Stato/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

Il XX secolo forse non ha cambiato il concetto di democrazia […]
Ma le istituzioni democratiche – non solo il Parlamento, la tutela dei diritti fondamentali e la separazione dei poteri, ma anche i partiti, la stampa, i media… –, quelle si’ sono profondamente cambiate e funzionano in modo del tutto diverso da quelle sette-ottocentesche.
Ci si e’ accorti del mutamento solo dopo che il populismo era ormai esploso, attribuendo il fenomeno a cause contingenti come globalizzazione, crisi economiche, migrazioni, risentimento, rivoluzione digitale. In realtà c’e’ una causa politico-istituzionale del populismo che viene da molto piu’ lontano e coincide appunto con i mutamenti che hanno interessato la democrazia parlamentare […]
Il primo mutamento, tanto consolidato da passare ormai inavvertito, e’ la concentrazione dei poteri nell’esecutivo. E si badi che non si parla delle democrazie illiberali, ma proprio delle democrazie liberali.
Intanto, gli studiosi si occupano prevalentemente dei due poteri normativi, legislativo e giudiziario, e ignorano non tanto l’esecutivo quanto l’amministrazione: l’unico potere statale che dura anche quando cambiano maggioranze e governi, e senza il quale gli altri poteri non potrebbero funzionare.
Poi, e di conseguenza, non si riflette mai abbastanza sulle conseguenze prodotte, sulle istituzioni democratiche stesse, da due guerre mondiali, una guerra fredda, apparentemente chiusa dalla caduta del Muro di Berlino (1989), e un numero imprecisato di guerre asimmetriche, dalla Corea al Vietnam, dall’Afghanistan all’Iraq, spesso mascherate da interventi umanitari, esportazioni della democrazia o guerra al terrore. Tutti conflitti non dichiarati dai parlamenti, e gestiti direttamente dagli esecutivi.
Tutte queste guerre, scatenate nonostante il, o forse addirittura grazie al, principio del rifiuto della guerra come soluzione dei conflitti internazionali, hanno comportato uno spostamento enorme di poteri dal legislativo all’esecutivo, e da questo all’amministrazione […]
Si governa per decreti governativi, e l’ultima parola non tocca affatto ai giudici, come qualcuno crede, ma all’amministrazione […]
Il secondo mutamento che ha interessato le istituzioni democratiche e’ chiamato costituzionalizzazione ma dovrebbe chiamarsi anche internazionalizzazione della democrazia […]
Si tratta della democrazia, detta appunto costituzionale, in cui il potere statale incontra limiti sia interni (costituzioni rigide, corti costituzionali, interpretazione costituzionale) sia esterni (trattati internazionali, corti internazionali).
La democrazia costituzionale, impostasi in Occidente con la giurisprudenza delle grandi corti costituzionali e internazionali, si era estesa ai paesi dell’Est dopo la caduta del Muro di Berlino […]
Infine, c’è un terzo mutamento istituzionale da registrare, molto differente dai precedenti: lo svuotamento neoliberista della democrazia.
Si comincia a parlare di crisi della democrazia nel 1975: gli Stati nazionali, si dice, non sono piu’ in grado di assicurare la «governabilita’», ossia di adempiere le promesse fatte negli anni del boom economico.
«Governabilita’», governance (governo pubblico- privato) e sovranita’ del consumatore (decide chi compra) sono poi divenuti i mantra del neoliberismo, di destra e di sinistra.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988

Stato/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

La democrazia quale la conosciamo venne alla luce in un processo di formazione dello Stato e della nazione che difficilmente puo’ essere replicato in contesti diversi.
E’ difficile, per esempio, che il sistema di rappresentanza democratica funzioni adeguatamente senza un demos chiaramente definito, e noi non abbiamo un simile demos al di sopra degli Stati-nazione. Al piu’, abbiamo un insieme di demoi che non formano un tutto coerente.
Oltre a cio’, la democrazia non richiede solo la creazione di alcune istituzioni democratiche come parlamenti, elezioni, costituzioni; richiede anche confini territoriali che corrispondano e coincidano con confini funzionali sistemici, e che siano in linea con le consolidate gerarchie sociopolitiche all’interno delle relative popolazioni.
Solo gli Stati-nazione sono in grado di realizzare quest’ultimo requisito.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale

Il primo aspetto del populismo spiegato […] e’ la (pretesa) disintermediazione […] dei piu’ tradizionali mediatori politici: non solo quelli formalmente incaricati di mediare fra il popolo e il governo (politici, partiti, sindacati…), ma anche i mediatori informali (preti, notabili, giornalisti, esperti, giuristi, professori…) […]
Naturalmente e’ solo un’illusione.
Chi parla di disintermediazione, in effetti, si mette dal punto di vista dell’elettore illuso: […] la pretesa disintermediazione si rivela una sorta di reintermediazione: internet, i social, gli smartphone prendono il posto di parlamentari, opinion makers e parroci. […]
Chi sono i nuovi mediatori occulti?
Presto detto: leader, spin doctor e staff comunicativi, o addirittura algoritmi automatici usati da centinaia di siti anonimi, creati apposta per manipolare gli elettori […]
Il secondo aspetto della politica populista […] e’ la frammentazione o polarizzazione tipica della democrazia populista.
La frammentazione consiste nel fatto che attorno a ogni utente dei social si addensano sciami di informazioni personalizzate, tarate da algoritmi automatici sui big data di ognuno […] La frammentazione riguarda ogni singolo utente: contro il quale si ritorce, beffardamente, la sovranita’ attribuita ai consumatori dai neoliberisti californiani. Ogni nostro gusto, vizio o ossessione viene accettato dal web, che ci induce a soddisfarlo purche’ renda.
La polarizzazione, invece, riguarda comunita’ di utenti i quali – proprio come fa il singolo con le proprie ossessioni – tendono a rinchiudersi, ognuno nella sua bolla o camera dell’eco, formando tribu’ digitali in guerra fra loro […] Gruppi politici, religiosi ed etnici che avevano convissuto felicemente per secoli oggi si guardano in cagnesco, agitati da risentimenti indotti, piu’ che spontanei. L’idea stessa del rispetto dell’altro – il multiculturalismo –e’ sospettata di nascondere un progetto di sostituzione etnica.
Il terzo e sinora piu’ trascurato aspetto del populismo spiegato da Homo mediaticus e’ quanto propongo di chiamare contendibilita’ del potere.
Il digitale rende il potere delle elite tradizionali contendibile da parte di outsider […]
Contendibilita’ del potere da parte di persone che, in altre epoche, non sarebbero mai riuscite ad attraversare i ponti: attori di serie B, conduttori televisivi, comici, tutti votati da masse di follower non benche’ siano privi di preparazione politica, ma proprio per questo. Cio’ alimenta la spirale di antipolitica o depoliticizzazione: chi vorra’ mai sporcarsi le mani con questa politica demente?
Eppure la campagna elettorale permanente, la politicizzazione di ogni evento di cronaca, la polarizzazione dell’opinione pubblica e la conseguente instabilita’ dei governi hanno almeno un lato positivo. Gli stessi governi populisti non sono eterni: basta una foto compromettente, una frequentazione imbarazzante, un tweet piu’ demenziale degli altri e – almeno in Occidente, e finche’ la democrazia funziona ancora – anche loro cadono. Per fortuna, anche il potere populista e’ contendibile […]
Cosi’ i governi populisti non fingono neppure piu’ di governare e si dedicano apertamente all’intrattenimento: non fanno altro che leggi manifesto al fine di vincere le elezioni successive.
Intanto, un altro potere, stavolta con la minuscola, prende il loro posto. E’ il potere amministrativo: le burocrazie ministeriali, gli apparati di sicurezza, i corpi separati dello Stato. Finche’ il Potere governava, non ci si accorgeva quasi della loro esistenza, mentre da quando ha smesso abbiamo capito che governavano loro anche prima. Peggio ancora, l’amministrazione viene sostituita a sua volta dagli algoritmi usati per automatizzarne le procedure, e noi viaggiatori ci accorgiamo con orrore che la cabina di pilotaggio e’ vuota.

Info:
https://www.ilmanifestobologna.it/wp/2020/01/perche-il-populismo-digitale-minaccia-la-democrazia/

Europa/Formenti

Carlo Formenti – Oligarchi e plebei. Diario di un conflitto globale – Mimesis (2018)

Febbraio 2017. Nei giorni scorsi e’ stato lanciato – ottenendo grande rilievo sui media – un Appello per il rilancio dell’integrazione europea firmato da trecento intellettuali fra i quali spiccano Giuliano Amato e Anthony Giddens, fra i massimi esponenti della Terza via e del pensiero unico liberista.
Nel testo in questione:
1) si afferma che oggi la Ue e’ sotto attacco «sebbene abbia garantito pace, democrazia e benessere per decenni»;
2) si esalta l’«economia sociale di mercato», affermando che essa puo’ funzionare solo grazie a una governance multilivello e al principio di sussidiarieta’;
3) si rivendica il ruolo di un’Europa cosmopolita nella costruzione di una «governance globale democratica ed efficiente» […]
Proviamo a decodificare il senso di queste affermazioni, […]
Una prima considerazione e’ che l’affermazione secondo cui l’Europa ha garantito pace, democrazia e benessere e’ falsa: dai Balcani all’Ucraina, passando per la Libia, l’Europa e’ stata un costante fattore di guerra; quanto alla democrazia chiedete cosa ne pensa il popolo greco; infine il benessere e’ un miraggio per milioni di cittadini europei che hanno visto peggiorare drasticamente i livelli salariali e di occupazione, oltre a perdere gran parte dei diritti conquistati prima dell’avvio del processo di unificazione […]
Seconda considerazione: associare l’economia sociale di mercato all’allargamento della democrazia e’ una contraddizione in termini. Questo concetto e’ infatti costitutivo di quel progetto neoliberista che ha sottratto il ruolo della legittimazione al quadro costituzionale-parlamentare per trasferirlo a organismi non eletti che rispondono agli imperativi del mercato.
Inoltre la sussidiarieta’ di cui si parla e’ consistita nella proliferazione di enti, agenzie e autorita’ deputati a gestire localmente i bisogni sociali – proliferazione che e’ proceduta di pari passo con lo smantellamento del welfare e con l’assunzione dell’impresa privata quale modello di regolazione sociale, in base al principio secondo cui non bisogna ostacolare chi potrebbe erogare un servizio migliore del servizio pubblico (pratica che Colin Crouch ha definito come una spoliticizzazione del servizio pubblico attraverso la riduzione del cittadino a cliente […]
Per concludere: il riferimento alla natura cosmopolita dell’Europa – per inciso smentito dai muri e dalle altre pratiche di contrasto ai flussi migratori, come il vergognoso accordo con il regime turco e’ espressione dell’“internazionalismo” delle elite, le quali vogliono schiacciare le resistenze dei popoli alla colonizzazione del mercato globale.
Come conciliare tutto cio’ con la proposta di legittimare l’oligarchia di Bruxelles sottoponendola al vaglio degli elettori? Ai firmatari dell’appello non mancano gli strumenti concettuali per progettare alchimie tecniche in grado di garantire a priori il trionfo di una grande coalizione europea “antipopulista”.

Info:
https://www.carmillaonline.com/2018/05/15/le-nuove-pelbi-globali-dentro-la-crisi-sistemica/
https://www.sinistrainrete.info/libri/16175-carlo-formenti-oligarchi-e-plebei.html

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Vediamo le cose piu’ chiaramente quando cessiamo di dibattere su cosa il populismo e’ – un’ideologia «debole» o una mentalita’ o una strategia o uno stile – e cominciamo invece ad analizzare cosa il populismo fa: in particolare, quando indaghiamo come trasforma o riconfigura le procedure e le istituzioni della democrazia rappresentativa […]
La democrazia rappresentativa e’ diarchica perche’ e’ un sistema misto di decisione e opinione, nel quale la «volonta’» (cioe’ il diritto di voto e le procedure e istituzioni che sovrintendono al processo decisionale) e l’opinione (cioe’ il dominio extra istituzionale dei giudizi politici e delle opinioni nelle loro sfaccettate espressioni) si influenzano reciprocamente, pur rimanendo indipendenti.
Le societa’ nelle quali viviamo sono democratiche non solo perche’ vi si tengono libere elezioni il cui risultato e’ conteso da due o piu’ partiti, ma anche perche’ consentono lo sviluppo di un reale antagonismo politico e il libero esplicarsi del confronto tra posizioni diverse e concorrenti […]
Mentre la democrazia diretta fa collassare il momento della volonta’ e quello del giudizio nell’atto stesso del voto, esaltando in tal modo il potere di decisione, la democrazia rappresentativa separa i due momenti e si avvale dei due poteri. Così facendo tiene aperto il processo politico alla formazione e all’azione dell’opinione e della partecipazione […]
In definitiva, la teoria diarchica della democrazia rappresentativa afferma due cose: che la volonta’ e l’opinione sono i due poteri dei cittadini sovrani; e che essi sono differenti e devono rimanere distinti, anche se sono in costante comunicazione reciproca.[…]
I leader populisti vogliono parlare direttamente al popolo e per il popolo, perche’ sono come il popolo, senza bisogno di intermediari (in particolar modo i partiti e i mezzi di comunicazione indipendenti). Percio’, anche se il populismo non rinuncia alle elezioni, le usa come una celebrazione della maggioranza e del suo capo, anziche’ come una competizione tra capi e partiti che permette l’accertamento della pluralita’ delle preferenze […]
In una democrazia rappresentativa tradizionale i partiti politici e i mezzi di comunicazione sono corpi intermedi di fondamentale importanza. Sono agenti della diarchia nel senso che permettono all’interno e all’esterno dello stato di comunicare, senza fondersi.
Una democrazia populista, al contrario, cerca di togliere di mezzo questi «ostacoli». Proclama di «democratizzare» il pubblico instaurando una comunicazione perfetta e diretta tra i due poli della diarchia che, a questo punto, sono tutt’uno.
L’obiettivo cui tende la contrapposizione della «gente comune» alla «casta» e’ convincere i cittadini che e’ possibile essere governati per via rappresentativa senza bisogno di una classe politica separata o di un «establishment»

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Specialmente a partire dal referendum sulla Brexit nel 2016, alcuni politici e opinionisti hanno adottato questo termine [populismo] per denotare ogni movimento di opposizione: dai nazionalisti xenofobi ai critici delle politiche neoliberali.
Quest’uso trasforma l’aggettivo «populista» in un termine che tiene insieme tutti coloro che non governano e criticano chi governa, con l’esito che i principi sottesi a queste critiche diventano assolutamente irrilevanti.
Un prevedibile effetto collaterale di questo atteggiamento polemico e’ che riduce la politica a una contesa tra populismo e
governabilita’, dove «populismo» designa qualsiasi movimento di opposizione e «governabilita’» la politica democratica o piu’ semplicemente la gestione delle istituzioni.
Il fatto e’ che, quando i movimenti populisti vanno al governo, questo approccio polemico e’ inservibile perche’ non riesce a spiegare come le democrazie costituzionali possano produrre e assorbire maggioranze populiste; e, soprattutto, non ci aiuta a intravedere una risposta efficace e vincente al populismo […]
Dovremmo abbandonare l’atteggiamento polemico e considerare il populismo alla stregua di un processo politico inteso a conquistare il governo.
Suggerisco di vederlo come l’esito di una trasformazione dei tre pilastri sui quali si regge la democrazia moderna – il popolo, il principio di maggioranza e la rappresentanza.
Non condivido quindi la visione diffusa per cui le forze populiste sarebbero prevalentemente votate all’opposizione e incapaci di governare.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/

Populismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

La partecipazione democratica richiede un equilibrio tra ragione ed emozione.
Quando l’ambito emotivo e’ messo troppo da parte, la politica diventa un esercizio asciutto e tecnocratico, accessibile solo a chi e’ sufficientemente beninformato e interessato a dettagli noiosi.
Quando le emozioni – e soprattutto paura, rabbia e odio – dominano senza alcuna opposizione da parte della ragione, la politica diventa pericolosa, anche sul piano fisico. Il dibattito come scambio significativo di opinioni nel corso del quale le persone potrebbero modificare le proprie posizioni iniziali, o almeno comprendere le idee degli avversari, diventa impossibile.
I sentimenti, senza l’ausilio della ragione, non tollerano alcuna discussione: li si accetta o li si rifiuta.
Cio’ non puo’ essere d’aiuto alla democrazia.
Se in un mondo governato dalla sola ragione sono i tecnocrati a dettar legge, in un mondo guidato dalle emozioni regna chi sa manipolare sentimenti potenti.
Oggi questo puo’ esser fatto con facilita’ maggiore, per via negativa con la xenofobia e per via positiva con il nazionalismo.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Popoulismo/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

L’attacco dell’alt-right [destra alternativa] alle elites tradizionali e’ generalmente accompagnato da richiami al potere diretto del popolo e al presunto malcontento popolare contro le istituzioni che cercano di frenare il popolo.
Poiche’ la democrazia diretta non e’ in grado di prendere le decisioni complesse tipiche delle societa’ contemporanee, dietro queste rivendicazioni c’e’ sempre una sorta di gioco delle tre carte.
Non mancano mai i leader che si assumono il compito d’interpretare, o meglio ancora d’impersonare, la volonta’ del popolo […] Un leader carismatico in cui poter riporre totale fiducia, proprio perche’ il loro populismo non accetta il ruolo delle istituzioni intermedie.
Il leader dichiara di rappresentare, anzi impersonare, il popolo: una massa indifferenziata che ha una volonta’ precisa e non lascia spazio alle minoranze.
Chi non condivide la visione del leader e’ un nemico del popolo e non ha alcun diritto di parola. Tutte le istituzioni intermedie che possano ostacolare o alterare la volonta’ del capo –emblema del popolo – sono a loro volta nemiche della democrazia […]
Viktor Orban, in Ungheria, e’ stato il primo leader politico dell’Europa centro-orientale a intuire che il nazionalismo conservatore poteva creare un legame stabile tra i politici e l’opinione di massa, ed e’ stato anche il leader che ha piu’ compiutamente sviluppato l’ideologia del nuovo conservatorismo sociale.
Egli si attribuisce la missione di promuovere una svolta illiberale nei valori pubblici, all’insegna di un cristianesimo conservatore[…]
L’immagine del paese coltivata da Orban e’ quella dell’Ungheria durante l’impero asburgico, smembrato nel 1918: un’immagine che porta con se’ implicite rivendicazioni su territori di paesi vicini in cui vivono forti minoranze ungheresi. Orban ha poi utilizzato questa visione illiberale per giustificare ideologicamente la subordinazione dei tribunali ungheresi al controllo politico. Ha inoltre iniziato a introdurre restrizioni della liberta’ accademica […] Si serve degli appalti pubblici per premiare individui e imprese che sostengono il suo partito e per penalizzare gli oppositori.
L’esempio di Orban e’ stato imitato in Polonia dal partito Diritto e giustizia (PiS), attualmente al governo. Presieduto da Jarosław Kaczynski, il PiS si richiama a valori cattolici conservatori e nazionalisti e attacca l’indipendenza della magistratura.
Un ulteriore casus belli e’ sorto, oltre che in Ungheria e in Polonia, anche in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, con il tentativo dell’Unione europea di persuadere questi paesi a fare la loro parte nell’accoglienza dei profughi che approdano sulle coste greche e italiane.
L’indisponibilita’ dei paesi dell’Europa centrale ha contribuito, paradossalmente, ad aumentare i consensi dell’alt-right in Italia.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Populismo/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

Allora, l’idea di fondo del populismo, se prendiamo qualche esempio storico, e’ la seguente: che il popolo – che sta nella parola, come anche nella parola democrazia – esiste, c’e’, e’ importante, ma non e’ soggetto attivo, e’ soggetto reattivo.
In altri termini, le richieste sociali non emergono attraverso libere energie e organizzazioni in progetti politici dal basso, ma e’ chi sta sopra che provoca risposte di consenso, in modo plebiscitario.
Il populismo ha di fronte a se’ un popolo indifferenziato, presuppone cioe’ una societa’ civile incapace di produrre domande, ma capace solo di dare risposte confermative. E il governante si presenta come uno del popolo: io sono uno di voi. Di qui deriva l’aspetto antielitario del populismo, che l’avvicina alla democrazia.
Ma la democrazia non populista e’ un regime che si basa sugli individui, sulla partecipazione degli individui, singoli o associati, che promuovono energie in modo autonomo: che chiedono, e non semplicemente che rispondono.
La differenza è radicale. […]
Mentre la democrazia come noi la concepiamo e’ un meccanismo, per cosi’ dire, «freddo» – numeri, calcoli, maggioranze e minoranze, opposizioni, procedure – , i populismi (se e’ un bene o un male non lo so) sono regimi «caldi», che si alimentano della immedesimazione del capo nella massa, e della massa nel capo.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Stato/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

I due nuovi grandi fenomeni politici sono, da un lato l’emergere della governance e dall’altro l’ascesa dei populismi.
Derivata in origine dalla corporate governance, la tematica della governance, […] tende a trasformare i governi in organismi di gestione ispirati a metodi economici e a sminuirli al rango di strumenti subordinati agli imperativi economici e, soprattutto, finanziari […]
La governance mira alla privatizzazione della societa’ sul modello del mercato. Ora, il mercato non va d’accordo con la democrazia […]
L’uso sempre piu’ ripetitivo della parola governance […], attesta «una volonta’ di rimuovere il concetto di governo, con la sua connotazione politica sinonimo di priorita’ dell’autorita’ pubblica e dell’interesse generale su cio’ che rientra nell’ambito dell’interesse privato e degli attori privati. La governance e’ la fine del politico e, con esso, della democrazia civica» […]
Il populismo e’ anzitutto il segnalatore di una crisi o di una disfunzione grave della democrazia liberale.
Il populismo appare solo quando la democrazia liberale ha dato prova dei suoi limiti, quando non riesce piu’ a rispondere alle domande sociali, quando alimenta un senso di espropriazione democratica e appare solo come una mascherata, se non addirittura un freno alle aspirazioni popolari.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/