Geoeconomia/Chomsky

Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2021)

Esiste un’ampia letteratura nel campo delle scienze politiche in cui vengono fatti raffronti tra le opinioni degli elettori e le politiche portate avanti dai loro rappresentanti.
Da queste ricerche emerge che i cittadini sono sostanzialmente privati dei loro diritti, perche’ i rappresentanti eletti non si curano dei loro interessi; si preoccupano solo di quell’un per cento dei voti rappresentato dai ricchi e potenti.
Il brillante lavoro di Thomas Ferguson, per esempio, ha dimostrato che le elezioni statunitensi sono un sistema di compravendita in base al quale e’ sempre possibile prevedere chi vincera’ le presidenziali o le elezioni per il Congresso: basta esaminare chi finanzia le campagne elettorali.
Ma questa e’ solo parte della verita’. Non dobbiamo dimenticare infatti i lobbisti che di fatto scrivono le bozze di legge e fanno pressioni perche’ siano approvate.
Nel complesso va cosi’: la concentrazione di capitale, le multinazionali e i super ricchi interferiscono in maniera soffocante nelle elezioni. Ovvio, dunque, che i principi fondamentali della democrazia ne escano indeboliti.

 

Stato/Mouffe

Chantal Mouffe – Per un populismo di sinistra – Laterza (2018)

Sotto la pretesa della «modernizzazione» imposta dalla globalizzazione, i partiti socialdemocratici hanno accettato i diktat del capitalismo finanziario e i limiti imposti da quest’ultimo agli interventi di Stato e alle politiche redistributive.
Come conseguenza, si e’ ridotto drasticamente il ruolo dei parlamenti e delle istituzioni che permettono ai cittadini di influenzare le decisioni politiche. Le elezioni non offrono piu’ l’opportunita’ di scegliere, attraverso i tradizionali «partiti di governo», tra alternative reali.
La sola cosa concessa dalla postpolitica è un’alternanza bipartisan tra partiti di centrodestra e centrosinistra.
Chiunque si opponga al «consenso al centro» e al dogma che non vi e’ alternativa alla globalizzazione neoliberale e’ chiamato «estremista» o squalificato come «populista».
La politica, quindi, e’ diventata una mera questione di gestione dell’ordine costituito, un campo riservato agli esperti, mentre la sovranita’ popolare e’ stata dichiarata obsoleta […]
Accanto alla postpolitica, c’e’ un altro sviluppo che bisogna tener presente per comprendere le cause della condizione postdemocratica: la crescente «oligarchizzazione» delle societa’ dell’Europa occidentale.
I cambiamenti sul piano politico hanno avuto luogo in un nuovo sistema di regolazione del capitalismo, in cui il capitale finanziario ha occupato una posizione centrale. Con la finanziarizzazione dell’economia, il settore finanziario ha registrato una grande espansione a spese dell’economia produttiva. Questo spiega la crescita esponenziale delle disuguaglianze cui abbiamo assistito in anni recenti. Politiche di privatizzazione e deregolamentazione hanno contribuito a un drastico deterioramento delle condizioni dei lavoratori. Sotto gli effetti combinati di deindustrializzazione, promozione dell’innovazione tecnologica e processi di rilocalizzazione delle industrie in paesi in cui i costi del lavoro sono inferiori, sono andati persi molti posti di lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%20Manifesto.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_Mouffe%203.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858133361_mouffe5.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/18/per-un-populismo-di-sinistra-di-chantal-mouffe-o-come-sfidare-la-destra-xenofoba-radicalizzando-la-democrazia/4768158/

Europa/Canfora

Luciano Canfora – La democrazia dei signori – Laterza (2022)


Lo scenario al quale man mano ci stiamo avvicinando e’ il seguente: votano soprattutto gli abitanti delle metropoli, pero’ essenzialmente quelli delle «zone a traffico limitato» (ZTL).
Nelle fasce di popolazione proletaria e sottoproletaria (tra loro sempre meno distanti) il non voto si afferma, via via, e diviene la scelta dominante. Di conseguenza, nell’ambito delle minoranze votanti, i partiti elegantemente progressisti hanno chance di essere finalmente maggioranza numerica.
Probabilmente sosterranno anche che e’ bene che la tendenza sia quella perche’ gli ancora votanti sono da ritenersi i soli cittadini consapevoli, consci dei loro doveri civici, oltre che meglio acculturati ecc. ecc. Una tale prospettiva, che nelle maggiori citta’ italiane e’ divenuta realta’ nelle elezioni amministrative dello scorso 3 ottobre, comporta l’autoesclusione dallo spazio politico dei gruppi sociali che si trovano ormai nella duplice condizione di socialmente deboli e politicamente non rappresentati.
Si viene cosi’ a realizzare una modernissima forma di «suffragio ristretto»: che era l’orizzonte ideologico, oltre che legislativo-costituzionale, del liberalismo nel secolo XIX. Un «suffragio ristretto» non piu’ imposto per legge ma realizzato per selezione ‘naturale’ ed autoesclusione.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858147405
https://www.marx21.it/cultura/la-democrazia-dei-signori-luciano-canfora/
https://www.pulplibri.it/luciano-canfora-la-vittoria-delle-oligarchie-la-reale-natura-della-nostra-democrazia/

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

“i partiti” “sono organizzazioni vaste e con fini generali.
La loro visione del bene comune e’ il risultato di un doppio lavoro di aggregazione e coordinamento: devono prima decidere quale posizione prendere sui singoli temi aperti, e poi ordinarle in una gerarchia di priorita’.
Su questo in ogni partito le minoranze organizzate – correnti, fazioni – possono esercitare un’influenza molto superiore al loro peso numerico, e si puo’ immaginare che dall’esterno altre minoranze organizzate – le «lobby» – finanzino e promettano voti a correnti e fazioni per spingerle a persuadere il partito a proteggere i propri interessi. Simile peso possono avere anche sulla selezione dei dirigenti e candidati del partito, che organizzano il lavoro di selezione delle priorita’ e poi le attuano.
Per descrivere questi fenomeni conviene usare una seconda definizione di «potere», piu’ generale: la capacita’ di indurre altri a fare cio’ che altrimenti essi non farebbero, o a non fare cio’ che altrimenti farebbero.
Tre principali elementi possono contenere il potere delle minoranze organizzate, e incanalarlo nella dialettica aperta e pluralistica menzionata sopra: la forza della cultura politica del partito, che esclude posizioni contrarie ai suoi indirizzi ideali di fondo; l’apertura della discussione pubblica interna, che favorisce scelte fondate piu’ sul merito delle proposte concorrenti che sull’equilibrio di potere tra i contendenti; e la qualita’ della democrazia interna e del meccanismo di selezione di dirigenti e candidati, che concede voce anche a chi non e’ parte di minoranze organizzate […]
La sfiducia nei partiti e’ diffusa, infatti, e al loro interno spiccano correnti e fazioni organizzate, talvolta di natura clientelare.
Le analisi piu’ convincenti descrivono partiti ormai distanti dalla societa’: non solo poco capaci, ma anche poco interessati a raccogliere le domande e le conoscenze dei cittadini, e ad agire quali loro fiduciari nei confronti delle autorita’ pubbliche.
Essi paiono invece aggrapparsi allo Stato, per ricavarne sia sostegno finanziario sia poteri grazie ai quali negoziare accordi reciprocamente vantaggiosi con le elite piu’ influenti e le minoranze organizzate piu’ forti.
Ne’ sorprende che simili partiti, legati da cosi’ forti interessi comuni, siano poco inclini a competere vigorosamente tra loro sul piano delle idee e dei programmi: la loro retorica pubblica e’ talvolta addirittura violenta, ma i loro interessi materiali li inducono piuttosto a colludere. Cio’ contribuisce, per chiudere il cerchio, a spiegare la bassa e calante qualita’ dei loro eletti. Le stesse riforme elettorali dell’ultimo quindicennio – le leggi dette «Porcellum» (2005), «Italicum» (2015), e «Rosatellum» (2017) – avevano lo scopo di eliminare o fortemente ridurre il potere degli elettori di scegliere i parlamentari, affidando invece la loro selezione a liste redatte dai partiti, spesso in esito a negoziati tra correnti, fazioni, reti clientelari e minoranze organizzate esterne. Queste leggi avevano anche altri obiettivi, naturalmente, ma tutte somigliano al gesto del feudatario che, sfidato dalla gente delle sue terre, si ritira nelle proprie mura e tira su il ponte levatoio

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico del XXI secolo – Laterza (2020)

L’elezione forma sempre un’elite.
I partiti di massa cercavano di tenere questa elite sotto controllo, in diretto contatto con i militanti, gli iscritti e gli elettori.
Con l’erosione dei partiti, “i molti” che restano fuori a guardare hanno in effetti solo uno strumento per far sentire la loro presenza: la forza visiva della pubblicita’.
Il pubblico che staziona fuori e’ un attore reattivo che partecipa essenzialmente giudicando i pochi protagonisti, pollice verso/pollice alto; e’ la riserva di energia del quale si alimenta il plebiscitarismo.
I click e i like sono il segno del gradimento e di un controllo labile e fittizio.
I progetti politici inclusivi e orientati al futuro propri della democrazia dei partiti hanno lasciato il posto a pratiche di monitoraggio e di misurazione sondaggistica, che suppongono un generico “dentro” e “fuori”; che presumono “i pochi” osservati, blanditi, amati, odiati e “i molti” che osservano, blandiscono, amano o odiano.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://www.nuovatlantide.org/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo/

Societa’/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Per il liberalismo e’ essenziale che nessun regime di governo sia permanente.
Non possono mai mancare ne’ la discussione, ne’ la certezza che entro qualche anno si tengano
regolarmente nuove elezioni. La minoranza di oggi deve avere la possibilita’ di diventare la maggioranza di domani; un partito attualmente al governo deve sapere che esiste la concreta possibilita’ che domani non sia piu’ al governo, e dev’essere dunque disposto a condividere con gli altri partiti un consenso trasversale sul valore di una competizione aperta ed equa […]
In sintesi, la democrazia liberale e’ una forma di governo in cui la cittadinanza 
e il suffragio universale degli adulti sono accompagnati da una serie di istituzioni che hanno il compito di tutelare l’incertezza, la varieta’ e la possibilita’ del cambiamento anche contro la volonta’ di chi ha democraticamente vinto le elezioni.
E’ particolarmente importante che i tribunali e il potere giudiziario siano al riparo da interferenze politiche e che il governo sia subordinato alla legge, a quello che i tedeschi chiamano Rechtstaat, lo “stato di diritto”

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Stato/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

L’importanza attribuita alla societa’ civile e’, in effetti, un modo di consacrare l’azione dei gruppi di interesse e delle lobby, tutti ugualmente rappresentativi di questa “societa’ civile”, tutti portati a difendere interessi o privilegi categoriali con, come conseguenza, una tirannia non piu’ della maggioranza sulle minoranze, ma delle minoranze sulla maggioranza.
Lo sviluppo della “societa’ civile” equivale, da questo punto di vista, alla crescente pressione dell’opinione pubblica.
La “democrazia di opinione” e’ quella in cui i sondaggi hanno piu’ importanza delle elezioni reali e le immagini veicolate dalla televisione piu’ importanza delle idee e persino degli atti.
Secondo Regis Debray, «questa dittatura sondaggistico-mediatica trasforma il governo in un gestore alla giornata, volto verso i supposti desideri dell’opinione pubblica per anticiparli o prevenirli.
Si assiste cosi’, ad esempio, alla nascita di una diplomazia in cui ci si agita istantaneamente per qualsiasi cosa per poi non occuparsi seriamente di niente, in cui si salta da un’immagine all’altra senza memoria e senza un preciso disegno».

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/