Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

C’erano 2,4 miliardi di persone sul pianeta quando venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel 1949: un quarto di loro viveva in paesi sviluppati e democratici, con elite sociali plasmate dalle tradizioni dell’Illuminismo.
Oggi ci sono 7,5 miliardi di persone nel mondo e la maggioranza di loro vive al di fuori di sistemi democratici stabili, in societa’ dove i diritti umani sono negati.
Peggio ancora, le ideologie ufficiali di questi Stati sono totalmente antiumanistiche, per esempio la miscela di confucianesimo e scienza contabile che viene spacciata per «marxismo» in Cina, lo sciovinismo indu’ del regime di Modi in India e il nazionalismo da Grande Russia che anima Putin […]
Non meno importante, c’e’ l’attacco all’umanesimo portato avanti negli ultimi quattro decenni in nome delle teorie economiche del libero mercato.
Imponendoci nuove routine, costringendoci ad adottare nuovi comportamenti e valori unicamente per sopravvivere, riducendoci a entità economiche bidimensionali, il modello economico noto come neoliberismo ha spazzato via le nostre difese comportamentali e intellettuali contro le varie forme di antiumanesimo da cui siamo bersagliati in questo inizio di XXI secolo.
Il punto di svolta, che ha materializzato tutti questi pericoli e li ha accelerati, e’ stata la vittoria di Trump, e l’ondata mondiale di populismo di destra che ha contribuito a scatenare.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/

Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale – il Saggiatore (2019)

Non molto tempo fa, nei primi anni novanta, persone perfettamente razionali erano convinte che la storia fosse «finita»: che la democrazia liberale e il capitalismo del libero mercato fossero stati perfetti e immutabili, che rendevano impossibili sommovimenti drastici in futuro.
Dal 2008 quell’illusione e’ crollata.
La crisi finanziaria scatenata dalla bancarotta della Lehman Brothers si e’ avvitata fino a diventare una crisi di legittimita’ del sistema liberista, che ora si e’ trasformata in un attacco alla democrazia e ai diritti umani e sta mettendo a dura prova il sistema geopolitico.
Trump governa l’America. La Brexit ha innescato uno sgretolamento dell’Unione Europea. I social media sono inondati di antisemitismo, islamofobia, deliri di supremazia bianca e vittimismo maschile. In Turchia, centinaia di giornalisti sono in prigione. Nelle Filippine, il presidente esalta l’operato degli squadroni della morte. La guerra in Siria, che e’ iniziata con un gruppetto di adolescenti che aveva
scritto sui muri slogan contro Bashar al-Assad, ha provocato 470 mila morti e dieci milioni di sfollati. La Cina si sta attrezzando per mettere in piedi nei prossimi dieci anni un sistema capillare di sorveglianza e controllo del suo miliardo e quattrocento milioni di cittadini attraverso la tecnologia
digitale.
Questa non e’ la fantasia distopica di un fumetto: e’ la realta’

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/

Geoeconomia/Comin

Gialuca Comin, Donato Speroni – 2030 la tempesta perfetta. Come sopravvivere alla grande crisi – Rizzoli (2012)

E’ un dato di fatto che la globalizzazione, i nuovi assetti geopolitici ed economici, l’emergere delle grandi economie dei Paesi asiatici e latinoamericani, i problemi posti dal climate change e, non ultima, la crisi dei mercati finanziari del 2008 abbiano gia’ trasformato per sempre il ruolo delle imprese.
La ragione e’ chiara per tutti gli attori sociali: in un mondo che ha accelerato la sua trasformazione, non prepararsi ai rischi porta al disastro e, in primo luogo, mette a repentaglio rendimenti e bilanci fino alla stessa esistenza delle imprese.
A tutti e’ posta la sfida di gestire le vulnerabilita’ e le opportunita’ di quella che il sociologo polacco Zygmunt Bauman chiama la «società liquida».
In questa sfida le imprese sono le prime a essere chiamate in causa e a dover rispondere nei confronti di tutti i loro stakeholder, cioe’ di tutti i soggetti (azionisti, dipendenti, consumatori, ma anche cittadini in qualche modo coinvolti dalla presenza delle unita’ produttive sul territorio) che sono portatori di un qualche interesse rispetto all’impresa.

Info:
https://www.vogue.it/people-are-talking-about/vogue-arts/2012/02/tempesta-perfetta-comin-speroni

Geoeconomia/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Tutti hanno sentito parlare del fenomeno dei contractors, cioe’ dei professionisti della guerra (quasi sempre ex soldati di professione con esperienza nei corpi d’elite) che affiancano le
truppe americane, inglesi e di altre nazioni in varie operazioni sul campo.
Meno note sono le dimensioni del fenomeno: i contractors sono quasi 60.000 sui soli teatri del Medio Oriente (dal Libano all’Afghanistan) e circa 40.000 in Africa. Un vero e proprio esercito di mercenari che forse sono ancora piu’ numerosi, ove si tenga conto del fatto che il Pentagono e’ reticente nel dare cifre precise in merito, mentre agenzie come la Cia o la Nsa si guardano bene dal darne.
Un esercito che, alle imprese che ne vendono i servigi, garantisce un giro di affari che probabilmente si aggira intorno ai cento miliardi di dollari.
Perche’ stupirsi se nell’era in cui tutto viene privatizzato il fenomeno si estende anche alla guerra?
Prima c’erano gli eserciti di leva, poi i militari di mestiere al servizio di un determinato Paese, infine ecco i mercenari al servizio del miglior offerente.
Fra l’altro, cosi’ si evitano i contraccolpi dell’opinione pubblica quando il prezzo in vite umane di una guerra tende a farsi troppo alto […]
Ma gli imprevisti sono dietro l’angolo: in primo luogo perche’ questa gente e’ al servizio di imprese private e non di qualche Stato e, com’e’ noto, gli interessi delle multinazionali ignorano i confini geopolitici e le regole della guerra […]
Dopo la medievalizzazione dell’economia con il ritorno della lex mercatoria arriva la medievalizzazione della guerra con il ritorno di Lanzichenecchi e capitani di ventura.

Info:
https://www.carmillaonline.com/2018/05/15/le-nuove-pelbi-globali-dentro-la-crisi-sistemica/
https://www.sinistrainrete.info/libri/16175-carlo-formenti-oligarchi-e-plebei.html

Geoeconomia/Zizek

Slavoi Zizek – Virus – Ponte alle Grazie (2020)

Ci stiamo ridestando ora dal sogno che l’epidemia possa svanire col caldo estivo, e non e’ stata elaborata una strategia nel lungo periodo – l’unico dibattito che si e’ avviato verte sui sistemi per allentare progressivamente le misure di contenimento. Quando infine l’epidemia si sara’ ridotta, saremo troppo stanchi ed esausti per goderne…
Che scenario implica tutto cio’?
Apparso all’inizio di aprile su un grande quotidiano britannico, il testo che segue delinea uno sviluppo possibile:
Riforme radicali – di segno opposto rispetto all’orientamento che ha informato gran parte delle politiche attuate negli ultimi quarant’anni – dovranno essere discusse. I governi dovranno accettare di svolgere un ruolo piu’ energico nell’economia. Devono considerare i servizi pubblici un investimento piuttosto che un passivo, e trovare modi per contenere la precarieta’ del mercato del lavoro. La ridistribuzione figurera’ di nuovo nei programmi; i privilegi degli anziani e dei benestanti saranno discussi. Le politiche finora ritenute eccentriche, come il reddito minimo e l’imposta patrimoniale, dovranno essere vagliate.
Non sara’ una riedizione del manifesto del Partito laburista britannico?
No, e’ un brano tratto dal Financial Times.
Procedendo in maniera analoga, Bill Gates fa appello a un «approccio globale» per contrastare la malattia e avvisa che, se si lascia che il virus si diffonda liberamente nei paesi in via di sviluppo, si avra’ un effetto di rimbalzo e il virus si ripercuotera’ in ondate successive sulle nazioni piu’ ricche.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/slavoj-zizek/2020/07/11/virus-capitalismo
https://www.illibraio.it/news/dautore/libri-virus-zizek-1372415/

Geoeconomia/Zizek

Slavoi Zizek – Virus (14 ed.) – Ponte alle grazie (2020)

Tre tempeste sono sul punto di congiungersi e scatenare le loro forze combinate sull’Europa.
Le prime due non riguardano in maniera specifica l’Europa: l’epidemia di coronavirus con l’impatto fisico diretto che comporta (quarantene, sofferenza e morte) e le ripercussioni sull’economia, piu’ gravi in Europa che altrove perche’ l’Europa e’ gia’ stagnante e piu’ delle altre regioni del mondo dipende dalle importazioni e dalle esportazioni (l’industria automobilistica costituisce il pilastro dell’economia tedesca, e l’esportazione di macchine di lusso verso la Cina ha gia’ raggiunto lo stallo ecc.).
A queste due tempeste dobbiamo aggiungere ora la terza che chiameremo il virus di Putogan: la nuova esplosione di violenza in Siria fra la Turchia e il regime di Assad (sostenuto apertamente dalla Russia). Entrambi i fronti sfruttano gelidamente le sofferenze di milioni di richiedenti asilo per i propri interessi politici […]
La Russia e la Turchia conservano una posizione ideale per esercitare pressioni sull’Europa: i due Paesi controllano la fornitura di petrolio, come pure il flusso di rifugiati in Europa, sicche’ possono sfruttare questi due aspetti per tenerla sotto scacco.
La danza demoniaca che vede alternarsi conflitti e alleanze e di nuovo conflitti tra Erdogan e Putin non dovrebbe ingannarci: entrambi gli estremi fanno parte dello stesso gioco geopolitico a scapito dei siriani. Non solo nessuna delle due parti si cura delle loro sofferenze, ma entrambe si affaccendano a sfruttarle. Non puo’ che saltare all’occhio la somiglianza fra Putin ed Erdogan: rappresentano sempre di piu’ due varianti di uno stesso regime politico – sono le due incarnazioni della stessa figura che possiamo chiamare Putogan.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/slavoj-zizek/2020/07/11/virus-capitalismo
https://www.illibraio.it/news/dautore/libri-virus-zizek-1372415/
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-virus-dellavvenire_it_5e8d7c80c5b6e1a2e0fc234d
https://www.lastampa.it/vatica-insider/it/2020/05/20/news/coronavirus-slavoi-zizek-non-esiste-un-ritorno-alla-normalita-1.38867522

Geoeconomia/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Sono gli Stati che consentono ai mercati di funzionare e di crescere, non il contrario.
Perfino il mercato finanziario non regolato per eccellenza, il regno del denaro caldo (cioe’ il mercato dell’euro-dollaro, costituito dai depositi di dollari al difuori degli Stati Uniti e basato a Londra e Parigi), non puo’ essere considerato un esempio che contraddice questa regola.
Nato in apparente contraddizione con il regime di controllo globale dei movimenti di capitale che vigeva negli anni Sessanta (e quindi in contrasto con le due massime potenze finanziarie dell’epoca, gli Usa e la Gran Bretagna), questo mercato non sarebbe potuto nascere senza precise politiche a suo favore da parte di entrambe.
Il mercato dell’eurodollaro fu considerato come un modo per riservare uno spazio al tentativo della Gran Bretagna di ripristinare almeno in parte l’egemonia finanziaria perduta, e come uno strumento per consentire alle multinazionali americane di scavalcare i controlli sul rimpatrio dei loro profitti e di finanziare piu’ agevolmente le loro attivita’ oltreoceano.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Geoeconomia/Immerwahr

Daniel Immerwahr – L’impero nascosto. Breve storia degli Stati Uniti d’America – Einaudi (2020)

Milioni di persone concorderebbero nel dire che gli Stati Uniti, almeno per alcuni versi, sono un impero.
La questione e’ stata posta innumerevoli volte. L’espropriazione dei nativi americani, molti dei quali sono stati relegati nelle riserve, e’ stata un atto imperialista piuttosto evidente. Poi, negli anni quaranta dell’Ottocento, gli Stati Uniti combatterono una guerra con il Messico e ne conquistarono un terzo del territorio. Cinquant’anni piu’ tardi, combatterono contro la Spagna e ne rivendicarono la maggior parte dei territori oltremare.
Un impero, pero’, non consiste soltanto in conquiste territoriali.
Come potremmo chiamare la subordinazione degli afroamericani? […]
Oppure, cosa dire della diffusione del potere economico degli Usa all’estero? Gli Stati Uniti non avranno conquistato fisicamente l’Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, ma cio’ non ha impedito ai francesi di lamentarsi della «cocacolonizzazione».
I detrattori si sono sentiti inondati dal commercio Usa. Oggi che gli affari del mondo si contano in dollari e ci sono McDonald’s in piu’ di cento paesi, capiamo che forse avevano ragione.
Poi ci sono gli interventi militari.
Gli anni seguiti alla Seconda guerra mondiale hanno portato i militari statunitensi in un paese dopo l’altro. Le grandi guerre sono note: Corea, Vietnam, Iraq, Afghanistan.
Ma c’è stato anche un flusso costante di scontri minori. Dal 1945, le forze armate statunitensi sono state schierate all’estero per conflitti o potenziali conflitti 211 volte in 67 paesi.
Chiamatelo mantenimento della pace, se volete, o chiamatelo imperialismo. Ma chiaramente non stiamo parlando di un paese che ha tenuto le mani a posto. […]
[Le] tecnologie allontanarono gli Stati Uniti dall’usuale modello di impero formale. Rimpiazzarono la colonizzazione con la globalizzazione.
Globalizzazione e’ una parola alla moda, ed e’ facile discuterne in termini vaghi, parlare di come tecnologie sempre piu’ sofisticate uniscano un mondo eterogeneo. Ma quelle nuove tecnologie non sono saltate fuori dal nulla. Molte furono sviluppate dai militari statunitensi in un breve periodo di tempo, durante gli anni Quaranta del Novecento, con l’obiettivo di dare agli Stati Uniti una nuova relazione con il territorio.
In modo spettacolare, e nel giro di pochi anni, l’esercito costrui’ una rete logistica mondiale sconvolgente per la sua scarsa dipendenza dalle colonie.
Fu sconvolgente anche perche’ accentro’ il commercio, i trasporti e la comunicazione mondiale in un unico paese, gli Stati Uniti.

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/stati-uniti-limpero-nascosto
https://www.globalist.it/dolce-vita/2020/08/07/l-impero-mascherato-da-repubblica-gli-stati-uniti-d-america-un-libro-svela-una-verita-sempre-nascosta-2062872.html
http://materialismostorico.blogspot.com/2020/03/tradotta-la-storia-degli-usa-di.html

Geoeconomia/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Forse l’evento piu’ emblematico e’ stato l’incontro avvenuto a Londra nel gennaio 2017 tra Donald Trump e Theresa May, incontro che ha ufficializzato l’inizio di una nuova stagione storica.
Come quasi quarant’anni fa con Thatcher e Reagan, i paesi anglosassoni risposero alla lunga crisi degli anni settanta aprendo le loro economie e le loro societa’ al mondo – avviando l’epoca che, dopo il 1989, e’ stata chiamata “globalizzazione” –, cosi’ oggi quegli stessi paesi, a quasi dieci anni di distanza dall’infarto finanziario che ha posto termine alla crescita espansiva associata alla globalizzazione, con Trump e May compiono una radicale inversione di marcia: America/Britain first, stretta sui confini, rilancio della sovranita’ nazionale, centralita’ degli accordi bilaterali.
Le democrazie anglosassoni si confermano cosi’ quelle piu’ capaci di registrare gli umori popolari.
Non si dimentichi che il cambiamento in atto non e’ stato sospinto dalle elite ma dagli elettori.
In Inghilterra e’ stato il referendum a imporre la Brexit e negli Usa Trump ha vinto non solo contro la Clinton, ma anche contro il Partito repubblicano.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Geoeconomia/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Un punto che non e’ chiaro e’ se una politica keynesiana di spesa in deficit potrebbe far ripartire la macchina o se la macchina, per ragioni strutturali (demografia, innovazione tecnologica, erosione del lavoro quindi dei redditi, globalizzazione, livelli gia’ raggiunti e non ulteriormente incrementabili di ultra-consumo) e’ giunta a un plateau e li’ si fermera’, a meno di non organizzare una bella distruzione generalizzata che chiami nuova costruzione, e quindi nuova dinamica […]
Sperando vivamente che a nessuno venga davvero in mente per il bene del “capitalismo” di organizzare una distruzione creatrice, cioe’ una bella guerra mondiale, ogni Stato si agita per competere meglio e di piu’ in questa nuova, problematica, geografia della scarsa crescita.
Ma questa pressione alla competizione in un ambiente molto denso e al limite delle capacita’ di carico ambientale planetario assume le forme di una “rissa in ascensore”[…]
Si tratta della lotta per l’egemonia tra il modello anglo-americano del libero mercato, animato dall’imprenditoria e della finanza privata, e il suo storico rivale, non piu’ il mercato chiuso a conduzione statale, ma un ibrido tra il primo e il secondo.
Il modello cinese e’ di questo tipo, perlopiu’ in linea con una tendenza generale asiatica, visto che e’ piu’ o meno lo stesso di Singapore, Taiwan, e per molti versi, anche della Corea del Sud e del Giappone.
Recentemente, pare che anche la Russia si sia convertita a questo modello sviluppista e che, addirittura, Trump l’abbia riproposto come modello di politica economica per gli USA.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump