Europa/Cesaratto

Sergio Cesaratto – Chi non rispetta le regole. Itaslia e Germania, le doppie morali dell’euro – Imprimatur (2018)

E’ a mio avviso segno di un grave estremismo ideologico assegnare alla Bce il precipuo obiettivo della stabilita’ dei prezzi.
Invece, la Federal Reserve americana ha anche l’obiettivo della piena occupazione, come si conviene a una vera democrazia in cui i cittadini votano per la politica  economica che preferiscono sulla base di quale dei due obiettivi, inflazione o piena occupazione, reputano piu’ importante.
In Europa l’obiettivo della piena occupazione viene delegato alle misure nazionali di flessibilita’ del mercato del lavoro: la deflazione competitiva e’ assurta a pilastro europeo, sul modello del dumping salariale di cui la Germania diede il buon esempio con le riforme Hartz.
Credo che ogni persona colta minimamente avvezza al pensiero keynesiano e alla democrazia sociale non possa che rimanere indignata.

Info:
https://sinistrainrete.info/europa/12212-sergio-cesaratto-chi-non-rispetta-le-regole.html
https://www.anobii.com/books/Chi_non_rispetta_le_regole/9788868307042/01cbbe8b20591e9949

Europa/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

L’Europa soffre di una crescita troppo bassa e di una disoccupazione troppo alta. Vale in particolare, ma non esclusivamente, per i paesi del Sud dell’Eurozona.
Le istituzioni europee, e in particolare la Banca centrale europea, alla fine del 2015 sono riuscite finalmente a riportare sotto controllo le turbolenze finanziarie (anche se la situazione in Grecia potrebbe generare nuova incertezza), ma contro la stagnazione economica la loro azione e’ risultata molto meno efficace.
Non c’e’ nessun segnale che lasci pensare che l’Europa possa tornare a una crescita solida e alla piena occupazione nel prossimo decennio […] Alla radice della stagnazione europea c’e’ una carenza di investimenti e solo con il traino di questi ultimi si potra’ realizzare una ripresa sostenuta (e sostenibile).
Gli investimenti sono necessari per curare i problemi rappresentati dalla carenza di domanda e dalla disoccupazione nel breve periodo, ma anche per introdurre tecnologie innovative e incrementare il prodotto potenziale nel lungo periodo […]
C’e’ bisogno di un approccio a due vie per realizzare un incremento significativo degli investimenti in Europa: la prima e’ utilizzare la Banca europea per gli investimenti (Bei) e le banche per lo sviluppo nazionali per contribuire a catalizzare investimenti privati; l’altra e’ rallentare il ritmo degli sforzi di risanamento dei conti pubblici, per evitare che gli investimenti pubblici continuino a scendere.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Disintegrazione. Come salvare l’Europa dall’Unione Europea – Laterza (2015)

Dopo il fallimento della Lehman Brothers, la Germania ha dichiarato che la garanzia virtuale offerta ad altre istituzioni finanziarie doveva essere fornita da ciascun paese tramite interventi distinti, non dall’Europa nell’ambito di un’azione comune.
Cio’ ha messo a dura prova le economie piu’ fragili dell’eurozona e ha contribuito a far esplodere la crisi dell’euro. Durante la crisi, la Germania ha sempre fatto abbastanza per prevenire il crollo della moneta unica, ma poco per attenuare le differenze strutturali tra le economie piu’ forti e quelle piu’ vulnerabili.
Per esempio, ha acconsentito alla creazione del meccanismo europeo di stabilita’ che prevede l’iniezione diretta di capitali nelle banche, ma i fondi proposti erano inadeguati e soggetti a rigide condizioni. In parole povere, le politiche tedesche miravano piu’ a punire che ad assistere.
Il trattato sul fiscal compact, per esempio, impone sanzioni severe ai paesi che non riducono il debito in eccesso del 5 per cento l’anno. Obbliga inoltre gli Stati membri a condividere i loro piani di bilancio con le istituzioni dell’Unione.
Alcuni critici […] sostengono che i tagli ai bilanci stanno facendo calare la domanda e salire la disoccupazione, indeboliscono la fiducia dei consumatori e frenano la crescita. Una strategia alternativa consisterebbe nel rinunciare al metodo punitivo rigorista e nel sollevare i paesi colpiti dalla crisi dagli oneri eccessivi dei tassi di interesse, che ne ostacolano la crescita.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/recensione-a-disintegrazione-di-jan-zielonka/
https://www.notiziegeopolitiche.net/recensione-a-jan-zielonka-disintegrazione-come-salvare-leuropa-dallunione-europea/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&task=schedalibro&isbn=9788858120460&Itemid=97

Europa/Calenda

Carlo Calenda – Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio – Feltrinelli (2018)

L’Europa ha preso la sua attuale forma istituzionale nel periodo “dell’Occidente trionfante” e anche per questo ne ha seguito la parabola, con effetti amplificati.
Il trattato di Maastricht del ’92, l’adozione dell’euro (1999-2002) e l’allargamento ai paesi dell’Est (2004) hanno rappresentato la fase ascendente; la bocciatura del progetto di costituzione europea (2005), il trattato di Lisbona (2007), la crisi dei debiti sovrani (2010-11), la Brexit (2016) e la crisi migratoria quella discendente.
L’Europa e’ oggi l’anello piu’ debole dell’Occidente.
Priva di un’identita’ – che la sua governance “morbida”, lenta e consensuale prima e l’allargamento poi le hanno impedito di trovare – l’Ue appare oggi inadatta ad affrontare un’epoca di relazioni economiche e politiche dure. Semplicemente l’Unione Europea forse non e’ equipaggiata per stare a galla nel mare agitato dalla paura e dal nazionalismo.

Info:
https://formiche.net/2018/11/orizzonti-selvaggi-recensione-al-libro-carlo-calenda/
https://www.anobii.com/books/Orizzonti_selvaggi/9788807173509/01492fb65e34e746eb

Europa/Ferguson

Niall Ferguson – Il grande declino. Come crollano le istituzioni e muoiono le economie. – Mondadori (2013)

Il Vecchio Continente si presenta diviso da profonde differenze non solo fra Est e Ovest e fra i membri dell’Unione europea. Esistono anche notevoli divari all’interno dei paesi occidentali, tanto che la loro geografia economica sembra una sorta di pelle di leopardo a varie chiazze di diversa intensita’.
Ad alcune zone particolarmente floride o in forte ascesa (come i lander tedeschi di Hassen, della Baviera e del Baden-Wlirttemberg, i dipartimenti francesi del Nord-Pas de Calais, del Rhone-Alpes, dell’Alsazia, e dell’Ile de France, le regioni olandesi del Brabante settentrionale e dell’Overijssel, il circondario londinese e le contee dell’Inghilterra meridionale, i paesi baschi spagnoli e le regioni italiane del nord) fanno da contrappunto parecchie aree marginali talora assai estese (soprattutto in Grecia, Portogallo, Irlanda, nel sud dell’Italia e della Spagna, ma anche in taluni territori francesi e nell’ex Germania orientale). E c’è poi una vasta galassia di regioni in posizione intermedia o in perenne bilico fra i due poli estremi.

Info:
https://www.anobii.com/books/Il_grande_declino/010fe0a2795ac23026
https://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/libri-mondadori/recensione-di-il-grande-declino-di-niall-ferguson/
http://lanostrastoria.corriere.it/2013/10/28/niall-ferguson-loccidente-in-declino-riscopra-le-virtu-antiche/?refresh_ce-cp

Europa/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Fino a poco tempo fa l’Unione Europea veniva salutata  come il modello di una nuova forma di organizzazione politica.
In un mondo che stava subendo una rapida globalizzazione e che fronteggiava sfide politiche sempre più complesse, le nazioni dell’Europa occidentale, relativamente piccole, avevano buone ragioni di mettere in comune le risorse.
E poiche’ i leader politici che dominavano la scena continentale erano uniti  nell’aspirare a un’Europa piu’ integrata, era facile credere che alla fine i loro elettori avrebbero fatto lo stesso. […] Cosi’, la fondata preoccupazione per il passato ipernazionalistico dell’Europa combaciava perfettamente con il desiderio idealistico di un futuro sovranazionale.
Molti scienziati politici erano convinti che il nazionalismo fosse “destinato, con il progredire dello sviluppo, a perdere la sua utilita’ e a diventare marginale. […]
[Ma] i residenti dei vari paesi europei erano molto piu’ legati alla cultura nazionale, e molto piu’ restii a considerarsi innanzitutto europei, di quanto non avessi voluto credere […] Così, quando all’inizio del Ventunesimo secolo i cittadini di alcuni paesi europei hanno avuto la possibilita’ di votare sulla portata dell’integrazione europea, il livello della loro opposizione ha sconcertato la classe politica. In rapida successione, i francesi, gli olandesi e gli irlandesi hanno votato contro la proposta di interventi per aumentare l’integrazione.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Europa/Bauman

Zygmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

Da meta’ del Novecento il flusso migratorio ha invertito direzione: da centrifugo si e’ fatto centripeto rispetto all’Europa.
Ma questa volta i migranti non avevano armi, né puntavano a conquistare le terre cui erano diretti.
I migranti dell’era post-coloniale hanno cambiato, e stanno tuttora cambiando, le proprie strategie di sopravvivenza – visto che quelle tramandate sono state ormai distrutte dalla modernizzazione trionfante promossa dai loro ex colonizzatori – e puntano a fare il nido negli interstizi delle economie di questi ultimi.
A cio’ si aggiunge una marea montante di persone cacciate di casa dalle decine di guerre civili, etniche e religiose e dal banditismo nei territori che i colonizzatori si sono lasciati alle spalle: «Stati» nominalmente sovrani ma concepiti in modo artificioso, con scarse prospettive di stabilita’ e giganteschi arsenali – pieni di armi in cerca di un bersaglio – forniti dai loro ex padroni coloniali.
La destabilizzazione apparentemente infinita dell’area medio-orientale a seguito delle politiche malaccorte, terribilmente miopi e totalmente fallimentari e delle azzardate iniziative militari delle potenze occidentali ne e’ l’esempio più evidente, ma certamente non il solo.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346

Europa/Cesaratto

Sergio Cesaratto – Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, le doppie morali dell’euro – Imprimatur (2018)

Rifacendoci allo spirito di quelle che Keynes porto’ nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods […], alcune proposte vanno qui ricordate.
Si dovranno basare sul rispetto delle regole del gioco nell’ambito del sistema monetario internazionale, ovvero sul contributo che sia i Paesi in surplus che quelli in disavanzo devono dare al riequilibrio (in particolare i Paesi in surplus dovrebbero sostenere la propria domanda interna accettando un po’ più di inflazione); sul supporto ai Paesi in disavanzo affinche’ abbiano tempo per l’aggiustamento senza ricorrere a controproducenti deflazioni; su politiche monetarie volte al sostegno della politica fiscale e del pieno impiego; su misure compensative al fatto che i Paesi in disavanzo non possono essere coadiuvati nell’aggiustamento dalla flessibilita’ del cambio.
La disciplina dei debiti sovrani, inoltre, non puo’ essere data in pasto ai mercati, destabilizzando quei debiti, dato che fondamentalmente quella sostenibilita’ dipende dal sostegno della Banca centrale e di eventuali prestiti europei.
La mutualizzazione del debito attraverso gli eurobond sarebbe invece ben accolta dai mercati.
Lo scambio fra condivisione dei rischi e controlli fiscali, giustamente richiesto dalla Germania, sarebbe accettabile in un’Europa che ponesse la piena occupazione fra gli obiettivi della politica monetaria e fiscale.

Info:
https://sinistrainrete.info/europa/12212-sergio-cesaratto-chi-non-rispetta-le-regole.html
https://www.anobii.com/books/Chi_non_rispetta_le_regole/9788868307042/01cbbe8b20591e9949

 

Europa/Bauman

Zygmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

Il punto, pero’, e’ che riuscire a tenere lontane le sciagure globali barricandosi in casa propria, nella speranza che quel territorio sia sicuro, non e’ meno improbabile che pensare di scampare alle conseguenze di una guerra nucleare acquattandosi in un rifugio per senzatetto.
I problemi globali richiedono soluzioni globali: non c’e’ altro modo di sbarazzarsene.
Molto semplicemente, lasciar marcire il problema, purche’ non sia nel cortile di casa nostra, non funzionera’. La cura radicale, definitiva, non e’ alla portata di un singolo paese – per quanto grande e forte –, e nemmeno di un insieme di paesi come l’Unione europea: e questo e’ vero a prescindere dal fatto che confiniamo «i migranti » in campi appositamente costruiti in Europa, Africa o Asia oppure li lasciamo scomparire nelle acque del Mediterraneo o del Pacifico.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

La globalizzazione non e’ altro che la maggiore integrazione fra i paesi del mondo, e in nessun altro luogo questa integrazione e’ stata portata ai livelli dell’Europa.
Il dibattito e’ in corso: che cosa occorre perche’ la globalizzazione funzioni? Che cosa succede se la globalizzazione non funziona come dovrebbe? Quali sono i vantaggi, e quali i costi? Chi raccoglie i vantaggi, e chi si accolla i costi?
I successi e i fallimenti dell’Europa sono visti come insegnamenti sia per l’integrazione regionale sia per la globalizzazione. I problemi legati alla creazione di un’unita’ monetaria efficace in Europa hanno smorzato l’entusiasmo altrove, per esempio in Africa e in Asia, verso questa forma di integrazione economica.
Emerge un aspetto fondamentale: l’integrazione economica – ossia la globalizzazione – fallisce se procede a un ritmo piu’ sostenuto rispetto a quella politica, e per una ragione molto semplice. Con la maggiore integrazione, i paesi diventano piu’ interdipendenti.
Nel momento in cui sono piu’ interdipendenti, le azioni di un paese hanno effetti sugli altri. Da qui scaturisce la forte esigenza di un’azione collettiva, per fare in modo che ciascuno agisca il piu’ possibile in modo da favorire gli altri membri dell’Unione, anziché danneggiarli.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm