Europa/Balibar

Étienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

La storia della costruzione europea e’ abbastanza lunga da aver attraversato diverse fasi differenti, strettamente legate alle trasformazioni del «sistema-mondo».
Puo’ essere utile ripercorrerle mettendo in evidenza la corrispondenza tra le successive estensioni del sistema europeo e la complessita’ crescente delle istituzioni che ne gestiscono l’integrazione, districandosi al tempo stesso negli equilibri instabili tra sovranita’ nazionale e governance comunitaria. Si possono distinguere tre fasi: la prima, dalla Comunita’ europea del carbone e dell’acciaio (CECA) agli effetti degli avvenimenti del 1968 e della crisi petrolifera del 1973 (senza dimenticare il colpo di mano di Richard Nixon nel 1971 contro il sistema di Bretton Woods);
la seconda, dall’inizio degli anni settanta alla caduta del sistema sovietico e alla riunificazione della Germania nel 1990;
infine la terza, dall’allargamento all’Est fino al momento della crisi aperta dallo scoppio della bolla speculativa americana nel 2007 e, per quanto riguarda l’Europa, dal default del debito sovrano della Grecia, scongiurato in extremis nel 2010 nel modo che conosciamo.
Quest’ultimo momento segna l’ingresso in una nuova fase? Penso di si’, anche se le tensioni che osserviamo derivano fondamentalmente dall’ingresso a marce forzate dell’Europa nella globalizzazione, che ha dominato la politica comunitaria per vent’anni: oggi queste tensioni, sia nazionali sia sociali, sono arrivate a un punto di rottura. Si e’ aperto un periodo di incertezza e di fluttuazione, con la possibilita’ di esiti contraddittori ancora imprevedibili.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Europa/Parsi

Vittorio Emanuele Parsi – Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale – il Mulino (2018)

Il futuro dell’Unione europea […] dipende in gran parte dall’atteggiamento con cui sapremo e vorremo porci la sfida di una riarticolazione nei suoi rapporti con gli Stati membri che non ne mortifichi le necessarie sovranita’, ma che si ponga piuttosto il problema di armonizzarne la pluralita’ e di renderne compatibili gli obiettivi. E che preveda un sempre piu’ improcrastinabile riequilibrio tra la dimensione sociale e quella economica e finanziaria dell’Unione.
Per quanto possa apparire un compito arduo, non esistono scorciatoie o alternative perche’, giova ribadirlo, solo accettando di ripartire dalla sovranita’ sara’ possibile garantire un futuro tanto alla democrazia politica quanto all’economia di mercato.
Una via per affermare una sovranita’ europea che contenga, armonizzi e completi le singole sovranita’ degli Stati membri e’ quella di impostare la questione della frontiera comune europea. Si tratta di un tema tutt’altro che semplice, ma che, se correttamente affrontato, consentirebbe di far compiere un passo avanti significativo al processo di costruzione di una casa comune europea.
Gli effetti positivi sono facilmente comprensibili. Da un lato, il sorgere di un effettivo confine europeo, vigilato congiuntamente e sotto una comune responsabilita’ dalle forze militari e di polizia dei singoli Stati che compongono l’Unione consentirebbe di abbattere nuovamente le frontiere interne, pericolosamente e necessariamente risorte proprio a causa della porosita’ del «non-confine» dell’Unione. Dall’altro questa responsabilita’ comune nei confronti della sicurezza collettiva europea alimenterebbe il senso di appartenenza e di cittadinanza europea con tutti quei simboli finora appannaggio esclusivo della residua sovranita’ degli Stati.

Info:

https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberalehttps://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270

Europa/Balibar

Étienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

Oggi in Europa la crisi della legittimita’ democratica e’ dovuta al tempo stesso al fatto che gli Stati nazionali non hanno piu’ né i mezzi ne’ la volonta’ di difendere o di rinnovare il «contratto sociale» e al fatto che le istanze dell’Unione europea non hanno nessuna predisposizione a cercare le forme e i contenuti di una cittadinanza sociale superiore – salvo esservi costrette un giorno o l’altro da un’insurrezione dei popoli o da una presa di coscienza dei rischi a cui espone l’Europa la congiunzione di una dittatura dall’alto dei mercati finanziari e di un malcontento politico nutrito dal basso dalla precarizzazione delle condizioni di vita, dal disprezzo per il lavoro e dall’assenza di futuro.
Dalla descrizione di questa impasse si possono comunque trarre alcune lezioni, per quanto molto aleatorie, sui mezzi per uscirne.
Per quanto duri siano i tempi e per quanto forte sia l’amarezza per le occasioni perdute, si puo’ sperare che il pessimismo che ci viene dall’esperienza vissuta non cancelli del tutto le risorse per immaginare un futuro, risorse che possono essere rafforzate da una migliore conoscenza dei fatti.
L’introduzione di elementi democratici nelle istituzioni comunitarie costituirebbe gia’ un contrappeso alla «rivoluzione conservatrice» in corso. Ma le condizioni politiche di questa democratizzazione non possono determinarsi spontaneamente. Possono essere il frutto soltanto di una spinta simultanea dell’opinione pubblica europea verso l’inversione delle priorita’ dell’Europa, che faccia prevalere l’occupazione, l’inserimento delle giovani generazioni nella societa’, la riduzione delle diseguaglianze, la ripartizione equa del carico fiscale, sul profitto finanziario.
E questa spinta ci sara’ soltanto se i movimenti sociali e l’indignazione morale, attraverso le frontiere, si rafforzeranno al punto di ricostituire una dialettica di potere e opposizione nell’insieme della societa’ europea.
La «controdemocrazia» deve venire in soccorso della democrazia.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Populismo/Balibar

Étienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

Il populismo con cui abbiamo a che fare oggi – quello che attecchisce piu’ rapidamente in Europa – non e’ affatto l’insurrezione pacifica dei cittadini dei diversi Paesi di cui abbiamo bisogno per rivitalizzare la democrazia e per imporne la forza a quelli che la temono e la ostacolano con tutti i mezzi.
Si tratta di un populismo nazionalistico o regionalistico, aggressivamente xenofobo (e che potrebbe diventare omicida se la situazione sociale dovesse deteriorarsi ulteriormente), diretto contro gli «allogeni» (immigrati, in particolare provenienti dall’Asia e dal Sud del Mediterraneo, rom, senza escludere gli ebrei), ma anche contro gli altri europei (Nord contro Sud, Ovest contro Est, vicini contro vicini, anche all’interno delle stesse nazioni, come in Italia).
Di questo populismo vediamo le manifestazioni da un capo all’altro del continente […] un «populismo mediatico», le cui tecniche di manipolazione dei media assomigliano a un fascismo soft riproposto in condizioni storiche e culturali differenti.
A questi populismi reazionari piu’ o meno interconnessi, che riflettono la demoralizzazione delle classi popolari e delle classi medie, il cinismo delle classi dirigenti, l’assenza di prospettive postnazionali che facciano fronte alla globalizzazione e al regresso dei movimenti sociali, e’ del tutto illusorio opporre una semplice predicazione morale, un inno alle virtu’ dello Stato di diritto e del liberismo, che di fatto maschera la perpetuazione delle diseguaglianze e il dominio schiacciante degli interessi della proprieta’ e della finanza.
E’ necessario riprendere la mobilitazione popolare, il cui motore inizialmente puo’ essere soltanto la protesta

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

La percezione tra gli inglesi, anche nella sinistra, e’ che la Brexit li liberera’ dalle politiche reazionarie di Bruxelles, ma e’ una convinzione errata.
In primo luogo, perche’ e’ stato proprio il Regno Unito uno dei fautori di quelle politiche, non e’ stata l’UE a imporgliele. Sono stati gli inglesi a promuoverle e portarle avanti.
In secondo luogo, perche’ quanto e’ accaduto nel paese, prima con Margaret Thatcher e poi con Tony Blair e David Cameron, non e’ stato provocato dalle politiche dell’Unione europea ma e’ venuto dall’interno. Di conseguenza, separarsi dall’UE e dalla burocrazia di Bruxelles non risolvera’ i problemi interni. Anzi, potrebbe aggravarli; potrebbe lasciare il Regno Unito, ancora piu’ di adesso, in balia dell’influenza statunitense.
Quanto all’ascesa dei partiti di destra in Europa, e’ molto preoccupante. L’Europa e’ sempre stata molto piu’ razzista degli Stati Uniti. Finora il razzismo non si e’ palesato perche’ i popoli erano piu’ omogenei, ma via via che l’assetto demografico cambia, il razzismo viene allo scoperto.
L’ascesa dei partiti di destra e’ il risultato delle cattive scelte dei partiti centristi, compresi i socialdemocratici, i quali hanno avallato politiche economiche e sociali che si sono rivelate devastanti. Le misure di austerita’ imposte dalla troika sono state deleterie, e tutto lascia pensare che siano state progettate apposta per minare lo stato sociale […]
Scopo dell’austerita’ non era lo sviluppo economico; al contrario, essa e’ nociva allo sviluppo. Il vero obiettivo era lo smantellamento dei programmi di welfare state: pensioni, condizioni di lavoro dignitose, norme sui diritti dei lavoratori e così via.

Info:
https://luciano.defalcoalfano.it/blog/show/la_recensione_di_lotta_o_declino

Lavoro/Coin

Francesca Coin – Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita – Einaudi (2023)

In Italia c’e’ stata una fase (piuttosto lunga) durante la quale la compressione dei salari e’ diventata una specie di orgoglio nazionale.
Si pensi al compiacimento con cui l’allora premier Matteo Renzi suggeriva alle aziende estere di investire nel Paese, perche’ «abbiamo i salari piu’ bassi d’Europa».
Dal 1990 al 2020, i salari nei Paesi Baltici sono piu’ che triplicati. Nei Paesi dell’Europa centrale sono raddoppiati. In Germania sono aumentati del 33 per cento e in Francia del 31. In Italia, in quegli stessi anni, sono diminuiti del 2,9 per cento.
«Il reddito di cittadinanza va abolito perche’ e’ un disincentivo al lavoro», continuano a dire. Eppure, il primo, vero disincentivo al lavoro e’ un lavoro mal pagato […]
Lavorare e’ diventato a tal punto il perno morale della societa’ che lasciare morire di fame una persona disoccupata appare, spesso, piu’ legittimo che consentirle di vivere senza lavorare.
Da questa logica ha origine l’antagonismo al salario minimo, la volonta’ di riformare in senso restrittivo il reddito di cittadinanza e la proposta di accorpare l’Ispettorato del lavoro al ministero del Lavoro, per costringere le persone a lavorare nelle condizioni esistenti, senza muovere un dito per migliorarle.
Il fatto e’ che difficilmente la disaffezione al lavoro potra’ essere placata da politiche coercitive […]
Una politica oltranzista rischia dunque di peggiorare la situazione e di creare solo nuove ragioni per disertare tutto: il sistema produttivo, il sistema politico e le loro leggi morali […]
C’e’ un unico modo efficace per costruire una relazione salariale: introdurre forme di retribuzione diretta, indiretta e differita in grado di offrire una contropartita a chi vende la propria capacita’ di lavoro.
Lo abbiamo detto prima: perche’ una relazione esista, e’ necessario ascoltare il lavoro: alzare i salari, aumentare gli organici, la sicurezza del e sul lavoro, introdurre un salario minimo legale, contrastare il lavoro sommerso e il dumping contrattuale, introdurre un congedo genitoriale paritario e nuovi servizi per l’infanzia, abolire tutte quelle forme di lavoro gratuito che abituano gli studenti a lavorare gratis.
Bisogna, inoltre, potenziare le misure di welfare universalistico, perche’ migliorare la qualita’ del lavoro significa anche consentire alle persone di dire di no al lavoro povero. E’ quello che e’ accaduto in Spagna, dove la ministra del Lavoro Yolanda Diaz ha voluto una riforma complessiva del mercato del lavoro che va in direzione opposta e contraria rispetto quanto e’ accaduto agli ultimi quarant’anni.
Non e’ fantascienza: e’ possibile.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/teoria/26004-vincenzo-di-mino-ritorno-al-futuro-anteriore.html
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/26033-gianluca-de-angelis-torniamo-a-parlare-di-lavoro-facciamolo-collettivamente.html
https://jacobinitalia.it/autore/coin-francesca/
https://nuvola.corriere.it/2023/08/18/che-cosa-ce-dietro-le-grandi-dimissioni-il-saggio-francesca-coin/

Geoeconomia/Barca

Fabrizio Barca – Disuguaglianze e Conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice – Donzelli (2023)

La chiusura dell’Unione europea a ogni azione che riduca il potere monopolistico di controllo della conoscenza […] ha assunto tratti gravi in occasione della pandemia.
Di fronte alla proposta avanzata nell’ottobre 2020 all’Omc da India e Sudafrica di attivare la clausola di sospensione dei diritti di proprieta’ intellettuale previsti dagli Accordi Trips, la posizione dell’Unione europea e della presidente della Commissione e’ di immediata opposizione. Questa viene reiterata nel maggio 2021, quando l’amministrazione Biden esprime un’improvvisa apertura.
Leggendo l’interessante ricostruzione Who Killed the Covid Vaccine Waiver? da parte di «Politico» (novembre 2022), che descrive la massiccia azione di lobbying europea delle Big Pharma, si e’ colpiti dalla forte e diffusa adesione dei vertici amministrativi e politici della Commissione all’idea che la sospensione avrebbe minacciato il contrasto della pandemia, in quanto l’assunzione di rischio da parte delle imprese farmaceutiche sarebbe il motore per arrivare ai vaccini e tale rischio ben motiva extra-profitti oligopolistici.
I dati disponibili smentiscono seccamente questa tesi e la scelta compiuta.
In base a uno studio commissionato dal Parlamento europeo […] per nove vaccini, risultano, per il periodo 2020-21, i seguenti importi delle «spese a rischio», ossia realizzate prima dell’autorizzazione dei vaccini: quelle delle imprese produttrici sono stimabili in 15-16 miliardi di euro, di cui 4-5 in Ricerca e Sviluppo e circa 11 in investimenti di produzione; quelle venute dall’esterno (in larghissima maggioranza dagli Stati) sono pari a 29 miliardi di euro, di cui 9 di contributi alle imprese (per l’80% di fonte pubblica e in larga misura dagli Usa) e 20 di spese pubbliche di pre-acquisto, che abbattono i rischi imprenditoriali (per la metà dall’Europa).
Il grosso del rischio lo hanno dunque assunto gli Stati, con i fondi pubblici di tutti noi.
Bene hanno fatto ad assumere questo rischio, ma male hanno poi fatto a non esercitare il potere di decisione e controllo che, proprio in una logica di mercato, deriva dall’avere sostenuto la maggioranza del rischio. Le decisioni e il controllo sono stati invece lasciati alla «minoranza», e cosi’ ci siamo ritrovati con vaccini acquistati dall’Ue a dieci volte (forse ora anche piu’) il loro costo per dose, e un debito pubblico sulle spalle dell’Europa che già a fine 2021 superava i 70 miliardi di euro.

Info:
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/in-libreria-disuguaglianze-e-conflitto-un-anno-dopo-un-dialogo-tra-fabrizio-barca-e-fulvio-lorefice/
https://www.donzelli.it/download/6436/fcf04502efaf/avvenire.pdf
https://www.donzelli.it/download/6446/282f97300b3e/la-stampa.pdf
https://www.donzelli.it/download/6437/ee21401587c1/domani.pdf
https://www.donzelli.it/download/6434/09ce7acc9da3/fatto.pdf
https://www.sintesidialettica.it/fabrizio-barca-su-guerra-e-disuguaglianze/

Geoeconomia/Barca

Fabrizio Barca – Disuguaglianze e Conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice – Donzelli (2023)

Federalismo sociale e centralismo nazionale […]
Il federalismo sociale mette al centro dell’unificazione europea non solo l’obiettivo «mai piu’ una guerra in Europa», ma anche il convincimento che esso richieda un processo di «identificazione» reciproca fra i molteplici popoli europei […]
A tale scopo, questo approccio valorizza la molteplicita’ etnica e di origini e il mescolamento territoriale dei molti popoli europei, che non segue i confini delle nazioni-Stato e dunque che opportunamente puo’ metterle a repentaglio. Vede nel trasferimento di ruolo e potere dai centri ai «luoghi» la strada sia per smontare autoreferenzialita’ nazionali e promuovere lo sviluppo di comunita’ di destino anziche’ di presunta origine, sia per creare spazi di deliberazione democratica in cui cittadine e cittadini europei possano far pesare la propria voce: e’ la strada democratica per assumere decisioni in condizioni di crescente complessita’ e assicurare che la transizione tecnologica accresca e non riduca la giustizia sociale e ambientale. Al tempo stesso, vede nel trasferimento di ruolo e potere dagli Stati nazionali a una Commissione europea la possibilita’ di mettere a repentaglio e mescolare, sia nel livello politico che amministrativo, punti di vista e metodi nazionali, per andare cosi’ sperimentando e costruendo un modello europeo, che non e’ l’imposizione di una «best practice», di un modello ottimale, che non esiste […] In questo contesto, scopo primario dell’Unione monetaria e’ creare il requisito di base per passare a un’unione politica […]
Il secondo approccio, il centralismo nazionale, va nella direzione opposta. Possiamo dire che muove anch’esso da un obiettivo di pace, ma si tratta di una pace da assicurare attraverso accordi fra Stati nazionali, garantiti nella loro capacita’ di competizione dal libero scambio e tutelati da cospicui armamenti – considerati anche utili per creare domanda aggregata quando c’e’ stagnazione. Il luogo centrale dell’Unione e’ il Consiglio degli Stati, mentre la Commissione e’ il luogo di costruzione preliminare del negoziato in Consiglio, e il Parlamento europeo sostanzialmente uno sfogatoio. Lasciando ad ogni paese il proprio assetto di decentramento storicamente determinato, questo approccio e’ favorevole a una forte concentrazione dei poteri statuali nazionali e ritiene che la liberta’ di cittadine e cittadini si esaurisca nel voto e nella liberta’ di spostamento in Europa, per consentire l’incontro migliore di domanda e offerta di lavoro […] In questo contesto, scopo primario dell’Unione monetaria e’ assicurare stabilita’, sia direttamente – annullando fra l’altro i margini di manovra del cambio da parte dei paesi membri – sia attraverso regole comuni da imporre, regole prima di tutto di austerità fiscale.

Info:
https://www.donzelli.it/download/6446/282f97300b3e/la-stampa.pdf
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/in-libreria-disuguaglianze-e-conflitto-un-anno-dopo-un-dialogo-tra-fabrizio-barca-e-fulvio-lorefice/
https://www.donzelli.it/download/6436/fcf04502efaf/avvenire.pdf
https://www.donzelli.it/download/6437/ee21401587c1/domani.pdf
https://www.donzelli.it/download/6434/09ce7acc9da3/fatto.pdf

Europa/Chomsky

Noam Chomsky – Poteri illegittimi. Clima, guerra, nucleare: affronta le sfide del nostro tempo – Ponte alle grazie (2023)

Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale e durante tutta la Guerra fredda, e’ rimasto vivo il dibattito su quale ruolo debba avere l’Europa nell’ordine internazionale.
Fondamentalmente sussistono due visioni.
Una e’ quella atlantista basata sulla NATO, in cui l’Europa e’ subordinata agli Stati Uniti.
L’altra possibilita’ e’ quella proposta da De Gaulle, da Billy Brandt, Olof Palme e altri statisti, secondo la quale l’Europa deve diventare una terza forza indipendente sulla scena internazionale con accordi di qualche tipo con il suo partner naturale, la Russia, perche’ e’ evidente che la Russia sia un partner naturale.
La Russia ha enormi risorse minerali e di altro tipo, e anche se non ha una grande economia – si dice sia piu’ o meno paragonabile a quella del Messico – l’Europa ha bisogno di quelle risorse e puo’ garantire investimenti adeguati: quella che viene definita talvolta dagli economisti un’«unione voluta dal destino» […]
Con il crollo dell’Unione Sovietica (1990-91), Michail Gorbacev propose una «casa comune europea», come la defini’ lui, che si estendesse da Lisbona a Vladivostok senza alleanze militari e senza vinti ne’ vincitori, ma tutti uniti nel costruire un futuro di socialdemocrazia.
Bush padre era moderatamente d’accordo con questa linea.
Ma poi arrivo’ Bill Clinton e getto’ tutto all’aria. Immediatamente, nel 1994, comincio’ a espandere i confini della NATO, rompendo cosi’ l’accordo tra Bush e Gorbacev, sostenuto dalla Germania, sul fatto che non ci dovesse essere un allargamento dell’Alleanza. Clinton infranse quel patto e comincio’ a espandere la NATO ancora piu’ a est, fino ai confini russi […]
L’Europa, dunque, puo’ scegliere di rimanere al rimorchio di Washington e seguire la posizione americana ufficiale di continuare a sostenere la guerra al fine di «indebolire la Russia», indipendentemente dagli effetti che questo puo’ avere sugli ucraini e sugli altri, cosi’ come di allinearsi alla guerra statunitense contro la Cina per bloccarne lo sviluppo. Oppure puo’ imboccare la strada indicata da De Gaulle e da Gorbacev verso un’Europa indipendente e che trova una sorta di accomodamento a est, con la Russia, la Cina, l’Eurasia centrale. Un’area che sempre piu’ viene integrata nel sistema di sviluppo che ha come epicentro la Cina.
E’ questa la scelta che devono fare gli europei […]
Adesso che l’Europa, quantomeno per il momento, si e’ completamente subordinata agli Stati Uniti – in parte come risultato dell’invasione di Putin, in parte per propria scelta – e che la NATO si e’ trasformata in una forza di aggressione guidata dagli USA il cui raggio d’azione si estende in tutto il mondo, compreso l’Indo-Pacifico (di cui oggi gli europei, per loro scelta, sono partner minoritari), la situazione e’ molto pericolosa.

Info:
https://sbilanciamoci.info/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra/
https://ilmanifesto.it/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra
https://www.larivistadeilibri.it/noam-chomsky/

 

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Guardando all’Europa e’ ormai difficile, anche per i moderati piu’ accaniti e politicamente corretti, negare che il capitale, nelle sue forme piu’ aggressive, abbia ripreso il sopravvento, mostrando la stessa natura e gli stessi obiettivi dei secoli passati: ricerca del profitto e dell’accumulazione della ricchezza sopra ogni cosa.
Il piu’ grosso ostacolo al raggiungimento di questo fine e’ anch’esso rimasto immutato: le rivendicazioni salariali e sociali dei lavoratori.
Con l’affermazione delle costituzioni democratiche, si e’ aggiunto un altro impedimento al profitto, che e’ lo Stato sociale, divenuto il nemico numero due del capitale poiche’ ha creato attorno al giocatore piu’ debole – il lavoratore appunto – uno scudo di protezione che, almeno sino a qualche anno fa, era scalfibile ma non valicabile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/