Economia di mercato/Bauman

Zygmunt Bauman – Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone. Laterza (2007)

La cultura della societa’ dei consumi riguarda piuttosto il dimenticare che non l’imparare.
In effetti, quando l’attesa viene eliminata dal desiderio e il desiderio non vuole attese, la capacita’ di consumo dei consumatori puo’ venire ampliata ben al di la’ dei limiti determinati dalle necessita’ naturali o acquisite; non c’e’ neanche piu’ bisogno che gli oggetti del desiderio siano fisicamente durevoli.
Il tradizionale rapporto tra i bisogni e il loro soddisfacimento viene invertito: la promessa e la speranza della soddisfazione precedono il bisogno che si promette di soddisfare, e saranno sempre piu’ intense e tentatrici di quanto lo siano i bisogni effettivi.
La promessa, in effetti, e’ tanto piu’ attraente quanto meno usuale e’ il bisogno che si dovrebbe soddisfare; e’ molto divertente vivere un’esperienza che non si sapeva nemmeno che esistesse, e un buon consumatore e’ un avventuriero che ama gli imprevisti.
Per i buoni consumatori, la promessa diventa tentatrice non tanto quando riguarda la soddisfazione di bisogni dai quali si e’
tormentati, bensi’ quando sollecita il tormento di desideri mai immaginati o sospettati prima.

Info:
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Sociologia/Bauman_Dentro_Globalizzazione.html
https://www.skuola.net/sociologia/dentro-globalizzazione.html
https://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/recensione-di-dentro-la-globalizzazione-le-conseguenze-sulle-persone-di-zygmunt-bauman/

Economia di mercato/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire alla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Il problema che oggi abbiamo e’ capire come far si’ che la finanza torni a svolgere la sua funzione originaria – quella di essere uno strumento a servizio della crescita dell’economia reale – smettendo di essere un circuito autoreferenziale che arricchisce pochi strozzando lo sviluppo delle tante iniziative che sorgono nella trama larga del sistema economico e sociale.
E che vi sia un problema di fondo che ostinatamente si finge di non vedere ce lo dice il paradosso che attanaglia l’economia contemporanea e che la teoria economica prevalente (di matrice neoclassica) non riesce a spiegare: un’offerta di moneta sovrabbondante, prodotta da una politica economica superespansiva e con tassi di interesse sotto zero, insieme alla deflazione (e tassi di crescita modesti).
Si tratta di un paradosso perche’, secondo la teoria, ma anche secondo l’esperienza vissuta fino a oggi, con questo tipo di politica dovremmo avere inflazione (e crescita).
Per usare una metafora, l’economia contemporanea e’ come una macchina in cui l’acceleratore, pur spinto al massimo, non riesce a trasmettere forza cinetica alle ruote. Semplicemente perche’ la forza va dispersa in qualche punto durante il percorso di trasmissione […]
Questo stato delle cose ci dice che, ancora oggi, i circuiti tra finanza ed economia reale non funzionano come dovrebbero.
Non riescono ad attivare le energie economiche e finiscono solo per alimentare circuiti finanziari autoreferenziali che non fanno che rafforzare la concentrazione della ricchezza. Come dimostrano i livelli degli indici borsistici, che continuano a bruciare tutti i record pur in presenza di aumenti dell’economia reale piuttosto contenuti.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Economia di mercato/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

Al marchio e all’azienda viene riservato un vero e proprio culto.
Del resto la religione – come suggerisce l’etimologia stessa della parola – lega, coalizza. Diventata imprenditrice, la religione unisce le pecorelle – non soltanto gli impiegati, ma anche i fornitori e i clienti della ditta – in una reale comunione, sotto forma di puntuali adunate, saloni pubblici o cerimonie.
Il motociclista che venera un determinato marchio fino al feticismo e socializza con i suoi simili in occasione di grandi raduni, ne e’ un esempio perfetto.
Insomma, la religione s’impone come una formidabile modalita’ di manipolazione […]
Questa teologia d’impresa si riassume con un grafico ascensionale che testimonia il passaggio della merce dal semplice status di «prodotto» a quello, salvifico, della «religione del marchio» (brand religion).
Secondo questo approccio, un «prodotto» smette di essere designato come tale – un dolciume, un maglione, una consolle per videogiochi, un tavolo… – e viene piuttosto assimilato al suo «concetto di marchio».
Una volta etichettato, il prodotto genera una sensazione o, in gergo tecnico, un «valore emozionale aggiunto». Non e’ piu’ un fazzoletto, non e’ piu’ un orologio, non e’ piu’ un semplice te’, perche’ il fazzoletto, l’orologio e il te’ – una volta associati ai marchi Kleenex, Rolex e Lipton –, irradiano calore, sicurezza familiare, garanzia di fiducia, persino sentimento materno.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/
https://www.ilmerito.org/8-nel-merito/273-mediocrazia-una-rilettura-della-societa-contemporanea-attraverso-il-suo-declino-irreversibile-recensione-a-a-deneault-mediocrazia-neri-pozza-2017-di-giovanni-cossa
https://ilfoglietto.it/libri/5397-la-mediocrazia-un-libro-sulla-inadeguatezza-della-classe-dirigente

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Con grande gioia dell’industria agricola, la produzione di etanolo ha provocato, com’era facilmente prevedibile, un rincaro dei cereali per uso alimentare, che a New York ha fatto salire improvvisamente del 50 per cento il prezzo dei bagel.
La produzione di biocarburanti ha esacerbato in misura non indifferente anche la fame nel mondo.
Come ha osservato uno dei critici della tesi di Hubbard, “per fare un pieno a un Suv con 95 litri di etanolo puro occorrono 204 chilogrammi di granturco, ovvero una quantita’ di calorie sufficienti per nutrire una persona per un anno. Se le attuali (2008) tendenze continueranno, il numero di persone affette da fame cronica potrebbe raddoppiare a 1,2 miliardi entro il 2025 […]
Fortunatamente o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista, alla fine del 2008 i prezzi del petrolio sono riscesi improvvisamente al di sotto dei 50 dollari al barile […]
Poiche’ un prezzo del petrolio di 50 dollari al barile viene spesso citato come la soglia al di sotto della quale la produzione di etanolo cessa di essere redditizia, i grossi investimenti effettuati negli Stati Uniti a partire dal 2006 per raddoppiare il numero di impianti di produzione di etanolo potrebbero oggi essere a rischio.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Economia di mercato/Giacche’

Vladimiro Giacche’ – Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato – Aliberti (2012)

A marzo 2008 il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, e’ costretto a fornire alla banca J.P. Morgan Chase ingenti garanzie pubbliche per consentirle il salvataggio della banca d’investimento Bear Stearns, per timore che il fallimento di questa scateni un effetto domino dalle conseguenze imprevedibili.
La cosa fa molto rumore, in quanto crea un pericoloso precedente, quantomeno agli occhi dei molti nemici dell’intervento pubblico sui mercati e nell’economia.
In questa occasione Bernanke si giustifica dicendo che non si tratta del salvataggio di una banca, ma – queste le sue precise parole – del “salvataggio dei mercati”.
E il mondo intero apprende che lo slogan reso famoso da Ronald Reagan, secondo cui «lo Stato e’ il problema, il mercato la soluzione», va rovesciato. E che lo Stato, da fastidioso e ingombrante rompiscatole buono soltanto a intralciare l’attivita’ economica, e’ diventato qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa delle principali imprese finanziarie (e non solo) del mondo […]
Tra l’autunno del 2008 e i primi mesi del 2009, delle 20 principali banche mondiali, almeno la meta’ ricevette un sostegno governativo diretto. Nel giugno 2009 il Financial Stability Report della Bank of England rivelo’ che i sussidi e le garanzie offerti dalle banche centrali e dai governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dei Paesi dell’Eurozona a sostegno del sistema bancario ammontavano alla cifra spaventosa di 14.000 miliardi di dollari. Si trattava – precisava lo stesso rapporto – di una cifra equivalente a circa il 50% del prodotto interno lordo di quei Paesi.
Vale la pena di ricordare queste cifre oggi, mentre in tutto il mondo si decurtano le prestazioni sociali fornite dagli Stati «per tenere in ordine i conti pubblici» e «perche’ abbiamo tutti vissuto al di sopra delle nostre possibilita’».
In quei mesi avvenne l’impensabile: tutt’a un tratto la “mano visibile” dello Stato torno’ a essere piu’ popolare della mano invisibile del mercato, cara ad Adam Smith e soprattutto ai suoi epigoni […]
Nell’estate del 2009 il recupero degli indici borsistici iniziato a marzo sembrava ormai consolidato e l’intera finanza internazionale poteva tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Autori di questo miracolo, che per il momento aveva impedito al mondo di precipitare in una seconda Grande Depressione, erano, a giudizio di tutti, gli Stati e le banche centrali […]
Questo neointerventismo statale fu in parte frainteso come “keynesiano”, mentre non si trattava di investimenti pubblici per rilanciare la domanda di beni e servizi, ma di semplice socializzazione delle perdite.
Vi fu anche qualche polemica sui presunti rischi di un ritorno in grande stile dell’intervento pubblico nell’economia.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/2034-vladimiro-giacche-titanic-europa.html
https://www.uninfonews.it/il-titanic-europa-affonda-e-lorchestra-suona-ancora/
https://www.italianieuropei.it/it/italianieuropei-1-2014/item/3232-titanic-europa.html

Economia di mercato/Pilling

David Pilling – L’illusione della crescita.Perche’ le nazioni possono essere ricche senza rinunciare alla felicita’ – il Saggiatore (2019)

Se il Pil fosse una persona, sarebbe indifferente, addirittura cieco, alla morale.
Misura qualsiasi tipo di produzione, buona o cattiva. Gli piace l’inquinamento, specie se poi bisogna spendere soldi per bonificare tutto. Gli piace la criminalita’, perche’ va matto per nutriti corpi di polizia e finestre rotte da riparare. Gli piace l’uragano Katrina e non disdegna le guerre. Gli piace misurare l’escalation verso un confitto armato a suon di armi da fuoco, aerei e testate, e dopo gli piace calcolare tutti gli sforzi per ricostruire le citta’ distrutte partendo dalle rovine fumanti.
Il Pil e’ bravo a contare, ma quando si tratta di giudicare la qualita’ lascia molto a desiderare […]
Il Pil e’ mercenario. Non si degna di conteggiare le transazioni laddove non avvengono passaggi di denaro […]
La crescita e’ figlia dell’era industriale e il Pil e’ stato concepito soprattutto per misurare la produzione fisica […]
L’Ufficio per le statistiche nazionali del regno unito […] afferma che il Pil e’ «il valore dei beni e dei servizi prodotti nel corso di un determinato periodo».
E’ una definizione che lo fa sembrare incredibilmente semplice, tanto da spingere a domandarsi perche’ ci siano volute centinaia di anni per inventarlo.
Delle tre piccole parole che compongono la sigla Pil, partiamo dall’ultima, «lordo», che significa semplicemente un numero a cui non è stato sottratto nulla. Kuznets aveva preso in considerazione anche il prodotto nazionale netto, che avrebbe rimosso varie cose, come l’usura dei macchinari utilizzati per produrre beni finiti.
Procedendo a ritroso, passiamo a «interno», che significa prodotto in patria, a differenza del prodotto nazionale lordo, che comprende tutto ciò che viene prodotto dalle aziende di un paese, sia in patria sia all’estero; nell’era delle multinazionali, questa distinzione e’ importante.
Infine c’e’ «prodotto», che significa tutto cio’ che viene prodotto, dai beni ai servizi.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/lillusione-della-crescita/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/16/ecco-perche-il-pil-e-stupido-e-obsoleto-lo-ha-capito-pure-la-cina/41437/
https://www.che-fare.com/illusione-crescita-felicita-pilling/

Economia di mercato/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Sono i soggetti che cadono sotto la definizione rassicurante di «investitori istituzionali»: gestori dei fondi pensione e di investimento che tutto sono tranne che tutori delle istituzioni, e dei fondi che gli ignari risparmiatori affidano nelle loro mani.
Gli investitori istituzionali sono diventati negli ultimi decenni una potenza economica di primissima grandezza.
La massa finanziaria da loro gestita in Italia, Francia, Germania e Stati Uniti, nel giro di soli diciassette anni, dal 1990 al 2007, e’ passata da 9,1 a 60 trilioni di dollari, arrivando a includere la meta’ delle societa’ quotate in borsa.
Sono i manovratori degli spread e dei prestiti ai governi nazionali. Sono i «figli di Troika» dell’Fmi, della Commissione europea e della Bce che hanno massacrato la Grecia e l’Irlanda, messo in difficolta’ la Spagna, l’Italia e il Portogallo, degradato il Regno Unito e fatto traballare nel 2010-2012 la stessa Unione europea.
Un’esigua congrega di non oltre mille persone, residenti in cinque capitali occidentali, manipola i mercati finanziari decidendo i corsi delle borse, i tassi di cambio tra valute, i prezzi delle obbligazioni e delle materie prime.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Economia di mercato/Giacche’

Vladimiro Giacche’ – Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato – Aliberti (2012)

Dal 2002 al 2010 il mercato del debito a livello mondiale e’ cresciuto a un tasso di crescita annuo dell’11%, dagli 80 mila miliardi di dollari a circa 200 mila.
Nello stesso periodo il prodotto interno lordo mondiale e’ cresciuto del 4% annuo (quello italiano, come e’ noto, praticamente non e’ cresciuto).
Il debito complessivo oggi e’ pari al 310% del prodotto interno lordo mondiale. Si tratta della maggiore accumulazione di debito della storia in tempo di pace. E’ chiaro che si tratta di una situazione insostenibile […]
I governi abbassano la tassazione e poi prendono in prestito da coloro che decidono di non tassare.
Gli interessi sul debito rendono possibile un trasferimento di ricchezza a vantaggio dei detentori dei titoli di debito.
Ovviamente, quanto sopra vale sia per le riduzioni formalizzate delle tasse, sia per quanto riguarda la tolleranza di fatto verso l’evasione fiscale che caratterizza, guarda caso, precisamente i due Paesi che oggi in Europa hanno il piu’ alto rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo: ossia Grecia e Italia.
Anche in questo caso si ha un trasferimento di ricchezza dalla collettivita’ a una parte del settore privato.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/2034-vladimiro-giacche-titanic-europa.html
https://www.uninfonews.it/il-titanic-europa-affonda-e-lorchestra-suona-ancora/

Economia di mercato/Tuccari

Francesco Tuccari – La rivolta della societa’.L’italia dal 1989 a oggi – Laterza (2020)

Apprendiamo che oggi in Italia, su una popolazione di 60 milioni e mezzo di persone, sono attive quasi 86 milioni di utenze di telefonia mobile; che il 92% delle persone (poco meno di 55 milioni) si connette a internet e lo fa per circa sei ore al giorno; e che il 59% (grosso modo 35 milioni) e’ attiva sui social media e vi trascorre quasi due ore al giorno.
Si tratta di dati che oggi non destano particolare sorpresa, ma che appaiono a dir poco fantascientifici rispetto alle condizioni dell’Italia di trent’anni fa.[…]
Attraverso personal computer, tablet e soprattutto smartphone, diventati ormai veri e propri prolungamenti del corpo umano, la Rete e i social si sono trasformati in vettori essenziali – e per molti versi esclusivi – di nuovi modelli di informazione, conoscenza, comunicazione, socialita’ e partecipazione.
Dopo la carta stampata, la radio e poi la televisione, essi hanno conquistato con la loro pervasivita’ un posto di primo piano nei processi di costruzione della personalita’, di socializzazione e di formazione dell’opinione pubblica.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139844
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-rivolta-della-societa-di-francesco-tuccari/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quale-societa-si-rivoltadavvero

Economia di mercato/Pilling

David Pilling – L’illusione della crescita.Perche’ le nazioni possono essere ricche senza rinunciare alla felicita’ – il Saggiatore (2019)

Ci sono tre ricette per il Pil […]
A causa del vertiginoso assortimento di dati e ipotesi che caratterizza ciascun metodo, spesso risultano abbastanza diverse […]
Le tre ricette sono conosciute come metodo della spesa, metodo del reddito e metodo della produzione. Misurano cio’ che viene speso, guadagnato e prodotto. Un’economia dovrebbe produrre solo cio’ che viene acquistato (tenuto conto di importazioni ed esportazioni) e le persone possono spendere solo cio’ che guadagnano […] Il metodo della produzione e’ la somma di tutto cio’ che viene prodotto da fabbriche e agricoltori, parrucchieri e pasticcerie […]
La formula del metodo della produzione e’ ingannevolmente semplice: il valore di tutti i beni e servizi prodotti in un dato periodo meno il valore dei beni intermedi.
Poi viene il metodo della spesa, che calcola quella che a volte gli economisti chiamano «domanda aggregata». Comprende tutto ciò che viene «speso», dalle famiglie, dalle imprese o dallo Stato. Dato che stiamo calcolando il prodotto interno, dobbiamo aggiungere le esportazioni, perche’ sono state prodotte in patria, e sottrarre le importazioni, perche’ sono state prodotte all’estero. La formula di questa ricetta e’: la spesa per i consumi piu’ la spesa e gli investimenti del settore pubblico piu’ gli investimenti delle imprese piu’ le esportazioni meno le importazioni […]
L’ultima ricetta e’ quella del metodo del reddito,
che misura tutto il reddito guadagnato in un’economia, principalmente sotto forma di salari, profitti, dividendi, affitti e tasse. Quando si tratta di misurare la nostra economia, siamo ciò che guadagniamo.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/lillusione-della-crescita/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/16/ecco-perche-il-pil-e-stupido-e-obsoleto-lo-ha-capito-pure-la-cina/41437/
https://www.che-fare.com/illusione-crescita-felicita-pilling/