Stato/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

I partiti sono tutt’altro che morti. Possono avere pochi iscritti, e per lo piu’ relativamente anziani, ma dispongono di piu’ potere e risorse che mai.
Il problema e’ che oggi in Europa i fondi per la vita dei partiti arrivano principalmente dallo Stato anziche’ dalle tessere degli iscritti, da donatori privati e da organizzazioni affiliate.
Anche il potere dei partiti deriva piu’ dai regolamenti statali che dal solido radicamento nei propri elettorati.
I partiti non funzionano piu’ da ponte fra lo Stato e la societa’; sono diventati parte della macchina statale, staccati dall’elettorato.
I partiti poggiano in sostanza su canali di comunicazione regolati dallo Stato; utilizzano strutture dello Stato per rimpolpare i ranghi del personale e tenere in piedi la propria organizzazione a corto di uomini; e premiano i loro sostenitori con privilegi e risorse dello Stato.
Cosi’ si spiega perche’ i partiti continuino ad essere ancora vivi e operativi, ma cio’ non li rende rappresentativi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

 

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

A che cosa serve, comunque, riflettere e dibattere sul futuro dell’Europa o della sua moneta (da cui diversi grandi Paesi si tengono fuori: la Gran Bretagna, la Polonia, la Svezia), se non si tiene conto delle tendenze reali della globalizzazione?
La crisi finanziaria, se la sua gestione politica rimane fuori della portata dei popoli e dei governi, e’ destinata a produrre una formidabile accelerazione delle tendenze in atto.
Di che cosa si tratta?
In primo luogo, del passaggio da una forma di concorrenza a un’altra: da quella tra capitalismi produttivi a quella tra territori nazionali, nella quale ciascun protagonista, a colpi di esenzioni fiscali e di abbassamento del valore del lavoro, tenta di attirare maggiori capitali liquidi del proprio vicino.
E’ evidente che l’avvenire politico, sociale e culturale dell’Europa, e dei Paesi che la compongono, dipende da questo: sapere se l’Europa costituisce un meccanismo di solidarieta’ e di difesa collettiva dei suoi popoli contro il rischio sistemico oppure, al contrario (sotto l’impulso di alcuni Stati, momentaneamente dominanti, e della loro opinione pubblica), un quadro giuridico per intensificare la concorrenza tra i suoi membri e tra i suoi cittadini.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Amministratori delegati, gestori di hedge fund, banchieri d’investimento, trader “ad alta frequenza”, lobbisti e avvocati commerciali di alto livello […] il lavoro che svolgono in gran parte si riduce a prendere del denaro da una serie di tasche per metterlo in altre, in una crescente attivita’ a somma zero. Per esempio, i trader ad alta frequenza approfittano delle informazioni che ricevono una frazione di secondo prima di altri operatori e cio’ significa investimenti sempre piu’ cospicui in sistemi elettronici che gli diano questo esile vantaggio.
Allo stesso modo, squadre di avvocati commerciali vengono pagate somme ingenti dai clienti perche’ squadre di altri avvocati commerciali dell’altra parte sono pagate per attaccarli e difendere i propri clienti.
Questi professionisti non producono scoperte capaci di trasformare la societa’ né creano opere d’arte che arricchiscano e migliorino la coscienza umana.
Le loro innovazioni sono finanziarie e tattiche: trovare nuovi modi per spremere piu’ soldi da una determinata serie di attivita’, compresi i dipendenti, o per espropriare gli asset e i redditi di altre persone.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Miseria, indigenza, sensazione di abbandono. Tutto cio’ spiega anche l’ampiezza della crisi.
Come all’epoca dei Cahiers de doleance, il popolo ha la sensazione di non essere piu’ rappresentato da delle elite che, senza distinzioni, formano una casta «dagli interessi separati e contraddittori con quelli della popolazione» […]
Ha la sensazione che la sua situazione sociale continui a deteriorarsi, che l’epoca del pieno impiego sia definitivamente passata e che l’avvenire sara’ ancora peggiore.
Ha la sensazione che i valori cui aderisce siano oggi derisi o disprezzati.
Ha la sensazione che il suo stile di vita sia minacciato dalla presenza, sul suolo nazionale, di una popolazione dai costumi differenti che percepisce come estranea, se non ostile.
Ha la sensazione che i poteri pubblici abbiano abdicato ad ogni sovranita’ e che l’Unione europea, lungi dal proteggerlo contro gli effetti della globalizzazione, costituisca un progetto antisociale che contribuisce anch’esso ad aggravare l’insicurezza economica e culturale.
Settori sempre piu’ grandi del popolo si sentono esclusi, incompresi, disprezzati, dimenticati. Hanno l’impressione di essere divenuti inesistenti, di essere superflui, di essere “di troppo”. Non sopportano piu’ le formule rituali e i mantra del “politicamente corretto”, strumento delle leghe neopuritane e dello Stato interventista, igienico e punitivo. Non sopportano piu’ di sentirsi dire che i loro timori sono vani e le minacce illusorie, che stiamo vivendo una “globalizzazione felice”, che l’immigrazione e’ una “risorsa”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Idetita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Sebbene l’opposizione alla globalizzazione provenga  da ogni angolo dello spettro politico, la sua leadership e’ fermamente nelle mani della destra tradizionalista e nazionalista.
Questo e’ interessante. La globalizzazione economica e’ principalmente un progetto del neoliberismo, che per diversi decenni e’ stata l’ideologia dominante della destra moderna. Significa questo che la politica e’ diventata uno scontro tra fazioni interne alla destra e che la sinistra non ha più nulla da dire? O che le differenze tra sinistra e destra perdono di valore nella lotta sulla globalizzazione? […]
Le tesi della sinistra contro la globalizzazione sono abbastanza comprensibili nei loro termini. Sono, a grandi linee, le seguenti: 1. La globalizzazione permette al capitalismo di distruggere i meccanismi di governo capaci di contenere quegli eccessi che causano poverta’ e disuguaglianza e portano a trascurare i bisogni collettivi.
2. Il livello piu’ alto di governance sul quale la democrazia ha potuto insediarsi e’ lo Stato-nazione. Dunque, non appena un fenomeno supera quel livello, esce dal raggio d’azione della democrazia e cade sotto il solo controllo delle elites capitaliste che dominano lo spazio transnazionale.
3. Lo Stato-nazione non e’ solo un livello della democrazia in senso formale, ma e’ anche un’entita’ con cui la maggior parte dei lavoratori si identificano e alla quale sono disposti ad affidarsi […]
4. Il welfare state, in particolare, e’ stato una costruzione nazionale che attingeva alla solidarieta’ che unisce fra loro i membri di una nazione, membri cioe’ di una comunita’ condivisa […]
5. E’ interessante, in effetti, notare che le forme piu’ forti di welfare state si sono sviluppate nei paesi nordici in una fase in cui erano fortemente omogenei sul piano etnico e culturale, e che la loro disgregazione negli ultimi anni e’ stata associata all’arrivo di un largo numero di immigranti e richiedenti asilo, per lo piu’ da culture islamiche […] Sembra esserci una relazione inversa tra un forte Stato sociale e un multiculturalismo liberale; e se cosi’ e’, la sinistra farebbe bene ad abbandonare quest’ultimo il più rapidamente possibile […] Dato che la globalizzazione e il multiculturalismo sono nocivi per un progetto socialdemocratico, e’ necessaria una svolta che preveda tutela economica e controlli sui movimenti di capitale, nonche’ severe restrizioni all’immigrazione. Per i paesi europei cio’ rappresenta un grosso freno, se non la rinuncia completa, al processo d’integrazione europea – che soprattutto in anni recenti ha significato integrazione in termini neoliberali.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Economia di mercato/Rodrik

Dani Rodrik – Dirla tutta sul mercato globale. Idee per un’economia mondiale assennata – Einaudi (2019)

Lo Stato-nazione rimane tuttora l’unica opzione disponibile quando si tratta di fornire le disposizioni regolamentari e amministrative a cui i mercati si affidano. L’obiezione piu’ profonda e’ che l’ossessione delle elite e dei tecnocrati per l’iperglobalizzazione ostacola il raggiungimento – a livello nazionale – dei piu’ legittimi obiettivi economici e sociali, ovvero prosperita’ economica, stabilita’ finanziaria e inclusione sociale.
Le domande che dobbiamo porci oggi sono: quanta globalizzazione e’ realmente auspicabile in ambito commerciale e finanziario?
Ha ancora senso parlare di Stati-nazione in un’epoca in cui le rivoluzioni nei trasporti e nelle  comunicazioni sembrano aver decretato la morte della distanza geografica?
I singoli Stati che margine di intervento dovrebbero concedere alle istituzioni internazionali?
Qual’ e’ il vero scopo degli accordi commerciali, e come possiamo migliorarli?
In qualita’ di cittadini e di Stati, quali responsabilita’ abbiamo nei confronti di quelli che si trovano di la’ dal confine?
E come possiamo adempiervi al meglio?

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1

Finanziarizzazione/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel neoliberismo – Derive Approdi (2016)

Questa cupola e’ incarnata da una triplice cinquina: da un lato le cinque societa’ di intermediazione immobiliare – JP Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Hsbc Usa – e le cinque banche – Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, Citycorp- Merril Linch, Bnp Parisbas – che, al primo trimestre del 2011, controllavano il 90% dei titoli derivati, per un ammontare di 466.000 miliardi di dollari; dall’altro lato, i cinque colossi hi-tech -Microsoft, Apple, Google, Facebook e Amazon – che, con le loro piattaforme tecnologiche e con i loro modelli di business, hanno dato e continuano a dare un contribuito strategico ai processi di finanziarizzazione e concentrazione monopolistica.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Populismo/Fukuyama

Francis Fukuyama – Identita’.La ricerca della dignita’ e i nuovi populismi – Utet (2019)

Il mondo e’ diventato molto piu’ ricco grazie ai guadagni di produttivita’ e alla globalizzazione dal 1988 al 2008, ma questi guadagni non sono stati distribuiti equamente.
Quelli che rientrano nei percentili tra il ventesimo e il settantesimo hanno avuto consistenti incrementi in reddito, e ancora maggiori sono stati quelli per il novantacinquesimo percentile. Ma la parte della popolazione globale attorno all’ottantesimo percentile ha conosciuto o stagnazione o guadagni marginali. Questo gruppo corrisponde in larga misura alla classe lavoratrice nei paesi sviluppati, cioe’ a persone con istruzione da scuola superiore o di livello minore. Pur rimanendo questi in una condizione economica molto migliore di quelli che si trovano sotto di loro, hanno perso terreno in misura significativa rispetto a chi rientra nel 10 per cento di vertice della distribuzione. Il loro status relativo, in altre parole, e’ precipitato bruscamente. […]
In queste circostanze ci si sarebbe aspettato di assistere alla massiccia ripresa di una sinistra populista in quei paesi soggetti ai piu’ alti livelli di disuguaglianza.
Fin dalla Rivoluzione francese, la sinistra si e’ definita come il partito dell’uguaglianza economica, intenzionata a usare la forza dello stato per redistribuire la ricchezza dai ricchi ai poveri. Ma all’indomani della crisi finanziaria globale si e’ assistito a una situazione pressoche’ opposta: l’affermarsi di forze nazionaliste populiste di destra in molte parti del mondo sviluppato. Questo si e’ verificato piu’ che in ogni altro luogo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, due paesi nei quali la deindustrializzazione aveva devastato la vecchia classe operaia. […]
Come si spiega che la sinistra non sia riuscita a capitalizzare il crescere della disuguaglianza sociale, e che il suo posto sia stato preso dalla destra nazionalista? Non si tratta di un fenomeno inedito: i partiti di sinistra perdono a favore dei nazionalisti da ben oltre un secolo, e proprio in quelle circoscrizioni povere o della classe operaia che in teoria sarebbero dovute essere la loro più solida base di sostegno.
Nel 1914 la classe lavoratrice europea non si schiero’ sotto le bandiere dell’Internazionale socialista ma, allo scoppio della prima guerra mondiale, ciascuna con i suoi governi nazionali. Questo fallimento ha sconcertato per anni i marxisti […]
Essere poveri significa essere invisibili agli esseri umani propri simili, e l’indegnita’ dell’invisibilita’ e’ spesso peggiore della mancanza di risorse.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

 

 

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Una formidabile crisi di fiducia investe al contempo gli uomini, le istituzioni e i mezzi di informazione.
Non si crede piu’ a nessuno, non si crede piu’ in niente. Rinchiusi in un sistema dove si puo’ fare tutto a condizione che non cambi niente, sottoposti tutti i giorni alle conseguenze di decisioni che non hanno preso, costretti a fronteggiare il disconoscimento mediatico e la superiorita’ morale di cui le elite si attribuiscono con arroganza il monopolio, i nostri contemporanei diventano matti. Allora si ribellano contro un pensiero unico il quale sostiene che non c’e’ alternativa all’ordine neoliberale e che la dissoluzione dei popoli nel mercato mondiale e’ l’unico orizzonte della storia degli uomini.
Dal 2005 si ripete lo stesso copione: la destra dice di votare “Si”, la sinistra dice di votare “Si”, tutti i grandi mezzi di informazione dicono di votare “Si”, gli esperti internazionali e i capi di Stato stranieri dicono di votare “Si”, e il popolo dice “No”.
Risultato: lo stupore rivaleggia con l’indignazione e con la collera. E, dal lato delle elite, cresce il disprezzo verso un popolo imprevedibile, che pensa male e le cui reazioni smentiscono tutte le previsioni. Anche qui, la paura e’ onnipresente: paura della collera del popolo, paura di perdere i privilegi e le
posizioni acquisite, paura di veder esplodere i muri di carta del proprio microcosmo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Lasterza (2018)

I contro-rivoluzionari sono probabilmente ingenui a pensare che un ritorno agli Stati-nazione possa risolvere tutti i principali problemi, ma io mi chiedo se le liberta’ liberali possano ancora essere mantenute nell’Europa che noi abbiamo creato.
E mi chiedo anche se il liberalismo potra’ essere efficacemente difeso in assenza di una volonta’, una solidarieta’ e una speranza collettive che confinano con il mito.
Non siamo riusciti a creare una societa’ civile europea e un’autorita’ pubblica europea capace di spingere in avanti il progetto liberale. Non sorprende, dunque, che sempre piu’ cittadini europei ci stiano abbandonando e stiano invece avallando politiche superate ma familiari di gloria nazionale, comunita’ morale, e muri che separano un gruppo da un altro.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/