Geoeconomia/Streeck

Globalismo e democrazia. L’economia politica del tardo neoliberismo – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

La guerra in Ucraina e la conseguente ristrutturazione delle relazioni internazionali non porranno fine al processo di deglobalizzazione gia’ in atto almeno dal 2008, ma continueranno a portarlo avanti, conferendogli una nuova forma politica ed economica.
Cio’ avverra’ soprattutto per effetto di un’altra forza trainante che verra’ ad aggiungersi alle altre, quella degli interessi delle superpotenze globali e regionali alla propria difesa militare e al mantenimento della propria liberta’ d’azione.
Il cooperare di questi fattori determinera’ i confini delle nuove e piu’ brevi catene del commercio e del valore aggiunto, ossia la disposizione dei centri del nuovo multipolarismo, l’estensione dei rispettivi bacini di utenza, l’interazione tra di essi all’esterno e la loro struttura all’interno.
Quello di una “globalizzazione tra amici” e’ uno slogan che si e’ sentito spesso dall’inizio della guerra, cosi’ come il termine friendshoring (rifornimento da paesi amici) come nuova forma e ulteriore sviluppo del reshoring (rientro della produzione).
Si trattera’, in tal senso, di una militarizzazione dell’economia mondiale, conformemente regionalizzata o persino rinazionalizzata di conseguenza, e nella quale la sicurezza militare, come “sicurezza nazionale”, verra’ ad aggiungersi a quella economica, all’affidabilita’ delle relazioni di fornitura, quale ulteriore principio cangiante.
Nel processo di declino del neoliberismo, stati e imperi diverranno ancor piu’ importanti e visibili di quanto non lo siano stati fin qui, per esempio con l’imposizione di sanzioni reciproche , e si faranno avanti con i propri stessi interessi ancestrali in termini di tutela ed esercizio del potere […]
L’uscita dal mondo unico del neoliberismo richiedera’, via via in forma adattata, politiche industriali e strutturali, interventi normativi, divieti e incentivi, aiuti e sussidi, ma anche relazioni commerciali selettive, nelle importazioni come nelle esportazioni, mediante l’intervento dello stato nella proclamata liberta’ dei mercati neoliberali, cosi’ da evitare qualunque forma di dipendenza economica e politica.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
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Populismo/Piketty

Il socialismo del futuro – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)

La strategia di Trump e’ quella classica: fa capire ai piccoli bianchi massacrati dalla globalizzazione che il loro nemico e’ il piccolo negro, l’immigrato, il messicano, il musulmano, e che tutto andra’ meglio se il grande miliardario bianco liberera’ il Paese dalla loro presenza.
Trump esaspera il conflitto razziale e identitario per evitare il conflitto di classe, di cui rischierebbe di fare le spese.
L’accento posto sulle fratture etniche ha svolto un ruolo centrale nell’intera storia degli Stati Uniti, e spiega in buona parte l’esilita’ della solidarieta’ e dello Stato sociale americano. Trump si limita a portare al parossismo la sua strategia, con – peraltro – alcune importanti novita’.
La prima. Fa leva su un’ideologia, quella della fortuna meritata, della sacralizzazione del mercato e della proprieta’ privata, che negli Stati Uniti, negli ultimi decenni, ha raggiunto livelli inediti, elevatissimi.
La seconda. La struttura del conflitto politico tende oggi a ramificarsi nel resto del mondo, specialmente in Europa. Un po’ ovunque, si vede crescere negli elettorati popolari un misto di tentazione xenofoba e di accettazione rassegnata delle leggi del capitalismo globalizzato. Dal momento che e’ illusorio aspettarsi grandi cose dalla regolazione della finanza e delle multinazionali, allora picchiamo duro sugli immigrati e sugli stranieri – se la cosa non ci fara’ forse del bene, ci fara’ comunque meno male.
Molti elettori di Trump o di Le Pen coltivano in fondo una convinzione assai semplice: e’ piu’ facile prendersela con gli immigrati che con il capitalismo finanziario, o immaginare un sistema economico diverso […]
La lezione principale, per l’Europa e il mondo, e’ chiara: e’ urgente riorientare la globalizzazione dalle fondamenta.
Le massime sfide del nostro tempo sono la crescita delle disuguaglianze e il riscaldamento climatico. Occorre metter mano a trattati internazionali che aiutino a rispondere a queste sfide e a promuovere un modello di sviluppo equo e duraturo. Si tratta di accordi di tipo nuovo, che possono contenere, se necessario, misure intese a facilitare gli scambi. Al cui centro, in ogni caso, non va posto il tema della liberalizzazione del commercio, la quale deve tornare a essere cio’ che non ha mai cessato di essere: uno strumento al servizio di obiettivi piu’ elevati.
In concreto, bisogna smettere di firmare accordi internazionali finalizzati alla riduzione dei diritti di dogana e di altre barriere commerciali senza includere nei trattati medesimi, fin dai primi capitoli, regole con tanto di stime, e regole vincolanti, tali da concorrere alla lotta contro il dumping fiscale e climatico: tipo tassi minimi comuni d’imposta sui profitti delle societa’ e target verificabili e sanzionabili di emissione di CO2. Non e’ piu’ possibile negoziare trattati di libero scambio in cambio di niente.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/ 
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’avvento della globalizzazione ha significato e significa tutt’oggi uno sbilanciamento nei rapporti di potere tra i poli di capitale e mercato e di lavoro e democrazia egualitaria, a vantaggio del capitale e a scapito di chi lo serve.
Tra i suoi effetti si annoverano la soppressione del modello di crescita keynesiano, che presuppone mercati dei capitali contenibili a livello nazionale, e la degradazione della democrazia egualitaria a forza produttiva. I cambiamenti istituzionali necessari a tale obiettivo – quali la “flessibilizzazione” del mercato del lavoro e del lavoro medesimo, con l’indebolimento dei sindacati e della loro capacita’ di sciopero, la protezione delle banche centrali dal rischio di influenza da parte di governi eletti dai cittadini, il risanamento dei conti pubblici, la ristrutturazione dello stato sociale in direzione di politiche attive e di ridimensionamento del suo ruolo, la privatizzazione delle istituzioni e dei servizi pubblici, l’aumento della cosiddetta partecipazione diretta, anche da parte dei cittadini e cosi’ via – trovarono attuazione, pur con velocita’ e priorita’ differenti, piu’ o meno ovunque nelle democrazie capitaliste cosi’ sottomesse a una rivoluzione neoliberale, nella gran parte dei casi per un impulso unanime di entrambe le principali fazioni, centro-destra e centro-sinistra.
Il processo neoliberale di affrancamento del capitalismo dalla democrazia, tuttavia, non avvenne senza resistenza, e la strada che lo separava dal suo ultimo obiettivo fu sempre molto lunga.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
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Economia di mercato/Tozzi

Dopo il turismo – Lucia Tozzi – Nottetempo (2020)

Il turismo e’ la piu’ feroce delle industrie neoliberiste, equivale secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) al 10% del PIL globale e occupa il 10% dei lavoratori mondiali.
E non solo: nel calcolo dei volumi d’affari del turismo globale non rientrano solo gli spostamenti legati al tempo libero, ma tutti gli spostamenti. Viaggi di lavoro, di studio, di svago, per ragioni di salute, pellegrinaggi, visite ai parenti, persino migrazioni. Tutto conta, ogni arrivo nazionale e internazionale, ogni notte in albergo o in B&B, ogni ingresso al museo va inteso materialisticamente come turismo.
Turistificazione e globalizzazione non sono due processi paralleli, sono quasi interamente sovrapponibili: ideologia e industria del movimento.
Il manager che fa avanti e indietro da Wuhan e il ventenne che gira per festival techno, da questo punto di vista, hanno la stessa funzione.
Le citta’ possono competere per cose apparentemente diverse come diventare sede di un’agenzia governativa o aggiudicarsi un grande evento, ma gli obiettivi appartengono alla stessa costellazione: generare mobilita’, attrarre persone e fondi pubblici e privati.

Info:
https://www.nazioneindiana.com/2020/06/18/dopo-il-turismo/
https://www.leparoleelecose.it/?p=38728
https://www.sololibri.net/Dopo-il-turismo-Lucia-Tozzi-ebook-gratuito-semi-nottetempo.html

Capitalismo/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)


L’obiettivo della rivoluzione neoliberale degli anni settanta era il superamento della crisi di stagnazione del capitalismo, in conseguenza anche delle maggiori richieste di una classe operaia piu’ consapevole di se’, sostenuta nelle sue istanze dalla politica di piena occupazione degli stati.
Il calo dei profitti nei paesi trainanti del capitalismo fu accompagnato da un aumento dell’inflazione e da una crescente domanda di intervento dei sistemi di sicurezza sociale.
L’insieme di tali fattori ha indebolito la disponibilita’ di investimento e deposito dei capitali. Conseguenza di tutto questo fu a sua volta una maggior disoccupazione […]
Il passaggio a una politica economica neoliberista negli anni ottanta rappresento’ un tentativo di rivitalizzazione del capitalismo mediante il disciplinamento della forza lavoro, che in quell’epoca poteva contare sulla tutela di sistemi sociali nazionali.
In vista di tale scopo fu predisposta non solo una ristrutturazione delle politiche sociali, salariali e del mercato del lavoro, ma anche una nuova economia estera di tipo liberale e non piu’ keynesiano.
Con la fine del comunismo negli anni novanta, tale cambiamento fu promosso e portato avanti su un ampio fronte sotto il nome di globalizzazione, come prosecuzione lineare di un lungo, naturale e inarrestabile cammino di progresso dell’umanità verso una societa’ mondiale pacifica e pacificata,unita da un comune sistema di valori universali.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
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Economia di mercato/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

La globalizzazione non e’ stata altro che una ricolonizzazione del mondo da parte dell’Occidente, questa volta sotto la guida americana anziche’ britannica.
Lo sfruttamento dei popoli meno avanzati (l’estrazione del plusvalore, direbbero i marxisti) e’ stato piu’ discreto ma molto piu’ efficace rispetto al periodo che va dal 1880 al 1914 […]
Gli occidentali non hanno compreso che delocalizzando le loro industrie si proponevano di vivere come una sorta di borghesia planetaria, sfruttando il lavoro sottopagato del Resto del mondo.
Questo rapporto di sfruttamento ha trasformato le popolazioni del “Resto” [del Mondo] in un proletariato generalizzato, permettendo al contempo, seppur in modo inconsapevole, alle classi dirigenti locali di sussistere […]
Abbiamo anche intravisto la possibilita’ di un’ampia alleanza di Stati occidentali, una federazione europea di grandi potenze che, lungi dal promuovere la causa della civilta’ mondiale, potrebbe presentare il gigantesco pericolo di un parassitismo occidentale, prodotto dall’esistenza di un gruppo di nazioni industriali avanzate, le cui classi superiori riceverebbero grandi tributi in Asia e in Africa, con i quali manterrebbero grandi masse di dipendenti docili, non piu’ occupati nelle principali industrie dell’agricoltura e della manifattura, ma nei servizi personali o in attivita’ industriali minori sotto il controllo di una nuova aristocrazia finanziaria […]
Questo mondo e’ sorto grazie alla globalizzazione, che ha portato la societa’ del consumo al suo ultimo stadio. Fino all’incirca al 1980, gli operai americani, francesi o di altre parti consumavano fondamentalmente cio’ che producevano: si trattava della prima societa’ del consumo, frutto dei Trenta Gloriosi.
Ma la delocalizzazione delle fabbriche occidentali ha poi trasformato le persone. Gli oggetti che si consumano sono ormai prodotti altrove. Il proletariato laborioso degli anni Cinquanta si e’ tramutato nella plebe negli anni Duemila, sotto la spinta di teorici ed esperti dell’economia globalizzata […]
La teoria del libero scambio si preoccupa solo del consumatore, il quale deve poter comprare i beni di cui ha bisogno ai prezzi piu’ bassi, e i suoi apostoli minacciano continuamente gli occidentali con la storia che finiranno per pagare di piu’ il loro cibo, i loro vestiti, i loro cellulari, le loro automobili, le loro medicine, i giocattoli per i loro bambini e i loro nani da giardino se si ostineranno a volerli fabbricare da soli.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/

Economia di mercato/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica della teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

La “crescita senza inflazione” in presenza di salari stagnanti e’ solo un successo del capitale.
La ripresa dell’occupazione a condizioni di lavoro piu’ dure, piu’ precarie e meno protette (con produttività comunque in crescita) esprime solo un aumento del tasso di sfruttamento: se in famiglia prima lavorava solo il capofamiglia, ora lavorano in due, in tre e il tenore di vita e’ lo stesso perche’, oltre a diminuire i salari reali, con la riduzione della spesa pubblica, i servizi un tempo offerti dallo stato devono ora essere pagati in moneta sonante.
Il pareggio dei conti pubblici e’ poi quanto di piu’ assurdo. Come si puo’ pensare che la salute di una persona possa essere subordinata alla logica del profitto di un’azienda ospedaliera?
Il funzionamento dei servizi pubblici, sia di quelli privatizzati, sia di quelli ancora in mano alle amministrazioni dello stato, e’ diventato tutto di tipo aziendalistico: aziende sanitarie locali, ospedali, scuole, ferrovie, televisione tutto deve rispettare il principio del bilancio in pareggio (o, preferibilmente, in surplus), come in ogni azienda efficiente.
L’abbattimento dell’inflazione fa bene alle banche che ottengono tassi d’interesse reali piu’ elevati, non ai lavoratori i quali non riescono nemmeno a conservare il loro salario reale (visto che il contenimento dell’inflazione e’ ottenuto proprio tramite la cosiddetta “moderazione salariale”, vero perno della politica economica dell’ultimo decennio, e
vista l’impossibilita’ di legare la retribuzione agli aumenti dei prezzi per via dei danni che cio’ produrrebbe sull’efficienza complessiva del sistema); per non parlare poi del fatto che, con i rapporti di forza esistenti, i lavoratori hanno persino smesso di ambire alla spartizione dei proventi della crescente produttivita’ del loro stesso lavoro. 

Economia di mercato/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale – Stafano Feltri – Utet (2024)

Quando un giorno gli storici cercheranno il momento in cui e’ finita la globalizzazione che ha plasmato il ventesimo e il ventunesimo secolo, forse sceglieranno proprio il 3 ottobre del 2023.
E’ quella la data su una bozza di documento, rivelata dal giornale Politico.eu, che prevede l’intesa tra Washington e Bruxelles per imporre «una adeguata protezione tariffaria di acciaio e alluminio dalle fonti di eccesso di capacita’ produttiva non dovute al mercato».
Una formula molto opaca che pero’ ha un significato preciso: poiche’ la Cina sussidia la produzione di alluminio e acciaio in modo da poter vendere i prodotti finiti a prezzi piu’ bassi rispetto ai concorrenti europei, allora servono barriere tariffarie che introducano un costo aggiuntivo sull’acciaio e l’alluminio cinesi, in modo da rendere il suo prezzo di vendita finale analogo o superiore a quello dei produttori europei e americani, che cosi’ non rischieranno piu’ di perdere quote di mercato e di dover spegnere le loro acciaierie […]
L’aspetto di rilevanza sistemica e globale di questa vicenda e’ che le ritorsioni tariffarie di Stati Uniti e Unione Europea in risposta ai sussidi cinesi sono in violazione delle regole fissate dalla WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, che proibiscono la discriminazione di questo o quel paese, nel tentativo di creare una concorrenza trasparente e paritaria a livello globale […]
L’aspetto piu’ importante di quelle tariffe e’ che sono tariffe illegali, perche’ decise in modo unilaterale dagli Stati Uniti senza passare dalla WTO.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Societa’/Kurz

Il capitale mondo.Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Robrt Kurz – Meltemi (2022)

In passato, nell’eterno conflitto per l’interpretazione dei fatti, sembrava che le parti fossero state assegnate in maniera automatica: gli ideologi protocapitalistici orientati a destra assumevano immancabilmente il ruolo degli irriducibili apostoli della conservazione e della negazione di ogni cambiamento qualitativo; viceversa, “sinistra” era praticamente sinonimo di “progressismo”, addirittura di attesa impaziente del nuovo e di accelerazione del processo storico.
Sia nelle sue espressioni riformistiche, sia in quelle rivoluzionarie, il discorso della sinistra pullulava sempre di metafore proiettate verso il futuro, di “nuovi stadi del capitalismo”, di rotture fondamentali dello sviluppo, di prospettive inaudite etc.
Curiosamente pero’, all’inizio del XXI secolo, sono gli apologeti, gli ideologi e gli istigatori del capitalismo a impossessarsi sfacciatamente della nuova qualita’ sociale della globalizzazione, facendone il loro punto di forza, mentre la sinistra si e’ generalmente ritirata su posizioni di contenimento, conservazione ed esplicita negazione della realta’.
Anche laddove i liberali o i conservatori sembrano manifestare in qualche caso un certo scetticismo sulla globalizzazione, questo si stempera regolarmente all’interno di un discorso sdrammatizzante, accompagnato da un riferimento positivo e ottimistico nei confronti del nuovo; viceversa, lo stesso scetticismo e i falsi paragoni con il passato nei discorsi della sinistra testimoniano l’avvilente ignoranza degli sconfitti della storia, disposti solo a bendarsi gli occhi per non vedere la nuova realta’.
Surclassata dallo sviluppo del capitalismo globale, la sinistra ha perso la sua capacita’ di iniziativa storica, e se ne sta solitaria con i suoi concetti teorici e le sue idee sociali.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Capitalismo/Kurz

Il capitale mondo. Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Robert Kurz – Meltemi (2022)

Nel suo sviluppo l’esportazione di capitale tradizionale rispettava qualcosa come un principio di costruzione modulare.
Ad esempio, quando Volkswagen, negli anni Settanta, esportava i suoi capitali negli USA o in Brasile, lo faceva costituendo in questi paesi una struttura aziendale per la produzione di automobili pressoche’ identica a quella originaria. Si trattava di investimenti per l’espansione aziendale nel contesto di un’espansione globale del capitale […]
Analogamente le multinazionali costruivano all’estero societa’ affiliate, che erano copie o cloni della societa’-madre, con le relative divisioni aziendali (dalla produzione all’amministrazione).
L’esportazione di capitale si traduceva quindi nell’espansione meccanica di questa o quella compagnia. Presso la societa’-madre restava solo la centrale di comando superiore, che aveva il compito di compendiare al suo interno tutto questo agglomerato di elementi aziendali indistinguibili.
Il nuovo processo della globalizzazione, a partire dagli anni Ottanta, ha superato questa forma primordiale dell’organizzazione multinazionale sotto molteplici aspetti. All’espansione meccanica, secondo il principio dell’architettura modulare, e’ subentrata un’esportazione di capitale completamente nuova.
Nella crisi della terza rivoluzione industriale il fattore piu’ importante non e’ l’espansione delle capacita’ aziendali verso altri paesi; al contrario, l’esportazione di capitale avviene nel contesto di una contrazione dell’accumulazione globale […]
In questo contesto la cosa piu’ importante, nell’ottica del singolo capitale aziendale, consiste nello sbarazzarsi di ogni zavorra, nel ridurre quanto piu’ possibile i costi, nell’eliminare ulteriormente la forza-lavoro […]
Naturalmente gioca un ruolo, come mai in passato, la vocazione a essere globalmente presenti, cosi’ da assorbire un po’ dappertutto potere di acquisto (dove ce n’e’ ancora) mediante la produzione locale diretta; un impulso che si fa ancor piu’ prepotente in seguito al progressivo inaridimento dei mercati interni.
Esso pero’ viene di gran lunga sovrastato dalla necessita’ di trovare strade del tutto nuove per la riduzione dei costi cosi’ da sopportare i colpi della concorrenza distruttrice.
Pertanto l’esportazione di capitale (sul piano dell’economia reale) ha adesso soprattutto lo scopo di alleggerire i costi delle capacita’ produttive gia’ esistenti e di produrre a costi sempre piu’ bassi.
In conclusione: l’esportazione di capitale si e’ trasformata in una funzione della razionalizzazione aziendale. Non si tratta più di investimenti finalizzati all’espansione dell’impresa bensi’ di investimenti per la razionalizzazione, collegati alla chiusura di attivita’ aziendali e ai licenziamenti di massa.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe