attivita’.
Fusioni e acquisizioni sono operazioni sempre piu’ diffuse. Il grande capitale prevale sui pesci piccoli, se li mangia, per cosi’ dire, e comincia ad allargare il suo potere e la sua massa semplicemente inglobando altri capitali. Ci sono “leggi” della centralizzazione del capitale. Le grandi aziende capitalistiche inglobano le piu’ piccole, creando cosi’ una situazione di quasi monopolio in cui le grandi aziende capitalistiche dominano su tutto il resto e possono imporre i prezzi che vogliono.
Guardiamo per esempio l’ascesa di Google: quante piccole aziende ha assorbito Google nella sua espansione per arrivare a essere la grande azienda di oggi? […] Il leveraged buy-out diventa comune. Esistono strategie di ogni genere per facilitare i buy-out e le acquisizioni. Se viene ridotto il flusso di liquidita’ per qualche settore dell’economia e se le aziende sono in difficolta’, se non nell’impossibilita’, di rifinanziare i propri debiti, possono essere costrette alla bancarotta anche se la loro attivita’ e’ sana. Banche e istituti finanziari possono acquisire quelle aziende e trarre grandi profitti una volta reimmessa la liquidita’ […] Qualcosa del genere e’ successo durante la crisi immobiliare negli Stati Uniti. Molte persone si sono trovate costrette (in qualche caso a quanto pare illegalmente) a cedere il valore della loro casa per pignoramento. Non potendo i proprietari pagare i loro mutui, un gran numero di abitazioni e’ stato venduto a prezzi bassi di pignoramento. Ed ecco arrivare una societa’ di private equity come Blackstone che acquista le case pignorate a prezzi di svendita. In poco tempo Blackstone diventa il proprietario di immobili piu’ grande del paese, se non del mondo. Ora possiede migliaia e migliaia di abitazioni, che affitta con margini di profitto elevati. Quando il mercato immobiliare si riprende, e a seconda del mercato in cui ti trovi (a San Francisco e New York si e’ ripreso abbastanza in fretta, in altri luoghi no), poi puoi rivenderle con profitti enormi. Questo e’ un segmento molto grande dell’economia, che si sviluppa sulla base di un processo di accumulazione senza avere niente a che fare con la produzione […]
Anche Apple ha acquistato un’importanza enorme attraverso pratiche capitalistiche commerciali di appropriazione nel mercato, anziche’ attraverso l’organizzazione di capacita’ produttiva nel punto di produzione. Il capitalismo industriale, in un certo senso, e’ diventato sempre piu’ subordinato al capitalismo commerciale e a forme di rendita del capitalismo.
I meccanismi attraverso i quali lavorano il capitalismo della rendita e il capitalismo mercantile sono sempre piu’ quelli dell’appropriazione e dell’accumulazione per spoliazione, anziche’ l’organizzazione della produzione e lo sfruttamento del lavoro vivo nella produzione. Questo e’ il tipo di societa’ capitalista verso cui ci siamo spostati. E’ una societa’ che non puo’ essere contrastata con le tecniche classiche

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Capitalismo/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)


La politica americana e’ gestita da un numero relativamente piccolo di persone straricche e di grandi aziende.
Spesso sembra che ci sia un unico partito politico negli Stati Uniti, chiamiamolo il Partito di Wall Street, che semplicemente si divide in due ali. Una meta’ del partito e’ finanziata e gestita dai fratelli Koch e dai loro simili, ed e’ la parte repubblicana. L’altra meta’ e’ finanziata da Michael Bloomberg, Tom Steyer, George Soros e altri, ed e’ la parte del Partito democratico.
Entrambe le ali dipendono dal finanziamento della classe capitalista.
Entrambe sostengono il progetto neoliberista, in generale, con qualche divergenza specifica, in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico e la sua gestione.
Entrambe sostengono l’istruzione superiore, ma ciascuna ha in mente un diverso tipo di istruzione. L’istruzione neoliberista, l’istruzione imprenditoriale, la coltivazione dello spirito imprenditoriale nelle scuole su base meritocratica e cose simili, da una parte; la coltivazione della responsabilita’ sociale e dell’autonomia dall’altra.
Entrambe sostengono progetti sociali e culturali, ma anche qui di tipi diversi.
Entrambe concordano su un tipo limitato di multiculturalismo.
Entrambe tendono a sostenere limitate preoccupazioni sociali per i diritti delle donne (ma senza andare troppo in la’) e per i diritti degli omosessuali (ma senza andare troppo in là). Esiste una configurazione di potere economico che interviene nella politica, ma che si trova in questo momento a dover decidere che cosa fare a proposito della politica etnonazionalista, se non addirittura della politica neonazista dell’estrema destra.

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Capitalismo/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

La generazione del Sessantotto, se vogliamo chiamarla cosi’, era antagonista a tutto cio’ che era il capitale e la risposta del capitale e’ stata: “Vi diamo la liberta’ individuale e anche noi la apprezziamo, e struttureremo tutto in base alla liberta’ individuale, in particolare sul mercato, in modo che abbiate una grande liberta’ di scelta nel mercato. In cambio voi vi scordate della giustizia sociale”.
Questo e’ stato il patto col diavolo offerto alla generazione del Sessantotto da Reagan e Thatcher negli anni settanta e ottanta, fino all’era Clinton negli anni novanta.
Arrivati agli anni novanta, molti hanno cominciato ad accettare che, se avessero finito per avere dei problemi, la colpa sarebbe stata loro. Quel sistema, in effetti, funzionava benissimo. Funzionava benissimo per gli ultraricchi e per gli imprenditori di successo. Gli ultraricchi diventavano piu’ ricchi, piu’ ricchi e sempre piu’ ricchi. Il divario fra quel che guadagnavano i Ceo e quel che guadagnavano i singoli dipendenti si allargava e diventava piu’ ampio, e ancora piu’ ampio.
Poi siamo arrivati al 2007-2008 e alla grande crisi.
Sembrava che il sistema fosse fallito […]
Quello che sostengo e’ che il neoliberismo non e’ finito nel 2007-2008. Ha perso la sua legittimazione, in particolare la legittimazione politica.
Il malcontento nei confronti del sistema c’era, ed e’ diventato piu’ profondo, piu’ profondo e ancora piu’ profondo. In altre parole, le persone hanno cominciato ad alienarsi dal sistema economico in cui si erano trovate.
Al contempo, pero’, il sistema in se’ non stava cambiando. In effetti, dal 2007-2008 i ricchi hanno tratto vantaggio piu’ di chiunque altro. Hanno applicato la dottrina del “mai lasciare che una buona crisi vada sprecata” e l’hanno effettivamente usata a proprio beneficio. Se esaminate i dati relativi a Regno Unito e Stati Uniti, troverete che il primo 1 per cento ha accresciuto la propria ricchezza e il proprio potere del 14, 15 o addirittura del 20 per cento, mentre la ricchezza e il potere degli altri sono stagnati o diminuiti, dopo il 2008. Il progetto neoliberista non è arrivato al capolinea; e’ andato avanti. Ma e’ andato avanti in una situazione in cui non era piu’ legittimato come in precedenza

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GreenNewDeal/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Se la massa del capitale cresce esponenzialmente, sorge la domanda di dove si trovi il mercato per quella massa crescente.
E come verra’ assorbita quella massa attraverso il consumo?
Se aumenta la quantita’ totale di merci, ovviamente devono essere popolazioni sempre piu’ ampie che consumino quelle merci, ma devono avere il denaro per poterle acquistare.
Tutto questo significa che la societa’ deve essere strutturata in qualche modo non solo per gestire la tendenza alla caduta del saggio del profitto, ma anche per gestire la difficolta’ di realizzare il valore di una massa crescente e quella massa crescente sta diventando sempre piu’ problematica […]
Se quella massa continua a crescere […] andremo incontro a problemi seri per i consumatori ma anche per l’ambiente.
Questa e’ una delle difficolta’ fondamentali che abbiamo di fronte, per il riscaldamento globale e altri problemi ambientali. La massa crescente delle merci e’ associata a una massa crescente di rifiuti.
All’improvviso si e’ sviluppata una forte preoccupazione, si vogliono mettere al bando le borse di plastica cosi’ come tutti altri prodotti di plastica, perche’ hanno generato una massa di rifiuti che ora circola negli oceani, con casi orrendi come balene morte con lo stomaco pieno di sacchetti di plastica.
La massa crescente di produzione, consumo e smaltimento degli oggetti di plastica e’ una cosa che dobbiamo tenere in considerazione.
Anche la domanda globale di risorse di base ha avuto un picco.
La produzione di rame, litio e minerali di ferro e’ schizzata verso l’alto, in gran parte in risposta alla stupefacente urbanizzazione della Cina. Anche con la caduta del saggio del profitto, la massa delle merci in circolazione continua ad aumentare a un tasso composto. La massa crescente dei minerali estratti conseguente a un’urbanizzazione fonte di sprechi (come Hudson Yards) va vista come qualcosa di necessario per la riproduzione del capitale e il mantenimento dell’accumulazione di capitale.
Ma in quale misura questo “estrattivismo” e’ necessario per la riproduzione di un modo di vita delle persone?
E che modo di vivere sara’?
Spesso in passato ho detto che, mentre si discute molto di che tipo di citta’ vogliamo costruire, la domanda reale e’: che tipo di persone vogliamo essere?
E’ la risposta a questa seconda domanda che deve definire che tipo di citta’ dovremmo costruire

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Geoeconomia/Harvey

David Haevey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Quello pero’ che ha davvero caratterizzato il periodo della globalizzazione, dagli anni ottanta in poi, e’ stata la possibilita’ di assistere a un livellamento del saggio di profitto, il che significa che in questo periodo e’ piu’ facile vedere un maggiore trasferimento di valore dalle economie ad alta intensita’ di lavoro a quelle ad alta intensita’ di capitale.
In altre parole, la distinzione fra economie ad alta intensita’ di lavoro e ad alta intensita’ di capitale e’ passata in primo piano. Percio’ ora e’ diventata un punto focale di lotta, una lotta feroce per cercare di impedire che certe aree del mondo diventino ad alta intensita’ di capitale.
E’ quello che stanno cercando di fare gli Stati Uniti proprio in questo momento nei confronti della Cina.
Perche’ gli Stati Uniti sono cosi’ irritati dal fatto che Pechino voglia diventare un’economia ad alta intensita’ di capitale entro il 2025?
Perche’ sono cosi’ irritati per i trasferimenti tecnologici verso la Cina?
E perche’ quindi c’e’ questa grande lotta sui diritti di proprieta’ intellettuale, che e’ la controversia che ha creato i maggiori problemi nei negoziati fra Trump e i cinesi?

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Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Come i terremoti del Nicaragua (1972) e di Citta’ del Messico (1985) meritano di essere definiti piuttosto dei “classemoti”, l’avanzata del Covid-19 mostra tutte le caratteristiche di una pandemia di classe, genderizzata ed etnicizzata.
I tentativi di attenuazione sono comodamente rivestiti con la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, le pratiche, in particolare da parte dei governi nazionali, fanno pensare a motivazioni piu’ sinistre.
La classe operaia contemporanea negli Stati Uniti (composta in prevalenza da afroamericani, latini e donne salariate) deve affrontare la scelta crudele: rischiare il contagio prendendosi cura e mantenendo funzionanti elementi fondamentali per la sopravvivenza (come i negozi di alimentari) oppure rischiare la disoccupazione senza benefici (come un’adeguata assistenza sanitaria).
Il personale stipendiato (come me) lavora da casa e ritira lo stipendio come prima, mentre i Ceo se ne vanno in giro con i jet e gli elicotteri privati.
Le forze lavoro nella maggior parte del mondo da tempo sono state educate a comportarsi come buoni soggetti neoliberisti (il che significa dare la colpa a se stessi o a Dio se qualcosa va storto, ma mai osare suggerire che il problema possa essere il capitalismo).
Ma anche i buoni soggetti neoliberisti possono vedere che qualcosa non va nel modo in cui si risponde a questa pandemia.
La grande domanda e’: quanto a lungo andra’ avanti?
Puo’ darsi anche piu’ di un anno e, piu’ si prolunga, tanto maggiore sara’ la svalutazione, anche quella della forza lavoro

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Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

L’accordo di Bretton Woods, per esempio, era un accordo per cui il capitale non poteva spostarsi facilmente in giro per il mondo, a causa dei controlli sul capitale stesso.
L’economia degli Stati Uniti non era del tutto chiusa, ma lo era relativamente, perche’ era difficile spostare capitali dentro e fuori dal paese […]
I lavoratori lottavano per avere vantaggi negli Stati Uniti, cosi’ come nel Regno Unito, nonche’ in Francia e in Germania […]
Possiamo parlare di una classe operaia tedesca, di una francese, di una inglese e di una americana. Ciascuna di queste classi operaie poteva cercare un vantaggio in un terreno ben definito, perche’ era in gran parte protetta dal dover competere con i lavoratori delle altre economie del mondo, grazie al sistema di controllo sul capitale.
Questo sistema di controllo e’ durato fino alla disgregazione del sistema di Bretton Woods, che si e’ verificata quando il dollaro si e’ sganciato dallo standard aureo nel 1971.
Dopo di allora, i lavoratori si sono ritrovati di colpo a dover competere con tutte le altre forze lavoro di altre parti del mondo. Prima, l’unica concorrenza veniva dall’organizzazione dell’immigrazione da altri paesi.
La Germania importava forza lavoro dalla Turchia, la Francia la importava dal Nord Africa, i maghrebini, la Svezia la importava dalla Jugoslavia e dal Portogallo, il Regno Unito da quello che un tempo era il suo impero, dall’Asia meridionale e dalle Indie occidentali, e gli Stati Uniti hanno aperto il loro sistema di immigrazione nel 1965.
Nel corso degli anni sessanta, il problema principale per i lavoratori era costituito dall’utilizzo dell’immigrazione come modo per minare sia le leggi sul lavoro sia le capacita’ dei lavoratori.
Cio’ a cui questo ha portato, allora, fu la diffusione di un certo atteggiamento anti-immigrati in molti movimenti della classe operaia in tutta Europa e anche, in una certa misura, negli Stati Uniti. Ovviamente.

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Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il consumismo compensativo e’ stato visto dalle grandi aziende come una delle risposte alle alienazioni sperimentate nell’ambiente di lavoro.
Il presupposto del consumismo compensativo pero’ e’ che, in primo luogo, i consumatori abbiano una domanda efficace sufficiente, che abbiano abbastanza denaro e che possano quindi andare nei negozi e acquistare tutto quello che vogliono.
La risposta dei capitalisti non e’ stata necessariamente quella di aumentare i salari, ma di abbassare il costo dei beni di consumo.
Mentre i salari rimanevano stagnanti, aumentava quello che si poteva acquistare con quei salari, grazie al calo generale dei costi dei beni di consumo (molti dei quali venivano prodotti in Cina).
Il benessere materiale delle classi lavoratrici poteva migliorare anche se il livello dei salari non cresceva.
Questo anche perche’ i livelli dei salari individuali rimanevano uguali, ma i nuclei familiari avevano aumentato il proprio reddito grazie alle donne, entrate in gran numero a far parte della forza lavoro, in parte incentivate dagli allettamenti del consumismo e dalla proliferazione di tecnologie e servizi per la casa, in grado di economizzare il lavoro domestico […]
Quanto e’ stato soddisfacente il consumismo compensativo?
Tanto per cominciare, molti prodotti erano di scarsa qualita’, e molti si sono resi subito inutilizzabili deteriorandosi. Il che risulta vantaggioso, perche’ il capitale non vuole prodotti che durino molto a lungo, questo affinche’ il mercato non si saturi.
Il consumismo compensativo ha significato la creazione di nuove mode, se possibile ogni giorno, e la produzione di oggetti non duraturi […]
C’e’ una rotazione rapida nel consumo, addirittura fino al punto che il capitale inizia a coltivare forme di consumo che sono praticamente istantanee e non esclusive […]
Le forme di consumismo iniziano a cambiare.
Anziche’ creare cose che durino a lungo e che soddisfino un particolare bisogno come coltelli, forchette e piatti e altri oggetti simili, si crea un’enorme industria che produce spettacoli […]
Questo alimenta un mercato di consumo istantaneo, o di brevissimo termine.
Guardi un episodio su Netflix in un’ora ed e’ tutto li’, e’ finito, quello e’ il tuo consumo e poi passi all’ora successiva.
Si impone il consumismo del binge-watching, delle abbuffate di spettacoli e serie televisive.
Si impone la “reality tv”, al punto che persino il telegiornale si trasforma in uno spettacolo di consumo, con conseguenze politiche disastrose.
Tutto il mondo del consumo cambia e si trasforma.
Ma non cambia in un modo che sia per forza piu’ soddisfacente. Anche il consumismo compensativo puo’ diventare alienante.

Info:
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Economia di mercato/Harvey

David Harvey . L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

La “globalizzazione” e’ stata agevolata anche da una profonda riorganizzazione del sistema dei trasporti, che ha ridotto i costi della movimentazione delle merci.
La containerizzazione, un’innovazione vitale, ha permesso di assemblare parti e componenti fabbricati in Brasile per produrre auto “made in Detroit”.
I nuovi sistemi di comunicazione hanno consentito di organizzare in maniera efficiente la catena di produzione delle merci nello spazio globale (le imitazioni delle griffe parigine, prodotte negli sweatshops di Hong Kong, potevano essere inviate quasi immediatamente a Manhattan).
Le barriere artificiali al commercio, come i dazi e i contingenti di importazione, sono state gradualmente ridotte.
Soprattutto, e’ stata creata una nuova architettura finanziaria per favorire il flusso internazionale di capitale liquido verso le destinazioni dove poteva essere impiegato nella maniera piu’ redditizia.
La deregolamentazione della finanza, cominciata alla fine degli anni settanta, ha accelerato dopo il 1986 ed e’ diventata inarrestabile negli anni novanta.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza