Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti. Perche’ la crisi non ha sconfitto il neoliberismo – Lsterza (2014)

[Il] neoliberismo ha conquistato il predominio trionfando su quella che era stata – in alcuni, ma non in tutti i paesi del mondo sviluppato – una stagione trentennale di riduzione delle disparita’ sociali ed economiche e di crescente attenzione a bisogni sociali e obiettivi collettivi basate soprattutto sull’intervento dello Stato nazionale democratico.
A livello politico, la vittoria del neoliberismo si tradusse nella sconfitta storica del centrosinistra sul piano sia delle idee che della forza organizzativa, e nella vittoria della destra e della sua preferenza per le individualita’ forti, ricche e potenti, contro qualsiasi idea di interesse collettivo che andasse al di la’ del semplice mantenimento dell’ordine […]
Che cosa rimaneva di quella che si era abituati a chiamare “sinistra? […]
[La] recente debacle bancaria e finanziaria ha messo a sua volta in crisi il modello neoliberista.
Come tutti i modelli, anche il neoliberismo si sta esaurendo […] La crisi finanziaria ha effettivamente frenato il restringimento del ruolo dello Stato promosso dal neoliberismo, diffondendo la convinzione che la deregolamentazione del settore finanziario fosse andata troppo in la’ […]
Comincia ad aver senso chiedersi: “Che cosa rimane della destra?

Finanziarizzazione/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

L’idea della microfinanza non ha in se’ alcuna colpa. Anzi. Piuttosto e’ l’uso distorto e irresponsabile che alcuni operatori hanno fatto di questo strumento a gettare un’ombra sulla sua diffusione e sull’aumento della poverta’ e dell’indebitamento tra le famiglie nullatenenti delle aree più povere del pianeta. […] A battere le mani all’idea di Yunus, in prima fila, c’erano soprattutto i neoliberisti della comunita’ di sviluppo internazionale, perche’, […] celebrando l’auto-aiuto e l’imprenditoria individuale […] si vengono a screditare implicitamente tutte le forme di iniziativa collettiva come i sindacati, le associazioni di categoria, i movimenti sociali, le cooperative, la spesa sociale, le visioni politiche di sviluppo a favore dei poveri e, soprattutto, i movimenti collettivi tesi ad assicurare una piu’ equa redistribuzione della ricchezza e del potere. […] La microfinanza sarebbe cosi’ diventata il business per gli utenti di basso profilo.
Potremmo dire il modello low cost dei prestiti. […]
[Ma] la vera ricchezza si crea dalla terra, dal lavoro e dalla produzione. La pretesa che possa essere ancora una volta la finanza, pur sotto la veste del microprestito, a creare la ricchezza e’ un mito da sfatare.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzioni Nero (2018)

Gli imperativi del neoliberismo spingono [tutti] verso un continuo processo di automiglioramento in ogni aspetto della propria esistenza: la formazione permanente, l’onnipresente necessita’ di essere costantemente pronti a qualsivoglia impiego e il perenne bisogno di sapersi reinventare, sono tutti elementi che delineano la nuova soggettivita’ neoliberale.
Il soggetto competitivo cammina inoltre sulla linea che separa il pubblico dal privato, dal momento che la nostra vita personale e’ schiava delle logiche della competizione tanto quanto la nostra vita professionale: in una condizione del genere, sorprende poco il proliferare di una tensione diffusa a tutti gli strati della societa’.
La societa’ neoliberale ha in effetti esacerbato la diffusione di una lunga serie di psicopatologie: stress, ansia, depressione e disturbi dell’attenzione sono le sempre piu’ comuni reazioni psicologiche al mondo che ci circonda.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo – Feltrinelli (2014)

La filantropia sta diventando un business enorme (con 9,4 milioni di occupati che distribuiscono 316 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti), ma le disuguaglianze globali continuano a crescere a spirale, fuori controllo “e altre vite e comunita’ vengono distrutte dal sistema che crea immense quantita’ di ricchezza per i pochi”.
La filantropia diventa una forma di “lavaggio della coscienza” che semplicemente “consente ai ricchi di dormire meglio la notte, mentre altri ricevono quel tanto che basta a impedire alla pentola di traboccare. Quasi ogni volta che qualcuno si sente meglio facendo del bene, dall’altra parte del mondo (o della strada) qualcun altro e’ ulteriormente incatenato a un sistema che non permettera’ il vero sviluppo della sua natura o la possibilita’ di vivere una vita felice e realizzata”

Info:
https://www.anobii.com/books/Diciassette_contraddizioni_e_la_fine_del_capitalismo/9788807105098/01fd0894dd446aabd4
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/3569-david-harvey-qdiciassette-contraddizioni-e-la-fine-del-capitalismoq.html

Stato/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Secondo la teoria, lo stato neoliberista dovrebbe favorire in modo precipuo il diritto individuale alla proprieta’ privata, il primato della legalita’, l’istituzione di mercati in grado di funzionare liberamente e il libero scambio […]
Il rispetto dei contratti e i diritti individuali alla liberta’ d’azione, di espressione e di scelta devono essere protetti.
Lo stato deve dunque utilizzare il suo monopolio degli strumenti di coercizione violenta per tutelare queste liberta’ a tutti i costi. Per estensione, la liberta’ delle imprese commerciali e delle grandi aziende (che dal punto di vista legale sono considerate come individui) di operare all’interno della struttura istituzionale di liberi mercati e libero scambio e’ considerata un bene fondamentale.
L’impresa privata e l’iniziativa imprenditoriale sono ritenute fondamentali per l’innovazione e la creazione di ricchezza.
I diritti di proprieta’ intellettuale sono tutelati (per esempio tramite brevetti) in modo da incoraggiare i cambiamenti tecnologici.
Il continuo aumento della produttivita’ dovrebbe dunque garantire a tutti un livello di vita più alto […]
Ma non tutto va per il meglio nello stato neoliberista, ed e’ per questo che esso appare come una forma politica transitoria o instabile. Al cuore del problema c’e’ una disparita’ rapidamente crescente tra gli scopi pubblici dichiarati del neoliberismo (il benessere di tutti) e i suoi risultati effettivi (la restaurazione del potere di classe).
Ma al di la’ di questo c’e’ un’intera serie di contraddizioni piu’ specifiche che e’ opportuno evidenziare.
1. Da una parte ci si aspetta che lo stato neoliberista rimanga in disparte, limitandosi a predisporre l’ambiente piu’ idoneo per le funzioni del mercato, ma dall’altra si vuole che sia interventista per creare un clima favorevole all’attivita’ economica e che si comporti come un’entita’ competitiva nelle politiche globali.
In quest’ultimo ruolo deve funzionare come un’azienda collettiva, e cio’ pone il problema di come garantirsi la fedelta’ dei cittadini. Il nazionalismo e’ una risposta ovvia, ma e’ profondamente antagonistico rispetto al programma neoliberista
2.L’autoritarismo nell’imposizione del mercato mal s’accorda con gli ideali di liberta’ individuali. Piu’ il neoliberismo volge il timone verso il primo, piu’ gli diventa difficile mantenere la sua legittimita’ rispetto ai secondi e piu’ e’ costretto a rivelare i propri toni antidemocratici.
A questa contraddizione si accompagna una crescente mancanza di simmetria nella relazione di potere tra grandi aziende e individui comuni
3. Anche se puo’ risultare cruciale per preservare l’integrita’ del sistema finanziario, l’individualismo irresponsabile e autocelebrativo di coloro che operano al suo interno produce volatilita’ speculativa, scandali finanziari e instabilita’ cronica
4. Si mettono al primo posto le virtu’ della competizione, ma la realta’ e’ il crescente consolidamento del potere oligopolistico, monopolistico e transnazionale all’interno di poche, grandi aziende multinazionali.
A livello popolare, la spinta verso la liberta’ di mercato e la trasformazione di ogni cosa in merce puo’ facilmente impazzire e produrre incoerenza sociale. La distruzione delle forme di solidarieta’ sociale e, come ha suggerito la Thatcher, anche dell’idea stessa di societa’ in quanto tale, lascia un vuoto crescente nell’ordine sociale. Diventa allora particolarmente difficile combattere l’anomia e controllare i comportamenti antisociali che ne conseguono, come criminalita’, pornografia o virtuale riduzione in schiavitu’ di altri.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Capitalismo/Jha

Prem Shankar Jha – Il caos prossimo venturo. Il capitalismo contemporaneo e la crisi delle nazioni – Neri Pozza (2015)

Il potere politico delle grandi aziende transnazionali [TNC ] non deriva unicamente dalle cifre, ma dalla concentrazione del potere economico […] nelle mani di alcuni giganti commerciali. Alla fine del millennio, su un totale di 60.000 TNC, alle prime 100 corrispondevano 2100 miliardi di dollari di fatturato con una forza lavoro di 6 milioni di dipendenti […]
Se a queste aggiungiamo le diverse centinaia di colossi del settore bancario, i fondi pensionistici, i fondi comuni di investimento, gli hedge fund e le grandi compagnie assicuratrici, che fanno transitare ogni giorno migliaia di miliardi di dollari oltre i confini nazionali, e che detengono azioni in queste grandi aziende transnazionali per conto di centinaia di milioni di azionisti, possiamo cominciare a intravedere i contorni sia del potere che della vulnerabilita’ economica che guida l’attacco contro l’ordine westfaliano* […] Considerata la posta in gioco, non stupisce che la politica sia […] divenuta schiava dell’economia.
La forza che spinge verso la transnazionalizzazione della produzione e’ la competizione.
Le grandi aziende transnazionali pertanto hanno non solo l’esigenza di spostare la produzione nei luoghi in cui i salari sono piu’ bassi, ma devono anche assicurarsi che ci sia il minor numero di ostacoli possibile all’efficienza della produzione.

* Con il trattato di Vestfalia (1648) si inauguro’ un nuovo ordine internazionale, un sistema in cui gli Stati si riconoscono tra loro proprio e solo in quanto Stati, al di la’ della fede dei vari sovrani. Assume dunque importanza il concetto di sovranita’ dello Stato e nasce una comunita’ internazionale piu’ vicina a come la si intende oggi. (da Wikipedia)

Info:
https://www.anobii.com/books/Il_caos_prossimo_venturo/9788854501614/0116bf78de66ec23c1
http://tempofertile.blogspot.com/2017/06/prem-shankar-yha-il-caos-prossimo.html

Capitalismo/Boltanski

Luc Boltanski, Eve Chiapello – Il nuovo spirito del capitalismo – Mimesis (2014)

In ogni epoca […] lo spirito del capitalismo deve fornire, in termini storicamente molto variabili, risorse per placare l’inquietudine suscitata da tre interrogativi:
– In che cosa l’impegno nel processo di accumulazione capitalista e’ fonte di entusiasmo, anche per quelli che non saranno necessariamente i primi beneficiari dei profitti realizzati?
– In che misura quanti si implicano nell’universo capitalista possono avere la garanzia di una sicurezza minima per loro stessi e i propri figli?
– Come giustificare, in termini di bene comune la partecipazione al progetto capitalista e difendere, di fronte alle accuse di ingiustizia, il modo con cui e’ animata e gestita?

Info:
http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/11716-il-nuovo-spirito-del-capitalismo.html
https://www.anobii.com/books/Il_nuovo_spirito_del_capitalismo/9788857524047/016a4f8341ba1b20a0

Stato/Chang

Ha-Joon Chang – Economia.Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Lo stato stabilisce […] le regole di base che disciplinano cio’ che possono o non possono fare gli attori economici all’interno di un certo mercato.
La pubblicita’ ingannevole, le vendite basate su informazioni fuorvianti, l’insider trading, insieme ad altre, sono tutte pratiche vietate.
Le norme sui salari minimi, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro e gli orari lavorativi fissano limiti che le aziende non possono oltrepassare nel rapporto con i lavoratori.
Le norme sulle emissioni, le quote di anidride carbonica e i controlli sull’inquinamento acustico regolano le modalita’ con cui le aziende possono produrre le proprie merci.
E via di questo passo. Cosi’ la politica crea, plasma e riplasma i mercati ancora prima di dare il via a qualsiasi transazione.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti. Perche’ la crisi non ha sconfitto il neoliberismo – Laterza (2014)

Il capitalismo di Francia, Germania e Giappone […] aveva sviluppato la concezione di una varieta’ di soggetti partecipi degli interessi dell’azienda (stakeholders) come i clienti, i dipendenti, i possessori di obbligazioni e a volte le comunita’ locali o l’interesse nazionale, cui l’azienda doveva rispondere direttamente, e non attraverso la soddisfazione degli azionisti. Questi modelli furono generalmente accantonati negli anni Novanta, quando si affermo’ la superiorita’ del modello angloamericano come perfetta espressione degli ideali neoliberisti […]
Le economie imperniate sugli stakeholders dipendevano da idee locali ed esperienze condivise secondo cui l’impresa era parte integrante della societa’, consentendo ai membri di quest’ultima di confidare (a torto o a ragione) nelle acrobazie volte a bilanciare i vari interessi riconosciuti dal modello.
Il modello orientato agli azionisti [shareholders] era piu’ in linea con l’impersonalita’ dell’economia globale, in cui si puo’ (e si deve) avere a che fare con estranei, senza alcun coinvolgimento o fiducia personale. Il modello angloamericano richiede un solo tipo di fiducia: che il mercato sia puro. Rispetto ad esso, l’approccio orientato agli stakeholders si rivelo’ troppo locale, e poco adatto a essere esportato.
Fu il trionfo del modello basato sulla massimizzazione del valore per gli azionisti, e con esso dell’idea secondo cui la massimizzazione dei benefici per gli azionisti assicura la soddisfazione di ogni altro interesse rilevante.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Capitalismo/Bauman

Zigmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

La prima cosa cui pensano molti di noi, quando si parla di «progresso», e’ la prospettiva della ulteriore scomparsa di posti di lavoro – basati su abilita’ intellettuali oppure (come tanti altri lavori gia’  svaniti nel nulla) manuali – in cui dei computer, o dei robot gestiti da computer, rimpiazzeranno gli esseri umani; e questo ci fa venire in mente altri pendii, ancora piu’ scomodi, su cui saremo costretti a batterci per sopravvivere.
Secondo quasi tutte le indagini, la generazione dei cosiddetti «millennials» – i giovani che oggi entrano nel mercato del lavoro e affrontano le sfide della vita autonoma e le incertezze legate alla ricerca di una posizione sociale dignitosa, soddisfacente, gratificante e riconosciuta – e’ la prima, dai tempi della seconda guerra mondiale, a esprimere la paura di perdere, anziche’ migliorare, lo status sociale raggiunto dai loro genitori; la maggior parte dei «millennials » si aspetta che il futuro porti un peggioramento delle loro condizioni di vita, anziché aprire la strada ai progressi che hanno contrassegnato la storia personale dei loro genitori e che questi ultimi avevano insegnato loro ad aspettarsi e a conquistarsi con il lavoro. Insomma, la visione di un «progresso» inarrestabile si accompagna alla minaccia della perdita, piu’ che prefigurare nuovi traguardi e nuove posizioni nel mondo; e oggi e’ associata molto piu’ al degrado sociale che all’avanzamento e al miglioramento.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346