Economia di mercato/Bauman

Zygmunt Bauman – Dentro la gobalizzazione. Le conseguenze sulle persone – Laterza (2007)

Una volta, erano offerti all’ammirazione di tutti come eroi e da tutti venivano emulati quei ricchi che si erano costruiti da se’, i «self-made men»: la loro vita era un modello di quanto produce l’etica del lavoro e la rigida e costante adesione alla ragione.
Ma oggi non e’ piu’ cosi’.
Si adora la ricchezza stessa, la ricchezza come chiave di uno stile di vita piu’ fantasioso e prodigo. Conta cio’ che si puo’ fare, non cio’ che si deve fare o cio’ che e’ stato fatto.
Oggetto di adorazione universale sono i ricchi per la loro meravigliosa capacita’ di scegliere come vivere, i luoghi dove soggiornare di tanto in tanto, con chi starci, e di cambiare tutto secondo la loro volonta’ e senza alcun sforzo; si ammira il fatto che non sembrino mai raggiungere il punto di non ritorno, che le loro reincarnazioni non finiscano mai, che il loro futuro appaia sempre piu’ ricco di contenuti e piu’ affascinante del passato. Infine, affascinano solo gli ampi orizzonti che la ricchezza dischiude.
Questa gente sembra guidata dall’estetica del consumo; l’ostentazione di un gusto stravagante, se non frivolo, non l’obbedienza all’etica del lavoro o ai rigidi e proibizionistici precetti della ragione, la raffinatezza nei gusti, non il semplice successo finanziario, giustificano la loro grandezza agli occhi altrui e il loro diritto all’ammirazione di tutti.

Info:
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Sociologia/Bauman_Dentro_Globalizzazione.html
https://www.skuola.net/sociologia/dentro-globalizzazione.html

Stato/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

Che cosa ne e’ dell’esercizio del potere statale ad opera dei governanti quando lo Stato viene messo “sotto vuoto” dalla globalizzazione dei mercati finanziari, dal carattere sovranazionale dei “rischi” – dall’ecologia al terrorismo – e dalla governance delle organizzazioni internazionali e delle reti transgovernative?
Tutti questi livelli – infrastatali e sovrastatali – prendono decisioni politiche, giuridiche, strategiche, economiche fuori dal quadro dello Stato, e queste entita’ si infischiano assolutamente delle sue competenze e prerogative.
Deregolamentando la finanza e facendo sparire lo Stato dall’attenzione generale, la rivoluzione neoliberale degli anni Ottanta ha precipitato il mondo in un universo di avvenimenti automatici; ha contribuito a far si’ che lo spazio della politica fosse assorbito da una grande varieta’ di istanze, e in primo luogo dalle maggiori imprese, dalle istituzioni e autorita’ indipendenti, condannando l’uomo politico, senza piu’ terra sotto i piedi, a simulare cio’ che avrebbe dovuto essere e fare,
a riprogrammarsi continuamente […]
A partire dagli anni Novanta la congiunzione fra un nuovo idealtipo politico ispirato ai valori manageriali del neoliberalismo e la telepresenza permanente esplicitata nell’offerta mediatica h24 spiega la comparsa di una nuova generazione di uomini politici portatori di un’identita’ partitica vaga e di parole d’ordine ormai centrate, piu’ che su un programma, su un’identita’ di marchio: gli slogan “Forza Italia” di Silvio Berlusconi, “Cool Britannia” di Tony Blair o “A better Spain”di Zapatero, quando non ci si limita a una semplice lettera, a delle iniziali, a un logo, come la O di Obama, la “Z con Zapatero”, oppure l’EM (En Marche!) di Macron.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Geoeconomia/Immerwahr

Daniel Immerwahr – L’impero nascosto. Breve storia degli Stati Uniti d’America – Einaudi (2020)

Milioni di persone concorderebbero nel dire che gli Stati Uniti, almeno per alcuni versi, sono un impero.
La questione e’ stata posta innumerevoli volte. L’espropriazione dei nativi americani, molti dei quali sono stati relegati nelle riserve, e’ stata un atto imperialista piuttosto evidente. Poi, negli anni quaranta dell’Ottocento, gli Stati Uniti combatterono una guerra con il Messico e ne conquistarono un terzo del territorio. Cinquant’anni piu’ tardi, combatterono contro la Spagna e ne rivendicarono la maggior parte dei territori oltremare.
Un impero, pero’, non consiste soltanto in conquiste territoriali.
Come potremmo chiamare la subordinazione degli afroamericani? […]
Oppure, cosa dire della diffusione del potere economico degli Usa all’estero? Gli Stati Uniti non avranno conquistato fisicamente l’Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, ma cio’ non ha impedito ai francesi di lamentarsi della «cocacolonizzazione».
I detrattori si sono sentiti inondati dal commercio Usa. Oggi che gli affari del mondo si contano in dollari e ci sono McDonald’s in piu’ di cento paesi, capiamo che forse avevano ragione.
Poi ci sono gli interventi militari.
Gli anni seguiti alla Seconda guerra mondiale hanno portato i militari statunitensi in un paese dopo l’altro. Le grandi guerre sono note: Corea, Vietnam, Iraq, Afghanistan.
Ma c’è stato anche un flusso costante di scontri minori. Dal 1945, le forze armate statunitensi sono state schierate all’estero per conflitti o potenziali conflitti 211 volte in 67 paesi.
Chiamatelo mantenimento della pace, se volete, o chiamatelo imperialismo. Ma chiaramente non stiamo parlando di un paese che ha tenuto le mani a posto. […]
[Le] tecnologie allontanarono gli Stati Uniti dall’usuale modello di impero formale. Rimpiazzarono la colonizzazione con la globalizzazione.
Globalizzazione e’ una parola alla moda, ed e’ facile discuterne in termini vaghi, parlare di come tecnologie sempre piu’ sofisticate uniscano un mondo eterogeneo. Ma quelle nuove tecnologie non sono saltate fuori dal nulla. Molte furono sviluppate dai militari statunitensi in un breve periodo di tempo, durante gli anni Quaranta del Novecento, con l’obiettivo di dare agli Stati Uniti una nuova relazione con il territorio.
In modo spettacolare, e nel giro di pochi anni, l’esercito costrui’ una rete logistica mondiale sconvolgente per la sua scarsa dipendenza dalle colonie.
Fu sconvolgente anche perche’ accentro’ il commercio, i trasporti e la comunicazione mondiale in un unico paese, gli Stati Uniti.

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/stati-uniti-limpero-nascosto
https://www.globalist.it/dolce-vita/2020/08/07/l-impero-mascherato-da-repubblica-gli-stati-uniti-d-america-un-libro-svela-una-verita-sempre-nascosta-2062872.html
http://materialismostorico.blogspot.com/2020/03/tradotta-la-storia-degli-usa-di.html

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

Una delle maniere principali con cui si puo’ «arraffare ricchezza» rimane comunque la corruzione.
Nei paesi meno sviluppati, la corruzione puo’ assumere la forma di una busta di carta gonfia di banconote. Ma la corruzione «all’americana» e’ diventata molto piu’ sofisticata, e passa attraverso l’approvazione di leggi che garantiscono per esempio commissioni esagerate alle compagnie che vendono beni o servizi ai governi (per i settori della difesa militare e della sanita’) o rimborsi inferiori al dovuto per l’uso di risorse naturali che di diritto appartengono alla comunita’ (da parte delle industrie petrolifere e minerarie, o anche del legname che cresce sul suolo pubblico) […]
La globalizzazione danneggia i cittadini americani anche in altri modi, sottraendo cioe’ entrate fiscali al paese […]
La globalizzazione ha dato modo alle grandi compagnie di mettere i paesi l’uno contro l’altro, persuadendo i governi che, se non avessero ridotto le aliquote societarie, loro si sarebbero spostate all’estero […]
Dopo aver ottenuto la possibilita’ di pagare meno tasse in un paese, si rivolgono agli altri, dichiarando che, se non abbasseranno le loro, sposteranno le attivita’.
Non sorprende che le grandi compagnie siano entusiaste di questa gara al ribasso.
L’idea che l’America dovesse ridurre le aliquote societarie per competere con gli altri paesi nasce dai repubblicani, che nel 2017 le tagliarono dal 35 al 21 per cento, come era gia’ stato fatto quando, nel 2001 e nel 2003, furono abbassate le tasse sui redditi da capitale e sui dividendi.

Info:
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/ 
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/

Geoeconomia/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Forse l’evento piu’ emblematico e’ stato l’incontro avvenuto a Londra nel gennaio 2017 tra Donald Trump e Theresa May, incontro che ha ufficializzato l’inizio di una nuova stagione storica.
Come quasi quarant’anni fa con Thatcher e Reagan, i paesi anglosassoni risposero alla lunga crisi degli anni settanta aprendo le loro economie e le loro societa’ al mondo – avviando l’epoca che, dopo il 1989, e’ stata chiamata “globalizzazione” –, cosi’ oggi quegli stessi paesi, a quasi dieci anni di distanza dall’infarto finanziario che ha posto termine alla crescita espansiva associata alla globalizzazione, con Trump e May compiono una radicale inversione di marcia: America/Britain first, stretta sui confini, rilancio della sovranita’ nazionale, centralita’ degli accordi bilaterali.
Le democrazie anglosassoni si confermano cosi’ quelle piu’ capaci di registrare gli umori popolari.
Non si dimentichi che il cambiamento in atto non e’ stato sospinto dalle elite ma dagli elettori.
In Inghilterra e’ stato il referendum a imporre la Brexit e negli Usa Trump ha vinto non solo contro la Clinton, ma anche contro il Partito repubblicano.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il secolo asiatico? – Fazi (2019)

Gli asiatici credono fermamente nel fatto che i mercati debbano essere subordinati al benessere generale della societa’, piuttosto che essere un obiettivo fine a se stesso.
A differenza dell’Occidente, le societa’ asiatiche continuano a essere favorevoli alla globalizzazione perche’ i loro governi la stanno attivamente orientando a loro favore.
Dall’India al Vietnam, i sondaggi mostrano che l’80 per cento e’ pro-globalizzazione (mentre negli Stati Uniti e in Francia sono meno del 40 per cento). Il capitalismo gode piu’ o meno dello stesso sostegno, il che e’ piuttosto ironico data la storia socialista delle principali nazioni asiatiche.
L’ostilita’ diffusa nei confronti della finanza e dell’industria hitech negli Stati Uniti e’ indicativo di una convergenza ideologica verso il punto di vista asiatico secondo cui le banche e i giganti della tecnologia non dovrebbero essere lasciati liberi di sfruttare i consumatori, ma dovrebbero essere asserviti allo Stato e ai bisogni della societa’, che si tratti di stabilita’ fiscale, creazione di posti di lavoro, riqualificazione dell’infrastruttura, formazione di competenze. […]
Gli asiatici hanno appreso negli anni Novanta a essere sospettosi nei confronti del modello di capitalismo angloamericano finanziarizzato e iperderegolamentato.
Per esempio, gli asiatici sono convinti che sia la redistribuzione fiscale a generare una crescita equa, in barba all’ortodossia capitalistica secondo cui la crescita si traduce automaticamente in redistribuzione.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la riduzione della disuguaglianza richiede tasse più elevate e maggiori investimenti pubblici. Di conseguenza, molti paesi asiatici non esitano a usare le leve macroeconomiche – riduzione dei tassi di interesse, investimenti anticiclici, spesa pubblica aggressiva e tasse elevate – per promuovere una maggiore equita’ e creare posti di lavoro. Trasporti pubblici, alloggi, reti elettriche e servizi igienici efficienti sono elementi fondamentali per una buona qualita’ della vita.
Le riforme economiche non possono avvenire a scapito dell’occupazione e della coesione sociale. Il governo cinese si preoccupa del destino dei lavoratori rimpiazzati dai robot e dei profitti che arriveranno alle imprese che riducono il personale mentre aumentano la produzione, ma invece di lasciare che le suddette imprese portino i loro profitti all’estero, li tassa e acquista delle quote nelle stesse per raccogliere i frutti della loro crescita.

Info:
https://www.iltascabile.com/societa/secolo-asiatico/
http://www.mangialibri.com/libri/il-secolo-asiatico
https://www.repubblica.it/dossier/la-repubblica-delle-idee-2019/2019/06/03/news/parag_khanna-227854599/

Finanziarizzazione/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista – Derive Approdi (2016)

Il «tempo reale» e l’ubiquita’ che caratterizzano oggi le operazioni finanziarie sarebbero impensabili in assenza delle tecnologie che hanno consentito di integrare tutte le maggiori borse del mondo in un unico, immenso mercato globale […]. [Questo] processo di «tecnicizzazione» dei mercati finanziari ha svolto un ruolo decisivo nell’ascesa della «finanza creativa», favorendo la creazione di titoli speculativi ad alto rischio come hedge fund, future e derivati, che si possono definire come vere e proprie scommesse sull’andamento futuro di determinati mercati – materie prime, alimenti e altro – sulle oscillazioni dei tassi di cambio fra monete e dei tassi di interesse dei titoli di Stato, nonche’ su molti altri eventi economici ma anche sociali (si scommette persino sul tasso di mortalita’ di determinate categorie sociali o popolazioni. […]
Di qui una serie di effetti a catena: una quota crescente del credito concesso dalle banche e’ stato utilizzato per acquistare titoli a elevato rendimento e a elevato rischio, invece che per effettuare investimenti produttivi, e l’enorme massa di denaro
che le banche hanno cosi’ creato dal nulla ha finito per sovrastare quello emesso dalle banche centrali.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

 

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa Liberale – Laterza (2018)

Poiche’ la concezione liberale della societa’ e’ universale e non legata a un determinato luogo o nazione, e’ del tutto naturale per i liberali abbracciare una politica e un’economia transnazionali.
Gli ideali liberali furono dietro alla creazione delle Nazioni Unite e delle Comunita’ europee. Il libero commercio, il multilateralismo e gli scambi culturali sono fra gli strumenti primari dell’avanzamento del progetto liberale.
In poche parole, i liberali appartengono al «partito della globalizzazione» e non al «partito della territorialita’». […]
La domanda e’: chi assicurera’ l’ordine liberale in un mondo dai confini vaghi e dalla multipla interdipendenza?
La sola autorita’ pubblica transnazionale di qualche rilevanza, l’Unione europea, si trova ora in un processo di decomposizione Organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite o la Banca mondiale difficilmente sono in grado di proteggere gli individui dai comportamenti predatorii in economia e in politica.
Esiste unautentico liberale che creda ancora che l’impero americano sia davvero un promotore della liberta’ in tutto il
mondo?
E un «impero» russo o tedesco puo’ far meglio per i rispettivi vicini europei?

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Per capire cosa sta accadendo, dobbiamo tornare al XVIII secolo e al conflitto non tra imperi e nazioni ma tra l’ancien regime e l’Illuminismo (Aufklärung) […].
Detto in poche parole, l’Illuminismo, rappresentato in particolare da Immanuel Kant, sosteneva la crescita del razionalismo e dell’universalismo, il quale ultimo implicava una forma di uguaglianza tra le persone […] una volontà di cambiamento e innovazione […] una mentalita’ che trovo’ la sua espressione piu’ pura nella scienza dell’economia classica.
L’ancien regime, il conservatorismo, rappresentava invece la tradizione, la stabilita’, una fede religiosa incontestata, una rinuncia generale a mettere in discussione gerarchie e disuguaglianze consacrate dal tempo.
Dal punto di vista conservatore, i valori dell’Illuminismo erano freddi, dirompenti e inquietanti, accessibili solo alle persone istruite; quelli dell’ancien regime, al contrario, erano accessibili attraverso la famiglia e la permanenza nel tempo […]
I poveri spesso bramano stabilita’ e familiarita’.
E probabilmente guardano al cambiamento come a una minaccia per quel poco che hanno.
Questa prospettiva ci aiuta anche a spiegare l’attuale enigma per cui molti dei leader dei nuovi movimenti conservatori, in particolare Donald Trump, sostengono di parlare a nome degli emarginati e degli oppressi, e si fanno vanto allo stesso tempo della propria ricchezza, proponendo politiche economiche che favoriscono ancora di piu’ i ricchi.
Il conservatorismo non offre sicurezza attraverso la ridistribuzione della ricchezza ma mediante l’affermazione di valori tradizionali, vecchie certezze e la gestione del potere da parte di governanti ammirati. […]
Considerare gli attuali scontri sulla globalizzazione come un revival della lotta epica tra Illuminismo e ancien regime ci consente anche di comprendere il rifiuto dei concetti di evidenza e competenza cosi’ centrale nelle campagne di Trump e della Brexit. Questa e’ la vecchia ostilita’ nei confronti della scienza e della ragione insita nel conservatorismo storico con la sua preferenza per l’autorita’ di leader o di credenze religiose piuttosto che per la conoscenza.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Connectography Le mappe del futuro ordine mondiale – Fazi (2016)

La parola “globalizzazione” e’ entrata nell’uso solo alla fine degli anni Ottanta – poco prima della conclusione della guerra fredda.
Nonostante la radicale espansione della connettivita’ mondiale a partire da quel periodo, essa e’ stata poi dichiarata morta per tre volte nell’ultimo decennio o giu’ di li’.
La prima volta con gli attacchi terroristici dell’Undici Settembre 2001 a New York e Washington. Allora fu dichiarato che l’erosione della fiducia tra l’Occidente e il mondo arabo, l’aumento delle misure di sicurezza ai confini e il disordine geopolitico delle guerre in Iraq e Afghanistan avrebbero ridotto l’economia globale allo stallo.
La seconda volta con il collasso dei negoziati di Doha dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization–WTO) nel 2006, quando si sostenne che, in assenza di accordi su un quadro globale di regole, il commercio mondiale avrebbe rallentato, o si sarebbe richiuso e contratto. Piu’ recentemente, infine, con la crisi finanziaria del
2007-2008, il calo delle esportazioni, la diminuzione dei prestiti internazionali e l’attacco al modello anglosassone di capitalismo sono stati citati come prova di una “deglobalizzazione”.
Una quarta via dell’idea della “fine della globalizzazione” e’ attualmente in fase embrionale a causa dell’alzarsi dei tassi d’interesse americani, del rallentamento della crescita cinese e del nearshoring (la delocalizzazione in prossimita’ dei confini di un paese) e dell’automazione della produzione permesse dall’energia a basso costo e dalle avanzate tecnologie di manifattura.

Info:
https://.pandorarivista.it/articoli/connectography-parag-khanna-connettivita/
https://www.anobii.com/books/Connectography/9788893250566/011e9f0a9e3362e2e0
https://www.intrattenimento.eu/recensioni/connectography-recensione-parag-khanna/