Finanziarizzazione/Galli

Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Mimesis (2018)

I fondi pensione sono il prodotto della finanziarizzazione del concetto di sicurezza sociale (“dalla culla alla tomba”), frutto della citata convergenza tra capitalismo e democrazia rappresentativa.
Ma il mandato iniziale di garantire […] che i soldi versati dai lavoratori siano in grado di ripagare in futuro chi va in pensione, si e’ trasferito da istituzioni pubbliche, statuali (come, per esempio, l’Inps, in Italia), a enti gestiti da professionisti della finanza (equivalenti sociali dei loro colleghi dei vertici delle multinazionali, anche i fondi sovrani comprendono gli stessi beni e sono gestiti, con gli stessi criteri, dall’identico ceto), in grado di investire efficacemente e di arricchirsi con le retribuzioni, tanto che il portafoglio complessivo dei trecento citati colossi e’ passato dai quattro miliardi e seicento milioni di dollari del 2008, all’inizio della crisi, a oltre settemila miliardi nel 2015.
Un processo che, agli albori del movimento operaio, era iniziato con modeste casse mutue di lavoratori, e’ assurto, con la globalizzazione, a tali dimensioni finanziarie e multinazionali da far pensare a un capitalismo spersonalizzato, allo sfumarsi delle categorizzazioni di ceto e classe in una sorta di “societa’ liquida”

Info:
https://www.unilibro.it/libro/galli-giorgio-bochicchio-francesco/arricchirsi-impoverendo-multinazionali-capitale-finanziario-crisi-infinita/9788857543932

Finanziarizzazione/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

[La] deregolamentazione consenti’ alle banche di finanziare investimenti molto superiori al loro patrimonio.
Cio’ permise loro di rischiare sui mercati secondari somme sempre maggiori, accelerando la spirale al rialzo delle quotazioni. Le banche correvano sempre piu’ rischi, ma ogni volta un investitore (persona o azienda) rivendeva i titoli a un numero maggiore di ulteriori investitori, riducendo cosi’ i propri rischi attraverso la condivisione con una platea sempre piu’ vasta di attori.
L’espansione del sistema e l’entrata in gioco dei ricchi della Cina, della Russia e di molti altri paesi fino a quel momento estranei al sistema di mercato capitalistico, estese i rischi a un numero sempre maggiore di investitori. La condivisione – e dunque la riduzione dei rischi – sembrava poter proseguire all’infinito, o quasi.
La ricchezza non veniva creata attraverso la produzione di beni e servizi reali, ma attraverso la rivalutazione costante di titoli finanziari acquistati e rivenduti all’infinito.
In tal modo, le attivita’ finanziarie sono diventate la forma di gran lunga piu’ redditizia di attivita’ economica: per fare denaro bastava muovere denaro, tagliando cosi’ fuori le attivita’ intermedie necessarie per realizzare beni o fornire i servizi venduti a scopo di profitto.
Le imprese operanti in altri settori dell’economia sono state cosi’ incentivate prima a crearsi un proprio braccio finanziario, e poi a concentrare su di esso le proprie competenze e i propri sforzi strategici, demandando qualsiasi ulteriore attivita’ ad
altri, ivi comprese le funzioni legate a quello che fino a quel momento era stato il loro core business e ai rapporti con la clientela di massa […]
Ci sono fondati motivi per affermare che la previsione che in caso di necessita’ i governi sarebbero intervenuti a salvare le banche – “troppo grandi per fallire” – abbia incoraggiato queste ultime a correre rischi irresponsabili, e che i salvataggi
post-2008 non abbiano fatto altro che incentivare le stesse banche a correre rischi ancora maggiori in futuro.
Quando si e’ capito chiaramente che tutti i responsabili della catastrofe l’avrebbero fatta franca, qualcuno ha osservato che i banchieri sono “troppo grandi” non solo “per fallire” (to fail), ma anche “per finire in carcere” (to jail).
D’altra parte, a fronte dei danni provocati dai salvataggi, occorre considerare anche il rischio di un crollo totale dell’economia globale se non si fosse fatto nulla per bloccare l’emorragia delle quotazioni azionarie.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Finanziarizzazione/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Oggi la disponibilita’ di manodopera non rappresenta piu’ un problema per il capitale, come non lo e’ stato negli ultimi venticinque anni.
Ma se la forza lavoro non ha potere, i salari ristagnano e
i lavoratori privi di mezzi non danno vita a un mercato vivace.
La persistente compressione dei salari pone dunque il problema di una domanda insufficiente per i beni e i servizi prodotti in quantita’ sempre maggiori dalle imprese capitalistiche.
Un ostacolo all’accumulazione di capitale, ovvero la questione del lavoro, viene superato soltanto creandone un altro, cioe’ l’assenza di un mercato.
Come fare ad aggirare questo secondo ostacolo?
Il divario tra i guadagni dei lavoratori e la loro capacita’ di spesa e’ stato colmato dall’avvento delle carte di credito e dalla crescita dell’indebitamento. Negli anni ottanta il debito delle famiglie statunitensi si attestava in media a circa 40.000 dollari (in termini reali); oggi e’ salito a 130.000 dollari a famiglia, mutuo compreso.
L’esplosione del debito e’ stata favorita dall’azione di istituti finanziari che hanno sostenuto e promosso l’indebitamento dei
lavoratori, i cui redditi non accennavano ad aumentare. Inizialmente il fenomeno ha interessato la popolazione con un impiego stabile, ma alla fine degli anni novanta si e’ reso necessario spingersi oltre, perche’ il mercato era esausto; bisognava percio’ estenderlo alle fasce di reddito piu’ basse.
Societa’ di credito immobiliare come Fannie Mae e Freddie Mac, sottoposte a pressioni politiche, hanno allentato i cordoni della borsa per tutti; gli istituti finanziari, inondati di credito, hanno cominciato a concedere prestiti anche a chi non aveva un reddito stabile. Se cio’ non fosse accaduto, chi avrebbe comprato tutte le nuove case e i nuovi appartamenti costruiti dalle imprese edilizie mediante il ricorso all’indebitamento?
Il problema della domanda nel settore immobiliare e’ stato temporaneamente risolto finanziando sia i costruttori sia i compratori. Gli istituti finanziari, nel loro insieme, hanno finito per controllare sia l’offerta sia la domanda di immobili residenziali.
Una dinamica analoga si e’ verificata con tutte le forme di credito al consumo erogato per l’acquisto di ogni sorta di beni, dalle auto alle macchine tosaerba ai regali di Natale, comprati a piene mani nelle grandi catene come Toys “R” Us e WalMart.
Tutto questo indebitamento era ovviamente rischioso, ma il problema poteva essere superato grazie a mirabolanti innovazioni finanziarie come la cartolarizzazione, che apparentemente spalmava il rischio su un gran numero di investitori, creando persino l’illusione di farlo scomparire.
Il capitale finanziario fittizio ha preso il comando, ma nessuno ha voluto fermarlo, perché tutti quelli che contavano sembravano guadagnare un sacco di soldi.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Finanziarizzazione/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale – Chiarelettere (2018)

L’espansione finanziaria di questi decenni e’ strettamente connessa all’aumento della disuguaglianza e all’abnorme rigonfiamento delle fortune personali.
La ricchezza liquida – originata dai dividendi azionari, dai guadagni di capitale, dalle transazioni e dagli investimenti finanziari – che si e’ accumulata nelle centrali di gestione della liquidita’ globale e’ passata dalla cifra quasi insignificante di 100 miliardi di dollari nel 1990 a 6 trilioni alla fine del 2013.
E non bisogna illudersi sul fatto che la crisi del 2008-2010 abbia dato un colpo devastante al tesoro dei Paperoni mondiali.
Il colpo c’è stato si’ nel 2008, ma e’ durato solo un anno e nel 2013 i patrimoni dei super ricchi erano tornati a superare del
30 per cento i valori del 2007.
Se poi si considerano i beni degli ultra super ricchi, quelli dello 0,5 per cento, il loro recupero e’ stato ancora piu’ cospicuo, poiche’ nel 2014 i loro patrimoni erano dell’85 per cento piu’ consistenti rispetto al 2007.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Finanziarizzazione/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Finanziarizzazione e’ una parola lunga: se potessi usarne una con meno sillabe lo farei, perche’ e’ il cuore del progetto neoliberista ed e’ necessario comprenderla meglio.
Gli economisti impiegano questo termine per descrivere quattro cambiamenti specifici, iniziati negli anni ottanta:
1. Le aziende hanno voltato le spalle alle banche e si sono rivolte ai mercati finanziari aperti per i fondi necessari alla loro espansione.
2. Come nuove fonti di profitto, le banche hanno puntato sui consumatori e su un insieme di attivita’ complesse e ad alto rischio che chiamiamo «investment banking».
3. I consumatori ormai partecipano direttamente ai mercati finanziari: carte di credito, scoperti di conto, mutui, prestiti per gli studi e auto comprate a rate sono entrati a far parte della vita di tutti i giorni […]
4. Tutte le forme semplici di finanza ormai generano un mercato finanziario complesso […]
Il vostro contratto di telefonia mobile, la vostra iscrizione in palestra, l’energia che consumate in casa – tutti i vostri pagamenti regolari – sono impacchettati in strumenti finanziari che generano interessi costanti per un investitore, molto prima che decidiate di acquistarli. E qualcuno che non avete mai incontrato scommettera’ sulla possibilita’ che voi onoriate i vostri pagamenti […]
La finzione che sta al cuore del neoliberismo e’ che tutti possono godersi lo stile di vita del consumatore senza bisogno che i salari crescano.
Ti puoi indebitare, ma non andrai mai in bancarotta: se ti indebiti per comprare una casa, il valore dell’immobile crescera’ sempre. E ci sara’ sempre inflazione: percio’, se ti indebiti per comprare una macchina, il valore del debito residuo si sara’ ridotto, nel momento in cui avrai bisogno di comprarne un’altra, lasciandoti ampio margine per indebitarti ancora di piu’ […]
Ma la finanziarizzazione ha creato problemi intrinseci, problemi che hanno innescato la crisi, ma che la crisi non ha risolto.
Mentre la moneta cartacea e’ illimitata, i salari sono reali.
Si puo’ andare avanti a creare moneta all’infinito, ma se ai lavoratori ne arriva una quota sempre piu’ bassa, e al contempo una parte crescente dei profitti e’ generata dai loro mutui e dalle loro carte di credito, prima o poi si andra’ a sbattere contro un muro.
A un certo punto, l’espansione dei profitti finanziari realizzati attraverso l’erogazione di prestiti a consumatori in affanno raggiungera’ il limite, e scattera’ indietro come una molla: e’ esattamente cio’ che e’ successo quando e’ scoppiata la bolla dei mutui subprime.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Finanziarizzazione/Galli

Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Arricchirsi impoverendo – Mimesis (2018)

La classifica dei cento maggiori gruppi mostra l’evoluzione dal capitalismo manifatturiero a quello finanziario: al primo posto per fatturato (926.837 miliardi di euro) e’ Unicredit; al secondo Intesa Sanpaolo (673.4729); al terzo la pur in difficoltà Montepaschi (218.882); al quarto Ubibanca (132.433). Eni (energia) e’ solo al quinto posto (127.220), seguita da Enel, pure energia (84.889). La Fiat e’ solo settima, anche se al primo posto per numero di dipendenti (205.112), con Unicredit comunque seconda (con 164.938) […]
Un altro fenomeno che, insieme alla finanziarizzazione, caratterizza il capitalismo italiano nel corso della crisi, cioe’ la deindustrializzazione: dal 2007 al 2015, l’Italia perde quasi un quarto della propria produzione industriale, a seguito delle grandi aziende vendute o portate all’estero, dalla Pirelli (diventata cinese nel 2015), all’Alitalia (passata agli Emirati nel 2014), all’Ansaldo, a Indesit, Italcementi, Ferrari, Parmalat […] oltre a marchi di prestigio, dalla moda a Bulgari.
Insomma, le multinazionali italiane, al cui vertice si collocano i detentori di ricchezza per novemila miliardi di cui si è detto, si finanziarizzano e si delocalizzano, in un Paese che si sta impoverendo.

Info:
https://www.unilibro.it/libro/galli-giorgio-bochicchio-francesco/arricchirsi-impoverendo-multinazionali-capitale-finanziario-crisi-infinita/9788857543932

Finanziarizzazione/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

Vorrei richiamare l’attenzione su questo punto, che secondo me e’ il segno piu’ caratteristico dell’epoca in cui viviamo.
In altri tempi, si poteva dire che potere e denaro fossero mezzi, non fini.
La politica serviva ad altre cose, per esempio a rovesciare i rapporti di classe o a equilibrarli, a promuovere la cultura, ad alleanze e guerre di espansione, alla conquista di altri paesi e alla «civilizzazione» del proprio o di altri popoli.
Il denaro, a sua volta, veniva considerato uno strumento, per cose buone o per cose cattive, ma in ogni caso era finalizzato a qualcos’altro; gli Stati drenavano denaro con il prelievo tributario per fare guerre, per espandere i confini, per la gloria delle case regnanti, per alimentare lo splendore delle corti regie, e cosi’ via.
Il denaro che produce denaro, come accade tipicamente nell’usura, e’ stato nei secoli oggetto di condanna o, almeno, di sospetto.
Ma con la finanziarizzazione dell’economia, per di piu’ in dimensione mondiale, il meccanismo del denaro che produce se stesso, il denaro investito al fine di produrre altro denaro, come nell’albero degli zecchini di Collodi, ha finito d’essere un mezzo ed e’ diventato un fine […]
C’e’ da osservare che – rispetto a tutte le altre possibili materie dell’esperienza umana – denaro e potere hanno questa caratteristica, in qualche modo diabolica: che non bastano mai. La tendenza e’ accumulare all’infinito: accumulare denaro, accumulare potere, finche’ ce n’e’. E quando non ce n’e’ piu’, produrlo per accumularlo.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Finanziarizzazione/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Nel 2004 la divisione finanziaria della General Motors ha generato da sola l’80 per cento del reddito totale dell’azienda madre, mentre le divisioni produttive realizzavano grandi perdite.
Non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e nel resto dell’Occidente capitalistico, a partire dagli anni Ottanta le imprese industriali si sono arrese al capitale-denaro perche’ si sono rese conto che […] produrre denaro per mezzo di denaro rende di piu’ rispetto ad applicare […] il non trascurabile passaggio dal mondo delle merci.
E’ per questo che le imprese, soprattutto le piu’ grandi, si sono convertite in banche, che non finanziano solo l’acquisto o il leasing dei beni che producono, ma forniscono la stessa serie disparata di prestiti che viene offerta dalle banche vere e proprie: dai prestiti per la ristrutturazione delle case ai mutui immobiliari, alle carte di credito, alla consulenza per investire minimizzando le tasse e passare per i paradisi fiscali.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Finanziarizzazione/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista – Derive Approdi (2016)

Il «tempo reale» e l’ubiquita’ che caratterizzano oggi le operazioni finanziarie sarebbero impensabili in assenza delle tecnologie che hanno consentito di integrare tutte le maggiori borse del mondo in un unico, immenso mercato globale […]. [Questo] processo di «tecnicizzazione» dei mercati finanziari ha svolto un ruolo decisivo nell’ascesa della «finanza creativa», favorendo la creazione di titoli speculativi ad alto rischio come hedge fund, future e derivati, che si possono definire come vere e proprie scommesse sull’andamento futuro di determinati mercati – materie prime, alimenti e altro – sulle oscillazioni dei tassi di cambio fra monete e dei tassi di interesse dei titoli di Stato, nonche’ su molti altri eventi economici ma anche sociali (si scommette persino sul tasso di mortalita’ di determinate categorie sociali o popolazioni. […]
Di qui una serie di effetti a catena: una quota crescente del credito concesso dalle banche e’ stato utilizzato per acquistare titoli a elevato rendimento e a elevato rischio, invece che per effettuare investimenti produttivi, e l’enorme massa di denaro
che le banche hanno cosi’ creato dal nulla ha finito per sovrastare quello emesso dalle banche centrali.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

 

Finanziarizzazione/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista – Derive Approdi (2016)

[Il processo di finanziarizzazione] non sarebbe potuto avvenire senza il contributo e la partecipazione attiva del potere politico. Negli anni Ottanta del secolo scorso i governi Reagan e Thatcher non si limitarono a condurre una guerra senza quartiere contro i sindacati: furono promotori di una politica sistematica di deregulation dei mercati che contribui’ a definire la cornice istituzionale e legislativa della finanziarizzazione; una politica che ha trovato zelanti eredi nei governi delle «sinistre» convertite al liberismo: vedi la decisione del presidente democratico George Clinton di abrogare, nel 1999, la legge Glass Steagall (quella introdotta dopo la crisi del ’29 per impedire la commistione fra attivita’ bancarie tradizionali e attivita’ speculative), vedi le scelte di politica economica sistematicamente favorevoli agli interessi della City di Londra da parte del New Labour di Tony Blair, vedi infine l’operato dei governi italiani di centrosinistra che hanno promosso la liberalizzazione dei mercati finanziari e le privatizzazioni di imprese pubbliche, spacciandole senza pudore come passi avanti verso la modernizzazione e «democratizzazione»

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti